Calcio
Klopp: “Dopo l’Atalanta imparo a cucinare!”
In un futuro prossimo, mentre si prepara a lasciare il Liverpool, Klopp si imbarca in un viaggio di autodiscovery che lo porterà ad esplorare nuove passioni e competenze, a partire dalla cucina. Restate sintonizzati per seguire l’evoluzione di Jürgen Klopp, dall’erba verde del campo da calcio alle teglie fumanti della cucina domestica.
Dopo la cocente sconfitta del Liverpool contro l’Atalanta, Jürgen Klopp si ritrova a riflettere non solo sul destino del suo club, ma anche sul futuro che lo attende al di là del calcio. In un’intervista esclusiva con Sky News, il celebre allenatore ha rivelato i suoi piani post-carriera, con un focus inaspettato sulla cucina.
Disoccupato
“Per la prima volta in 40 anni, non avrò idea di cosa fare, ed è esattamente quello che voglio,” ha ammesso Klopp con una rara vulnerabilità. La notte trascorsa a riflettere sulla disastrosa partita contro la Dea ha portato Klopp a confrontarsi con la realtà di un futuro senza calcio, e adesso si prepara ad affrontare nuove sfide inaspettate.
Tra queste sfide, una si distingue per la sua inattesa semplicità: imparare a cucinare. “Ci sono un paio di cose che Ulla mi ha detto che devo fare: devo imparare a cucinare e dobbiamo prendere lezioni di ballo,” ha confidato Klopp. Questa nuova avventura culinaria rappresenta un’inversione di rotta radicale per l’allenatore, che ha ammesso di essere “assolutamente inutile nella vita privata” quando si tratta di cucina.
Voglio imparare a cucinare
Ma Klopp è determinato a cambiare questo status quo. “Dovrò sicuramente imparare a cucinare, almeno saperle preparare la colazione o qualcosa del genere,” ha dichiarato con un sorriso. Cresciuto nella suggestiva Foresta Nera con due sorelle, Klopp ricorda il profumo invitante della cucina come una costante della sua infanzia. “Io non so fare assolutamente niente. Bollire l’acqua calda conta?” scherza, ma è evidente che la sfida culinaria lo stimoli.
Durante i giorni bui della pandemia, Klopp ha persino tentato di padroneggiare l’arte delle uova strapazzate, ma ammette con un sospiro che quella abilità è stata rapidamente dimenticata. Tuttavia, con il suo carattere tenace e la determinazione che lo ha reso un’icona nel mondo del calcio, Klopp è pronto ad affrontare questa nuova avventura culinaria con la stessa passione e dedizione che ha dedicato al campo da gioco.
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Calcio
Fininvest perde colpi: il Monza retrocesso pesa sui conti degli eredi Berlusconi
Il club biancorosso chiude il 2024 con 48 milioni di perdita e viene svalutato. L’utile della holding crolla da 101 a 3 milioni. Si tratta con fondi USA per la cessione

Altro che passione sportiva. Per la famiglia Berlusconi, il Monza sta diventando un problema economico serio. Il bilancio 2024 di Fininvest spa, la holding che custodisce le partecipazioni dei cinque fratelli eredi di Silvio, registra un crollo dell’utile netto a soli 3 milioni di euro, contro i 101 milioni dello scorso anno. E il colpevole ha una maglia biancorossa.
Il club calcistico, acquisito da Berlusconi nel 2018, ha chiuso l’ultimo esercizio con 48 milioni di perdita e la retrocessione in Serie B. Un doppio colpo che ha portato la capogruppo a svalutare la partecipazione, precedentemente iscritta a bilancio per 100 milioni. La manovra contabile – una scelta prudenziale ma inevitabile – avrebbe inciso da sola per circa 120 milioni sui conti Fininvest.
E dire che il gruppo nel suo complesso ha continuato a produrre dividendi: 59 milioni da Mfe-Mediaset, 17 da Mondadori, 177 da Banca Mediolanum. Il bilancio consolidato segna infatti oltre 260 milioni di utile. Ma il dato rilevante per gli azionisti – ovvero il risultato della sola Fininvest spa, da cui transitano i dividendi – è drasticamente in calo.
La domanda ora è: che fare del Monza? Secondo indiscrezioni, sono in corso trattative con due fondi americani per la vendita della società calcistica. Un passo che segnerebbe la fine dell’era sportiva berlusconiana e che appare sempre più probabile, visto che senza la Serie A, il club perde attrattiva anche agli occhi degli eredi.
Nel frattempo, i conti della cassaforte restano solidi: Fininvest ha a disposizione quasi 1,3 miliardi di riserve accantonate negli anni. Un capitale da cui pescare eventuali dividendi per le cinque holding personali dei fratelli Berlusconi. L’assemblea decisiva è attesa per fine giugno.
Morale: il Monza è retrocesso non solo in classifica, ma anche nel cuore (e nel portafoglio) degli azionisti. E l’era delle passioni a fondo perduto sembra avviarsi verso la fine.
Calcio
Antonio Conte e la solitudine del leader
Il tecnico che ha portato il Napoli al tricolore si confessa: «Sono rassegnato a essere solo, ogni decisione tocca a me». Dall’ossessione per il lavoro ai sacrifici privati, fino al legame con la figlia Vittoria: un ritratto inedito del “sergente di ferro”.

Per una volta, Antonio Conte si lascia guardare senza corazza. Niente lavagne tattiche, niente sfuriate da spogliatoio. Solo lui, la sua storia, le sue crepe. Il libro Dare tutto, chiedere tutto, scritto con Mauro Berruto e edito da Mondadori, è molto più di una raccolta di ricordi sportivi: è un ritratto sincero, umano, persino vulnerabile di un uomo che ha fatto del rigore una religione.
Il momento più toccante arriva quando parla della figlia: «La rinuncia più grande è stata non vedere tutte le fasi della sua crescita», confessa. Una frase che pesa più di una finale persa. Perché, come racconta nell’intervista a 7, il settimanale del Corriere della Sera, Conte ha barattato la vita privata con quella professionale. E non sempre ha vinto.
La sua è la storia di un uomo abituato a prendere tutto sulle spalle. «Un allenatore deve essere solo», dice. «Ha uno staff, certo. Si confronta, ascolta. Ma alla fine le decisioni toccano solo a lui, nel bene e nel male». Una solitudine scelta, necessaria, forse anche amata. Ma pur sempre solitudine.
Conte ripercorre gli anni alla Juventus, al Chelsea, all’Inter, alla guida della Nazionale. Ricorda l’inizio difficile, quell’articolo sulla Gazzetta che lo stroncò alla prima da titolare. E Trapattoni che, invece di mollare, lo incoraggiò. È lì che nasce il metodo Conte: fatica, disciplina, limiti da superare. Sempre.
«Mi chiamano sergente di ferro», ammette. Ma la verità è che lui per primo si sottopone a regole durissime. Racconta anche l’episodio al Chelsea, l’unica volta in cui provò ad allentare la morsa per rispetto verso una cultura diversa. «Andò male», dice secco. Da lì, una decisione irrevocabile: «Mai più compromessi».
E oggi, mentre il suo Napoli festeggia il tricolore, Conte guarda avanti. I rapporti con De Laurentiis, a tratti ruvidi ma schietti, hanno trovato un nuovo equilibrio. E il futuro, per ora, resta azzurro.
Nel backstage delle foto con la figlia Vittoria per l’intervista a 7, c’è un Conte nuovo. Un padre, più che un allenatore. Un uomo che, per la prima volta, sembra davvero aver tolto la divisa da sergente.
Calcio
Antonio Cassano contro Salt Bae: “880 euro per una bistecca? Mai più nel suo ristorante!”
Da 4 antipasti e una bistecca a un conto da 880 euro. La disavventura di Cassano nel ristorante di Salt Bae in Grecia strappa risate in studio e diventa un cult online.

Antonio Cassano continua a essere il protagonista assoluto di Viva El Futbol, il programma streaming condotto insieme a Lele Adani e Nicola Ventola, dove il calcio si mescola spesso a episodi di vita quotidiana. Nella puntata di ieri, l’ex calciatore ha raccontato un episodio che ha fatto ridere fino alle lacrime i suoi compagni di trasmissione.
Si parla di Nusret Gökçe, meglio noto come Salt Bae, celebre chef turco famoso per la teatralità con cui sparge il sale sulle sue pietanze. Cassano ha ricordato una visita nel ristorante di Salt Bae in Grecia, insieme alla sua famiglia: “Abbiamo preso quattro antipasti di carne e una bistecca grande da dividere in quattro”. Fin qui tutto normale, ma la sorpresa è arrivata con il conto.
“Ci hanno portato un conto di 880 euro,” ha raccontato Cassano tra risate e stupore. “Chiamo il cameriere e gli dico: amico, mi sa che hai sbagliato.” Ma no, il conto era giusto: “220 euro a testa per quello che abbiamo mangiato.”
Il racconto ha scatenato l’ilarità di Adani e Ventola, ma la battuta finale di Cassano ha rubato la scena: “Quando in inglese ci hanno chiesto come ci siamo trovati, ho risposto: benissimo, ma non ci verremo mai più!”
Una storia che si aggiunge alla lunga lista di commenti spontanei e taglienti che hanno reso Cassano una delle voci più genuine e divertenti del panorama sportivo e non solo.
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