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Calcio

Napoli in delirio, parata-scudetto da sogno: cori, fumogeni e una promessa da brividi

Conte e la squadra sfilano per tre chilometri tra la folla festante. Il presidente De Laurentiis annuncia: “Arriva De Bruyne”. Gente ovunque, anche sugli scogli e in barca. Tra colori, lacrime e fuochi d’artificio, è la festa di un popolo che ha aspettato 365 giorni per esplodere di gioia

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    Napoli ha aspettato. Ha tenuto il fiato sospeso, ha sperato, ha sognato. Poi è esplosa. E quando Napoli esplode, lo fa a modo suo: travolgente, scenografica, piena di cuore. La festa per il quarto scudetto del Napoli si è trasformata in un abbraccio collettivo che ha invaso il lungomare partenopeo in ogni centimetro, dagli scogli alle barche, dalle transenne alle terrazze. Una città intera, con 150mila persone pronte a salutare la squadra dei Campioni d’Italia, a cantare per Antonio Conte e a ringraziare quei calciatori che hanno riportato il tricolore sotto il Vesuvio.

    I bus scoperti partono nel pomeriggio, ma l’attesa inizia alle prime ore del mattino. I più fortunati trovano posto in prima fila, altri si arrampicano ovunque si possa: marciapiedi, balaustre, muretti. Sventolano bandiere, fumogeni colorano l’aria di azzurro e bianco, la città si ferma, letteralmente. Il Comune ha predisposto un piano straordinario per la viabilità: scuole chiuse nella prima municipalità, Linea 1 della metropolitana e funicolari in servizio no stop, stazioni della Linea 2 di Mergellina e Piazza Amedeo chiuse dalle 16 per evitare il caos. Ma nulla può contenere l’energia di Napoli.

    Il corteo si muove tra due ali di folla. Tre chilometri tra la gente, con i giocatori che sfilano a bordo del bus scoperto sotto una pioggia di cori, applausi, lacrime e selfie. Sul mezzo, sventola anche la bandiera della pace. La squadra saluta, canta, lancia magliette. Alcuni tifosi, presi dall’euforia, scavalcano le transenne. È difficile contenere l’onda emotiva, ma tutto si svolge con ordine e un’energia che commuove. “Questa città è straordinaria – dice Antonio Conte – È passionale, ha entusiasmo, vuole sempre di più. Noi abbiamo dato tutto e oggi ci sentiamo ripagati in pieno. Vincere qui è unico, lavoriamo per giornate come questa”.

    Il presidente Aurelio De Laurentiis non si lascia sfuggire l’occasione per accendere nuove speranze: “Arriva De Bruyne”, annuncia dal bus tra l’incredulità e l’ovazione generale. Che sia vero o solo una frase detta per infiammare ancora di più i cuori, poco importa. Il popolo azzurro è già in visibilio. In sottofondo, la colonna sonora è quella dei cori storici, ma anche delle nuove hit dedicate a Osimhen, Kvara, Di Lorenzo. Napoli canta, balla, si abbraccia. Le immagini fanno il giro del mondo.

    Il lungomare, chiuso al traffico, è un tappeto umano. Chi è rimasto fuori dalla zona transennata trova posto sugli scogli, in barca, persino su kayak improvvisati per non perdersi nulla. È la Napoli delle grandi occasioni, quella che sa essere festa e follia, devozione e passione. Una coreografia spontanea che non ha nulla da invidiare alle finali mondiali. Anzi, ha qualcosa in più: l’identità di una città che vive di calcio come di aria, di sole, di mare.

    Il Napoli ha vinto lo scudetto con un punto di vantaggio sull’Inter. Una corsa estenuante, decisa all’ultima giornata, con la vittoria per 2-0 sul Cagliari e le reti di McTominay e Lukaku. Ma oggi, tutto questo è già memoria. Perché il presente è questa festa. E il futuro? È già nelle parole di Conte: “Difficile trovare una piazza con così tanto entusiasmo. Ma ora bisogna lavorare per ripetersi. La vittoria è bella, ma la riconferma lo è ancora di più”.

    Nel frattempo, Napoli continua a festeggiare. Al tramonto, i fuochi d’artificio illuminano il golfo, i ristoranti sono pieni, le piazze vibrano. Nessuno vuole andare a dormire. Perché quando una città sogna per un anno intero, e poi quel sogno si realizza, è giusto che il risveglio arrivi il più tardi possibile.

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      Calcio

      Wanda Nara sgancia la bomba: “Mauro Icardi e China Suarez aspettano un figlio”

      La showgirl, intercettata al rientro da una vacanza, ha rivelato di aver parlato con Icardi: “Vuole essere felice, molto presto arriverà una notizia che tutti immaginiamo”. Nessuna conferma, ma i social alimentano i sospetti con foto di carezze sospette alla pancia di lei.

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        Un accenno, una mezza frase e il gossip esplode. Wanda Nara è tornata a colpire il suo ex marito Mauro Icardi, lasciando intendere in televisione che l’attaccante del Galatasaray e la compagna, la cantante argentina China Suarez, siano in attesa di un figlio. L’occasione è stata l’intervista rilasciata al programma argentino Puro Show, durante la quale la manager e conduttrice, intercettata di ritorno da una vacanza in California, si è lasciata sfuggire: «Ho parlato con lui. Mi ha detto che sta cercando di essere felice. Forse molto presto arriverà la notizia che tutti immaginiamo. Io già la so, me l’ha raccontata lui, ma non voglio parlare di cose che non mi appartengono».

        Un’allusione che ha fatto scattare subito l’ipotesi della gravidanza di Suarez. La stessa Wanda ha però messo le mani avanti: «Non è una notizia bomba, mi hanno chiamato per dirmelo», ha chiarito, salvo poi tirarsi indietro quando le è stato chiesto di aggiungere dettagli. «Non parlerò di cose che già mi sfiniscono. Sono in un altro presente, non ne parlerò. Posso raccontarti di qualcuno che mi chiama per parlare di molte cose. Mi ha detto che sta cercando di essere felice e lasciamo che lui trovi quella felicità».

        Un gioco di luci e ombre, di mezze frasi e smentite. Wanda, incalzata dai cronisti, ha perfino aggiunto: «Forse mi hanno mentito, non lo so». E quando le è stato chiesto se alludesse a un fratellino per Francesca e Isabella, le figlie nate dal matrimonio con Icardi, ha risposto con freddezza: «Le mie figlie hanno già fratelli con Maxi López», riferendosi a Constantino, Benedicto e Valentino, nati dal suo primo matrimonio. Poi la stoccata all’ex marito: «Non le ha neppure chiamate per la Festa del Bambino, figurati se andrà a dire loro una cosa del genere».

        Intanto dall’entourage di China Suarez è arrivata una secca smentita. Eppure la macchina del gossip non si è fermata, alimentata dalle foto social in cui Icardi accarezza e bacia la pancia della compagna. Indizi che, sebbene non confermino nulla, hanno già acceso i riflettori sulla coppia.

        Se davvero la dolce attesa fosse confermata, per Mauro Icardi si tratterebbe del terzo figlio, dopo Francesca (2015) e Isabella (2016), nate dal matrimonio con Wanda Nara. Una vicenda che ancora oggi trascina strascichi legali tra cause di divorzio, alimenti e custodia. Per China Suarez, invece, sarebbe il primo figlio con l’attaccante.

        La storia tra i due, comunque, non è un colpo di fulmine passeggero. Dopo il Wandagate, lo scandalo che aveva scosso il matrimonio tra Icardi e Nara, i due sono usciti allo scoperto e oggi fanno coppia fissa. Già da tempo hanno mostrato sui social le fedine in oro e diamanti che hanno fatto parlare di nozze imminenti. Ora, tra smentite e allusioni, si affaccia anche l’ipotesi più chiacchierata: l’arrivo di un erede che potrebbe mettere definitivamente il punto al triangolo più discusso del calcio e dello spettacolo argentino.

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          Calcio

          Lukaku dice no al bisturi: lesione al retto femorale e stop di tre mesi, Big Rom sceglie la terapia conservativa

          Il ricordo di Van Basten e del suo addio dopo l’intervento alla caviglia pesa sulla scelta di Lukaku. “Big Rom” ha deciso di non farsi operare per la grave lesione muscolare rimediata contro l’Olympiacos: meglio la via conservativa, anche se lo terrà fuori almeno tre mesi. Il bomber resterà positivo: «Ci vediamo presto».

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            Romelu Lukaku ha scelto: niente bisturi. Il centravanti belga, reduce dall’infortunio più serio della sua carriera, non si opererà per la lesione al retto femorale della coscia sinistra. La decisione è maturata dopo la visita specialistica sostenuta in Belgio, che ha confermato la gravità dello stop rimediato nell’amichevole di Castel di Sangro contro l’Olympiacos.

            Un infortunio beffardo: per la prima volta dopo anni Lukaku aveva completato l’intera preparazione estiva senza intoppi, pronto a ripartire con continuità. E invece la tegola è arrivata nel momento peggiore, costringendolo a fermarsi per tre o quattro mesi. Significa saltare almeno quindici partite di campionato e sei di Champions, restando escluso dalla lista UEFA per la prima fase.

            Il Corriere dello Sport sottolinea come la scelta sia stata fatta anche alla luce di esperienze passate: gli interventi chirurgici non sono sempre risolutivi. Il ricordo di Marco van Basten, costretto a dire addio al calcio proprio dopo un’operazione, resta un monito che pesa ancora oggi nel mondo del pallone. Per Lukaku la terapia conservativa appare la strada più lunga, ma anche quella meno rischiosa.

            A confermare la sua determinazione è lo stesso bomber, che su Instagram ha rassicurato i tifosi con il sorriso di sempre: «Grazie a tutti per i messaggi degli ultimi giorni. Apprezzo il vostro supporto. Purtroppo sono cose che capitano e gli infortuni fanno parte del gioco. Per grazia di Dio mi sento bene. Ho sempre una mentalità positiva, qualunque cosa accada. Ci vediamo presto».

            La Gazzetta dello Sport racconta i retroscena della decisione. Dopo l’infortunio, Lukaku si è confrontato subito con il dottor Canonico, responsabile sanitario del Napoli. Poi ha riflettuto a lungo, tra dubbi e amarezza: la tentazione di scegliere la via più rapida, cioè l’intervento chirurgico, c’era. Ma la paura di conseguenze irreversibili ha avuto la meglio.

            Ora per “Big Rom” si apre un percorso di riabilitazione che richiederà pazienza e forza mentale. Nessuna scorciatoia, ma la certezza di voler tornare a giocare senza rischiare il futuro. Lukaku ha già dimostrato più volte di sapersi rialzare: questa, per lui, è solo un’altra battaglia.

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              Calcio

              Primo giocatore della Serie A a fare coming out, Jakub Jankto chiude la carriera a 29 anni

              Primo giocatore della Serie A a fare coming out, Jankto chiude la carriera a 29 anni. Il legamento della caviglia compromesso e la volontà di vivere a Praga per crescere il figlio David hanno spinto il centrocampista a scrivere la parola fine.

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                Jakub Jankto dice basta. Il centrocampista ceco, 29 anni, con un passato recente al Cagliari e un lungo giro tra Italia e Spagna, ha annunciato su Instagram la decisione di ritirarsi dal calcio giocato. Fu il primo calciatore di una nazionale maggiore maschile in attività ad annunciare pubblicamente la propria omosessualità. «Non voglio più nascondermi», disse allora, aprendo una strada che nel calcio resta ancora poco battuta.

                «Ho ricevuto tanti messaggi per sapere se avrei continuato a giocare, purtroppo la risposta è no», ha scritto. Alla base della scelta c’è un infortunio grave: il legamento della caviglia lesionato in modo irreversibile. «Ho provato a superarlo per affrontare la stagione, ma non è stato possibile».

                Dietro all’addio non ci sono solo motivi fisici. Jankto ha voluto sottolineare anche la scelta di vita che lo ha spinto a chiudere con i campi: «Il punto chiave è mio figlio. Voglio stare più tempo con lui, ecco perché ho deciso di trasferirmi a Praga». Il piccolo David, quasi sei anni, è nato dalla relazione con la modella Marketa Ottomanska.

                Arrivato in Italia giovanissimo, Jankto aveva vestito le maglie di Udinese, Ascoli, Sampdoria e infine Cagliari. Un centrocampista generoso, non un fuoriclasse, ma capace di costruirsi una carriera solida tra Serie A e Liga, con anche 45 presenze nella nazionale ceca. A febbraio 2023 il suo nome aveva fatto il giro del mondo.

                Ora, con un ginocchio fragile e la volontà di mettere la famiglia al primo posto, Jankto chiude un capitolo importante della sua vita. «Grazie a tutte le persone che mi hanno sostenuto», ha scritto nel suo messaggio di addio. Una scelta definitiva, che lo riporta nella sua Praga, lontano dai riflettori ma vicino a ciò che conta di più.

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