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Sport

C’è un nuovo affittuario nell’ex attico dei Ferragnez: scopri chi è

Per un po’ di tempo è stato il loro nido d’amore… ma oggi che sono divisi la loro lussuosa casa di City Life a Milano è stata occupata da un personaggio dello sport meneghino.

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    Ci sono voluti diversi mesi ma alla fine la penthouse di City Life, nella quale i Ferragnez hanno vissuto per cinque anni sotto lo sguardo attento dei loro follower, vanta un nuovo illustre inquilino. Magari non universalmente famosissimo come i due influencer ma decisamente molto conosciuto nell’ambiente calcistico.

    Chi lo occupa attualmente

    Si tratta di Marcus Thuram, figlio dell’ex bianconero Lilian, e attaccante dell’Inter. Il calciatore si è trasferito nell’attico da 477 metri quadrati – posizionato all’undicesimo e ultimo piano della residenza disegnata da Zaha Hadid – da pochi giorni. Sui social ha già dimostrato di essersi ambientato bene nell’abitazione.

    35mila euro al mese d’affitto

    La prestigiosa location era tornata sul mercato dallo scorso gennaio scorso, quando Fedez e Chiara Ferragni si erano trasferiti nel nuovo superattico di Libenskid 2 (sempre a City Life), prima che la coppia entrasse in crisi per poi separarsi definitivamente. Per mesi l’immobile è rimasto sfitto a causa della grande metratura (477 metri quadrati) e dell’elevato costo di affitto: ben 35mila euro al mese.

    Marcus ha deciso velocemente

    Un mese fa l’agenzia che si occupava della penthouse dove il rapper e l’influencer sono stati in affitto dal 2018 al 2023, ha proposto l’immobile al giovane attaccante dell’Inter. E lui, che ha fatto della velocità uno dei suoi punti di forza, ha risposto immediatamente! Non facendosi sfuggire l’occasione di prendere possesso dello splendido attico, che i fan di Fedez e Chiara Ferragni conoscono fin molto bene.

    Una casa da sogno

    Si tratta di un immobile al quale si accede con un ascensore privato, composto da quattro ampie camere, quattro bagni, un salone soggiorno e una cucina oltre a un enorme terrazzo da cento metri quadrati con affacci spettacolari su Milano. Nell’annuncio immobiliare si leggeva: “l’interno della Penthouse è di particolare prestigio, caratterizzato da finiture di alta qualità e da un mobilio ideato e creato su misura, in modo tale da valorizzare al meglio le linee sinuose e morbide dell’edificio”.

    Ora è tutta diversa

    Il calciatore si è trasferito da pochi giorni e attraverso la sua pagina Instagram ha già condiviso immagini e video della sua nuova casa. C’è da dire che è stata completamente trasformata rispetto a quando ad abitarla c’erano Fedez e Chiara. Nelle immagini condivise dal nerazzurro si vede chiaramente la scalinata con i gradini a sbalzo e il parapetto in cristallo, che porta alla zona soppalco – dove Fedez aveva disposto tutti i suoi gadget da collezione – e che ora invece accoglie la collezione di calzature sportive di Thuram. Anche nel soggiorno, dove due anni fa spiccava il tavolo dei Ferragnez e l’imponente albero di Natale, l’aspetto risulta completamente nuovo, trasformato in una sorta di campo da basket dove Marcus e i suoi amici giocano.

    D’altronde è giusto così: la casa deve essere lo specchio di chi la abita.

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      Tennis

      Storico Sinner: battuto Alcaraz in quattro set, Jannik vince Wimbledon e riscrive la storia del tennis italiano

      Il campione altoatesino si prende la rivincita su Alcaraz dopo la sconfitta al Roland Garros: trionfa sull’erba londinese e diventa il primo italiano a conquistare Wimbledon. In tribuna l’abbraccio con il team, il bacio ai genitori e il saluto alla principessa Kate.

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        Londra – Jannik Sinner ce l’ha fatta. Il ragazzo dai capelli rossi che viene da San Candido è entrato nella leggenda dello sport italiano, alzando al cielo il trofeo più iconico e prestigioso del tennis mondiale: la coppa di Wimbledon. Sul centrale dell’All England Club, gremito fino all’ultimo posto, ha battuto il numero due del mondo, Carlos Alcaraz, in quattro set con il punteggio di 4-6, 6-4, 6-4, 6-4. È un risultato che risuona come un boato non solo per la portata sportiva, ma anche per il carico simbolico che porta con sé: mai un tennista italiano aveva vinto il torneo di Wimbledon. Mai, prima di oggi.

        La finale è stata all’altezza dell’occasione. Un duello teso, fisico, spettacolare. Una vera rivincita dopo la semifinale persa a Parigi solo un mese fa. Ma stavolta Sinner è stato perfetto: solido, intelligente, glaciale nei momenti decisivi. Dopo aver perso il primo set 6-4, ha saputo cambiare marcia e piazzare tre parziali consecutivi fotocopia, 6-4, 6-4, 6-4, lasciando pochi margini all’estro del suo avversario.

        Il match è stato un condensato di intensità ed eleganza, con lunghi scambi, palle corte chirurgiche e vincenti a tutto braccio. Alcaraz ha provato a spingere, a rompere il ritmo, ma Sinner ha risposto con una tenuta mentale da veterano. A soli 23 anni, Jannik si è dimostrato un campione maturo, in grado di reggere la pressione e di farlo nel tempio sacro del tennis mondiale.

        Appena l’ultimo punto è scivolato via, Sinner si è lasciato andare a una gioia composta ma incontenibile. Ha alzato le braccia al cielo, poi ha corso verso la tribuna del suo team. Prima l’abbraccio con gli allenatori Darren Cahill e Simone Vagnozzi, poi la stretta commossa con Umberto Ferrara e il preparatore fisico Giacomo Vittur. Emozionato e sorridente, Jannik ha quindi raggiunto i genitori per un tenero bacio e un abbraccio che racchiudeva anni di sacrifici. Subito dopo, un cenno amichevole e riconoscente al cantante Seal, spesso presente ai suoi match, e infine il momento più solenne: la consegna del trofeo dalle mani della principessa Kate Middleton.

        È il quarto Slam in carriera per Sinner, dopo l’Australian Open vinto all’inizio di quest’anno e i due US Open del 2022 e 2023. Ma questo di Wimbledon ha un sapore speciale: è l’incoronazione definitiva del suo talento, un sigillo storico che lo proietta in una dimensione ancora più alta. Con questo trionfo Sinner rafforza il suo ruolo di numero 1 del ranking ATP, diventando il simbolo di una generazione nuova, capace di spezzare l’egemonia di Djokovic, Nadal e Federer e di scrivere capitoli nuovi per l’Italia del tennis.

        «È un sogno che si realizza. Vincere qui, a Wimbledon, è qualcosa che porterò con me per tutta la vita», ha detto Sinner con la voce ancora incrinata dall’emozione. «Ringrazio il mio team, la mia famiglia, i tifosi che mi hanno sostenuto ovunque. Questo trofeo è anche vostro.»

        Da oggi, Wimbledon non è più solo il giardino dei britannici o la fortezza dei Fab Three. È anche il posto in cui un ragazzo italiano ha fatto la storia, insegnando a tutti come si può vincere con grazia, determinazione e umiltà.

        Jannik Sinner è il re dell’erba. E lo sport italiano ha un nuovo campione immortale.

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          Calcio

          Azzurro sbiadito: l’Italia fuori dalla Top 10 Fifa. Ora è dietro anche alla Croazia

          Perde due posizioni la Nazionale italiana nel nuovo ranking Fifa. E intanto la Croazia ci supera, il Belgio resta inspiegabilmente tra i big, e l’Argentina continua a guardare tutti dall’alto.

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            L’azzurro si scolora, ancora una volta. La nuova classifica Fifa, pubblicata in queste ore, è una doccia fredda per i tifosi italiani: l’Italia è ufficialmente fuori dalla Top 10. Dopo un Europeo balbettante e una serie di prestazioni in chiaroscuro, la Nazionale scivola all’undicesimo posto, perdendo due posizioni rispetto alla graduatoria del 3 aprile. Un tonfo che arriva dopo oltre 200 partite internazionali disputate nei mesi di maggio e giugno, e che racconta di un’Italia in evidente affanno.

            Il cambio in panchina, con l’addio di Luciano Spalletti e l’arrivo di Gennaro Gattuso, ha portato con sé l’ennesimo scossone. L’esordio del nuovo ct è stato amaro: sconfitta contro la Norvegia nelle qualificazioni ai Mondiali del 2026 e vittoria sofferta contro la Moldova. Troppo poco per tenere il passo delle grandi.

            In testa al ranking mondiale resta l’Argentina, seguita da Spagna, Francia, Inghilterra e Brasile. A ruota, Portogallo e Olanda si scambiano il sesto e settimo posto. Il Belgio continua a mantenere saldamente l’ottava posizione, un mistero calcistico ormai da anni: niente finali, niente trofei, ma sempre tra i migliori dieci. Dietro, la Germania risale fino al nono posto, mentre la Croazia rientra in Top 10 proprio scavalcando l’Italia.

            Subito dietro gli azzurri, il Marocco resta stabile al dodicesimo posto, ma il Messico fa un bel salto in avanti grazie alla vittoria nella Gold Cup, superando gli Stati Uniti e portandosi al tredicesimo posto. Stabili anche Colombia e Senegal, mentre Uruguay e Giappone perdono terreno.

            Tra le nazionali in maggiore ascesa, spicca la Costa Rica, che grazie ai quarti raggiunti nella Gold Cup guadagna 14 posizioni, piazzandosi al 40° posto. Bene anche Norvegia (33°) — proprio la squadra che ha affossato l’Italia — Macedonia del Nord (62°) e Zambia (83°), tutte in crescita di cinque posizioni.

            Insomma, il calcio italiano continua a perdere terreno anche nei numeri. E se l’estate 2024 ha lasciato l’amaro in bocca, l’autunno dovrà portare più di una scossa. Gattuso è già al lavoro per ridare grinta, punti… e un po’ di lustro a quell’azzurro che oggi sembra davvero troppo stinto.

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              Tennis

              Adriano Panatta e la confessione su Mita Medici: «Scappai con la Bertè, me ne vergogno ancora oggi»

              Dall’infanzia al Parioli ai successi con la maglietta rossa contro Pinochet, Panatta ripercorre la sua storia tra sport, politica, musica e amori: «Quel giorno al ristorante con Mita Medici finì male. Entrai con lei e uscii con la Bertè. Mi comportai come una merda».

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                Adriano Panatta non è solo il tennista che ha vinto il Roland Garros nel 1976. È un pezzo di storia d’Italia, un frammento di anni Settanta che ancora oggi scintilla di ironia, talento e contraddizioni. In una lunga intervista con Aldo Cazzullo, l’ex numero uno azzurro si lascia andare ai ricordi: l’infanzia nei campi del Parioli, la racchetta col manico tagliato, l’amicizia tormentata con Nicola Pietrangeli. E poi gli amori, gli eccessi, i rimpianti.

                «Con Mita Medici mi comportai da stronzo», ammette. «Era una ragazza deliziosa. Ma una sera, al ristorante Santa Lucia, arrivò Loredana Bertè: pelliccia di scimmia, atteggiamenti da star. E io uscii con lei. Me ne vergogno ancora». Un colpo di scena degno di un film, anzi di quegli anni folli in cui tutto sembrava possibile. Loredana e Adriano furono una coppia esplosiva, tra minigonne vertiginose, cinema e amicizie fuori dal comune: «Renato Zero lo incontrai vestito da marziano sotto il balcone di piazza Venezia».

                Ma non è solo nostalgia. Panatta riflette anche sul presente, con amarezza: «Non mi riconosco in nessuna forza politica. Mi sento di sinistra, ma quella vera non c’è più». Guarda con stima a Carlo Nordio e prova angoscia per il mondo che lo circonda: «Trump, Gaza, le guerre…».

                Sulla nuova generazione tennistica è più cauto. Sinner lo nomina appena. Alcaraz? «Non ha mai letto un libro», dice con un sorriso. Lui invece lo ha fatto tardi, dopo la morte dell’amico Paolo Villaggio, che gli consigliò Kafka e Dostoevskij. «Un uomo di cultura mostruosa».

                E la Coppa Davis? Ancora oggi la considera più importante di Wimbledon. Non dimentica la finale in Cile, giocata con la maglia rossa in segno di protesta contro il regime di Pinochet. Un gesto forte, come forte era quell’Italia, piena di contraddizioni ma anche di coraggio.

                Panatta oggi è memoria viva e battuta pronta, capace di ridere dei suoi errori e raccontarli senza filtri. E se i rimorsi tornano, come quello per Mita Medici, almeno non si nasconde. Anche per questo, resta uno dei personaggi più autentici dello sport italiano.

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