Sport
Il nuovo capitolo della vita del neoferrarista Hamilton comincia da Milano
Il sette volte campione del mondo di Formula 1, Lewis Hamilton, ha scelto Milano come residenza per la sua nuova avventura con Ferrari. Scopri dove si trova l’attico del pilota britannico e il motivo dietro alla sua scelta di trasferirsi nella capitale della moda.

Lewis Hamilton, uno dei più grandi piloti della storia della Formula 1 con sette titoli mondiali, ha deciso di trasferirsi a Milano in vista del suo nuovo capitolo con la Scuderia Ferrari. A partire dal Gran Premio di Melbourne del 16 marzo 2025, Hamilton si unirà al team italiano per una nuova e stimolante avventura. Come parte di questo cambiamento, ha scelto Milano come sua residenza, acquistando un lussuoso attico in una delle zone più esclusive della città.
Maranello prima scelta, poi scartata
Il campione britannico aveva inizialmente considerato di acquistare una villa nei pressi di Maranello, sede storica della Ferrari. Tuttavia, ha optato per una scelta più urbana, stabilendosi nel cuore pulsante di Milano, precisamente nel quartiere Porta Nuova, una delle zone più moderne e raffinate della metropoli.
Perché Lewis Hamilton ha scelto Porta Nuova a Milano?
Porta Nuova è un quartiere che rappresenta la Milano del futuro, un’area in cui si fondono architettura innovativa, lusso e servizi esclusivi. La zona è famosa per i suoi grattacieli futuristici, tra cui il celebre Bosco Verticale e la Torre Unicredit, ed è uno dei punti nevralgici della vita milanese. La sua vicinanza alle principali arterie di trasporto, come la stazione di Garibaldi e l’aeroporto di Linate, lo rende un’area strategica anche per il pilota, che dovrà spesso spostarsi per le sue competizioni internazionali.
Zona ad alto tasso vip
Inoltre, Porta Nuova è una zona prediletta dalle celebrità, dagli imprenditori e dai professionisti, che cercano non solo una residenza, ma anche uno stile di vita di altissimo livello. L’atmosfera esclusiva e i numerosi servizi di lusso, tra cui boutique, ristoranti stellati e ampi spazi verdi, sono solo alcune delle ragioni per cui Hamilton ha scelto proprio questa zona.
Il costo dell’attico di Hamilton
Non sorprende che la scelta di Hamilton cada su Porta Nuova, un quartiere tra i più costosi di Milano. Secondo alcune stime, il prezzo medio di un appartamento nella zona può superare i 7.000 euro al metro quadro, con affitti che raggiungono cifre altrettanto elevate rispetto ad altre zone della città. Questo è un chiaro indicativo del livello di esclusività e prestigio del quartiere, scelto non solo dal pilota britannico, ma anche da numerose altre celebrità e vip, che cercano privacy, comfort e una qualità della vita elevata.
Un rifugio con vista sulla metropoli
L’attico che Hamilton ha acquistato a Milano rappresenta una residenza da sogno. Immerso in un contesto di modernità e lusso, l’appartamento offre panorami mozzafiato sulla città e spazi ampi, perfetti per garantire privacy e tranquillità al pilota. L’appartamento si inserisce in un edificio di design, con interni moderni e ogni comfort, dalla palestra privata alla piscina. Questa scelta evidenzia la volontà di Hamilton di trovare un equilibrio tra la sua vita da campione e la sua nuova vita in Italia.
Hamilton e la cultura italiana: un impegno che va oltre la Formula 1
Il trasferimento di Lewis Hamilton a Milano non è solo una mossa professionale, ma anche un passo verso l’integrazione nella cultura italiana. Il pilota ha iniziato a studiare la lingua italiana per vivere al meglio la sua esperienza in Italia e immergersi nella quotidianità del Paese che lo ospiterà nei prossimi anni. La sua residenza a Milano simboleggia quindi una volontà di esplorare e apprezzare non solo la Ferrari, ma anche la cultura e lo stile di vita che il nostro Paese offre.
Inizia una nuova vita… in rosso
Con il suo trasferimento a Milano e l’acquisto dell’attico a Porta Nuova, Lewis Hamilton si prepara a un nuovo capitolo della sua carriera e della sua vita personale. Milano, con la sua atmosfera cosmopolita e moderna, rappresenta il luogo ideale per il pilota che, al fianco della Ferrari, punta a raggiungere nuovi traguardi nel mondo della Formula 1. Il suo nuovo attico sarà il suo rifugio di lusso, un punto di partenza per affrontare la stagione 2025 e oltre con determinazione, passione e nuovi sogni da realizzare.
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Calcio
Il medico di Maradona irriconoscibile in tribunale: Leopoldo Luque cambia volto e fisico dopo le accuse
Botox, chirurgia e palestra: Leopoldo Luque si trasforma in un’altra persona. Ma il tribunale di San Isidro deve stabilire se sia uno dei responsabili della fine di Maradona

Leopoldo Luque, il neurochirurgo argentino diventato famoso per essere stato il medico personale di Diego Armando Maradona, è apparso irriconoscibile alla prima udienza del processo sulla morte del campione. Volto visibilmente ritoccato, zigomi gonfi, mascella scolpita e un fisico da bodybuilder che nessuno ricordava. Luque, 44 anni, accusato di omicidio con dolo eventuale insieme ad altri sette imputati, ha deciso di cambiare completamente aspetto: niente più l’immagine del medico in camice che si asciugava le lacrime davanti alle telecamere nel 2020, ma quella di un uomo che sembra voler cancellare ogni traccia del passato.
La scelta di Luque non passa inosservata tra i fan del Pibe de Oro e nel “tribunale popolare” che da sempre condanna il medico per la morte di Diego. Maradona morì il 25 novembre 2020, in quella che gli inquirenti hanno definito la «casa degli orrori», un’abitazione di Tigre che secondo l’accusa non offriva alcuna assistenza adeguata a un paziente in quelle condizioni. Luque frequentava quella casa, vicino sia a Diego che all’avvocato-manager Matías Morla, anch’egli al centro delle indagini.
Secondo l’accusa, le indicazioni sanitarie di Luque sarebbero state superficiali, se non addirittura determinanti nel peggiorare la salute di Maradona. Il medico, già allora sotto il fuoco incrociato di tifosi e familiari, aveva dichiarato: «Non l’ho ucciso io, gli volevo bene e ho fatto tutto per lui», ma le sue parole non hanno mai convinto del tutto l’opinione pubblica argentina.
Ora il cambio d’identità. Nelle immagini emerse dalla prima udienza al tribunale di San Isidro, il medico appare con lineamenti trasformati, probabilmente grazie a un mix di interventi estetici e botox, ma soprattutto con un corpo muscoloso frutto di sessioni intense in palestra. L’obiettivo, secondo molti osservatori, sarebbe quello di sfuggire al linciaggio mediatico e alle possibili minacce di chi accusa Luque di essere una delle cause della fine tragica di Diego.
Il medico, infatti, è il volto più noto tra gli otto imputati. A lui la famiglia Maradona e i fan più accaniti attribuiscono la maggiore responsabilità per la gestione sanitaria del campione durante gli ultimi giorni di vita. Le accuse per tutti gli imputati parlano di omicidio con dolo eventuale, un reato che in Argentina prevede pene fino a 25 anni di carcere.
Sul banco degli imputati, accanto a Luque, ci sono anche una psichiatra, due infermieri, un coordinatore infermieristico, una psicologa, un medico clinico e un coordinatore medico. La loro gestione della salute di Maradona, secondo l’accusa, fu «imprudente e inadeguata», aggravata da negligenza e presunta disorganizzazione.
Il processo, che si preannuncia lungo e complesso, proseguirà nelle prossime settimane, ma l’attenzione mediatica è già tutta su Luque e su quella trasformazione che molti hanno letto come un tentativo estremo di sottrarsi all’odio popolare. Anche se, al netto del nuovo volto, l’accusa resta sempre la stessa: aver lasciato morire un’icona planetaria, senza l’assistenza medica necessaria.
Calcio
Totti, l’imperatore della figuraccia: a Mosca tra le ombre di Putin per un evento di scommesse
Bufera su Francesco Totti: finisce su maxi affissioni a Mosca mentre l’Italia sostiene l’Ucraina. Web e politica insorgono: “Così svende la sua immagine al regime di Putin per quattro spicci”. E il popolo lo incorona “imperatore della figuraccia”.

Cosa ci fa Totti sugli enormi cartelloni che campeggiano per le strade di Mosca accanto alla scritta: “Arriva l’imperatore nella terza Roma”? Se lo chiedono in tanti, mentre la tempesta social sul Pupone monta ora dopo ora. L’ex capitano della Roma, uno dei calciatori più amati della storia del nostro calcio, è finito nell’occhio del ciclone per la sua decisione di partecipare a un evento promozionale organizzato da una società di scommesse russa che avrebbe legami con il regime di Mosca e sospetti legami con attività di riciclaggio tramite criptovalute. Un viaggio inopportuno, dicono in molti, soprattutto in questo preciso momento storico, in cui l’Italia è in prima linea nel sostegno all’Ucraina aggredita da Putin. Eppure, Totti pare non farsi troppi scrupoli.
In Russia, intanto, Mosca lo accoglie come una star. I cartelloni lo celebrano come “imperatore” e la città lo aspetta per un evento previsto per l’8 aprile, tra fan osannanti e critiche feroci che rimbalzano sui social. La sua immagine con la maglia numero 10 e il titolo di “imperatore della terza Roma” — con evidente riferimento all’equazione storica che lega Mosca alla “Roma imperiale” — è già ovunque. Ma a Roma, quella vera, la reazione non è affatto entusiasta.
Sui social si sprecano le accuse di “tradimento” e di “scivolone morale”. “Totti va a Mosca per fare da sponsor a un evento finanziato da una società che odora di rubli sporchi. Capità, ma che stai affà?” scrive un utente su X. E non è il solo. Piovono commenti tra il deluso e l’indignato: “Ma proprio ora che l’Europa è sotto attacco?”, “Vergogna”, “Che caduta di stile”, e ancora “L’imperatore della figuraccia”. Ecco il nuovo soprannome che molti gli hanno cucito addosso, e che in poche ore ha invaso le bacheche digitali dei tifosi romanisti e non solo.
Ma la vicenda ha già superato i confini dei social network. È entrata nella sfera politica con l’intervento di +Europa, che attraverso il portavoce Andrea Massaroni ha chiesto pubblicamente a Totti di fare marcia indietro: “Francesco, Roma ti ama anche per il tuo cuore e la tua generosità: non permettere che siano associati a chi calpesta diritti umani e democrazia. Resta dalla parte giusta della storia”. L’invito è chiaro: non prestare il volto al soft power di un regime accusato di crimini di guerra e repressione interna.
Nel frattempo, il mondo del calcio resta in silenzio, mentre l’ex capitano si avvia a diventare protagonista di un evento promozionale che rischia di danneggiare ulteriormente la sua immagine. Perché a preoccupare non è solo la presenza a Mosca, ma anche la leggerezza con cui Totti sembra accettare di sedere al tavolo di chi, in questo momento, sta alimentando una guerra che ha provocato migliaia di morti.
Il quadro è già chiaro a tutti: Francesco Totti sta trasformando la sua legacy da “ottavo re di Roma” a “imperatore della figuraccia”, come titola qualcuno con sarcasmo amaro. L’ennesimo errore di un campione che, dopo il polverone con Ilary Blasi e le controversie sulla separazione, sembra disposto a svendere pezzi della propria immagine al miglior offerente.
Intanto Mosca lo aspetta a braccia aperte. La terza Roma, come la chiamano i russi, ha già affisso i manifesti. Ma la prima Roma — quella vera — osserva e si interroga: vale davvero la pena rischiare di passare alla storia per quattro spiccioli e un brindisi di vodka con chi si prepara a mostrare il Pupone come trofeo?
Sport
Da quando è tornato alla F1, Flavio Briatore… corre come un pazzo!
Il ritorno di Flavio Briatore in Formula 1: tra successi e polemiche. Lui è quel genere d’uomo che non è mai passato inosservato, e il suo rientro con l’Alpine ha fatto discutere ancora una volta. L’imprenditore piemontese, protagonista del documentario Netflix Drive to Survive 7, si è mostrato senza filtri, parlando apertamente della squadra che ha contribuito a risollevare e dei piloti con cui ha avuto a che fare. Il suo ritorno nel Circus è stato segnato da decisioni forti e dichiarazioni senza mezzi termini.

Quando Briatore è stato richiamato alla guida del team Alpine, la scuderia era in grande difficoltà. Il presidente De Meo ha deciso di affidargli il compito di riportare la squadra ai fasti del passato, quando – sotto il nome di Benetton e poi Renault – aveva vinto sette titoli mondiali, tra piloti e costruttori. Briatore ha rivoluzionato tutto: nuovo team principal, tecnici di alto livello e scelte drastiche sui piloti. Pierre Gasly è stato confermato, mentre Esteban Ocon è stato sostituito con Jack Doohan e Franco Colapinto è stato promosso come prima riserva.
“Le persone mi invidiano perché dico la verità”
Briatore risponde senza giri di parole a chi gli chiede del suo ritorno in F1: «Sono forte abbastanza, ricco abbastanza da dire a chiunque di starmi lontano. Non mi interessa. Le persone sono invidiose di me perché non sono diplomatico e dico la verità. Nella vita io voglio vincere». Un atteggiamento che ha diviso il pubblico, ma che ha contribuito a dare una scossa all’ambiente Alpine.
“L’Alpine era messa malissimo”
Briatore ha raccontato che, quando è tornato, la squadra era allo sbando: «Le prestazioni della vettura erano di m***a, serviva una rivoluzione». E non ha perso tempo: nel documentario Netflix, racconta di aver licenziato 300 dipendenti per ricostruire la squadra da zero. Il suo stile? «Sono un dittatore democratico».
Parole dure per Ocon: “Un moccioso viziato”
Uno dei bersagli principali delle sue critiche è stato Esteban Ocon, ex pilota Alpine, che Briatore ha liquidato senza troppi giri di parole: «Per mesi, Esteban si è lamentato della macchina. Non mi piace. Gli ho detto: ‘Non essere un moccioso viziato’. Non aveva più motivazioni per guidare per noi». Da qui, la decisione di promuovere Jack Doohan e puntare su un talento giovane e motivato.
Il rifiuto di Sainz e la frecciata di Briatore
Briatore ha anche provato a ingaggiare Carlos Sainz per la stagione 2025, ma senza successo. «Ho cercato di prenderlo, è vero. Ma Carlos ritiene che l’Alpine non sia al livello della Williams. Semplice. Tutti commettiamo errori». Una dichiarazione che non lascia spazio a interpretazioni e che conferma lo stile diretto e spietato di Briatore.
Un futuro ambizioso per Alpine
Grazie alle mosse di Briatore, Alpine ha chiuso il Mondiale 2024 al sesto posto e ora punta al quinto. Il suo obiettivo? Tornare a lottare con i top team nel minor tempo possibile. E conoscendo Briatore, non ci sarà spazio per scuse o compromessi. Il suo mantra è chiaro: «Vincere, a qualunque costo».
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