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Sport

Juventus, Milan, Roma… tutti i colori di Fabio Capello, il “duro” che rifiutò l’Azzurro

Una vita per il pallone, quella di Fabio capello che, fra le sue stagioni da calciatore e quelle da Mister, ha lasciato un segno nel calcio italiano.

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    Un grande del calcio italiano, prima come giocatore e poi come allenatore, riavvolge il nastro dei ricordi in un’intervista a Radio TV Serie A. Si tratta di Fabio Capello, parlando naturalmente di Juventus ma non solo, visti i suoi trascorsi da “mister” sulle panchine di Milan e Roma.

    Il suo “no” alla Nazionale

    Anche se fece un “gran rifiuto”: quello della guida della Nazionale. Lo racconta in questo modo: “Mi è stata offerta la guida della Nazionale ma ho rifiutato. Ed è successo quando la nazionale giocava a Udine, Italia-Spagna. Fu offerta dal presidente di allora. E dissi di no. Perché non me la sentivo. Quando le senti dentro, le cose le fai. Ho sempre fatto le cose con questa idea”.

    L’importanza di Galliani e, soprattutto, di Berlusconi

    Del suo periodo in rossonero ricorda: “Adriano Galliani è stato un direttore generale importantissimo per il Milan, per quello che ha fatto e per quello che è riuscito a essere nei momenti anche di difficoltà. Anche se quel Milan aveva più momenti felici che difficili, lui è sempre stato comunque molto presente e capace, è uno dei dirigenti più capaci che io abbia mai conosciuto”. Ma la persona di quel periodo della sua carriera da allenatore rimane senza dubbio Silvio Berlusconi: “Gli devo tutto perché lui ha creduto in me dal primo momento, mi ha fatto diventare vice di Liedholm, poi ho preso la squadra in mano per le ultime cinque partite e ho fatto lo spareggio con la Sampdoria, che abbiamo vinto a Torino 1-0”.

    Quando era al Real Madrid, Silvio lo richiamò

    Prosegue il suo ricordo sul Cavaliere: “Quando ha avuto alcuni problemi per scegliere i giocatori con Arrigo – che è stato bravissimo e fondamentale per tante cose nel calcio italiano, – mi ha richiamato, mi ha chiesto se me la sentivo di tornare e sono tornato. Ho detto sì, mi mancava l’odore dell’erba, perché abituato da sempre a giocare, a fare allenatore, l’odore della scrivania mi aveva già stufato (ride, n.d.r). Allenavo il Real Madrid, mi chiamò e mi disse “Fabio devi tornare”, e per quello che gli dovevo, andai dal presidente del Real Madrid e gli dissi: “Guardi presidente, io a quest’uomo devo tutto. Le chiedo per piacere il permesso di lasciare il Real Madrid”. E sono tornato al Milan, dove sono stato cacciato nella stessa annata (ride, n.d.r)”

    Collaboratori di pregio

    Anche per il dirigente Ariedo Braida spende parole di encomio: “Era quello che capiva di calcio, era l’unico che era in grado di andare a trovare i giocatori che vestendo la maglia del Milan non avevano paura di San Siro. E gli altri due personaggi di alto livello con cui ho lavorato sono Giraudo e Moggi”.

    Lo scudetto con la Roma

    “Il pericolo maggiore di quel campionato fu l’ultima partita perché a 10 minuti dalla fine ci fu l’invasione di campo mentre stavamo vincendo 3 a 1 contro il Parma. Nessuno capì il pericolo di quell’invasione di campo per festeggiare perché se un tifoso avesse dato uno spintone o un pugno a un giocatore del Parma avremmo perso la partita e infatti io credo che nella mia vita non mi sia mai arrabbiato così tanto per i tifosi che non capivano il pericolo ma anche qualcuno che era con me in panchina non aveva capito niente. Ero l’unico in mezzo al campo che urlava come un pazzo, con degli improperi che non si possono dire. Alla fine è andata bene ma che fatica”.

    La Juventus e Calciopoli

    “Fu un’esperienza molto positiva. La squadra era ottima e organizzatissima. Poi vennero fuori quei fatti che sorvoliamo. Ma io me li sento vinti sul campo questi scudetti. La squadra era nettamente più forte di tutti. Non avevamo assolutamente bisogno di tutto quello che è venuto fuori”.

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      Tennis

      Jannik Sinner e Roberto Baggio, incontro in volo: il “Fenomeno” abbraccia il nuovo simbolo dello sport italiano e la foto diventa virale

      Un incontro casuale ma dal forte valore simbolico: Jannik Sinner, astro del tennis mondiale, e Roberto Baggio, icona eterna del calcio italiano, si sono ritrovati fianco a fianco su un aereo diretto in Italia. A condividere il momento è stato proprio Baggio, che ha pubblicato una foto accompagnandola con parole affettuose: “Sempre bello vederti Fenomeno”. Lo scatto ha fatto subito il giro dei social.

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        È una di quelle immagini capaci di raccontare molto più di mille parole. Jannik Sinner, reduce dalla sua preparazione a Dubai, e Roberto Baggio, simbolo intramontabile dello sport italiano, si sono incontrati a bordo di un volo diretto nel nostro Paese. Non un evento organizzato, ma una casualità che diventa immediatamente racconto sportivo, emozione, memoria e futuro che si stringono la mano a diecimila metri d’altezza.

        Un incontro tra due epoche dello sport italiano

        A rendere pubblico il momento è stato lo stesso Roberto Baggio, che sui social ha pubblicato la foto scattata in aereo. Sorrisi sinceri, un clima amichevole e una frase semplice ma potentissima: «Sempre bello vederti, Fenomeno».
        Un riconoscimento che pesa, soprattutto se a pronunciarlo è uno dei campioni più amati e rispettati della storia del calcio italiano.

        Il rispetto tra campioni

        Non è un mistero che tra Sinner e Baggio ci sia stima reciproca. Baggio rappresenta una stagione eroica dello sport, fatta di talento, sacrificio, grazia e cadute che non hanno mai annullato la grandezza. Sinner incarna invece il presente e il futuro, con quella calma glaciale, il lavoro costante, l’umiltà e una maturità sorprendente per la sua età. Due mondi diversi, un unico filo conduttore: il rispetto, prima ancora che la fama.

        Un simbolo per i tifosi

        Lo scatto è diventato in poche ore virale. Per i tifosi è stato istintivo leggerlo come un passaggio ideale di testimone: il passato glorioso del calcio che incontra la nuova stella del tennis. Un’Italia sportiva che continua a generare storie, emozioni e figure capaci di unire.

        Mentre Sinner prosegue la propria corsa verso nuovi obiettivi e Baggio continua a essere una presenza discreta ma sempre amatissima, resta questa immagine. Un momento semplice, nato per caso, diventato immediatamente icona.

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          Calcio

          Alice Campello e Álvaro Morata, il mazzo di fiori riaccende le speranze: gesto d’amore o mossa per zittire le voci di crisi?

          Alice Campello ha pubblicato nelle sue storie un grande mazzo di fiori, romantico e pieno di significato. Un gesto che molti fan hanno letto come segnale di riavvicinamento con Álvaro Morata, dopo settimane di rumors su una presunta crisi. Ma c’è chi pensa che possa essere solo un modo per calmare il chiacchiericcio mediatico.

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            La storia tra Alice Campello e Álvaro Morata continua a vivere di equilibri sottili, affetti veri e una costante esposizione pubblica che trasforma ogni gesto in messaggio. L’ultimo capitolo arriva direttamente da Instagram, dove l’imprenditrice veneziana ha condiviso un bellissimo mazzo di fiori, curato, elegante, impossibile da ignorare. Un’immagine che, in pochi minuti, è diventata molto più di un semplice contenuto social.

            Un gesto che accende nuove interpretazioni
            Il bouquet è apparso come una dichiarazione silenziosa: romantica, dolce, forse riparatrice. I fan più affezionati hanno voluto leggerci un segnale chiaro, il simbolo di un momento di riavvicinamento dopo settimane in cui le voci di crisi avevano preso forza. C’è chi parla di pace ritrovata, chi di attenzione, chi semplicemente di amore che, anche quando vacilla, trova sempre un modo per raccontarsi.

            Crisi superata o strategia per fermare i gossip?
            Ma non tutti credono alla versione “cuori e serenità”. C’è chi ipotizza che il gesto possa essere soprattutto comunicazione: un modo elegante per placare il chiacchiericcio, spostare la narrazione, spegnere l’ennesimo incendio mediatico. D’altronde, la coppia negli anni ha già dimostrato di saper convivere con una pressione costante, tra campo, impegni familiari e una visibilità che non lascia respiro.

            Il fascino di una coppia che continua a far sognare
            Nonostante le indiscrezioni, Alice e Álvaro restano una delle coppie più amate del panorama internazionale. Genitori, complici, protagonisti di una storia che il pubblico ha imparato a seguire passo dopo passo, tra felicità condivise e inevitabili momenti di distanza. E forse è proprio questo il loro segreto: sembrano veri, lontani dall’idea di perfezione, ma sempre capaci di ritrovarsi.

            Per ora resta quell’immagine: un mazzo di fiori che può essere mille cose insieme. Un grazie. Un perdono. Un ricominciare. O semplicemente un modo per ricordare che, al di là delle voci, l’amore continua a scrivere capitoli nuovi. Il resto, come sempre, lo dirà il tempo.

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              Calcio

              Paulo Dybala sempre più lontano dalla Roma: la suocera Catherine Fulop parla senza filtri, “Oriana vuole andare via, si sente sola nella capitale”.

              Catherine Fulop racconta il momento delicato della figlia e svela che la separazione tra Paulo Dybala e la Roma sarebbe in agenda per giugno. Oriana, incinta del primo figlio, soffre la lontananza dagli amici e la mancanza di una rete affettiva. Intanto il rinnovo con il club giallorosso resta lontano e il futuro dell’argentino resta più aperto che mai.

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                Non è un momento semplice per Paulo Dybala, né sul piano sportivo né su quello personale. A riaccendere un dibattito già acceso da tempo sul futuro dell’argentino è arrivata la voce di chi, nella vita privata del campione, conta eccome: Catherine Fulop, madre di Oriana Sabatini e futura nonna del bambino che nascerà a marzo. Le sue parole, pronunciate durante un intervento televisivo, hanno confermato qualcosa che nell’ambiente si mormorava da settimane: la famiglia Dybala guarda sempre più spesso oltre Roma.

                La confessione della suocera: solitudine, nostalgia, voglia di cambiare
                Fulop è stata diretta, senza filtri. Ha raccontato che Oriana “rompe le scatole per andare via”, spiegando che a Roma si sente sola e che il trasferimento di Leandro Paredes e della moglie Cami, con cui passava gran parte del tempo libero, ha lasciato un vuoto difficile da colmare. Prima c’erano pigiama party, giornate condivise, una rete di affetto quotidiano. Ora, inevitabilmente, pesa la solitudine. Un sentimento umano, amplificato dalla gravidanza e dalla distanza dalle radici familiari.

                Un addio che non sarà immediato, ma il segnale è chiaro
                Nella stessa intervista, la madre di Oriana ha però chiarito un punto fondamentale: se addio sarà, non sarà adesso. La possibile separazione tra Dybala e la Roma – ha detto – sarebbe prevista per giugno. Nessuna frattura immediata, nessuna fuga: solo la prospettiva di una scelta da affrontare quando la famiglia avrà trovato un nuovo equilibrio, con la nascita del primo figlio prevista per marzo. Catherine Fulop, intanto, ha già in mano il biglietto per Roma: a gennaio sarà accanto alla figlia per accompagnarla in uno dei momenti più importanti della vita.

                Contratto, futuro e ipotesi: cosa può succedere a fine stagione
                Sul fronte sportivo, la situazione non è meno complessa. Il contratto di Dybala con la Roma scade nel 2026, ma il rinnovo non è all’orizzonte e la proprietà americana non sembra intenzionata, al momento, ad andare avanti su quella strada. Il futuro resta aperto a molte opzioni: il ritorno in Argentina, l’ipotesi di un nuovo progetto in Europa o persino la tentazione araba, che già in estate aveva flirtato con l’argentino.

                In mezzo, c’è una vita che cambia: una paternità imminente, una compagna che cerca serenità, una città che ama Dybala ma che forse non basta più a trattenerlo. Le parole di Catherine Fulop non sono solo gossip, ma il riflesso di un equilibrio delicato tra lavoro, affetti e scelte di vita.

                Per ora, l’unica certezza è che Roma resta presente, ma il domani guarda altrove. E il futuro di Paulo Dybala potrebbe scriversi lontano dall’Olimpico, insieme alla sua famiglia.

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