Sport
Lamine Yamal costretto a uscire dal campo al 71esimo minuto
Come mai il giocatore minorenne della nazionale spagnola Lamil Yamal è costretto a uscire dal campo al minuto 71 quando la Spagna gioca alle 21?
Scoperto il motivo per cui il sedicenne giocatore della nazionale spagnola, Lamine Yamal è costretto ad abbandonare il campo di gioco durante le partite del Campionato di calcio europeo. Il Ct della nazionale spagnola Luis de la Fuente deve sostituirlo esattamente al minuto 71 delle partite che iniziano alle ore 21. E come mai? Questo perché in Germania chi è minorenne non può essere impiegato dopo le ore 23. La legge tedesca sul lavoro minorile, infatti, non transige. E’ molto severa con tutti i lavoratori con meno di 18 anni. Qualunque atleta alle 23 deve aver finito tutto. Yamal incluso.
Le Furie Rosse sperano in una deroga
Yamal in questi giorni di ritiro e di partite sta facendo anche i compiti per stare al passo con i propri compagni di scuola che ha dovuto lasciare per seguire la nazionale di calcio. Il talento del Barcellona, 17 anni il prossimo 13 luglio, infatti tra un allenamento e una partita studia, storie, matematica e geografia.
Una regola che non vale per le partite che iniziano alle 18
È stata la testata Bild a fare luce sulla questione. In sostanza, essendo ancora minorenne, Yamal non può restare in campo fino alla fine come tutti i suoi compagni. In Germania le normative vietano ai ragazzi con meno di 18 anni di lavorare dopo le ore 20. Ma agli atleti è concessa una proroga. Possono praticare la loro attività fino alle 23. Ma entro quell’ora il minorenne dovrà anche aver fatto la doccia, risposto alle interviste ed essere uscito dallo stadio. E così per tutti gli atri sport, non solo per il calcio.
La richiesta della Federcalcio spagnola
In questi giorni la Federcalcio spagnola sta freneticamente tentando in tutte le maniere di strappare una deroga al governo tedesco. Anche perché la squadra spagnola p tra le favorite del Campionato. Comunque se decidesse di violare la legge tedesca la compagine Spagnola non correrebbe il rischio di sanzioni sportive, ma solo di pagare una multa di 30mila euro.
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Tennis
Adriano Panatta e la confessione su Mita Medici: «Scappai con la Bertè, me ne vergogno ancora oggi»
Dall’infanzia al Parioli ai successi con la maglietta rossa contro Pinochet, Panatta ripercorre la sua storia tra sport, politica, musica e amori: «Quel giorno al ristorante con Mita Medici finì male. Entrai con lei e uscii con la Bertè. Mi comportai come una merda».

Adriano Panatta non è solo il tennista che ha vinto il Roland Garros nel 1976. È un pezzo di storia d’Italia, un frammento di anni Settanta che ancora oggi scintilla di ironia, talento e contraddizioni. In una lunga intervista con Aldo Cazzullo, l’ex numero uno azzurro si lascia andare ai ricordi: l’infanzia nei campi del Parioli, la racchetta col manico tagliato, l’amicizia tormentata con Nicola Pietrangeli. E poi gli amori, gli eccessi, i rimpianti.
«Con Mita Medici mi comportai da stronzo», ammette. «Era una ragazza deliziosa. Ma una sera, al ristorante Santa Lucia, arrivò Loredana Bertè: pelliccia di scimmia, atteggiamenti da star. E io uscii con lei. Me ne vergogno ancora». Un colpo di scena degno di un film, anzi di quegli anni folli in cui tutto sembrava possibile. Loredana e Adriano furono una coppia esplosiva, tra minigonne vertiginose, cinema e amicizie fuori dal comune: «Renato Zero lo incontrai vestito da marziano sotto il balcone di piazza Venezia».
Ma non è solo nostalgia. Panatta riflette anche sul presente, con amarezza: «Non mi riconosco in nessuna forza politica. Mi sento di sinistra, ma quella vera non c’è più». Guarda con stima a Carlo Nordio e prova angoscia per il mondo che lo circonda: «Trump, Gaza, le guerre…».
Sulla nuova generazione tennistica è più cauto. Sinner lo nomina appena. Alcaraz? «Non ha mai letto un libro», dice con un sorriso. Lui invece lo ha fatto tardi, dopo la morte dell’amico Paolo Villaggio, che gli consigliò Kafka e Dostoevskij. «Un uomo di cultura mostruosa».
E la Coppa Davis? Ancora oggi la considera più importante di Wimbledon. Non dimentica la finale in Cile, giocata con la maglia rossa in segno di protesta contro il regime di Pinochet. Un gesto forte, come forte era quell’Italia, piena di contraddizioni ma anche di coraggio.
Panatta oggi è memoria viva e battuta pronta, capace di ridere dei suoi errori e raccontarli senza filtri. E se i rimorsi tornano, come quello per Mita Medici, almeno non si nasconde. Anche per questo, resta uno dei personaggi più autentici dello sport italiano.
Sport
Francesca Sofia Novello, storie piccanti su Valentino
Le gare possono finire, ma la passione tra Francesca e Valentino è destinata a bruciare per sempre, nei paddock e al di là di essi. Se c’è qualcosa che possiamo imparare da questa coppia infuocata, è che l’amore può essere veloce come una moto in pista e piccante come una notte ad Abu Dhabi.


Scandali, segreti e una passione bollente sono solo alcuni degli ingredienti che rendono i paddock della MotoGP un vero e proprio calderone di intrighi. E chi meglio di Francesca Sofia Novello, ex ombrellina che ha conquistato il cuore del leggendario Valentino Rossi, può raccontare gli affari piccanti che si svolgono dietro le quinte?
Sì, avete letto bene. Francesca, con la sua bellezza mozzafiato e il suo fascino irresistibile, è stata al centro di alcuni dei momenti più scandalosi e piccanti del paddock. In una confessione che ha fatto impazzire i fan, ha svelato che il sesso nei paddock non è solo una voce, ma una realtà palpabile. “Il paddock è un paese con 20-30 team”, ha dichiarato con un sorriso malizioso. “La maggior parte sono uomini. E poi ci sono le ombrelline…”
E sì, proprio lei era una di quelle ombrelline. Ma Francesca non è solo una bellezza da ammirare. È una donna audace, che ha catturato l’attenzione del Dottore Valentino Rossi proprio sul circuito. E da lì è iniziata una storia d’amore che ha fatto sussultare il mondo delle corse.

Ma mentre i riflettori erano puntati sulle loro avventure scandalose nei paddock, Francesca ha fatto un salto ad Abu Dhabi che ha mandato in tilt il web. Solo 48 ore, ma lei ha fatto di tutto per farle diventare leggendarie. Tra lussuosi resort e panorami mozzafiato, ogni momento è stato catturato con una sensualità che ha fatto fremere i suoi fan.
Eppure, mentre lei incendiava Abu Dhabi con il suo fascino, Valentino Rossi era impegnato altrove, concentrato sulle gare del suo team. Ma la loro storia d’amore è più piccante che mai. Anche se ormai hanno messo su casa con le loro dolci bambine Giulietta e Gabriella, due piccole motocicliste in erba. E il desiderio di una famiglia numerosa continua a bruciare dentro di loro.
Calcio
Balotelli spara a zero: “Stavo antipatico a Vieira, aveva paura che segnassi e lo mettessi in ombra”
Scartato, ignorato e messo ai margini: SuperMario non le manda a dire e punta il dito contro Vieira e il Genoa. “Mi hanno mancato di rispetto, il mister aveva paura che rubassi la scena. La società? Senza palle”

Mario Balotelli è tornato a piede libero, senza squadra, ma con la lingua sempre ben allenata. E se in campo lo si è visto col contagocce, davanti al microfono è tornato SuperMario dei bei tempi: diretto, irriverente e pronto a far saltare il banco. Ospite a sorpresa del podcast “Controcampo” – dove si stava intervistando suo fratello Enock – l’ex attaccante del Genoa ha fatto nomi e cognomi, prendendosela apertamente con Patrick Vieira, allenatore rossoblù.
“Stavo sui coglioni a Vieira, diciamolo chiaramente. Non c’entra nulla il calcio, era solo un fatto personale. Aveva paura che facessi gol e gli rubassi la scena”, ha tuonato Balotelli, con la consueta grazia di un caterpillar in discesa libera.
Il racconto è un mix di delusione e rabbia. “All’inizio mi aveva pure chiamato per sapere come stavo, mi era sembrato in buona fede. Poi però mi ha fatto giocare due minuti qua e là. Col Napoli entro quattro minuti e quasi segno, e da lì mi ha praticamente tagliato fuori. Un problema di antipatia, non tecnico. Lo ha detto anche la società: temeva che non accettassi di giocare poco. Una cazzata. Dite piuttosto che mi odiava”.
Il rapporto con il Genoa? Anche quello ai minimi storici: “Mi hanno mancato di rispetto sul piano umano. Mi hanno lasciato fuori dal gruppo, mi sono allenato da solo e quando ho chiesto spiegazioni mi hanno rimbalzato. Non voglio più sentirli, hanno avuto sette mesi per capire la situazione”.
Sulle accuse di protagonismo a Vieira, Balotelli rincara: “Ogni volta che i giornalisti parlavano di me, si incazzava. Aveva paura di me, punto. E visto che portava a casa i risultati, in società si sono messi la coda tra le gambe e l’hanno lasciato fare”.
A 34 anni, con più panchine che minuti in Serie A, Balotelli sembra vivere l’ennesimo déjà vu di una carriera folle e incompiuta. Ma almeno una cosa non è cambiata: quando parla, non fa mai catenaccio.
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