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Tennis

Jannik e il sacrificio per il tennis. Perché Sinner spesso rinuncia a tornare a casa?

Il campione italiano di Sesto Pusteria svela i retroscena della sua vita da tennista professionista e spiega come mai non torna spesso a casa.

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    Jannik Sinner, il giovane talento del tennis italiano, ha conquistato il mondo dello sport con la sua straordinaria ascesa. Ma dietro i successi e la fama, si nasconde una vita dedicata completamente al tennis, fatta di sacrifici e rinunce, iniziata all’età di 13 anni e che speriamo prosegua brillantemente ancora per molti anni. Una delle rinunce più faticose per il campione altoatesino riguarda la sua vita privata e, in particolare, i suoi ritorni a casa. In un’intervista esclusiva, il tennista ha rivelato i motivi che lo spingono a limitare le visite alla sua amata Sesto Pusteria. “Come persona non sono mai cambiato, il successo non mi ha trasformato e non ha cambiato neppure come tratto le persone davanti a me“, ha dichiarato il tennista. “Quello che cambia è che ho un po’ meno tempo libero. Perché io sono una persona che fin da ragazzo dedica tutto il suo tempo al lavoro.”

    Prima di tutto la carriera, poi laggiù in fondo la sua Valle

    La decisione di Sinner di privilegiare il tennis rispetto alla vita privata è maturata nel corso degli anni. “La mia carriera è iniziata quando a 13 anni e mezzo sono andato via di casa. Ora ho 23 anni e sono arrivato al punto che ho sempre sognato, di diventare il numero uno“, ha spiegato il campione. “Dopo tanto lavoro e sacrifici, non ho intenzione di accontentarmi”. La sua ambizione è quella di raggiungere traguardi sempre più alti e di consolidare la sua posizione ai vertici del tennis mondiale. Per farlo, è consapevole che deve dedicare ogni istante alla preparazione fisica e mentale. Sì ma perché ogni tanto non fai una visita nei luoghi che ti hanno visto crescere?

    Sinner ha un legame profondo con le sue origini

    Comunque nonostante i numerosi impegni, Jannik non ha mai dimenticato le sue radici. Ci mancherebbe. Sesto, il suo paese natale, rappresenta per lui un rifugio sicuro e un luogo dove ritrovarsi. “Quando vedo le montagne, le strade che conosco, le piste, e mi sento a casa. Mi sento libero che tutte le persone mi conoscono non per quello che sono ora ma per come ero prima“, ha ammesso. Il tennista ha anche raccontato un aneddoto che dimostra quanto sia legato alla sua terra: “Quando ero a Sesto sono passato a casa di un vicino. Quando eravamo piccoli con i miei amici andavamo lì a suonare e correvamo via, ma un giorno ci ha beccato. Questo signore che ormai ha 85 anni mi ha detto ‘mi ricordo ancora di quando venivate a suonare’. Sono proprio queste le cose belle che mi danno una forza per continuare.”

    Un equilibrio difficile da trovare

    La vita di un atleta professionista è caratterizzata da un costante equilibrio tra ambizioni personali e sacrifici. Sinner è riuscito a raggiungere risultati straordinari, ma è consapevole che questo percorso non è sempre facile. “Ci vuole poco per me, due giorni e sono di nuovo al 100% e posso lavorare di nuovo“, ha affermato. Tuttavia, il tennista ammette che è difficile trovare il giusto equilibrio tra la vita professionale e quella privata. “Sono veramente pochi i giorni a casa durante l’anno. Ci vado solo 3-4 volte per vedere soprattutto i genitori e i nonni. Non sai mai come va a finire“, ha confidato. Insomma un futuro ancora tutto da scrivere per il giovane tennista che ha davanti a sé una carriera brillante e tutte le carte in regola per diventare uno dei più grandi campioni di sempre.

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      Tennis

      Sinner innamorato, gelato da un chilo con Laila Hasanovic: la storia d’amore del numero 1 del tennis sboccia a Montecarlo

      Pistacchio e amarena, sempre e solo quelli: così Sinner si concede un vizio con la nuova fidanzata. A svelare il lato più quotidiano del numero uno è Nicoletta, titolare della gelateria “Santo Gelato”. Tra vaschette extralarge, inglese come lingua di coppia e la discrezione dei monegaschi, ecco i retroscena di un amore che ha trovato casa all’ombra del Principato.

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        Un chilo di gelato, alla faccia della dieta da campione. Jannik Sinner e Laila Hasanovic vivono il loro amore a Montecarlo, e la prova che la storia sia ormai ufficiale arriva dal racconto di chi li vede passare sotto casa. «Abitano qui vicino, nel quartiere La Condamine. Vengono spesso e sono gentili, educati, molto innamorati», spiega Nicoletta, che con il marito Roberto gestisce la gelateria “Santo Gelato”.

        Un luogo che per i due innamorati è diventato punto di riferimento. La modella danese di origini bosniache, ex di Mick Schumacher, e il numero uno del tennis mondiale si presentano senza clamori, prendono posto e ordinano. Sempre gli stessi gusti. «Sinner assaggia, ma poi sceglie pistacchio e amarena. Ha una passione per quei due. L’ultima volta, a inizio agosto, sono venuti insieme e hanno preso una vaschetta da un chilo», racconta la gelataia.

        Montecarlo, del resto, è il posto ideale per una coppia che non cerca riflettori. «Nessuno li disturba. Qui la gente non chiede foto e non fa domande. Quando la vaschetta era pronta, hanno pagato e sono tornati a casa». Tra loro parlano in inglese, mai in italiano: dettaglio che conferma quanto Sinner tenga a preservare un legame personale costruito fuori dal campo da tennis.

        La Condamine è un quartiere vivace, con il mercato mattutino e le abitudini di una comunità che non si lascia impressionare dalle star. Anche per questo, Nicoletta non si è mai fatta un selfie con la coppia. «Siamo discreti», precisa. E se Sinner mostra di avere ancora da imparare sul fronte della simpatia, il paragone con un altro cliente celebre resta inevitabile: Rafael Nadal. «Era incontenibile, voleva perfino entrare in laboratorio per imparare a fare il gelato. Un altro così non ci sarà mai più».

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          Tennis

          Sinner gioca scoperto: sullo sfondo dell’iPhone spunta Laila Hasanovic, l’ex del figlio di Schumacher

          Bastava una telecamera dall’alto degli US Open per far cadere il muro di silenzio: la foto di Laila sul cellulare di Jannik conferma la liaison. E la love story con la ex di Mick Schumacher diventa improvvisamente ufficiale.

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            Un rovescio, un diritto e poi lo zoom assassino della regia americana. Una telecamera inquadra dall’alto Jannik Sinner, seduto in panchina durante gli US Open. Tutto normale, se non fosse per il dettaglio che ha incendiato i social: lo sfondo dell’iPhone del campione. Non un paesaggio, non una palla da tennis, ma il volto sorridente di Laila Hasanovic.

            E così, senza bisogno di comunicati né paparazzi appostati tra Montecarlo e Formentera, arriva la conferma della love story che già circolava sottotraccia. La top model danese, 23 anni, è l’ex fidanzata di Mick Schumacher, figlio del leggendario Michael. Ora, invece, è lei la protagonista del cuore del numero uno italiano.

            La liaison era già stata sussurrata da mesi: avvistamenti incrociati, cene monegasche, like strategici su Instagram. Ma Sinner, come sempre, aveva dribblato con il suo stile glaciale, la solita frase fatta: «Voglio parlare solo di tennis». Stavolta, però, è stato il suo stesso smartphone a tradirlo, trasformando la privacy in breaking news.

            Che sia un gesto voluto o una distrazione da principiante dei gossip, poco importa: lo scatto con Laila campeggia ora ovunque. «Game, set, match», titolano i tabloid danesi, mentre in Italia il pubblico si divide tra chi tifa per la nuova coppia e chi rimpiange la riservatezza del campione di Sesto Pusteria.

            Di sicuro Sinner ha scelto di scendere in campo anche fuori dal circuito: Laila non è un flirt qualsiasi, ma un nome già abituato ai riflettori internazionali. Con buona pace di Mick Schumacher, che deve incassare il colpo.

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              Tennis

              «Sono innamorato, ma non ne parlo» – Sinner confessa il nuovo amore e si racconta tra Lego, rivalità con Alcaraz e critiche alle Olimpiadi

              A New York, Jannik Sinner si concede alle domande dei giornalisti. Ammette la relazione con Laila Hasanovic, ex di Mick Schumacher, ma mette subito i paletti: «Non entro nei dettagli». Difende le sue scelte, ricorda i sacrifici da ragazzino, racconta le paure e l’ossessione per il miglioramento. E intanto il suo cuore batte forte, anche fuori dal campo.

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                New York, vigilia degli US Open. Jannik Sinner arriva con passo deciso, vestito Gucci e Rolex al polso, l’aria di chi è ormai un numero uno non solo sul campo, ma anche fuori. A 24 anni si trova a dover conciliare la concentrazione da campione con la curiosità morbosa che lo circonda. E stavolta un po’ si lascia andare.

                «Sono innamorato – confessa con un mezzo sorriso – ma della mia vita privata non voglio parlare». È la prima volta che ammette senza giri di parole la storia con Laila Hasanovic, modella danese ed ex fidanzata di Mick Schumacher. Una love story che il gossip inseguiva da settimane, e che adesso Sinner riconosce, pur mantenendo un alone di riservatezza: il ragazzo di Sesto Pusteria non vuole che la cronaca rosa sovrasti quella sportiva.

                Sul resto, però, non si tira indietro. Sulle critiche per la mancata partecipazione alle Olimpiadi risponde secco: «Non ho mai risposto e non voglio neanche rispondere». Punto e basta, senza polemiche. Il messaggio è chiaro: ha scelto la sua strada, chi lo accusa perda pure fiato.

                La rivalità con Carlos Alcaraz? Un classico delle nuove generazioni del tennis, che lui tratta con la freddezza del campione: «Non è detto che io e Carlos siamo quelli lì. Adesso sono due anni che giochiamo i Grandi Slam, ma le cose possono cambiare. Se uno non si migliora, altri arrivano. Tra due anni vedremo chi si è stabilito, chi è migliorato e chi è peggiorato». Una visione lucida e per certi versi disarmante: Sinner non si mette mai sul piedistallo, sa che lo sport è spietato.

                E sul gioco da perfezionare non ha dubbi: «Il servizio e il gioco a rete». Ammissioni che raccontano un ragazzo consapevole dei suoi limiti, pronto a smontarsi pezzo per pezzo per ricostruirsi ogni volta più solido. «Non essere paziente, voler fare tutto subito: questo era il mio difetto – rivela – ma ho imparato a lavorare sui dettagli. Mettere insieme i pezzi del puzzle è la strada giusta».

                Dietro questa crescita c’è anche il lavoro psicologico: «Non è nulla di naturale, c’è tanto lavoro dietro. All’inizio pensavo di essere forte, invece non lo ero. Con Riccardo Ceccarelli ci lavoriamo da anni. Mi ha aiutato ad accettare i difetti, poi la differenza la deve fare l’atleta».

                Ed è qui che Sinner sorprende: il rimedio per staccare la spina non è né yoga né meditazione, ma i Lego. «Mi sono appassionato moltissimo. Di sera costruisco, ascolto musica e penso ad altro. A New York sono andato in un negozio vicino all’hotel e ho comprato una Porsche: finita in cinque ore. Allora ho pensato: me ne serve una più grande. Forse l’ultima è troppo grande, ma mi piace. Ti tiene la mente occupata e libera allo stesso tempo».

                Il tennis, però, resta la sua ossessione. «Guardo tanto gli avversari, soprattutto la sera prima del match. La parte visuale è molto importante». Sul manicotto che indossa ancora sul braccio spiega: «A Wimbledon era per un’altra cosa, ora è solo una sensazione. Mi piace come mi fa sentire il braccio».

                Un ragazzo normale, nonostante i milioni in banca e gli sponsor da capogiro. «Non mi piace dire “sono il numero uno al mondo” – sottolinea – posso dire che sono un giocatore forte, ma numero uno lo diventi anche fuori dal campo, per come ti comporti. Il tennis è la mia vita, ma è piccolo. A 35 o 40 anni finisce, e poi devi decidere cos’altro fare».

                E qui torna il Sinner che non ti aspetti: prudente, quasi impacciato quando si parla di futuro. «Non ho idea di chi potrebbe costruire la mia casa. È troppo presto. Forse quando avrò 15 anni in più sarà già vecchia», scherza. La politica? «Le cose importanti sì, ma non entro nei dettagli, ne capisco anche poco».

                La memoria corre indietro, al ragazzino che a 13 anni lasciò casa per inseguire un sogno. «All’inizio è stato difficile, ma ho avuto fortuna. Una famiglia croata mi ha accolto, mi sono sentito come un fratello maggiore per i loro figli. Giocavo anche con il cane: a casa avevamo solo gatti». E il ricordo diventa quasi tenero, lontano dai riflettori di New York.

                Tra Lego, amore e rivalità, Jannik resta fedele a sé stesso: diretto, umile, allergico ai fronzoli. Un ragazzo che, anche con un Rolex al polso, non dimentica di essere quello che mette pezzo dopo pezzo un’auto di plastica per rilassarsi la sera. Numero uno sì, ma sempre a modo suo.

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