Personaggi
Floriana Secondi si confessa a Verissimo: “Ho vissuto l’inferno, ma l’amore mi ha salvata”
«Avrei voluto cento figli, ma la vita non me l’ha permesso», dice Floriana. «Ho perso mio cugino, il mio compagno combatte contro un tumore, ma oggi sono più forte: ho imparato che le disgrazie arrivano per migliorarci».

Floriana Secondi torna sotto i riflettori, ma con una consapevolezza diversa. A pochi giorni dal suo debutto come opinionista al Grande Fratello, l’ex vincitrice del reality si è raccontata a cuore aperto a Verissimo, davanti a una Silvia Toffanin commossa.
«Avrei voluto cento figli, ma la vita non me l’ha permesso», ha esordito con la schiettezza che da sempre la contraddistingue. Un passato complicato, segnato da abbandoni, perdite e rinascite. «Sono cresciuta in convento, poi in collegio. Dopo ho vissuto con mio padre, ma non ci trovavamo. Litigavamo spesso e alla fine mi hanno portato via. Sono finita in una famiglia affidataria che mi ha dato tanto».
Floriana ha parlato anche del rapporto con la madre biologica, mai davvero conosciuta: «Solo quest’anno ho scoperto di avere un fratello segreto, figlio di mia madre. Non si è trovato bene con lei, ma io la perdono. Era una donna eccezionale, anche se è caduta nel tunnel della droga».
La maternità è il capitolo più delicato della sua vita: «Sono contro l’aborto, ma la vita mi ha costretta a due aborti spontanei, uno a quattro mesi. È stato devastante, ma oggi credo che anche le sfortune abbiano un senso: arrivano per migliorarci».
Poi lo sguardo si illumina parlando del figlio Domiziano: «È la mia ragione di vita. È un ragazzo sensibile, soffre perché spesso a Natale restiamo soli. Mi dice che avrebbe voluto una mamma migliore, e forse ha ragione. Ma io cerco di esserci sempre, finché potrò».
Negli ultimi anni, però, la vita l’ha messa ancora una volta alla prova. «Ho perso mio cugino Manuel, chef bravissimo, ucciso a sangue freddo. Gli hanno sparato in testa in mezzo alla strada. Poco dopo, il mio compagno Angelo ha scoperto di avere un tumore ai polmoni. È da due anni che lottiamo insieme. Tante volte ha provato ad allontanarmi, ma io non me ne sono mai andata. Adesso ci siamo riavvicinati tantissimo. È un uomo meraviglioso, mi ha rieducata all’amore. Non saprei come affrontare la sua perdita».
Floriana chiude il suo racconto con un sorriso amaro ma pieno di forza: «Ho avuto una vita difficile, ma oggi so chi sono. Le ferite restano, ma servono a ricordarti da dove vieni. E io, nonostante tutto, sono ancora qui».
INSTAGRAM.COM/LACITYMAG
Personaggi
Shaila Gatta taglia col passato: “Mai più al Grande Fratello, lì tutti giocavano per vincere”
Shaila Gatta racconta la verità sul suo percorso al Grande Fratello: l’isolamento, le strategie, le delusioni e la decisione di troncare ogni legame con quasi tutti gli ex coinquilini. “Solo due persone ho continuato a sentire, il resto l’ho cancellato con un colpo di spugna”.

“Non lo rifarei mai”. Così Shaila Gatta, a mesi dall’uscita dalla Casa del Grande Fratello, mette la parola fine a un capitolo che definisce “faticoso e istruttivo, ma non mio”. L’ex velina di Striscia la notizia si è raccontata in un’intervista a Novella 2000, spiegando perché quell’esperienza l’ha segnata più di quanto avesse immaginato. “Ho dovuto mettere in gioco tutta me stessa, con persone che non conoscevo e che a loro volta stavano giocando per vincere una gara”, ha dichiarato.
Un reality che per Shaila si è trasformato presto in una sfida personale. “Io non sono una stratega, né una che recita un personaggio. Alcuni lì dentro dimenticavano che si trattava di un gioco e perdevano il contatto con la realtà”, racconta la ballerina, che oggi rivendica la sua scelta di prendere le distanze. “Era un ambiente troppo competitivo, dove le emozioni erano amplificate e tutto diventava esasperato”.
Tra le righe, la Gatta lascia trapelare anche una frecciata all’ex compagno Lorenzo Spolverato, conosciuto proprio dentro la Casa. “Tutti giocavano per vincere”, dice, senza mai nominarlo direttamente ma alludendo a chi, secondo lei, avrebbe usato i sentimenti come strategia. Dopo la fine del programma, i due si sono allontanati definitivamente.
Oggi Shaila ha voltato pagina e, come ammette, ha chiuso quasi tutti i rapporti nati durante il reality. “Non sento più nessuno, o quasi. Ho mantenuto i contatti solo con Yulia Bruschi e Ilaria Galassi, due persone vere con cui si è creato un legame sincero. Con gli altri, stop: ho cancellato tutto con un colpo di spugna”, racconta con decisione.
Dietro la sua apparente leggerezza, però, resta la consapevolezza di aver pagato un prezzo alto. “È un’esperienza che ti mette a nudo, ti prosciuga. Sei osservato, giudicato, commentato. E non tutti riescono a reggere quella pressione”, confessa.
Oggi Shaila preferisce dedicarsi ai suoi progetti artistici, lontano dai riflettori dei reality. “Il mio mondo è la danza, la televisione fatta di lavoro e professionalità. Il Grande Fratello è stato un esperimento, ma la mia vita è altrove.”
Personaggi
Felice Maniero si confessa da Fedez: “Le evasioni le rifarei subito. Pagavamo poliziotti e carabinieri”
A 71 anni, “Faccia d’Angelo” torna a parlare e riapre le ferite del Nordest criminale. Dice di aver speso tutto il suo tesoro, 33 miliardi di lire, e di non rimpiangere nulla: “Mi manca solo l’adrenalina. Il resto è passato”.

Felice Maniero, il “Faccia d’Angelo” che negli anni Ottanta dominava la mala del Nordest, è tornato a raccontarsi. Lo ha fatto nel podcast Pulp di Fedez e Mr. Marra, con la calma inquietante di chi non deve più difendersi. Mascherato all’inizio, poi a volto scoperto, oggi a 71 anni l’ex boss della Mala del Brenta parla del passato come di una lunga avventura.
«Le evasioni le rifarei subito. Il pathos che ti danno non ha eguali, soprattutto se si fugge da un carcere speciale», dice. E poi aggiunge: «Quando ho collaborato con la giustizia, nel 1994, l’ho fatto per convenienza. Amici veri? No, non mi è dispiaciuto per nessuno».
Durante la puntata interviene anche il giornalista Maurizio Dianese, che ha seguito da vicino la parabola del boss e gli ha dedicato un libro in uscita per Feltrinelli. «Mi chiamò un anno fa, era depresso, stanco. Mi disse: voglio scrivere l’ultimo libro con te», racconta. Secondo il cronista, Maniero aveva accumulato almeno 33 miliardi di lire, “che non verranno mai trovati perché li ha spesi tutti”.
Nel podcast, l’ex bandito ricorda la vita da criminale con toni quasi affettuosi. Racconta le rapine miliardarie, come quella al Casinò di Venezia: «Abbiamo preso otto, nove miliardi. Facilissimo, è andata liscia». Ma anche il colpo al treno che nel 1982 costò la vita a una ragazza di vent’anni, Cristina Pavesi: «Avevamo messo il tritolo. È esploso il vagone. È stata la cosa che mi ha segnato di più».
Maniero non nega di aver avuto legami con apparati dello Stato: «Pagavamo l’ispettore capo della polizia sei milioni al mese, quello dei carabinieri pure. E avevamo anche un colonnello dei servizi segreti».
Tra i ricordi più assurdi, i furti di forme di Parmigiano “che valevano quasi quanto una Ferrari” e le opere di Mario Schifano ricevute “in cambio della cocaina”. Un mondo di eccessi, potere e paura.
Alla fine, “Faccia d’Angelo” non chiede perdono. Dice solo di essersi stancato. «Mi manca l’adrenalina, non il resto. Il potere, i soldi, le donne… illusioni. Ma l’adrenalina era vera».
Dietro la maschera, resta un uomo che non ha mai smesso davvero di fuggire — forse non più dai carabinieri, ma da sé stesso.
Personaggi
Giampiero Mughini: la malattia, il silenzio dalla tv e la vendita della sua immensità di carta
Tra prime edizioni rare, amici che «evaporano» e risparmi quasi esauriti, Mughini si confronta con quello che definisce “gestire la vecchiaia”. La sua collezione, costruita negli anni con passione, diventa risorsa imprescindibile per mantenere dignità e autonomia.

Da quando ha avuto problemi di salute, Giampiero Mughini racconta che tutto è cambiato: non più ospitate televisive, quasi nessuno che lo chiami, afferma. È una condizione che ha portato uno dei più noti intellettuali italiani degli ultimi decenni a prendere una decisione sofferta: vendere gran parte della sua biblioteca privata. Sono tra 20.000 e 25.000 volumi, dice, raccolti in una vita di letture, scambi, scoperte — ma oggi diventati anche fonte di sollievo economico.
La salute e il silenzio mediatico
Mughini spiega che le difficoltà fisiche non sono scomparse: «Ho avuto problemi di salute. Ora sto bene — afferma — ma camminare fino al bagno, per esempio, lo faccio con fatica». Ha 85 anni e un medico gli avrebbe detto che è arrivato il momento di “gestire la vecchiaia”. Come se fosse un’operazione nuova, da apprendere ogni giorno.
Contestualmente, lamenta che dal suo malore il suo volto sia sparito dalla tv. Non lo chiamano più — anche amici “evaporati”, definisce — e quelle opportunità che un tempo erano frequenti ora non esistono più. Sono venute meno entrambe le fonti: visibilità e ricavi.
La biblioteca: tesoro, problema, risorsa
La biblioteca di Mughini non è soltanto molto grande, è anche particolarmente pregiata. Volumi originali, prime edizioni di autori come Pavese, Calvino, Campana, Gadda, Sciascia, Fenoglio, Pirandello, Bassani, Moravia, Bianciardi, Montale, Ungaretti fanno parte di quel patrimonio.
Non tutti i libri però possono essere venduti per lui: ci sono pezzi che considera sacri. Non cedibili, come le tre opere di Italo Svevo, i libri di Umberto Saba per il legame con Trieste e poi Carlo Dossi, con cui dice di sentirsi affine.
Una parte dei volumi è già stata affidata al libraio milanese Pontremoli, un vecchio amico, per la vendita. Ma la selezione dei libri da cedere viene accompagnata da dolore: «È un colpo al cuore», dice. Una sofferenza necessaria, perché ormai il criterio è il bisogno.
Economia, dignità, resistenza
Mughini afferma che non ha risparmi consistenti: le sue entrate televisive, un tempo importanti, sono cessate quasi del tutto. L’unico lavoro stabile che ancora fa è un articolo che pubblica ogni martedì su Il Foglio. Con quel compenso “cammina” tra le spese quotidiane, afferma.
Non cede però alla disperazione: dice che prendersi cura della propria vecchiaia è una decisione di dignità — non un cedimento. E che, pur nel bisogno, alcune tappe del suo percorso personale non si possono abbandonare. Restano i libri che non vende, restano i valori, e resta, per quanto possibile, la voce attraverso la scrittura.
Conclusione: un’eredità viva
Quella di Mughini non è solo una storia di difficoltà: è anche un racconto che invita a riflettere sul valore del patrimonio culturale privato, sull’identità che gli oggetti accumulati nel tempo assumono e su come la cultura possa diventare, nei momenti critici, risorsa concreta.
Cedere parte dei suoi libri è, per lui, rinunciare a frammenti della propria anima, ma è anche un modo di continuare a esistere in pubblico, attraverso le parole che restano — negli articoli, nei pezzi che non vende, nella memoria collettiva che quei testi hanno contribuito a costruire.
In fondo, la biblioteca non è solo «ciò che mi resta» ma ciò che può ancora dire al mondo chi è stato, chi è, e chi vorrà essere.
-
Gossip2 anni fa
Elisabetta Canalis, che Sex bomb! è suo il primo topless del 2024 (GALLERY SENZA CENSURA!)
-
Sex and La City1 anno fa
Dick Rating: che voto mi dai se te lo posto?
-
Cronaca Nera1 anno fa
Bossetti è innocente? Ecco tutti i lati deboli dell’accusa
-
Speciale Grande Fratello1 anno fa
Helena Prestes, chi è la concorrente vip del Grande Fratello? Età, carriera, vita privata e curiosità
-
Speciale Olimpiadi 20241 anno fa
Fact checking su Imane Khelif, la pugile al centro delle polemiche. Davvero è trans?
-
Speciale Grande Fratello1 anno fa
Shaila del Grande Fratello: balzi da “Gatta” nei programmi Mediaset
-
Gossip1 anno fa
La De Filippi beccata con lui: la strana coppia a cavallo si rilassa in vacanza
-
Gossip1 anno fa
È crisi tra Stefano Rosso e Francesca Chillemi? Colpa di Can?