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Francesco Totti e Noemi Bocchi: vacanze al caldo con tutti i figli a Santo Domingo

L’ex calciatore e la sua compagna si godono una vacanza al sole insieme ai loro figli, mostrando un’affiatata famiglia allargata. Tra scatti felici e un possibile anello a Dubai, la loro storia continua a far parlare, mentre Totti e Ilary Blasi sembrano trovare un equilibrio dopo la separazione.

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    Francesco Totti e Noemi Bocchi iniziano il 2025 nel migliore dei modi: con una vacanza da sogno a Santo Domingo. L’ex capitano della Roma e la sua compagna hanno scelto il calore dei Caraibi per trascorrere del tempo insieme ai rispettivi figli, regalando uno spaccato di serenità e complicità familiare.

    Con loro ci sono Cristian, Chanel e Isabel, i tre figli che Totti ha avuto con Ilary Blasi, e Sofia e Tommaso, i bambini di Noemi nati dal matrimonio con Mario Caucci. Le foto postate sui social mostrano una famiglia allargata affiatata e felice, impegnata tra bagni in mare, gite in jeep e momenti di puro relax sulla spiaggia.

    Le immagini delle vacanze: amore e unione familiare

    Noemi Bocchi, sempre attiva su Instagram, ha condiviso alcuni scatti dalle loro vacanze. In alcune foto mostra il suo fisico tonico e impeccabile, mentre in altre si dedica con dolcezza ai suoi bambini. Anche Francesco Totti non ha mancato di immortalarsi con i figli, tra abbracci, sorrisi e momenti di complicità.

    Tra un tuffo e una corsa sulla spiaggia, non è mancato neanche un pizzico di romanticismo. Una delle immagini più significative ritrae la coppia mentre si scambia un bacio dolce con il mare cristallino sullo sfondo, un vero e proprio quadro da favola che racconta la loro serenità.

    Nessuna ombra sul loro amore

    Nonostante le voci di una presunta crisi e il gossip sul presunto tradimento di Totti con Marialuisa Jacobelli, la coppia continua a mostrarsi solida e innamorata. Il capitolo della presunta liaison, che aveva fatto scalpore a ottobre, sembra ormai chiuso, lasciando spazio solo alla felicità condivisa.

    Durante un recente viaggio a Dubai, l’ex calciatore avrebbe regalato a Noemi un anello, alimentando le speculazioni su un possibile futuro matrimonio. Sebbene non ci siano conferme ufficiali, il gesto sembra confermare quanto il loro rapporto sia destinato a durare.

    Un passo alla volta verso il futuro

    Prima di poter pensare a nozze con Noemi Bocchi, però, Francesco Totti deve chiudere definitivamente il capitolo del divorzio con Ilary Blasi. Dopo un lungo percorso legale, i due sembrano finalmente aver trovato un punto d’incontro.

    Il 5 novembre scorso si sono incontrati in tribunale a Roma per l’ultima udienza sulla separazione e, secondo indiscrezioni, si sarebbero anche stretti la mano. Un gesto che segna un disgelo tra i due, dopo mesi di tensioni e botta e risposta sui media.

    Nel frattempo, anche Ilary Blasi sembra serena accanto al nuovo compagno, Bastian Muller. La conduttrice ha dichiarato di vivere questa nuova fase della sua vita come una “seconda chance” e di aver ritrovato la tranquillità.

    Una famiglia che guarda avanti

    Tra il mare dei Caraibi e il calore della famiglia, Totti e Noemi iniziano il nuovo anno con la voglia di costruire un futuro insieme. La loro unione si dimostra solida, superando le chiacchiere e le difficoltà, e mostrando come una famiglia allargata possa essere un rifugio di felicità e armonia.

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      George Clooney salta la conferenza stampa a Venezia per una sinusite ma non rinuncia al red carpet

      Alla Mostra del Cinema la poltrona con il suo nome è rimasta vuota: Clooney è rimasto al Cipriani, ufficialmente per una grave sinusite. La defezione non ha fermato la curiosità dei fan, che lo hanno visto sfilare il giorno prima con Amal. Baumbach commenta con ironia: “Succede a tutti, anche a loro”.

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        Il forfait che nessuno voleva si è materializzato nella sala delle conferenze stampa della Mostra del Cinema di Venezia. George Clooney, attesissimo protagonista del film in concorso Jay Kelly, non si è presentato accanto al regista Noah Baumbach e al resto del cast. La motivazione ufficiale: una grave sinusite che lo avrebbe costretto a restare nel suo alloggio veneziano, il Belmond Hotel Cipriani, sull’isola della Giudecca.

        A tradire l’assenza non è stato solo il brusio dei fotografi, ma la sedia con il cartellino “George Clooney” rimasta clamorosamente vuota. Poco dopo è arrivata la conferma definitiva: l’attore ha fatto sapere di essere “molto dispiaciuto” per l’inconveniente e di non poter prendere parte all’incontro con i giornalisti.

        Un’assenza che ha spiazzato pubblico e stampa, abituati a vedere Clooney padrone delle scene. A stemperare i toni ci ha pensato il regista, Noah Baumbach, che ha sorriso commentando: «Anche le star del cinema si ammalano». Un tentativo di sdrammatizzare che ha strappato qualche risata, ma non ha cancellato la delusione.

        La sinusite non ha però impedito a Clooney di mostrarsi in grande stile sul red carpet della sera precedente, accanto alla moglie Amal. Smoking impeccabile per lui, abito lungo color champagne per lei: il tappeto rosso aveva visto la coppia sorridere, firmare autografi e dispensare charme ai fotografi. Ed è proprio questo dettaglio che ha fatto nascere ironie: per la stampa niente voce, per i flash invece energia sufficiente a reggere passerella e applausi.

        Ora resta da capire se la malattia lo terrà lontano dalle luci della ribalta anche nelle prossime ore o se l’attore riuscirà a concedere nuove apparizioni pubbliche prima della fine del festival. Nel frattempo, la sua assenza in conferenza è diventata una delle notizie del giorno: un piccolo inciampo che conferma quanto Clooney resti comunque al centro della scena, anche quando il colpo di scena non lo scrive la sceneggiatura ma il raffreddore.

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          Personaggi e interviste

          Elio Finocchio è il “gay più bello d’Italia”: «Il mio cognome? Me lo tengo. Cambiarlo sarebbe stato una sconfitta»

          Dipendente dell’Hard Rock Café, due volte volto delle campagne contro il bullismo, Finocchio spiega perché non ha mai pensato di rinunciare al cognome. «Mio padre mi propose di cambiarlo, ma significava non essere più parte della famiglia». E sulle app di incontri: «Tutto ridotto all’osso, come un fast food».

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            Una fascia, un cognome e una storia che si porta dietro da sempre. Elio Finocchio, 37 anni, romano, dipendente dell’Hard Rock Café, è stato incoronato “gay più bello d’Italia”. Un titolo che accoglie con orgoglio e ironia, consapevole che il suo nome – da sempre facile bersaglio di battute – è diventato parte integrante della sua identità. «È una cosa che nasce con me, me la porto da quando ero piccolo e mi ha fatto crescere immediatamente. Se non avessi reagito allora, oggi non sarei qui», racconta.

            La vittoria ha riportato la corona nel Lazio dopo tredici anni. Per lui è soprattutto il simbolo di un percorso di resilienza iniziato quando il padre gli propose, a diciott’anni, di cambiare cognome per evitargli prese in giro. «Gli dissi: “Papà, io non toccherò mai il mio cognome, perché cambiarlo significherebbe non essere più parte della famiglia. Sarebbe stata una sconfitta”». Una scelta che, col tempo, si è trasformata in forza. «Quando qualcuno mi prende in giro oggi è come se mi dicesse: buongiorno, come stai».

            La sua prima settimana da “reggente” l’ha definita «una tranvata». Catapultato in interviste, social e riflettori, Finocchio avverte già il peso della responsabilità. «Sento di essere portavoce di una comunità che è sempre nell’occhio del ciclone per i diritti. Ci sta, e si va avanti a testa alta».

            Il suo impegno non è nuovo: nel 2007 prestò il volto alle campagne della Gay Help Line e di Diritti Ora, diventando simbolo contro bullismo e discriminazioni. Ma dietro la fascia c’è anche un uomo che sogna una famiglia. «In Italia non mi sento discriminato, ma neanche tutelato appieno. Non mi sento al sicuro: c’è ancora troppa disinformazione, ignoranza e bigottismo».

            Sulle app di incontri è netto: «Rispetto chi le usa, ma si è perso l’approccio umano. È tutto ridotto all’osso, come un fast food: voglio questo, me lo prendo. Io preferisco la vita reale, ridere, scherzare, parlare. Lo schermo riduce l’umanità».

            Il suo nome oggi corre sui social, tra sfottò e sostegno. Lui sorride, abituato da sempre a convivere con quell’ironia. «Me lo tengo – dice – perché la vera vittoria è non darla mai vinta a chi ti prende in giro».

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              Lino Banfi si racconta in un docufilm: il ragazzo di Canosa che ha fatto ridere l’Italia intera

              Non solo il Nonno Libero della tv. Ma un ragazzo del Sud, un comico nato dal cuore della Puglia, che con la sua faccia sincera e il dialetto in tasca ha attraversato decenni di cinema, affetto e risate. Lino Banfi diventa protagonista di un docufilm. E stavolta, a raccontarlo, è proprio lui.

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                Si intitola “Lino d’Italia – Storia di un itALIENO” e le riprese sono iniziate a Bari, tra scorci familiari e luoghi dell’anima. A dirigere il progetto è Marco Spagnoli, che ha firmato anche la sceneggiatura insieme allo stesso Banfi. Un lavoro di squadra per restituire la storia di una vita lunga, intensa, piena di sorprese. Prodotto da Minerva Pictures con il sostegno della Regione Puglia e dell’Apulia Film Commission, il film è ancora avvolto da una data d’uscita misteriosa. Ma qualcosa è già certo: sarà un viaggio emozionante.

                Il cuore del racconto è nel teatro Petruzzelli, dove si svolgerà un dialogo immaginario ma verissimo: quello tra Lino Banfi e Pasquale Zagaria, tra l’attore e l’uomo, tra la maschera comica e la biografia. Un confronto tra ciò che è stato e ciò che ancora pulsa. «Vogliamo svelare l’uomo dietro il personaggio», spiegano dalla produzione. E farlo nel suo Sud, là dove tutto è cominciato.

                Canosa, Andria, Bari. Non solo tappe geografiche, ma luoghi di formazione, emozioni, radici. A Canosa Banfi è nato nel 1936, ha vissuto l’infanzia e ha scoperto il palcoscenico per caso, portando le prime risate nei cortili e nelle piazze. Qui ha incontrato anche Lucia, la donna della sua vita, con cui ha costruito un amore solido e discreto. Poi Andria, dove il giovane Pasquale ha frequentato il seminario, convinto di percorrere un’altra strada. Infine Bari, ponte tra passato e futuro.

                Ma il film non è solo un tributo. È anche un atto d’amore verso quella “pugliesità” che Banfi ha saputo portare ovunque. Un modo per dire che si può venire da un piccolo paese, parlare una lingua tutta propria, e diventare patrimonio nazionale. Con leggerezza, con talento, con cuore. Lino Banfi lo ha fatto. E adesso è tempo di raccontarlo. Senza maschere. Con la verità e un sorriso.

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