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L’Isola dei Famosi scalda i motori: Veronica Gentili al timone e un cast pronto a sorprendere

La nuova edizione dell’Isola riparte con un cambio storico alla conduzione e un cast variegato che promette scintille. Tra sogni, ambizioni e prove estreme, la sfida sulle spiagge di Cayo Cochinos sta per iniziare.

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    L’avventura è dietro l’angolo e i motori de L’Isola dei Famosi sono pronti a ruggire. Dopo mesi di attesa e indiscrezioni, la macchina organizzativa è a pieno regime per il ritorno di uno dei reality show più longevi e amati della televisione italiana. Ma quest’anno, la nuova edizione promette cambiamenti importanti, a partire dalla conduzione: al timone del programma ci sarà infatti Veronica Gentili, volto noto di Le Iene, che per la prima volta si cimenterà nella difficile arte di raccontare in diretta le avventure – e le disavventure – dei naufraghi.

    La Gentili prende il posto di Vladimir Luxuria, che aveva guidato l’ultima edizione con personalità e ironia. Ora toccherà a lei tenere in pugno uno studio acceso e una narrazione serrata, portando il suo stile energico e il suo approccio diretto anche sotto le palme di Cayo Cochinos. L’annuncio della sua presenza ha già destato grande curiosità: riuscirà Veronica a dare un’impronta nuova al format senza tradirne lo spirito? I fan sono impazienti di scoprirlo.

    Nel frattempo, cresce l’attesa anche per scoprire i volti che si metteranno in gioco in questa edizione. La lista ufficiale non è ancora completa, ma Dagospia e altri insider ben informati hanno svelato alcune anticipazioni ghiottissime. Tra i nomi più chiacchierati spicca Antonella Mosetti, showgirl ed ex icona di Non è la Rai, pronta a rimettersi in discussione su un terreno tutt’altro che facile. Accanto a lei potrebbe esserci Teresanna Pugliese, ex volto amatissimo di Uomini e Donne, che in passato ha conquistato il pubblico grazie alla sua schiettezza e al suo temperamento focoso.

    Altri nomi in ballo? Patrizia Rossetti, che già in un’intervista a Storie di donne al bivio aveva confidato il suo desiderio di vivere l’esperienza dell’Isola: “Sarebbe il sogno della vita, anche perché ne approfitterei per smettere di fumare”, aveva dichiarato con la sua consueta simpatia. E ancora: Nunzio Stancampiano, ballerino lanciato da Amici, Cristina Plevani, prima storica vincitrice del Grande Fratello, il cantante neomelodico Angelo Famao, l’attore romano Mirko Frezza e l’attrice Loredana Cannata.

    Un mix di personalità diverse, tra veterani della tv e volti meno noti, che potrebbe rivelarsi esplosivo, almeno sulla carta. Naturalmente, come da tradizione, il cast definitivo sarà ufficializzato solo all’ultimo, e c’è da aspettarsi qualche sorpresa dell’ultim’ora.

    Anche il capitolo opinionisti riserva novità. Stando alle anticipazioni di Dagospia, Simona Ventura – vera icona storica dell’Isola – sarebbe pronta a tornare, stavolta nella veste di opinionista. Un ritorno dal sapore di leggenda, visto che la Ventura aveva reso celebre il programma negli anni d’oro, trasformandolo in un fenomeno di costume. “L’Isola è un vestito che mi sono cucita addosso per tanti anni… era imprevedibile, e io sono una che ama l’imprevedibilità”, ha raccontato recentemente, lasciando intendere un legame emotivo fortissimo con il format.

    A fare da inviato direttamente dalle spiagge honduregne, invece, potrebbe esserci Pierpaolo Pretelli, volto amato dal pubblico giovane, che promette di portare dinamismo e simpatia ai racconti dal campo.

    Il quadro, dunque, si va definendo: una nuova conduzione, una squadra di naufraghi eterogenea, un ritorno di volti storici e la promessa di rinnovare l’Isola senza tradirne l’anima più autentica. Dopo un’annata televisiva tutt’altro che facile per i reality Mediaset, l’Isola dei Famosi ha sulle spalle il peso di molte aspettative. L’avventura può essere un rischio… oppure il colpo di teatro che mancava.

    Il mare di Cayo Cochinos attende. E, come sempre, sarà il pubblico a decidere chi saprà cavalcare le onde e chi, invece, rischierà di naufragare prima del previsto.

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      Dildo verdi in campo, cripto-meme e politica: il bizzarro caso che scuote la Wnba e coinvolge pure il figlio di Trump

      Gli episodi, spuntati in varie città Usa, sarebbero parte di una strategia coordinata online per far salire il valore di un memecoin. Tra i sostenitori, Donald Trump Jr, pronto a trasformare la provocazione in arma politica e spot pubblicitario.

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        Negli ultimi dieci giorni, la Wnba è stata invasa da un fenomeno tanto assurdo quanto sgradevole: dildo verdi lanciati in campo durante le partite. Non un incidente isolato, ma una serie di episodi che ha toccato Atlanta, Los Angeles, Phoenix e Brooklyn. Sul parquet, tra un canestro e l’altro, il sex toy ha preso il posto delle bottigliette, scatenando reazioni indignate e arresti: a 23 anni un tifoso della Georgia è finito in manette per disturbo, violazione di domicilio e atti osceni; in Arizona un diciottenne ha colpito alla schiena uno spettatore.

        La lega ha annunciato il bando per almeno un anno di chiunque partecipi a questa “tradizione” tossica. Ma dietro non c’è solo goliardia: la miccia è stata accesa da un gruppo di investitori in criptovalute che, su X, hanno legato i lanci al Green Dildo Coin, un memecoin creato il 28 luglio, il giorno prima del primo “lancio ufficiale”. Risultato? In una settimana il valore è triplicato. L’idea è semplice e cinica: più se ne parla, più cresce il prezzo.

        L’oggetto è diventato simbolo virale soprattutto dopo che, durante Sparks-Fever, è caduto ai piedi di Sophie Cunningham, volto emergente della lega, che poco prima aveva chiesto ai tifosi di smetterla con i lanci. La rete l’ha trasformata in un meme fallico, amplificando la provocazione.

        E poi c’è la politica. Donald Trump Jr, figlio del presidente Usa e attivo nel mondo cripto, ha condiviso un’immagine del padre che lancia un dildo verde dal tetto della Casa Bianca su un campo di basket femminile. Oltre centomila like in poche ore, benzina per il mercato e per l’ego degli investitori. In un’America dove il meme vale più di un discorso, la linea tra insulto, marketing e propaganda è ormai dissolta.

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          Lifestyle

          Castelli di sabbia, conchiglie sonore e altre curiosità da spiaggia

          Qualche curiosità “da spiaggia” che risponde ad alcune situazioni quotidiane, che potrebbero essere oggetto di domande da parte dei nostri figli: ecco come rispondere!

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            A volte si da tutto troppo per scontato, senza peraltro conoscerne l’esatta risposta. Vi siete mai chiesti, per esempio, il motivo della necessità di sabbia bagnata per costruire un castello di sabbia perfetto? Oppure perchè appoggiando l’orecchio ad una conchiglia “si sente il mare”? Si tratta di risposte che spaziano dalla fisica, alla chimica fino alla biologia. Si tratta di quesiti che, quasi sicuramente, tutti ci siamo posti almeno una volta nella vita, senza avere mai avuto risposta.

            * Perché i castelli di sabbia asciutta non stanno in piedi?

            La sabbia della spiaggia è composta da miliardi di granelli separati tra di loro. Al contrario, In quella bagnata minuscole goccioline d’acqua di mare legano i granelli gli uni agli altri, formando un insieme compatto e modellabile piuttosto facilmente. A mano a mano che il vento e il calore del sole determinano l’evaporazione dell’acqua, la sabbia si asciuga e i granelli tornano a separarsi. E il castello, faticosamente costruito, si disgrega…

            * Perchè le imbarcazioni galleggiano sull’acqua?

            Quando fate colazione e la tazza di latte è piena, dovete fare attenzione a non inzuppare troppo i biscotti perché altrimenti trabocca. Ciò accade perché i biscotti hanno preso il posto del latte, che è uscito dalla tazza. Analogamente un natante in mare sposta una quantità di acqua uguale al volume della sua “opera viva” (termine marino che indica la parte della barca che si trova sott’acqua). Se raccogliessimo in un serbatoio quest’acqua e la pesassimo, scopriremmo che è esattamente uguale al peso dell’intera barca.

            Archimede aveva capito tutto

            Ci si deve rifare, in questo caso, al “principio di Archimede”, legge fisica che prende il nome dal suo scopritore, lo scienziato Archimede, che la sperimentò nel 300 a. C. circa: un corpo immerso in un liquido riceve una spinta dal basso verso l’alto uguale al peso del volume di liquido spostato. L’acqua pesa circa 1 kg per litro, quindi la spinta galleggiante sarà più o meno 1 kg per ogni litro d’acqua spostata.

            Al mare si galleggia di più

            In questo modo una barca, anche se di ferro, resterà a galla finché il suo peso, con tutto il carico, non supererà il peso del volume dell’acqua che sposta. Tenendo conto che l’acqua salata risulta più densa di quella dolce, quindi a parità di volume pesa di più: la sua spinta verso l’alto è maggiore rispetto a quella dell’acqua dolce. Per questo motivo al mare si galleggia di più che in piscina!

            * Perché avvicinando le conchiglie all’orecchio si sente il rumore del mare?

            Si tratta di un effetto fisico che potreste sperimentare anche in montagna: il mare non c’entra. Alcune parti di un’onda sonora (cioè alcune frequenze) “rimbalzano” nella cavità della conchiglia e vengono in questo modo amplificate, creando questa particolare suggestione sonora, che ricorda il suono del mare.

            * Perchè sott’acqua, senza maschera, vediamo tutto sfocato?

            L’occhio umano è regolato per mettere a fuoco nell’aria. Nell’acqua, che possiede un diverso “indice di rifrazione” della luce, il nostro organo non riesce a mettere a fuoco le immagini sulla retina bensì più indietro, facendoci vedere sfocato. Indossando la mascherada sub l’occhio si trova di nuovo a contatto con l’aria e la sfocatura viene annullata. Anche se tutto quello che vediamo appare più grande di circa un terzo e più vicino a noi di quanto sia in realtà.

            * Perchè sputiamo all’interno della maschera per pulirla?

            La nostra saliva contiene alcuni enzimi (come la ptialina) che funzionano come una sorta di detersivo e puliscono la parte trasparente della maschera meglio dell’acqua dolce o dell’acqua di mare, evitando la formazione di condensa, che creerebbe l’effetto di appannamento.

            * Perchè al sole ci abbronziamo?

            La nostra pelle è fatta di cellule speciali, i melanociti, che producono una sostanza che assorbe la luce: la melanina. Serve a proteggere il nucleo cellulare dalle radiazioni solari ultraviolette Uva e Uvb, in grado di causare arrossamenti e scottature. Quando ci si espone al sole, la produzione di melanina si attiva e la pelle inizia lentamente a scurirsi. In questo modo gli strati profondi dell’epidermide vengono così protetti e, nello stesso tempo, otteniamo una bella abbronzatura.

            Un filtro solare naturale, da integrare naturalmente con le creme protettive

            La melanina funziona come un filtro solare naturale, anche se solo fino ad un certo livello. Per non scottarci dobbiamo usare le creme solari, anche se stiamo sotto l’ombrellone (dato che gli Uv riflessi dalla sabbia ci scottanocome quelli ricevuti direttamente) e nelle giornate nuvolose (il 90% degli Uv attraversa le nuvole). Va detto che le popolazioni di pelle chiara hanno lo stesso numero di melanociti di quelle con la pelle scura. La differenza di colore dipende solo dalla minore capacità delle cellule di produrre melanina. In altre parole, anche noi europei, se possedessimo melanociti più efficienti, saremmo di pelle scura!

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              Perché il mondo riconosce la Palestina, ma l’Italia (e altri 44 Paesi) ancora no

              Anche la Francia, da settembre, si unirà al fronte del sì: sarà il primo Paese del G7 a compiere il passo. Intanto cresce il sostegno internazionale dopo l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza.

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                Sono 147 su 193 i Paesi membri dell’ONU che oggi riconoscono formalmente il diritto della Palestina a esistere come Stato indipendente. Un numero che presto salirà a 148 con l’ingresso annunciato della Francia. Il presidente Emmanuel Macron ha confermato che da settembre Parigi ufficializzerà il proprio sostegno, diventando il primo membro del G7 a farlo. Un passo politico importante, che riflette la crescente pressione diplomatica per un riequilibrio nella regione mediorientale dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 e la successiva offensiva militare israeliana nella Striscia di Gaza.

                Nel corso del 2024, il fronte del riconoscimento si è allargato in modo visibile. Giamaica, Barbados, Bahamas, Trinidad e Tobago, Armenia, Norvegia si sono unite al gruppo. All’interno dell’Unione europea, lo stesso hanno fatto Spagna, Irlanda e Slovenia, affiancandosi alla Svezia (che aveva già detto sì nel 2014) e a Paesi dell’Europa orientale come Polonia, Bulgaria e Romania, che avevano espresso il proprio riconoscimento già nel 1988, prima di entrare nell’UE.

                Fu proprio nel 1988, infatti, che l’allora leader dell’Olp, Yasser Arafat, proclamò la nascita dello Stato di Palestina con capitale Gerusalemme. L’Algeria fu la prima a riconoscerlo ufficialmente, seguita da altri 82 Paesi nel giro di pochi mesi. A fine secolo, gli Stati a favore erano oltre cento.

                Nel decennio successivo si aggiunsero Brasile, Argentina, Bolivia, Ecuador, Cile, Perù, Uruguay e Venezuela. Nel 2013 fu il turno dello Stato del Vaticano, che pur non facendo parte dell’ONU riconobbe formalmente la Palestina.

                L’ultimo ingresso è stato quello del Messico: il 21 marzo 2025, la presidente Claudia Sheinbaum ha accolto l’ambasciatrice palestinese Nadya Rasheed, sancendo l’adesione del Paese centroamericano al blocco dei riconoscitori.

                Eppure, la Palestina non ha ancora uno status pieno alle Nazioni Unite. È uno “Stato osservatore non membro” dal 2012, ma per l’adesione completa serve il voto favorevole del Consiglio di Sicurezza. E qui entra in gioco il veto statunitense, esercitato più volte per bloccare ogni risoluzione favorevole. Un ostacolo che ha finora impedito la piena appartenenza.

                Oltre agli Stati Uniti, sono 45 i Paesi che ancora non riconoscono la Palestina. Tra questi, il Canada, l’Australia e diversi membri dell’Unione europea, Italia compresa. Roma continua a sostenere la soluzione dei “due popoli, due Stati”, ma – come ribadito oggi dal ministro degli Esteri Antonio Tajani – “il riconoscimento di uno Stato palestinese può avvenire solo in parallelo a quello dello Stato di Israele da parte palestinese”.

                Una condizione che tiene l’Italia in una posizione interlocutoria. E che rende ancora più evidente il divario tra la realtà diplomatica e la spinta simbolica che attraversa gran parte della comunità internazionale.

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