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Due annunci a confronto: Leone e Francesco

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    Come dimenticare quel semplice, disarmante “Buonasera” con cui Papa Francesco si affacciò al balcone nel 2013? In pochi secondi conquistò credenti e non, con uno stile diretto, umano, quasi da parroco sotto casa. Nessun copione, solo spontaneità. Un momento entrato nella storia (e nei cuori) con la forza della semplicità.

    Ieri, invece, è stata tutta un’altra musica. Papa Leone XIV ha debuttato con un discorso dallo stile solenne e istituzionale. L’umanità c’era, certo, ma filtrata dalla liturgia. Un tono più formale, quasi presidenziale, più Concistoro che parrocchia.

    Il contrasto è evidente: Bergoglio parlava come uno di noi, Leone XIV come rappresentante di un’istituzione millenaria che cerca equilibrio tra tradizione e comunicazione moderna. In ottica SEO, Francesco è ancora imbattuto in quanto a spontaneità virale; Leone XIV punta invece a una nuova autorevolezza, forse più social in futuro, ma con radici ben piantate nella classicità.

    Il web si divide: c’è chi rimpiange il “buonasera” e chi apprezza la solennità ritrovata. Ma una cosa è certa: la Chiesa cambia, si rinnova, e ogni balcone racconta un’epoca. Prossima mossa? Un Papa che dice “Ciao raga” in diretta su Instagram?

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      La hit di Lucio Corsi, in gara da stasera a Basilea, in versione… corale

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        C’è qualcosa di irresistibilmente paradossale nel prendere una canzone come Volevo essere un duro di Lucio Corsi e trasformarla in un brano per coro polifonico, con tanto di direttore che dà l’attacco e gestisce i crescendo come in una Messa solenne. Ma è proprio qui che il pop mostra la sua forza: nella sua capacità di scivolare via dal formato originale e infilarsi ovunque, anche in un’aula di conservatorio.

        Il testo del brano, ironico e sincero, acquista nuova vita nelle voci intrecciate di un ensemble che, invece di chitarre elettriche o basi elettroniche, usa fiati e vocalizzi per raccontare il sogno frustrato dell’adolescente “duro”. Il risultato è straniante, commovente, e allo stesso tempo perfettamente coerente. Perché il vero pop non è solo un genere musicale: è una lingua franca, che parla a tutti, in ogni stile. Anche (e soprattutto) quando si prende gioco di sé stesso.

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          Angelina Mango torna a sorridere: «Ora è tutto da colorare»

          A ottobre si era fermata per prendersi cura di sé, cancellando i concerti e sparendo dalla scena pubblica. Oggi Angelina Mango festeggia con una nuova consapevolezza: più autentica, più presente, più felice.

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            «Ora è tutto da colorare». Poche parole, ma cariche di significato. È così che Angelina Mango ha scelto di celebrare il ritorno alla normalità, condividendo con i suoi follower la promessa più semplice e potente: tornare a vivere, e farlo a colori.

            Lo scorso ottobre aveva sorpreso tutti con una decisione forte: annullare tutti gli impegni musicali per prendersi una pausa. «Devo fermarmi perché voglio prendermi cura di me», aveva spiegato, allontanandosi anche dai social per un lungo periodo, complici problemi di salute legati alla voce ma, soprattutto, una necessità più profonda di rimettere ordine dentro sé stessa.

            Dopo mesi di silenzio, Angelina ha iniziato a riaffacciarsi sui social in punta di piedi, mostrando non la popstar, ma la ragazza. La vediamo mentre canta con la madre, passeggia con il cane, studia per gli esami all’università. Un diario quotidiano, senza filtri, che racconta la normalità ritrovata.

            «Mi sono accorta che esisto davvero anche nella realtà», ha raccontato, sottolineando come la vita offline – quella senza foto, like o stories – le stia insegnando a riscoprirsi. «Mi preparo, mi trucco ogni mattina anche se non farò foto o video. Ci sono lo stesso».

            Nel tempo dei riflettori accesi 24 ore su 24, Angelina ha scelto di spegnerli. Di restare al buio, finché non fosse tornata la luce dentro. E oggi, che spegne 24 candeline, sembra aver trovato un nuovo equilibrio. Un passo alla volta, con i piedi per terra e lo sguardo dritto in avanti.

            Il mondo della musica la aspetta. Ma per ora, la canzone più bella è quella che sta scrivendo con sé stessa. E, a giudicare dal sorriso che accompagna ogni nuovo post, sta andando nella giusta direzione.

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              E se all’Eurovision a cantare ci andasse Gerry Scotti?

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                Nel vario (e spesso pure avariato…) mondo del web, le creazioni con l’intelligenza artificiale stanno regalando momenti esilaranti. Uno degli ultimi esempi vede il popolarissimo conduttore Gerry Scotti nei panni del rapper estone Tommy Cash. Il content creator Travis Scotti ha utilizzato l’AI per fondere il volto dell’uomo Mediaset con l’immagine del provocatorio artista, creando un mix sorprendente che ha rapidamente conquistato la rete.​

                Gerry è dappertutto

                Tra l’altro, questa non è la prima volta che “Zio” Gerry diventa protagonista di trasformazioni digitali. La sua figura è stata spesso utilizzata in vari contesti creativi online, dimostrando la sua versatilità e, soprattutto, l’affetto del pubblico nei suoi confronti.​

                Pure in televisione sotto forma di spot

                Il fenomeno ha raggiunto anche il mondo della pubblicità tradizionale. Recentemente, Arredissima ha lanciato uno spot televisivo in cui tutti i personaggi presentano i tratti distintivi di Gerry Scotti, grazie all’uso avanzato dell’intelligenza artificiale. Nello spot, una giovane coppia visita uno showroom e nota con sorpresa che ogni addetto alle vendite ha il volto del celebre conduttore. Il mistero si svela quando lo stesso Scotti appare, sottolineando la qualità del servizio offerto dall’azienda. ​A quel punto ci mancherebbe solo un brindisi… magari con un espresso macchiato!

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