Cinema
Terence Hill annuncia: stiamo lavorando al nuovo film di Trinità!
Con l’annuncio del nuovo film su Trinità, Terence Hill ha sicuramente suscitato l’entusiasmo dei suoi fan, promettendo di riportare in vita uno dei personaggi più amati della storia del cinema western, con tutto il suo stile e la sua ironia che hanno fatto la fortuna dei film precedenti.
Terence Hill, l’iconico attore noto per il ruolo di Trinità nei celebri spaghetti western, ha recentemente annunciato il ritorno del personaggio sul grande schermo. A 85 anni compiuti lo scorso marzo, Hill ha confermato l’imminente produzione di un nuovo film su Trinità, a 54 anni di distanza dall’uscita del film originale “Lo chiamavano Trinità…”. L’attore ha rivelato l’anticipazione durante l’inaugurazione della nuova piscina comunale intitolata al suo grande amico e collega Carlo Pedersoli, noto come Bud Spencer.
“Sono molto contento per l’intitolazione al mio carissimo amico Bud – ha detto Hill – e di essere in Umbria, con tutta questa gente molto gentile. Mio papà era di Amelia – ha ricordato – e mi ha detto tutte le cose belle di Amelia, a cui sono molto affezionato”.
Poi ha confessato: “Stiamo cercando di scrivere un nuovo film e grazie al vostro desiderio di vedere un western bello e divertente ci riusciremo! Non è facile, ma spero che il vostro desiderio ci aiuti”, aveva già detto l’attore lo scorso anno al festival SpencerHill con suo figlio Jess, fianco a fianco a quella che è la sua seconda famiglia, la moglie di Bud, Maria, e i figli Giuseppe e Cristiana Pedersoli, con accanto lo stuntman che con lui ha lavorato sul set di dodici film, Ottaviano dell’Acqua.
“Quando vedete delle belle scazzottate, sappiate che le organizza lui, il mio amico”, ha ricordato.
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Cinema
Robert De Niro: la figlia Airyn racconta il coming out trans e le parole del padre che commuovono Hollywood
In un nuovo racconto personale, Airyn, figlia transgender di Robert De Niro, ricorda il momento del coming out e il supporto totale dell’attore, padre di sette figli. «Era felice per me, ha incontrato il mio fidanzato e mi ha detto che sono amata per ciò che sono». Il divo, 82 anni, sarà a Roma il 6 e 7 novembre per Alice nella città, dove riceverà la Lupa Capitolina e presenterà i suoi prossimi progetti.
Essere leggenda del cinema non ti prepara automaticamente a essere un buon genitore. Eppure, a volte, le lezioni più importanti arrivano lontano dai set e dai riflettori. Robert De Niro, 82 anni, ha dimostrato ancora una volta che il ruolo più serio della sua carriera resta quello di padre.
Airyn, una dei suoi sette figli, ha raccontato nuovamente il momento in cui ha fatto coming out come transgender. A 30 anni, attrice e cantante, ha voluto condividere un frammento di vita privata che mette in luce un De Niro intenso, affettuoso e istintivamente protettivo. «Ho ricevuto da lui un sostegno continuo, e ne sono davvero grata», ha detto.
Non solo parole di incoraggiamento, ma una presenza concreta. «Mi ha detto di essere felicissimo per me perché ho un fidanzato incredibile che ha incontrato: “Hai qualcuno che ti ama per quello che sei e non devi cambiare per nessuno al mondo”». De Niro, spiegano, ha partecipato anche a sedute terapeutiche durante il percorso di transizione della figlia: un gesto silenzioso che racconta più di mille dichiarazioni pubbliche.
Poi la frase che Airyn non ha dimenticato: «Non c’è niente da fare se non accettare i tuoi figli per quello che sono e per come decidono di vivere la loro vita». Parole semplici, sì, ma che pesano, soprattutto in un’industria che spesso punisce l’autenticità.
Airyn, che ha un gemello, Julian, è nata dalla relazione dell’attore con Toukie Smith. Nel 2022 la famiglia si è allargata ancora: De Niro ha accolto la sua figlia più piccola, Gia, con la compagna Tiffany Chen. «Io amo tutti i miei figli», aveva detto l’attore, respingendo l’idea che sostenere un figlio LGBTQ+ sia un gesto straordinario.
Una visione che si continua a intrecciare con una carriera monumentale. De Niro sarà a Roma il 6 e 7 novembre per l’evento conclusivo di Alice nella città, dove riceverà la Lupa Capitolina e racconterà i suoi progetti, tra cui l’arrivo su Sky e NOW del gangster movie The Alto Knights – I due volti del crimine. Un ritorno nella capitale in cui il mito del cinema porterà anche una storia di paternità e rispetto che, fuori dal set, vale più di un Oscar.
Cinema
Demi Moore e quel set “ingombrante”: «Ero incinta di otto mesi e Tom Cruise era in imbarazzo». Il retroscena su Codice d’onore
Durante un Q&A al New Yorker Festival con la scrittrice Jia Tolentino, Demi Moore racconta la sfida di conciliare maternità e set negli anni ’90. Sul set del cult con Tom Cruise, l’attrice era all’ottavo mese di gravidanza: «La bambina scalciava, ma ero serena. Era Hollywood a non esserlo». E lancia una riflessione: «Mi chiedevano di scegliere tra lavoro e figli, oggi so che non dovevo».
Ci sono interpretazioni che restano scolpite nella memoria collettiva, e poi ci sono i retroscena che raccontano molto più di una scena iconica. Demi Moore è tornata a parlare di Codice d’onore, film del 1992 che la vide lavorare accanto a Tom Cruise e Jack Nicholson, svelando un dettaglio inaspettato: durante le prove era incinta di otto mesi.
Un particolare che, a suo dire, avrebbe messo in forte imbarazzo proprio Cruise. «Credo che Tom stesse morendo dall’imbarazzo», ha rivelato durante una conversazione pubblica al New Yorker Festival moderata dalla giornalista Jia Tolentino. «Io stavo bene, anche se la bambina si muoveva un po’, ma mi sono resa conto che lui era un po’ a disagio».
Non una critica, quanto piuttosto la fotografia di un’epoca in cui Hollywood faticava a immaginare una donna incinta su un set — e ancor più come protagonista in un film di grande produzione. «È una delle tante cose che non avevano alcun senso», ha spiegato Moore. «Mi sono chiesta perché non potessi avere entrambe le cose: essere madre e continuare a lavorare».
Una domanda che all’epoca suonava quasi sovversiva. Moore ricorda quel periodo come un continuo equilibrio su un filo sottilissimo: il corpo che cambiava, la pressione post parto, le aspettative estetiche e professionali impossibili. «Ripensandoci oggi mi dico: “A cosa diavolo stavo pensando?”», sorride. «Non so cosa stessi cercando di dimostrare, ma devo ammettere che allora non avevo tutto il sostegno che ho ora».
Eppure, quell’esperienza è diventata parte della sua forza narrativa. Oggi, la protagonista di The Substance è simbolo di resilienza e libertà nel raccontare il corpo femminile senza filtri. La maternità non come limite, ma come potenza. «La verità è che mi hanno fatta sentire come se dovessi scegliere», ha detto. «E invece nessuna donna dovrebbe essere costretta a decidere tra carriera e figli».
La riflessione di Moore arriva in un momento in cui Hollywood — almeno a parole — celebra sempre più la complessità femminile. Ma ascoltandola si capisce una cosa: se oggi attrici e lavoratrici possono reclamare il diritto di essere madri senza perdere il proprio posto, è anche grazie a chi, con un pancione di otto mesi, ha deciso che la scena non si abbandona.
Nemmeno quando qualcuno, sul set, arrossisce e gira lo sguardo altrove.
Cinema
Julia Roberts compie 58 anni: perché l’attrice di Pretty Woman resta la più luminosa lezione di bellezza e leggerezza di Hollywood
Dalla Georgia a Hollywood, dal set di Pretty Woman alle sfide familiari lontano dai riflettori, Julia Roberts resta antidiva per eccellenza. Niente scandali, niente ossessione per l’età, solo naturalezza, disciplina, ironia e una bussola interiore che l’ha guidata oltre 40 anni di carriera. Le sue lezioni? La gentilezza come forza, il coraggio di dire no, l’amore come scelta quotidiana e il rispetto di sé prima di tutto.
Julia Roberts spegne 58 candeline e Hollywood si illumina ancora con il suo sorriso, quello che ha trasformato una cameriera di provincia in una delle attrici più amate di sempre. Nata il 28 ottobre 1967 ad Atlanta, cresciuta tra sogni, fatica e un’ostinazione gentile, ha abbandonato gli studi di giornalismo per inseguire la recitazione. Il risultato? Personaggi che ancora oggi abitano la memoria collettiva: Vivian che riscrive la sua vita in Pretty Woman, Anna Scott innamorata in punta di piedi in Notting Hill, fino alla battagliera Erin Brockovich, che le è valsa l’Oscar.
La sua carriera non è mai stata solo red carpet scintillanti e copertine. Julia ha scelto ruoli che le somigliavano, senza farsi schiacciare da etichette o aspettative. Ha detto no quando era più facile dire sì, ricordando che le decisioni più difficili sono spesso quelle che ci custodiscono. Ha protetto la sua autostima nelle tempeste mediatiche, rimbalzando le critiche e scegliendo di restare fedele a una sola persona: sé stessa.
Oggi vive lontana dal rumore, insieme al marito Daniel Moder — conosciuto sul set nel 2000 — e ai tre figli. Nessun clamore, nessuna guerra social. Julia ha costruito una vita silenziosa, solida, piena di affetti reali. L’amore per lei non è favola né copione, ma una promessa quotidiana, fatta di normalità e piccoli gesti.
Anche la bellezza, nei suoi occhi, è una questione di spirito. Ha detto più volte che il fascino non nasce da un profilo perfetto, ma da una risata sincera, da un’energia che illumina più del trucco migliore. È rimasta ribelle senza bisogno di urlarlo, con i jeans e i ricci ribelli, quando Hollywood pretendeva glamour e controlli estetici.
A chi le chiede del tempo che passa risponde con ironia: l’età è un privilegio, le rughe raccontano e la maturità libera. Nessuna rincorsa disperata alla perfezione, nessun ritocco che cancelli storia e autenticità.
Julia Roberts oggi è un promemoria vivente: si può restare eleganti senza ostentare, forti senza arroganza, gentili senza ingenuità. Si può brillare senza rumore. E soprattutto, si può vivere — e invecchiare — con grazia, anima e un sorriso che, ancora una volta, fa innamorare il mondo.
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