Curiosità
Immersive sound: l’incanto del Silent Party!
I silent party, o feste silenziose, sono un fenomeno in crescita nel mondo degli eventi e della musica. Queste feste sono caratterizzate dall’uso di cuffie wireless attraverso le quali i partecipanti possono ascoltare musica, permettendo di avere un’esperienza musicale immersiva senza disturbare l’ambiente circostante. L’idea alla base dei silent party è semplice ma innovativa: anziché utilizzare un sistema di altoparlanti tradizionale, la musica viene trasmessa direttamente nelle cuffie dei partecipanti.

I Silent Party: Una Guida Completa
I silent party, conosciuti anche come discoteca silenziosa o silent disco, sono un’esperienza di festa unica e coinvolgente che sta guadagnando popolarità in tutto il mondo.
Come funziona?
Nei silent party, i partecipanti indossano cuffie wireless che ricevono musica da uno o più DJ. Questo permette a ciascun individuo di personalizzare la propria esperienza musicale, scegliendo tra diversi canali musicali, spesso rappresentati da DJ che suonano generi diversi.
Vantaggi dei silent party
Riduzione del rumore: I silent party sono perfetti per eventi in aree urbane, spazi pubblici o eventi con restrizioni sul volume. Ogni partecipante può scegliere la musica che preferisce, creando un’esperienza più piacevole e coinvolgente. Nonostante l’uso delle cuffie, i silent party offrono opportunità di socializzazione. Le persone possono togliere le cuffie per conversare senza urlare e creare connessioni con gli altri partecipanti.



I silent party possono essere organizzati in diverse location, da discoteche a spiagge, parchi e persino musei, rendendoli adatti a una vasta gamma di eventi e pubblici. Le cuffie spesso hanno luci LED che cambiano colore a seconda del canale musicale scelto, creando un effetto visivo suggestivo e contribuendo all’atmosfera dell’evento.
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Curiosità
Digiuno divino: affamare i cardinali accelera l’elezione del Papa
Nel Medioevo, per sbloccare i Conclavi più ostinati, ai porporati venivano serviti solo pane e acqua. Oggi, il Vaticano opta per una dieta sobria, senza fritti né asparagi. Perché la fame, oltre a purificare l’anima, aiuta a sbrigarsi.

Il Conclave è uno dei riti più antichi e solenni della Chiesa cattolica, e nel corso dei secoli ha subito molte trasformazioni. Comprese quelle legate all’alimentazione dei cardinali chiamati a scegliere il nuovo pontefice. La più drastica fu introdotta nel 1271, dopo il conclave più lungo della storia. Ben 1.006 giorni, quasi tre anni, durante i quali 19 cardinali, riuniti nel Palazzo dei Papi di Viterbo, non riuscirono a trovare un accordo sul successore di Papa Clemente IV. L’attesa esasperò il popolo e provocò contestazioni, finché fu eletto Papa Gregorio X. Per evitare ritardi simili Gregorio istituì norme rigide per le successive elezioni, comprese regole alimentari volte ad accelerare la decisione.
La costituzione apostolica Ubi Periculum, emanata nel 1274, stabilì che dopo tre giorni di scrutinio senza risultato i cardinali ricevessero un solo pasto al giorno. Se dopo cinque giorni l’elezione non fosse ancora avvenuta, il cibo si sarebbe ridotto a pane, acqua e vino. L’idea era che la fame spingesse i cardinali a trovare un’intesa il più rapidamente possibile, evitando lunghe impasse. Si riteneva persino che una dieta spartana facilitasse la discesa dello Spirito Santo, illuminando la scelta del nuovo papa.
Dieta sobria e nente fritti
Oggi il Conclave non adotta misure così drastiche, ma mantiene una dieta sobria, pensata per garantire lucidità mentale senza affaticare il corpo. I pasti, preparati esclusivamente nelle cucine vaticane, prevedono una colazione semplice, un pranzo leggero a base di carne bianca o pesce e verdure degli orti vaticani. E per cena? Cereali, ortaggi e frutta di stagione. Stop. Sono vietati i cibi pesanti, come fritti e ricette elaborate, e anche i dolci vengono limitati a biscotti secchi o crostate. Il vino è servito con moderazione, mentre sono esclusi i superalcolici.
Niente asparagi
Curiosamente, un divieto particolare riguarda gli asparagi, la cui esclusione non è mai stata ufficialmente motivata, ma si presume sia legata alla loro composizione solforata, poco adatta alla convivenza in ambienti chiusi. Un piatto simbolo della dieta sobria del Conclave è la “pasta del Conclave“, una preparazione semplice e nutriente con burro e parmigiano.
La segretezza è un altro elemento fondamentale della tradizione: tutti gli inservienti, compreso il capo chef della Casa di Santa Marta, devono prestare giuramento sul Vangelo, garantendo che nulla trapeli all’esterno. Non è permesso l’ingresso di pasti preparati fuori dalle cucine vaticane, una regola rafforzata da Benedetto XVI per evitare fughe di notizie.
Curiosità
Conclave, le regole del fumo: come funziona davvero la fumata bianca (e quella nera)
Torna il rituale delle “fumate” dal comignolo vaticano: il bianco per il Papa eletto, il nero per il nulla di fatto. Ma dietro il simbolo più noto del Conclave c’è un sistema ben più moderno e preciso di quanto si pensi, con stufe, combustioni chimiche e perfino telecamere puntate sul cielo della Sistina.

È il momento che tutti aspettano. L’unico segnale visibile al mondo intero che qualcosa – o nulla – si è mosso dentro la Cappella Sistina. Quando i cardinali si riuniranno, a partire dal 7 maggio, per scegliere il nuovo Papa, milioni di occhi saranno puntati su un oggetto ben preciso: il comignolo sistemato sul tetto della Cappella Michelangiolesca. Da lì, come da tradizione, usciranno le celebri “fumate” – nere o bianche – che scandiscono il ritmo del Conclave. Ma come funziona davvero questo rituale che affascina credenti e non?
Prima di tutto: nessuna magia. Il fumo che esce dal comignolo, oggi, è il risultato di un processo tecnico tanto simbolico quanto accuratamente orchestrato. A renderlo possibile sono due stufe sistemate all’interno della Sistina. La prima, in ghisa, è in servizio dal 1939 e serve per bruciare le schede delle votazioni. La seconda, introdotta nel 2005, è più moderna e destinata esclusivamente a produrre il colore del fumo, grazie a una miscela di sostanze chimiche che varia a seconda dell’esito delle votazioni.
Se il nuovo Papa non è ancora stato eletto, la fumata sarà nera. Se invece si è raggiunto il quorum dei due terzi e il successore di Francesco è stato individuato, il fumo che si solleverà sarà bianco. Ma attenzione: per evitare ogni possibile ambiguità – e gli equivoci non sono mancati in passato – la fumata bianca è ora accompagnata anche dal suono a distesa delle campane della Basilica di San Pietro, così da rendere inequivocabile il segnale.
E che ci sia bisogno di chiarezza è noto da tempo. Basti pensare che, fino a una ventina d’anni fa, non era raro che i fedeli – e anche i cronisti – confondessero le prime volute di fumo. A volte sembravano grigie, altre quasi marroni. Per questo, nel 2005, si è deciso di ricorrere a fumogeni artificiali: per la fumata nera si usano antracene, zolfo e perclorato di potassio; per quella bianca clorato di potassio, lattosio e colofonia. Una vera e propria alchimia contemporanea, pensata per comunicare col mondo in modo chiaro anche sotto la pioggia, di sera o in diretta streaming.
A supervisionare tutto, come sempre, ci sono i Vigili del Fuoco del Vaticano, che in questi giorni hanno già completato l’installazione del comignolo sul tetto. Una telecamera della Sala Stampa vaticana è già puntata a pochi metri dalla canna fumaria, pronta a immortalare il momento in cui il fumo si leverà nell’aria. Un tempo si usava anche una fumata gialla di prova, per testare il corretto funzionamento delle stufe, ma oggi non è più prevista.
Nel frattempo, i cardinali preparano l’ingresso nella Sistina, dove resteranno isolati fino all’elezione. Niente cellulari, niente contatti col mondo esterno. Solo schede da riempire, giuramenti in latino e votazioni quotidiane (quattro al giorno: due la mattina, due il pomeriggio). E poi, alla fine di ogni scrutinio, il momento più atteso: le schede vengono bruciate, la stufa si accende, e da quel comignolo sul tetto della Sistina si alza la risposta più antica e solenne della Chiesa cattolica. Fumo nero: tutto da rifare. Fumo bianco: habemus Papam.
Curiosità
Il vestito del Papa defunto tra simboli e tradizione funeraria vaticana
Il rito funebre di un Papa è un momento di grande solennità e preghiera. La sua vestizione e la scelta degli oggetti che lo accompagnano nella sepoltura non sono casuali, ma rispecchiano la missione spirituale che ha svolto durante la sua vita.

Quando un Papa muore, la Chiesa cattolica segue un protocollo preciso e ricco di simbolismo per accompagnarlo nel suo ultimo viaggio. La vestizione del pontefice defunto riflette il suo ruolo spirituale e la tradizione secolare che lega il papato agli eventi più sacri della fede cristiana. Papa Francesco, 266° successore di San Pietro, riposa nella cappellina di Santa Marta prima del trasferimento nella Basilica di San Pietro. A differenza di altri pontefici, non è stato imbalsamato, ma solo sottoposto a trattamenti per rallentarne la decomposizione. Il suo corpo è stato vestito con i paramenti sacri tradizionali, che hanno un significato profondo nella liturgia cattolica. Vediamo quali.
Ma quali sono gli abiti sacerdotali del Papa?
Tra gli abiti sacerdotali indossati dal Papa quello più appariscente è la casula rossa. Il colore rosso è simbolo dell’amore divino e del sangue versato da Cristo. I sacerdoti indossano questo paramento durante celebrazioni solenni. Come per esempio la Domenica delle Palme, il Venerdì Santo, la Festa della Santa Croce e la Pentecoste. Il rosso richiama anche il martirio, elemento centrale nella fede cristiana.
Il pallio è una stola bianca con croci nere, simbolo di autorità e legame con la tradizione apostolica. Questa particolare stola, indossata sulle spalle, viene usata dai sacerdoti nelle benedizioni e nell’esposizione dell’ostensorio con il Santissimo Sacramento. Il pallio papale è confezionato con la lana di due agnelli allevati dai monaci trappisti delle Tre Fontane. Ed è tessuto dalle monache di clausura di Santa Cecilia in Trastevere.
La mitria bianca è il copricapo episcopale, segno di dignità vescovile. In passato, durante le celebrazioni solenni, i papi indossavano la tiara, un copricapo composto da tre corone sovrapposte, simboleggianti il triplice potere del pontefice. “Padre dei principi e dei re, Rettore del mondo, Vicario di Cristo in Terra“. Tuttavia, Paolo VI abolì l’uso della tiara, preferendo un simbolismo più semplice e meno legato agli aspetti monarchici della Chiesa.
L’anello d’argento. Francesco ha scelto di essere sepolto con il suo semplice anello d’argento, lo stesso che indossava quando era arcivescovo di Buenos Aires. Questo lo distingue dai suoi predecessori, i quali portavano l’Anello Piscatorio, che veniva spezzato alla loro morte per rappresentare la fine del loro potere temporale.
Un altro elemento che distingue Bergoglio durante il suo funerale è il rosario tra le mani. Un elemento fondamentale, il rosario, è segno di preghiera e meditazione. La presenza del rosario testimonia la devozione mariana di Papa Francesco e il suo legame con la tradizione della recita del Santo Rosario.
Una bara semplice che contiene il rogito
Diversamente dai papi precedenti, Francesco ha scelto una bara semplice, realizzata in legno e zinco. Bergoglio ha rinunciato al tradizionale catafalco o alla complessa sequenza delle tre bare sovrapposte (legno, zinco e legno). Questa decisione riflette il suo approccio umile e il suo desiderio di evitare fasti eccessivi. All’interno della bara, verranno deposti alcuni elementi simbolici ad iniziare dal rogito. Si tratta di un documento sigillato che contiene un breve riassunto del suo pontificato e delle sue opere. La medaglia e le monete vaticane, coniate durante il suo regno, che rappresentano il periodo storico del suo pontificato.
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