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Amore senza tempo: il segreto di Benedetta Parodi e Fabio Caressa

In un panorama spesso dominato da matrimoni effimeri, Benedetta Parodi e Fabio Caressa dopo un quarto di secolo insieme, questa coppia di celebrità italiane ha deciso di aprire il proprio cuore, condividendo le chiavi della loro relazione solida.

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    Ma loro, chi sono?
    Fabio Caressa è un noto giornalista sportivo e telecronista italiano, celebre per il suo lavoro in televisione, in particolare per le telecronache delle partite di calcio. Ha guadagnato fama durante eventi importanti, come i Mondiali di calcio, ed è riconosciuto per il suo stile appassionato e coinvolgente. Benedetta Parodi è una famosa chef, conduttrice televisiva e scrittrice italiana. È conosciuta per i suoi programmi di cucina, in cui combina ricette semplici con un approccio caloroso e familiare. Ha pubblicato diversi libri di cucina di successo e ha guadagnato popolarità per il suo stile accessibile e coinvolgente.

    In un’intervista sincera, la coppia Benedetta e Fabio ci raccontano come abbiano affrontato le sfide quotidiane e celebrato le gioie più semplici, rivelando un legame che si rafforza attraverso il rispetto reciproco e il sostegno incondizionato. La loro storia non è solo un esempio di amore duraturo, ma un invito a tutte le coppie a coltivare il proprio legame, facendo di ogni giorno un’occasione per scegliere di amarsi ancora.

    Uno degli aspetti più sorprendenti della loro relazione è la capacità di bilanciare le loro carriere individuali con la loro vita condivisa. Entrambi di successo a sé stanti, sono riusciti a evitare le insidie della gelosia professionale, scegliendo invece di sostenersi e incoraggiarsi reciprocamente. “È importante esserci l’uno per l’altro nei momenti alti e bassi”, ha condiviso Fabio. “E a volte, questo significa fare un passo indietro per lasciare che l’altra persona brilli”.

    Quando gli è stato chiesto il segreto del loro amore duraturo, la coppia ha offerto una risposta semplice ma profonda: il rispetto reciproco. “Abbiamo imparato ad accettare le differenze dell’altro e a rispettare la sua individualità”, ha spiegato Benedetta. “Si tratta di scegliere di amare quella persona ogni giorno”.

    La loro franchezza sulle sfide affrontate, come navigare le complessità dell’educazione dei figli adolescenti e mantenere una forte connessione in mezzo a impegni frenetici, ha trovato risonanza nei fan. La coppia ha rivelato di aver avuto la loro giusta dose di alti e bassi, ma è sempre stata impegnata a superare i problemi.

    In un momento toccante, hanno condiviso una storia sulla loro celebrazione dell’anniversario, in cui hanno ricreato il loro look del giorno del matrimonio. “È stato molto divertente”, ha riso Benedetta. “E ci ha ricordato quanto siamo arrivati lontano”.

    Riflettendo sui loro 25 anni insieme, Benedetta e Fabio offrono un messaggio commovente alle coppie di tutto il mondo: l’amore è un viaggio, non una destinazione. Richiede impegno, compromesso e volontà di crescere insieme. E sebbene non esista una formula unica per un matrimonio felice, la loro storia serve come un bellissimo promemoria che l’amore duraturo è possibile.

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      Papa Francesco e la musica: arte, preghiera e incontro di anime

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        Il compianto Jorge Maria Bergoglio è senza dubbio il pontefice che ha saputo portare la musica nel cuore del messaggio spirituale. Amava il tango, apprezzava Claudio Baglioni, suggeriva Arvo Pärt per la meditazione e – unico nella storia recente – ha persino citato il grande musicista brasiliano Antonio Carlos Jobim in un documento ufficiale. La fede, per lui, aveva un ritmo tutto suo: profondo, inclusivo e – per certi versi sorprendentemente “rock”. Capace di riportare la Chiesa ai valori fondamentali di misericordia e accoglienza, in grado di fare sentire tutti accettati, ognuno coi propri difetti. Un potente che rinuncia alla sua potenza e si mostra al mondo con la sua sofferenza: soprattutto di questi tempi si tratta di un messaggio potentissimo, la straordinarietà della normalità Un uomo che arriva dalla fine del mondo che crede in un mondo migliore… non lo puoi facilmente fermare, proprio come il rock.

        Un papa con la musica nel cuore (e nella mente)

        Che Papa Francesco avesse un’anima musicale si era capito fin dall’inizio del suo pontificato. Cresciuto nei quartieri popolari di Buenos Aires, dove il tango era parte della quotidianità, ha sempre riconosciuto alla musica un potere unico: quello di unire le anime, parlare senza parole e guarire il cuore. Ma il suo rapporto con la musica non si fermava alla tradizione argentina.

        L’arte che unisce

        Fra gli artisti italiani più vicini a Papa Francesco c’è senza dubbio Claudio Baglioni, più volte ospite in Vaticano per eventi benefici. Il pontefice ha elogiato pubblicamente i testi del cantautore romano, capaci di raccontare le sfumature dell’umanità con delicatezza e profondità. Baglioni, da parte sua, ha ricambiato con affetto, definendo Francesco “una voce fuori dal coro” in grado di toccare corde profonde come solo un vero artista sa fare.

        Consigli per la meditazione

        Nei momenti di dolore o riflessione – come i giorni di lutto personale o collettivo – Papa Francesco ha invitato i fedeli a trovare nella musica una forma di preghiera. Una delle opere più adatte a questo scopo è senza dubbio il Te Deum del grande compositore estone Arvo Pärt, un capolavoro di spiritualità sonora: sospeso, essenziale, capace di trasportare l’anima in uno spazio sacro senza tempo. Perfetto per chi cerca raccoglimento, questo brano si trasforma in un ponte tra la terra e il cielo, tra il dolore e la speranza.

        Jobim e l’arte dell’incontro: la musica come linguaggio di pace

        In un gesto che ha sorpreso molti, Papa Francesco ha citato Antonio Carlos Jobim, uno dei padri della bossa nova, in un documento ufficiale. Nella sua visione pastorale, l’“arte dell’incontro” – espressione resa celebre da Jobim – è centrale: significa accogliere l’altro, costruire ponti, abbattere muri. Anche attraverso la musica. Una citazione che racchiude tutta la modernità di questo pontefice: capace di usare riferimenti colti e popolari per lanciare messaggi di unità, dialogo e misericordia.

        La fede può suonare come una sinfonia

        Papa Francesco è stato un uomo che parlava dritto al cuore della gente, anche con la musica. Con un’attitudine speciale per l’ascolta, citava i grandi della musica mondiale, consigliava brani per l’anima. Impossibile non ricordare il suo videomessaggio andato in onda durante l’ultimo festival di Sanremo, che conteneva un messaggio:

        La musica è bellezza, la musica è strumento di pace. È una lingua che tutti i popoli, in diversi modi, parlano e raggiunge il cuore di tutti. La musica può aiutare la convivenza dei popoli.
        Penso, in questo momento, a mia mamma che mi raccontava e mi spiegava alcuni brani di opere liriche facendomi conoscere il senso di armonia e i messaggi che la musica può donare. Penso direttamente a tanti bambini che non possono cantare, non possono cantare la vita, e piangono e soffrono per le tante ingiustizie del mondo, per le tante guerre, le situazioni di conflitto. Le guerre distruggono i bambini. Non dimentichiamo mai che la guerra è sempre una sconfitta.

        in uno fra i tanti episodi informali che l’hanno visto protagonista nel quale, liberandosi dalle briglie del protocollo, si fece portare in un negozio di dischi a Roma per acquistare un vinile di musica classica. Un negozio che Papa Francesco conosceva bene, fin dai tempi in cui si recava a Roma in veste di sacerdote e poi come cardinale di Buenos Aires, nel periodo in cui aveva preso alloggio nella vicina Casa del Clero di via della Scrofa.

        In copertina su Rolling Stone

        Più volte in copertina su riviste come Rolling Stone, sia nella sua edizione americana che italiana, nel 2015 uscì Pope Francis – Wake Up!, l’album musicale con parole e preghiere dello stesso Bergoglio la cui uscita era stata annunciata, con gran fanfara mediatica, come il “disco prog” del Santo Padre. In un tempo di rumore stridente e distrazioni di ogni tipo, quasi sempre malsane, il Santo Padre ci ha insegna che anche una nota può diventare preghiera. Soprattutto da oggi dove, senza di lui, in molti si sentiranno un po’ più soli.

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          Il nostro grazie commosso a Papa Francesco: una luce che continuerà a guidarci

          Con la sua umiltà, il suo coraggio e il suo amore per gli ultimi, Papa Francesco ha lasciato un segno indelebile nella storia della Chiesa e dell’umanità.

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            Oggi, come direttore di LaCity Magazine e a nome di tutta la nostra redazione, desidero esprimere il nostro più profondo cordoglio per la scomparsa di Papa Francesco. La notizia della sua morte ci ha raggiunti all’alba, colpendoci nel cuore in un modo che è difficile descrivere. Non si spegne soltanto una delle figure più amate e rivoluzionarie della Chiesa cattolica contemporanea; si spegne una luce che ha illuminato, per oltre un decennio, il cammino del mondo intero, non solo dei fedeli.

            Jorge Mario Bergoglio è stato, e resterà, un esempio di rettitudine, coraggio e straordinaria applicazione del Vangelo nella vita concreta. In un’epoca in cui troppe volte la coerenza tra parole e azioni si è fatta labile, Papa Francesco ha saputo testimoniare con forza che la fede non è un concetto astratto, ma un impegno quotidiano fatto di gesti, ascolto e servizio.

            Il suo sorriso disarmante, la sua semplicità autentica, la sua voce ferma ma mai arrogante hanno incarnato una Chiesa capace di parlare al cuore di tutti. Francesco non ha mai cercato il consenso. Ha cercato l’incontro, il perdono, la verità. È stato il Papa dei ponti, non dei muri. Il Papa che non ha avuto paura di chinarsi davanti al dolore dei migranti, degli emarginati, dei poveri, degli scartati dalla società.

            Come non ricordare la sua solitudine eroica quella sera di pioggia, in una Piazza San Pietro deserta, durante la pandemia? In quell’immagine, che resterà per sempre scolpita nella memoria collettiva, c’era tutta la grandezza di quest’uomo: fragile e fortissimo, umile e immenso, capace di farsi piccolo davanti a Dio e di elevarsi come guida morale universale.

            Papa Francesco ci ha insegnato a vivere il Vangelo non come un elenco di precetti, ma come un movimento dell’anima verso l’altro. “Chi sono io per giudicare?”, disse nel 2013, cambiando in una sola frase la storia della Chiesa moderna. Con quell’umanità disarmante ha aperto nuove strade di inclusione e di misericordia, rimanendo sempre fedele alla verità più profonda della fede cristiana: l’amore.

            Anche nel momento più buio della Chiesa, quello delle ferite inferte dagli abusi, non ha taciuto. Non ha coperto, non ha voltato lo sguardo. Ha affrontato il dolore, ha chiesto perdono, ha imposto riforme. Con la forza mite di chi sa che la verità può far male, ma è l’unica strada che salva.

            Come direttore, come cristiano, come semplice essere umano, sento oggi il bisogno di dire grazie. Grazie per averci insegnato a non avere paura della tenerezza. Grazie per averci ricordato che il vero potere sta nel servire, e che l’autorità spirituale non si misura in privilegi ma in capacità di chinarsi sulle ferite del mondo.

            A Papa Francesco dobbiamo la rinascita di una Chiesa che, senza paura, ha camminato nei deserti dell’indifferenza per portare semi di speranza. Dobbiamo il coraggio di una voce che, sola tra i potenti della terra, ha saputo alzarsi a difesa del creato, degli ultimi, della dignità umana.

            La sua morte ci lascia un vuoto immenso. Ma la sua eredità è una promessa. È il Vangelo vivo che continua a chiamarci, ogni giorno, a essere operatori di pace, testimoni di amore, costruttori di fraternità.

            In queste ore di lutto e di preghiera, affido al cuore di ciascuno il suo ultimo, silenzioso insegnamento: vivere pienamente il tempo che ci è dato, seminando speranza anche nei terreni più aridi. Come lui ha fatto, instancabilmente, fino all’ultimo respiro.

            Da tutta LaCity Magazine, dal nostro cuore più autentico, salga una sola parola: grazie, Santo Padre. Continueremo a camminare sulle strade che ci ha indicato. E porteremo nel mondo, come meglio potremo, la luce che ci ha lasciato.

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              LaCity Mag ti sta cercando: vieni a lavorare con noi

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                Abbiamo attualmente tre posizioni aperte che intendiamo ricoprire al più presto e una di queste potrebbe fare al caso tuo…

                Nel dettaglio

                1. Risorsa junior da destinare al montaggio video, prevalentemente per il comparto social. Si occuperà di popolare gli account ufficiali con realizzazioni quotidiane. Competenze richieste: conoscenza dei tool di creazione contenuti, editing/compositing, video e graphic (Adobe: Premiere, After Effects, etc). Cerchiamo una persona che sia inoltre in grado di prendere il telefono e girare con smartness tutto quello che ci viene in mente, possibilmente in grado di sfruttare tecniche di AI. Oltre a questo, importante una personale passione per la cultura pop, i meme e le subculture digitali, appassionato di social YT, Meta e tutte le nuove piattaforme.

                2. Giornalista junior o candidato che desideri prendere il patentino, dotato di conoscenza del mondo dello spettacolo e dei principali personaggi che lo animano, dotato di una buona penna e desideroso di crescere, che conosca la SEO e le sue principali regole.

                3. Operatore video, dotato di attrezzatura propria, con esperienza. Verrà destinato alla realizzazione di interviste, reportage e sviluppo di format web.

                Dove rivolgersi

                La ricerca di tutte le posizioni riguarda nello specifico la sede di Milano e si rivolge all’uno e all’altro sesso. I candidati possono spedire un cv alla mail redazione@lacitymag.it, i profili ritenuti interessanti verranno richiamati.

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