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Moda e modi

Sciarpe, il tocco di stile per l’inverno: storia, varianti e consigli per scegliere quella giusta

Più di un semplice accessorio contro il freddo, la sciarpa è un elemento versatile che può trasformare un outfit. Ecco la sua evoluzione nel tempo, le varianti più popolari e come trovare quella perfetta per ogni occasione.

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    La sciarpa non è solo un capo essenziale durante la stagione fredda, ma un vero e proprio elemento di stile che ha accompagnato le mode per secoli. Dalle sue umili origini come protezione contro il freddo alle passerelle di alta moda, la sciarpa si è evoluta diventando una dichiarazione di personalità e gusto. Ma come è nata la sciarpa e come possiamo scegliere quella giusta per ogni look? Scopriamo insieme la sua storia, le varianti più amate e i consigli per trovare quella perfetta.

    Un po’ di storia: dalle origini militari ai dettagli di stile

    L’uso delle sciarpe risale a secoli fa. Si crede che le prime sciarpe siano state indossate dai soldati romani, che le usavano per proteggersi dal freddo e per identificare i diversi ranghi militari. Chiamate “focale”, venivano legate attorno al collo o alla vita come simbolo di distinzione. Anche nell’antica Cina le sciarpe venivano indossate dai soldati per segnare la loro posizione.

    Con il passare dei secoli, la sciarpa ha fatto il suo ingresso anche nel mondo della moda, diventando un accessorio non più riservato ai militari, ma diffuso tra le classi più elevate. Durante l’Ottocento, la sciarpa di cashmere e di seta divenne popolare tra le donne europee, aggiungendo un tocco di eleganza ai loro abiti.

    Oggi, la sciarpa è un accessorio che attraversa ogni cultura e stagione, amato da uomini e donne di tutto il mondo per la sua versatilità e capacità di elevare qualsiasi outfit.

    Le varianti più popolari: dalla lana alla seta

    Le sciarpe si presentano in un’infinità di materiali, forme e stili. Ecco alcune delle varianti più comuni:

    • Sciarpa in lana: La classica per eccellenza, perfetta per affrontare il freddo invernale. La lana, soprattutto quella merino o di cashmere, offre calore e morbidezza, risultando perfetta per le giornate più fredde.
    • Sciarpa in seta: Un accessorio leggero ma incredibilmente elegante. Le sciarpe in seta sono ideali per le mezze stagioni o per completare look più formali, donando un tocco sofisticato e chic.
    • Sciarpa in cotone: Leggera e traspirante, perfetta per le giornate autunnali più miti o per chi preferisce un tessuto più naturale. Spesso disponibile in colori vivaci e stampe originali, è ideale per look casual.
    • Sciarpa in cashmere: Il cashmere è il re dei tessuti di lusso. Morbido, leggero ma caldissimo, è la scelta perfetta per chi cerca il massimo comfort senza rinunciare allo stile.
    • Sciarpa a maglia: Il look più casual e cocooning. Perfetta per outfit invernali più rilassati, la sciarpa a maglia è spesso oversize e avvolgente, ideale per look urban o per il weekend.
    • Sciarpa infinity: Una variante moderna e pratica, la sciarpa “ad anello” si indossa facilmente senza doverla legare. Si avvolge attorno al collo più volte ed è perfetta per chi vuole un accessorio veloce e stiloso.

    Come scegliere la sciarpa giusta: consigli di stile

    Scegliere la sciarpa giusta può fare la differenza tra un look ben bilanciato e uno che sembra improvvisato. Ecco alcuni consigli per trovare quella perfetta per te:

    1. Considera il materiale: Se stai cercando una sciarpa per l’inverno, opta per materiali caldi come la lana o il cashmere. Se invece cerchi qualcosa per la mezza stagione, scegli una sciarpa in seta o cotone, che è più leggera e traspirante.
    2. Gioca con i colori: Le sciarpe sono un ottimo modo per aggiungere colore al tuo outfit. Se indossi abiti scuri, opta per una sciarpa colorata che dia vita al look. I toni neutri come il beige, il grigio o il cammello sono sempre eleganti, mentre i colori accesi come il rosso o il verde bosco possono diventare un punto focale.
    3. Stampe o tinta unita?: Una sciarpa a stampa può ravvivare un outfit semplice, mentre una tinta unita aggiunge un tocco di sobrietà. Se indossi un cappotto o un maglione molto colorato o fantasia, scegli una sciarpa a tinta unita per bilanciare il look.
    4. Attenzione alle proporzioni: Se hai un collo corto, evita sciarpe troppo voluminose che potrebbero appesantire la figura. Scegli una sciarpa più leggera e sottile. Al contrario, se vuoi aggiungere volume a un look più semplice, una sciarpa oversize o a maglia sarà perfetta.
    5. Lunghezza e forma: Le sciarpe lunghe e strette danno un tocco più moderno e minimal, mentre quelle più larghe e voluminose creano un effetto avvolgente e lussuoso. La scelta dipende dal tuo stile e dall’effetto che vuoi ottenere.

    Come indossarla: idee per ogni occasione

    • Nodo classico: Avvolgi la sciarpa attorno al collo e fai un nodo semplice, ideale per una giornata casual in città.
    • Sciarpa lunga e aperta: Lascia la sciarpa aperta sulle spalle, magari abbinata a un cappotto elegante, per un effetto raffinato e senza sforzo.
    • Effetto boho: Se vuoi un look più informale, avvolgi una sciarpa leggera in seta attorno al collo, lasciando che le estremità cadano morbide.

    Le sciarpe non sono solo funzionali, ma anche un accessorio che permette di giocare con lo stile e l’eleganza. Sia che tu preferisca una sciarpa di lana per affrontare l’inverno o una di seta per un tocco più raffinato, questo accessorio può davvero fare la differenza in qualsiasi look. E ricorda: il segreto è divertirsi e sperimentare!

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      Il risveglio dell’anima: perché la primavera fa bene anche alla mente

      L’arrivo della primavera migliora l’umore, riduce lo stress e ci spinge a riprendere contatto con noi stessi e con il mondo. Una rinascita silenziosa che la scienza conferma.

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        C’è qualcosa di magico nell’aria quando arriva la primavera. Lo sentiamo sulla pelle, negli occhi che si socchiudono al primo sole tiepido, nei respiri che si fanno più profondi mentre l’odore dei fiori invade le strade. Ma non è solo una suggestione romantica: la primavera ha effetti reali e misurabili anche sulla nostra mente. È una vera e propria stagione del benessere interiore.

        Il primo cambiamento parte dalla luce. Con le giornate che si allungano, aumenta la produzione di serotonina, il cosiddetto “ormone della felicità”. Non è un caso se molti psicologi parlano di “effetto primavera” per descrivere quel senso di leggerezza, energia e voglia di fare che ci invade dopo i mesi bui dell’inverno. Il nostro orologio biologico, messo a dura prova dal freddo e dalla mancanza di luce, torna a girare al ritmo giusto. E il buonumore non tarda ad arrivare.

        Anche il nostro corpo si risveglia. Le temperature più miti ci spingono naturalmente a muoverci di più: una passeggiata al parco, una corsa leggera, perfino il semplice atto di prendere il sole su una panchina diventano piccoli gesti di cura che influiscono sul nostro equilibrio psicologico. Il movimento stimola la produzione di endorfine, altre alleate preziose del nostro benessere, capaci di combattere ansia, stress e persino forme leggere di depressione.

        Non è solo una questione chimica, però. La primavera ci invita a guardare fuori, a riallacciare i legami con il mondo esterno dopo i mesi di chiusura domestica. Rivedere amici, partecipare ad attività all’aperto, vivere la città che si risveglia sono tutte esperienze che nutrono la mente. Ci ricordano che la vita è movimento, relazione, scambio.

        E poi c’è il potere terapeutico dei colori. Psicologi e cromoterapeuti concordano: il verde dei prati, il giallo dei narcisi, il rosa dei ciliegi in fiore non sono solo belli da vedere, ma parlano direttamente al nostro inconscio. Il verde rilassa e riequilibra, il giallo stimola l’ottimismo, il rosa infonde tenerezza e serenità. Un tripudio visivo che agisce senza che ce ne rendiamo conto, riportando armonia laddove l’inverno aveva lasciato stanchezza e malinconia.

        La primavera è anche il momento ideale per ripensare a se stessi. Non a caso, molti iniziano percorsi di crescita personale, fissano nuovi obiettivi o si concedono una pausa rigenerante proprio in questa stagione. È come se, insieme ai germogli, spuntassero anche i nostri desideri più autentici, quelli che durante l’inverno avevamo lasciato sopiti sotto il gelo delle preoccupazioni quotidiane.

        Persino la scienza, da tempo, ha dato ragione a questa sensazione collettiva. Studi pubblicati su riviste di psicologia e medicina dimostrano che l’esposizione alla luce naturale, tipica della primavera, può ridurre del 50% i sintomi della depressione stagionale e migliorare significativamente la qualità del sonno, l’energia e la capacità di concentrazione.

        Certo, non tutto avviene per magia. Chi si porta dietro ansie profonde o stress cronici non guarirà semplicemente uscendo in giardino. Ma la primavera offre una cornice perfetta per iniziare a prendersi cura di sé: un invito gentile, ma potente, a cambiare passo.

        Quindi sì, la primavera è molto più di una stagione: è una rinascita anche dell’anima. Non resta che aprire le finestre, lasciarsi attraversare dalla brezza tiepida, e ricordare a noi stessi che la bellezza — quella vera, che cura — spesso inizia da una semplice carezza di sole.

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          Quando la primavera ti illude e poi piove: il meteo dell’anima

          Si chiama malumore meteorologico e no, non è una scusa. Dopo mesi di grigio, speravi nella svolta, nel sole tiepido e nei maglioni dimenticati nell’armadio. E invece: pioggia, vento, umidità e una voglia crescente di urlare al cielo “Ma che ti ho fatto?”.

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            C’è un tipo di delusione che non trovi nei libri di psicologia spicciola. Non ha a che fare con relazioni tossiche, né con il fallimento professionale. È più sottile, ma non meno fastidiosa: si chiama “malumore da primavera mancata”, ed è quella sensazione di stanchezza, irritazione e senso di tradimento che provi quando aprile ti aveva promesso il sole… e invece ti svegli con un cielo color cartoncino bagnato.

            È la delusione di chi aveva già preparato le sneakers bianche, aveva scelto il trench “quello giusto” e aveva persino osato una ceretta di troppo. Perché sì, la primavera è anche una questione di pelle nuda e di aria che profuma di gelsomino. Ma basta una perturbazione, un fronte atlantico che decide di fare una sosta imprevista, e tutto crolla: torna la coperta sul divano, l’umore sotto le scarpe e il cappotto che pensavi di aver detto addio fino a novembre.

            Non è solo il meteo: è il senso di ingiustizia cosmica che ti prende mentre guardi le previsioni e vedi pioggia per giorni, dopo che hai resistito a sei mesi di buio e freddo con la sola speranza che, prima o poi, sarebbe arrivato quel momento in cui ti svegli e dici: “Ecco, è primavera”. E invece no.

            E allora ti incupisci. Non hai voglia di uscire, né di sorridere. Ti prende un’irritazione passiva-aggressiva verso chiunque ti dica “ma serve per la natura”. Lo sai che serve. Ma adesso serviva anche un po’ di luce, un maglione in meno, un pomeriggio a camminare senza ombrello, un cielo da fissare e sentirsi migliori.

            In fondo, il meteo è lo specchio dell’umore collettivo. E se ci metti anche le allergie, le mezze stagioni che non esistono e le giornate che sembrano schizofreniche – 8 gradi al mattino, 22 a pranzo, e vento a tradimento al tramonto – capisci perché la gente si sveglia arrabbiata con la vita.

            La primavera, quando si fa attendere troppo o si presenta con il muso lungo, è come quella persona che ami da sempre e che finalmente arriva al vostro appuntamento… ma dimentica di dirti che in realtà oggi non può restare.

            E allora ci resti male, eccome. Anche se lo sapevi. Anche se in fondo, ogni anno, è sempre la stessa storia.

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              Benessere tossico: se non mediti almeno tre volte al giorno, sei una brutta persona

              La ricerca del benessere è diventata un’ossessione da manuale. Tra acque alcaline, docce fredde e coach motivazionali, ci siamo dimenticati come si vive senza cronometrare ogni respiro. E chi osa dire che è stanco, viene guardato come un peccatore.

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                Se ti svegli dopo le 7:00, bevi un caffè e non hai ancora fatto un respiro profondo consapevole… sei già in ritardo sulla tua giornata da essere umano evoluto. Perché oggi il benessere non è più una scelta: è un obbligo. E chi non lo persegue con fanatismo, rischia la pubblica gogna da parte dei nuovi sacerdoti del wellness.

                Il mantra è chiaro: devi dormire almeno 8 ore, ma svegliarti comunque presto per fare esercizio a digiuno. Devi meditare, ma anche correre, ma anche ascoltare i podcast motivazionali mentre bevi acqua con limone e zenzero. Devi mangiare anti-infiammatorio, ma senza stressarti troppo (che poi ti infiammi).

                Il paradosso? Ci stanno dicendo che per rilassarci dobbiamo impegnarci come per una maratona. E se non segui la dieta perfetta, se non fai yoga almeno due volte a settimana, se non misuri i tuoi livelli di stress con una smartband che costa quanto un affitto… sei fuori. Sei tossico. Sei un caso umano.

                Nel frattempo i social pullulano di influencer che sembrano appena scesi da un ritiro spirituale in Himalaya, ma in realtà hanno solo fatto sei stories nella vasca piena di petali finti. E tu, che magari hai solo voglia di startene in pigiama senza masticare semi di chia, vieni preso da un senso di colpa cosmico.

                C’è chi si fa la doccia ghiacciata all’alba e chi pubblica foto di barrette proteiche accanto al diario della gratitudine. Ma se dici che hai avuto una giornata di merda, la risposta sarà: “Hai provato a ringraziare l’Universo per le difficoltà?”

                No, grazie. A volte uno vuole solo lamentarsi, magari con un panino in mano e il frigo pieno di colpe. E sì, va bene il benessere, va bene la cura di sé. Ma siamo arrivati al punto che non si può più essere normali. Che se non prendi almeno due integratori al giorno non sei abbastanza. Che se non vai in palestra ti dicono che “non ti vuoi bene”.

                Forse è il caso di ricordare che il benessere vero è quello che non ti fa sentire in difetto. Che ti lascia respirare senza contare fino a dieci. Che non ti giudica se ogni tanto vuoi solo una pizza e una serie tv senza sensi di colpa.

                Perché se la ricerca della salute ti fa venire l’ansia, allora non è benessere. È marketing. E pure tossico.

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