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Calcio

Vieri e Zidane: un’amicizia nata a tavola della mamma del campione italiano

Christian Vieri è uno dei personaggi più amati e discussi del calcio italiano. In una intervista al quotidiano inglese The Guardian racconta del suo amico Zidane e della moto di Salas.

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    Vabbè l’esuberanza e la schiettezza di Christian Vieri, detto Bobo, è rinomata e risaputa. Sia quando era un calciatore professionista sia, e soprattutto, da quando è diventato un semi divo della tv e dei social. Il bomber indimenticato del calcio italiano, è stato intervistato dal quotidiano inglese The Guardian spesso a caccia di notizie oltre la cronaca. L’ex centravanti dell’Internazionale FC durante l’intervista ha svelato un curioso retroscena sul suo rapporto con l’altrettanto indimenticabile Zinédine Zidane. L’ex attaccante nerazzurro ha raccontato di come, nonostante le personalità così diverse, lui e il campione francese avessero instaurato un profondo legame. Ah si e come? “Zidane è un uomo silenzioso, quasi riservato. Per questo, quando eravamo compagni di squadra, lo portavo spesso a casa mia a cena. Mia madre lo accoglieva con calore e lui si rilassava, godendosi la compagnia e il buon cibo e delle ricette che mia madre gli svelava“.

    Una passione per lo sport che va oltre il calcio

    Durante l’intervista Bobo si è lasciato andaread alcune confidenze. Ha raccontato anche qualche episodio che riguardava un altro suo ex compagno di squadra, ovvero Marcelo Salas l’irresistibile matador del Cile. “Salas era un tipo molto esuberante. Un giorno, dopo aver visto me in moto, decise di acquistare una Harley-Davidson. Purtroppo, la sua avventura in sella durò poco. Perchè la sua esuberanza lo fece finire contro un lampione per fortuna senza conseguenze fisiche“. Al The Guardian ha rivelato anche un’altra sua passione che non si conosceva: il cricket. L’ex calciatore ha confessato di essere un grande appassionato di questo sport e di aver seguito con grande attenzione le gesta dei giocatori australiani.

    Bobo Vieri: dal campo alla tv…

    Da quando ha appeso le scarpette al chiodo, Christian Vieri è diventato un volto noto del mondo dello spettacolo e della televisione italiana. Ha partecipato a numerosi programmi televisivi, dimostrando un grande senso dell’umorismo e una simpatia che lo hanno reso uno dei personaggi più amati dal pubblico. Un talento innato per la comicità e per l’intrattenimento. E la carriera calcistica…?

    … una strada costellata di successi!

    La carriera di Vieri è stata segnata da numerosi successi e da gol indimenticabili. Dopo aver esordito in Serie A con il Torino, ha vestito le maglie di Juventus, Lazio, Inter, Milan, Monaco e Atalanta, tra le altre. Con la maglia nerazzurra ha vissuto gli anni più felici della sua carriera, diventando uno degli attaccanti più prolifici del campionato italiano. In Nazionale ha totalizzato 49 presenze e 23 reti. Un vero bomber. Basterebbe ricordare che, assieme a Paolo Rossi e a Roberto Baggio, con 9 reti segnate è il capocannoniere azzurro nella storia dei Mondiali, avendo messo a segno 5 marcature a Francia ’98 e 4 a Giappone/Corea del Sud 2002.

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      Calcio

      Milioni in banca, ma stress da record: il sindacato dei calciatori chiede più pause

      FifPro propone dodici misure per proteggere la salute dei giocatori, tra cui otto settimane di pausa tra le stagioni e un limite al numero di partite.

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        Essere un calciatore professionista può sembrare il sogno perfetto: milioni di euro di stipendio, stadi gremiti e gloria internazionale. Eppure, secondo il sindacato mondiale dei calciatori (FifPro), la realtà dietro le quinte è molto meno dorata. Il carico di lavoro sulle stelle del pallone è talmente elevato che un team di 70 esperti ha richiesto dodici misure di sicurezza per salvaguardarne la salute fisica e mentale. La proposta principale riguarda una pausa di otto settimane tra una stagione e l’altra, suddivisa in quattro settimane di ferie (di cui due completamente prive di impegni mediatici o ufficiali) e quattro di recupero. Ma con il Mondiale per Club dal 14 giugno al 13 luglio, e l’avvio dei principali campionati europei in agosto, questa regola sembra già destinata a essere disattesa.

        Più pause, più riposo e meno social

        La FifPro insiste anche sull’introduzione di una settimana obbligatoria di riposo a metà stagione. Non solo. Vorrebbe l’imposizione di almeno un giorno libero a settimana, e una particolare attenzione ai giocatori under 18, che rischiano di subire un sovraccarico eccessivo. Secondo il professor Vincent Gouttebarge, direttore medico del sindacato, il problema va affrontato con urgenza. “Se siamo tutti d’accordo che la salute viene prima di tutto, dobbiamo implementare queste misure di protezione”, afferma, sottolineando la pressione fisica e mentale cui sono sottoposti i calciatori.

        Non ci sono regolamenti internazionali per tutti i calciatori

        L’obiettivo del sindacato è ottenere standard globali nel calcio internazionale, dove ancora oggi non esistono regolamenti chiari per tutelare gli atleti. “Così come i lavoratori edili necessitano di dispositivi di sicurezza e i piloti hanno periodi di riposo obbligatori, i calciatori hanno bisogno di tutele concrete”, sostiene FifPro. Oltre alle dodici misure di base, la maggioranza degli esperti (tra il 60 e il 74%) si è espressa a favore di limitazioni sul numero di partite stagionali e di una programmazione più flessibile per ridurre i rischi di infortuni.

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          Calcio

          Biglietti a 1 euro e identità fasulle: lo sfottò dei tifosi del Genoa ai cugini blucerchiati diventa un caso

          Doveva essere una festa per pochi intimi, ma si è trasformata nell’ennesima figuraccia blucerchiata. La Samp, retrocessa sul campo e ripescata dalla Lega con un atto di prestidigitazione, ora si fa beffare anche dai rivali che intasano il sistema biglietti con nomi assurdi. E il club minaccia denunce.

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            La chiamavano “squadra simpatia”, ma forse era solo un errore di gioventù. Oggi la Sampdoria somiglia più a una parodia di se stessa che alla squadra di Vialli e Mancini. E il bello è che stavolta non c’entra il campo, ma i biglietti. Sì, perché in vista della sfida dei playout contro la Salernitana, la società ha avuto la brillante idea di offrire i tagliandi agli abbonati al prezzo simbolico di un euro. Offertona. Peccato che centinaia di quei biglietti siano finiti in mano (si fa per dire) a tifosi del Genoa che hanno preso la palla al balzo per organizzare una goliardata memorabile.

            Risultato? Il sistema online si è riempito di ordini con nomi tipo Guido Scooterata nato a Crotone, Abe Linato, Dino Sauro, Rosa Culetto, Felice Ciampi Sellone e – perché no – Diego Milito e Franco Scoglio. Alcuni ci hanno infilato pure Michele Misseri e Alberto Stasi, tanto per non farsi mancare il cattivo gusto. Un vero carnevale dell’identità fittizia, con l’unico scopo di far sparire i posti riservati ai tifosi doriani e lasciare spalti vuoti al Ferraris.

            Il club, avvisato dal tam-tam online e da qualche imbarazzante lista di nominativi degna di un cinepanettone, ha iniziato ad annullare i biglietti, minacciando sanzioni legali e denunce. Ma la toppa è peggio del buco. Il comunicato con toni da codice penale ha solo acceso il sarcasmo: «I trasgressori sono perseguibili per legge»? Forse. Ma intanto ridono tutti.

            La verità è che la Samp, ripescata ai play out dopo essere retrocessa sul campo, per grazia ricevuta e per un regolamento degno di una tombolata di fine anno, ha ormai perso anche la narrazione positiva. Da “miracolata” a “ridicolata” il passo è stato breve. E se la salvezza non l’ha conquistata sul campo, nemmeno l’ironia l’ha saputa giocare fuori. Perché se i cugini rossoblù sono maestri dello sfottò, a Marassi sponda doriana si risponde con la rigidità di chi non sa più ridere nemmeno di sé stesso.

            L’impressione è che questa Sampdoria non sappia più gestire nulla, nemmeno l’umorismo. E quando cominci a perdere perfino quello, vuol dire che ti restano solo le minacce legali e le figuracce. Altro che spirito sportivo. Altro che fair play. Qui si sta affondando, e neanche col sorriso.

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              Calcio

              Paola Ferrari senza freni: “Gravina doveva intervenire subito, Spalletti ha sbagliato tutto”

              Paola Ferrari, volto storico della Rai, commenta il crollo azzurro: “Due Mondiali sfumati senza cambiamenti strutturali. Serve un motivatore vero, non a caso si parla di Mourinho”

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                Vedere la Nazionale ridotta a questo stato «mi dà un grande dolore, ma è anche un’offesa, come italiana, ai valori fondamentali dello sport». Paola Ferrari, storica giornalista Rai protagonista dei grandi trionfi azzurri, rilascia un’intervista sul flop dell’Italia dopo l’addio di Spalletti.

                La giornalista riconosce a Gravina il merito iniziale di aver scelto un tecnico di successo dopo il trionfo del Napoli, «la scelta migliore possibile», ma accusa il presidente federale di non essersi reso conto in tempo che «il matrimonio tra la Nazionale e Spalletti non funzionava, perché lo aveva capito tutta l’Italia». Dopo un Europeo definito «un film horror di Dario Argento», l’errore sarebbe stato continuare a insistere, perdendo mesi cruciali.

                Paola Ferrari si dichiara convinta che fosse necessario cambiare subito: «Ogni minuto perso è stato un errore, anche per Spalletti stesso. Lui troverà un’altra panchina prestigiosa, se lo merita… Quando perdi mesi fondamentali, vuol dire che hai già messo una mano sulla possibilità che non andremo per la terza volta consecutiva al Mondiale».

                Nonostante tutto però resta ottimista: «Andremo al Mondiale? Sì, perché sono un’ottimista. Ma la verità è che abbiamo il 50% di possibilità. Probabilmente dovremo affrontare di nuovo i playoff». E avverte: «Per due volte siamo rimasti fuori dal Mondiale e non è cambiato nulla nel sistema calcio italiano. Non si è evoluto. Questo è gravissimo».

                Ferrari ricorda come grandi storie come quella di Baggio — arrivato per rifondare il settore giovanile — o Maldini abbiano faticato a trovare spazio nel sistema: «Quando lascia andare via personaggi come Baggio o Maldini… significa che questo è un calcio che si guarda allo specchio, ma non per migliorarsi».

                Per il futuro serve un allenatore con la “cazzimma” di Antonio Conte, capace di far giocare la squadra con passione: «Serve un motivatore, uno per cui la squadra sia disposta a buttarsi nel fuoco. Ecco perché è uscito il nome di Mourinho… Io avrei voluto Conte». Ferrrari valuta anche De Zerbi per un progetto pluriennale, «se supportato davvero».

                Non risparmia critiche neppure colui che fu considerato tecnico di successo: Simone Inzaghi «deve avere le spalle larghe», 25 milioni in Arabia richiedono «certi valori». Su Ranieri, che ha declinato l’offerta di guidare la Nazionale, comprende la scelta: «Ha fatto una scelta di vita… è coerente. Lo rispetto».

                Il discorso si allarga poi allo stato attuale del calcio nazionale: Mondiale per Club, spot pubblicitari e conduttrici TV non si sottraggono alla sua analisi. Critica invece lo stile di Diletta Leotta — «non piace per un certo tipo di stile» — e approva l’eliminazione dai palinsesti di uno spot giudicato “orrendo” per i bambini.

                In definitiva, Paola Ferrari lancia un messaggio netto: «Serve un grande condottiero, uno capace di motivarli sui valori veri. Gattuso? Non basta. Io domani vorrei Mourinho. E per il lungo periodo… De Zerbi». Solo con una nuova leadership, passa il monito, il calcio azzurro potrà uscire davvero dalla crisi.

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