Connect with us

Beauty

Il freddo e l’inverno: come influenzano l’umore e quali integratori scegliere per affrontarli al meglio

Dal calo dell’energia alla tristezza invernale, ecco come affrontare al meglio i mesi più freddi grazie a integratori specifici e semplici abitudini.

Avatar photo

Pubblicato

il

    L’inverno non porta con sé solo freddo e neve, ma anche una serie di cambiamenti che possono influire sul nostro benessere fisico e mentale. Le giornate più corte e la minore esposizione alla luce solare possono causare un calo dell’energia, sbalzi d’umore e perfino la SAD (Sindrome Affettiva Stagionale). Tuttavia, con un’alimentazione equilibrata, il giusto apporto di nutrienti e alcuni integratori specifici, è possibile affrontare i rigori dell’inverno con forza e vitalità.

    Come il freddo e l’inverno influiscono sull’umore

    1. Riduzione della luce solare
      La minore esposizione al sole riduce i livelli di serotonina, l’ormone del benessere, e può compromettere il ritmo circadiano, portando a stanchezza e tristezza.
    2. Calo di vitamina D
      Durante l’inverno, è difficile ottenere abbastanza vitamina D attraverso l’esposizione al sole. Questa carenza è spesso associata a depressione e stanchezza.
    3. Aumento del cortisolo
      Il freddo e le condizioni climatiche sfavorevoli possono aumentare i livelli di stress, portando a un eccesso di cortisolo, l’ormone dello stress.
    4. Riduzione dell’attività fisica
      La tendenza a restare in casa limita l’attività fisica, un elemento essenziale per il benessere psicofisico.

    Integratori utili per affrontare l’inverno

    1. Vitamina D
      È l’integratore principale per combattere la carenza di luce solare. Aiuta a regolare l’umore, supporta il sistema immunitario e migliora la salute delle ossa.
    2. Omega-3
      Gli acidi grassi essenziali sono utili per mantenere la salute del cervello, migliorare l’umore e ridurre l’infiammazione.
    3. Magnesio
      Perfetto per contrastare stanchezza, stress e tensioni muscolari.
    4. Vitamine del gruppo B
      Fondamentali per il metabolismo energetico e per il supporto del sistema nervoso.
    5. Ashwagandha e rodiola
      Questi adattogeni naturali sono utili per ridurre i livelli di cortisolo e aumentare la resistenza allo stress.
    6. Melatonina
      Se il cambio di stagione altera il sonno, la melatonina può aiutare a ristabilire il ritmo circadiano.

    Consigli pratici per affrontare il freddo con energia

    • Esporsi alla luce naturale: Approfitta delle ore di sole per fare una passeggiata all’aperto. Anche pochi minuti al giorno possono migliorare l’umore.
    • Praticare attività fisica: L’esercizio aumenta i livelli di endorfine e migliora l’energia.
    • Seguire una dieta bilanciata: Frutta e verdura di stagione, come agrumi, cavoli e carote, offrono vitamine e minerali essenziali.
    • Curare il sonno: Dormire bene è fondamentale per affrontare le giornate con vitalità.

    L’inverno può rappresentare una sfida, ma con il giusto approccio e qualche aiuto mirato, è possibile trasformarlo in un’opportunità per prendersi cura di sé. Gli integratori possono essere un valido supporto, ma è sempre importante abbinarli a uno stile di vita sano e attivo. Se necessario, consulta il tuo medico o nutrizionista per individuare le soluzioni più adatte alle tue esigenze.

      SEGUICI SU INSTAGRAM
      INSTAGRAM.COM/LACITYMAG

      Beauty

      La bellezza come cura: il nuovo volto del make-up consapevole

      Tra psicologia e autocura, si afferma una nuova visione del beauty: prendersi cura del corpo per riconoscersi, non per nascondersi.

      Avatar photo

      Pubblicato

      il

      Autore

      La bellezza come cura

        “Mi trucco per piacermi, non per nascondermi.” È più di una frase da social: è il manifesto di una rivoluzione silenziosa che sta cambiando il modo in cui viviamo la bellezza. Dopo anni di standard estetici irraggiungibili, di filtri e perfezione digitale, la cura di sé torna ad essere un gesto di autenticità e consapevolezza.

        Secondo un report di The Global Wellness Institute, il mercato del “mindful beauty” — prodotti e rituali pensati per il benessere mentale — è in costante crescita e vale ormai oltre 1,5 miliardi di dollari nel mondo. Non è più solo questione di estetica: è psicologia applicata al quotidiano.

        Skincare come rituale di equilibrio

        Negli ultimi anni, la skincare ha smesso di essere una sequenza di passaggi obbligati per diventare una forma di meditazione domestica. Pulire, idratare, massaggiare il viso: piccoli gesti che rallentano il ritmo e restituiscono una sensazione di presenza.
        “La cura della pelle è una pratica di autocompassione”, spiega la psicologa Elisa Canali, esperta di psicologia dell’immagine. “Quando ci prendiamo cura del nostro corpo, comunichiamo al cervello un messaggio di valore personale. È un modo concreto per dire: mi vedo, mi ascolto, mi rispetto.”

        Le neuroscienze confermano che la routine di bellezza attiva i circuiti della gratificazione, stimolando serotonina e dopamina. Non è solo vanità: è biologia del benessere.

        Il make-up come linguaggio dell’identità

        Il trucco non è più sinonimo di finzione, ma di espressione personale. Sulle passerelle e nei social, si celebra la libertà di mostrarsi per come si è — o per come ci si sente, quel giorno.
        Brand come Glossier, Fenty Beauty o Rare Beauty hanno costruito il proprio successo su un messaggio chiaro: il make-up non serve a correggere, ma a raccontare.

        Lo conferma anche un’indagine di Mintel del 2024: l’80% delle consumatrici europee afferma di preferire look “naturali” e texture leggere, legate al concetto di “clean beauty”. Un ritorno alla pelle reale, alle lentiggini, alle rughe, alle imperfezioni vissute come segni di vita, non come difetti da cancellare.

        Corpo e mente, un legame visibile

        La psicologia dell’immagine lo sostiene da tempo: la cura estetica influisce sullo stato d’animo e sulla percezione di sé.
        Uno studio pubblicato sul Journal of Cosmetic Science ha dimostrato che il trucco può migliorare la fiducia in sé stessi e ridurre i livelli di ansia sociale, non per effetto dell’aspetto esteriore, ma perché rafforza il senso di controllo e presenza.

        “Non esiste un confine netto tra salute mentale e cura del corpo,” spiega la dermatologa e psicosomatista Maria Luisa Rossi. “Quando una persona si guarda allo specchio e si piace, non è superficialità: è equilibrio psicofisico.”

        Autenticità come nuovo ideale

        Anche le campagne pubblicitarie stanno rispondendo al cambiamento. Marchi come Dove, L’Oréal e Kiehl’s hanno abbandonato i volti ritoccati per mostrare pelli vere, età diverse e corpi non convenzionali.
        La bellezza si sta trasformando da obiettivo a linguaggio, da apparenza a consapevolezza. Non si tratta più di cambiare volto, ma di abitare la propria immagine con rispetto e verità.

        La bellezza come alleata dell’anima

        La bellezza non guarisce, ma accompagna. Non sostituisce la terapia, ma la integra nel quotidiano, trasformando la cura di sé in un gesto di presenza.
        Prendersi cinque minuti per stendere una crema, un rossetto o un profumo diventa un modo per dirsi “io ci sono”.
        E, in un tempo in cui tutto corre e nulla dura, riconoscersi davanti allo specchio è già un atto rivoluzionario.

          Continua a leggere

          Salute

          Antidepressivi: perché smettere all’improvviso può far stare male — e quando assumerli a lungo è giusto

          Gli esperti spiegano che non sempre serve prenderli “a vita”, ma in alcuni casi il trattamento prolungato è la scelta più sicura per evitare ricadute.

          Avatar photo

          Pubblicato

          il

          Autore

          Antidepressivi

            Smettere di colpo un antidepressivo può far sentire improvvisamente peggio. Mal di testa, tremori, sbalzi d’umore, insonnia, ansia o una sensazione di “testa ovattata”: sono alcuni dei sintomi più frequenti che possono comparire quando si interrompe bruscamente la terapia.
            Non si tratta di una dipendenza, ma della cosiddetta sindrome da sospensione, un insieme di disturbi fisici e psicologici dovuti alla rapida riduzione della serotonina, il neurotrasmettitore su cui agiscono molti antidepressivi.

            Un equilibrio che non si può spegnere da un giorno all’altro

            Gli SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina), come sertralina, fluoxetina o escitalopram, hanno una funzione di regolazione dell’umore che si stabilizza nel tempo. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, la sospensione improvvisa può alterare questo equilibrio e generare reazioni simili a una ricaduta depressiva, pur non essendolo.
            Per questo, ogni interruzione deve essere guidata dal medico, che stabilisce una riduzione graduale delle dosi nell’arco di settimane o mesi.

            “La mente e il corpo hanno bisogno di tempo per riadattarsi”, spiega la psichiatra americana Sharon Salz, docente alla Harvard Medical School. “Sospendere troppo in fretta può confondere il paziente, che crede di stare peggiorando, quando in realtà sta solo attraversando una fase di adattamento fisiologico”.

            Antidepressivi a vita? Non sempre, ma a volte sì

            Una delle domande più frequenti riguarda la durata del trattamento. Gli esperti concordano: non esiste una regola valida per tutti.
            Secondo le linee guida dell’American Psychiatric Association e del NHS britannico, dopo un primo episodio di depressione è consigliato continuare la terapia per almeno 6-12 mesi dopo la scomparsa dei sintomi, per consolidare i risultati ed evitare ricadute.

            Se però la persona ha avuto più episodi depressivi nel corso della vita, oppure soffre di disturbi d’ansia o dell’umore ricorrenti, il medico può raccomandare un trattamento a lungo termine o addirittura a tempo indefinito. Non per creare dipendenza, ma per stabilizzare l’equilibrio neurochimico e prevenire nuove crisi.
            Come spiega il Ministero della Salute, “in molti casi l’uso prolungato degli antidepressivi è sicuro e ben tollerato, purché si mantenga un monitoraggio medico regolare”.

            La differenza tra ricaduta e recidiva

            Molti pazienti che sospendono la terapia riferiscono di sentirsi “di nuovo depressi” dopo qualche settimana. Ma non sempre si tratta di una vera ricaduta.
            Gli psichiatri distinguono tra:

            • Sindrome da sospensione, cioè sintomi temporanei causati dall’interruzione del farmaco;
            • Ricaduta, ossia il ritorno dei sintomi dello stesso episodio di depressione;
            • Recidiva, un nuovo episodio depressivo dopo mesi o anni di benessere.

            Capire la differenza è fondamentale per decidere se riprendere il farmaco o intervenire in altro modo, ad esempio con psicoterapia cognitivo-comportamentale, tecniche di rilassamento o modifiche dello stile di vita.

            Psicoterapia e supporto: l’altra metà della cura

            Gli antidepressivi agiscono sui sintomi, ma non risolvono da soli le cause profonde della sofferenza emotiva. Per questo, la combinazione con un percorso psicologico rimane la strategia più efficace, soprattutto nel medio e lungo termine.
            Studi pubblicati su The Lancet Psychiatry mostrano che la terapia cognitivo-comportamentale, associata o successiva al trattamento farmacologico, riduce del 40% il rischio di recidiva rispetto all’uso dei soli farmaci.

            Sospendere gli antidepressivi è possibile, ma deve essere un percorso condiviso con lo specialista, non una decisione improvvisata.
            In alcuni casi, il trattamento prolungato è la chiave per mantenere il benessere e prevenire nuove crisi; in altri, può essere gradualmente ridotto fino alla sospensione completa.
            Come ricordano gli esperti, la vera guarigione non è solo smettere il farmaco, ma ritrovare equilibrio, autonomia e fiducia nel proprio percorso di cura.

              Continua a leggere

              Salute

              Spazzolino sotto accusa: come evitare il nido di germi nel bagno

              Piccolo, indispensabile e spesso trascurato: lo spazzolino da denti può diventare un vero concentrato di batteri se non lo si cura nel modo giusto.

              Avatar photo

              Pubblicato

              il

              Autore

              Spazzolino

                Potrebbe sembrare innocuo, ma lo spazzolino da denti è uno degli oggetti più contaminati della casa. Secondo una ricerca dell’American Dental Association (ADA), sulle sue setole possono annidarsi centinaia di migliaia di batteri, tra cui streptococchi e coliformi fecali. Un rischio invisibile, spesso sottovalutato, che però può compromettere l’igiene orale e, in alcuni casi, la salute generale.

                Il pericolo invisibile del bagno

                Il bagno è un ambiente umido, caldo e perfetto per la proliferazione microbica. Quando tiriamo lo sciacquone con il coperchio aperto, minuscole goccioline contaminate – il cosiddetto “toilet plume” – possono depositarsi sulle superfici circostanti, incluso lo spazzolino. Secondo studi condotti dal National Institutes of Health (NIH), i batteri possono sopravvivere sulle setole fino a 48 ore, soprattutto se restano bagnate o chiuse in contenitori non ventilati.

                Gli errori più comuni

                Il primo sbaglio è riporre lo spazzolino troppo vicino al wc. Idealmente dovrebbe stare ad almeno un metro di distanza, in posizione verticale, così da asciugarsi all’aria. Un altro errore diffuso è coprire la testina con tappi o custodie subito dopo l’uso: questo intrappola l’umidità e favorisce la crescita batterica.

                Molti poi non cambiano lo spazzolino abbastanza spesso. L’ADA raccomanda di sostituirlo ogni tre o quattro mesi, o anche prima se le setole appaiono consumate. Dopo un’influenza o una malattia infettiva, andrebbe sempre gettato e sostituito con uno nuovo per evitare reinfezioni.

                Pulizia e manutenzione: cosa fare davvero

                Dopo ogni uso, lo spazzolino va risciacquato con acqua calda per rimuovere residui di dentifricio e saliva. Una volta a settimana, può essere disinfettato immergendo la testina per pochi minuti in una soluzione di acqua e collutorio antibatterico, oppure in acqua ossigenata al 3%. Anche passarlo per un minuto sotto l’acqua bollente è un metodo efficace per ridurre la carica microbica.

                Per le famiglie, è importante non far toccare gli spazzolini tra loro: i germi possono facilmente passare da uno all’altro. In caso di bambini o persone immunodepresse, si possono usare coperture traspiranti o sterilizzatori UV certificati, ma solo come supporto, non come sostituto di una buona igiene.

                Ambiente e materiali contano

                Meglio evitare di lasciare lo spazzolino in armadietti chiusi o troppo umidi. Se possibile, conservarlo in una zona ventilata, lontano dal lavandino. Alcuni modelli più recenti hanno setole antibatteriche o manici in bambù naturale, ma l’efficacia antibatterica di questi materiali resta limitata nel tempo: non sostituisce una corretta manutenzione.

                Il gesto quotidiano che fa la differenza

                Lo spazzolino è uno strumento semplice, ma è anche un potenziale veicolo di microrganismi se trascurato. Una cura minima – risciacquo, asciugatura, sostituzione periodica – può evitare molti problemi. L’igiene orale, dopotutto, parte da lì: da un piccolo oggetto di uso quotidiano che merita più attenzione.

                Come ricorda l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la salute orale è parte integrante del benessere generale. E prendersi cura del proprio spazzolino significa, in fondo, prendersi cura di sé.

                  Continua a leggere
                  Advertisement

                  Ultime notizie

                  Lacitymag.it - Tutti i colori della cronaca | DIEMMECOM® Società Editoriale Srl P. IVA 01737800795 R.O.C. 4049 – Reg. Trib MI n.61 del 17.04.2024 | Direttore responsabile: Luca Arnaù