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Cinema

2027: sarà un anno davvero memorabile per tutti i Beatlemaniaci

La moltitudine dei fan della storica band e del cinema dovranno attendere fino al 2027 per vedere il primo capitolo di un’attesissima saga dedicata ai 4 di Liverpool, un film per ognugo. Nel frattempo, gli indizi lasciati dai protagonisti mantengono alta l’attenzione su quello che si preannuncia come uno degli eventi cinematografici più importanti degli ultimi anni.

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    Ogni membro dei 4 di Liverpool avrà il suo film: John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr. A dirigerli – garanzia di qualità – sarà il pluripremiato regista di American Beauty Sam Mendes. Saranno proprio loro i protagonisti di uno dei progetti cinematografici più originali degli ultimi anni: la storia della band più famosa della storia raccontata sul grande schermo in forma di biopic diviso in quattro film, ciascuno secondo il punto di vista di ogni membro del gruppo. Mendes ne ha annunciato l’arrivo nelle sale di tutto il mondo nel 2027 con una “cadenza innovativa e rivoluzionaria“… in linea con la storia dei Beatles.

    L’irlandese Paul Mescal potrebbe essere Paul

    Nel frattempo cominciano a fioccare le indiscrezioni su vari aspetti delle pellicole, a partire naturalmente dagli attori che avranno l’onore (e anche l’onere) di interpretare i leggendari musicisti. Durante un recente evento svoltosi alla Directors Guild of America di Los Angeles, Ridley Scott ha lasciato trapelare un dettaglio importante sul futuro dell’attore irlandese Paul Mescal. Durante una conversazione con Christopher Nolan, Scott ha spiegato che Mescal potrebbe non essere disponibile per il suo prossimo progetto, The Dog Stars. Il motivo sarebbe proprio uno dei film di Sam Mendes sui Beatles. “Paul è impegnatissimo, sta facendo quella roba sui Beatles,” ha affermato il regista de Il Gladiatore II.

    Lui per ora non conferma

    Nonostante Scott non abbia parlato dello specifico circa il ruolo di Mescal, sono in molti a credere che interpreterà Paul McCartney. Una indiscrezione che peraltro coincide con voci già circolate nel settore, che vedrebbero Mescal come la scelta ideale per il celeberrimo bassista mancino. Intervistato recentemente, Mescal – mantenendo per ora il riserbo – non ha confermato né smentito: “Sarebbe un sogno lavorare con Sam Mendes su una storia così iconica,” ha dichiarato.

    Con il benestare ufficiale da parte di tutti

    Il quadruplo, titanico progetto di Mendes è stata annunciato come un impegno ambizioso che esplorerà la vita di ciascun membro della band in quattro lungometraggi separati. Con un elemento di pregio in più: la produzione ha ottenuto il supporto ufficiale di Paul McCartney, Ringo Starr e delle famiglie Harrison e Lennon. L’attore Barry Keoghan sarebbe in trattative per interpretare Ringo Starr e, guarda caso, sta attualmente prendendo lezioni di batteria per prepararsi al ruolo. Altri nomi, come quello di Joseph Quinn, sono stati citati tra i possibili candidati per completare il cast.

    Sony ha collaborato con la Apple Corps

    La Sony Pictures diichiara che il progetto rappresenta un’iniziativa cinematografica senza precedenti, sia per la portata narrativa che per la strategia di distribuzione. La casa di produzione ha collaborato anche con Apple Corps, l’etichetta ufficiale dei Beatles, per garantire la massima autenticità delle storie che verranno realizzate.

    Gli “scarafaggi” al cinema

    Oltre ai loro numerosi album e singoli di successo, i musicisti inglesi hanno realizzato cinque lungometraggi legati ai loro album. A partire da A Hard Day’s Night nel 1964. Costruito intorno al clamoroso successo che riscossero fin dal loro esordio e alla passione sfrenata dei fan in quanto fenomeno musicale nuovo per l’epoca, il film servì da traino per lanciare l’omonimo album. L’ultimo è stato Let It Be, un documentario che comprende anche le famose scene del concerto d’addio tenuto dai Beatles sul tetto della loro casa discografica londinese. Decine di documentari, poi, sono stati realizzati sulla band, tra cui l’acclamato film di otto ore in tre parti di Peter Jackson, Get Back.

    Senza dimenticare i tanti biopic sulla band o suoi componenti apparsi su grande e piccolo schermo. Tra cui Nowhere Boy del 2009, dedicato all’adolescenza di John Lennon. Difficile da trovare ma molto carino è anche il delizioso Two of us (in italiano Due di noi), un film TV del 2000, che racconta dell’incontro avvenuto nel 1976 a New York fra John Lennon e Paul McCartney, sei anni dopo lo scioglimento dei Beatles. E soprattutto della sera in cui Lorne Michaels, in diretta alla tv americana, offrì una cifra da capogiro ai Beatles per riunirsi.

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      Cinema

      “I cocci rotti non si riaggiustano”: Micaela Ramazzotti riavvolge il nastro sul suo ex

      L’attrice torna alla ribalta con “30 notti con il mio ex”, ma è la sua vita privata ad attirare i riflettori: la separazione burrascosa da Paolo Virzì, l’amore ritrovato con Claudio Pallitto, una rissa pubblica e la riscoperta di sé. Un racconto che intreccia arte, emozioni e resilienza, tra cinema e realtà.

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        Il 17 aprile arriva nelle sale 30 notti con il mio ex di Guido Chiesa, una commedia per famiglie che segna il ritorno sul grande schermo di Micaela Ramazzotti. Ancora una volta interpreta una delle sue “pazzerelle”, personaggi eccentrici e vulnerabili, ma stavolta il copione sembra fondersi con la vita vera. Micaela non si nasconde più. Non solo nel film, ma soprattutto fuori dal set.

        La verità fa male (ma libera): la scelta di esporsi

        «La verità è bella perché è libera e ti mette in pace con te stessa», dichiara l’attrice. Dopo anni di silenzi, ha deciso di raccontare pubblicamente la sua verità, anche a costo di esporsi al giudizio. La separazione con Paolo Virzì non è stata indolore: accuse, insulti (“Brutta merda, mignotta”, le avrebbe urlato il regista), una lite che coinvolse anche il suo nuovo compagno Claudio Pallitto. «Quando c’è stata quella bufera, ho sentito cose brutte sul mio compagno. Mi hanno fatto male. Difendendolo, ho difeso anche me». Una presa di posizione netta, forte, che rivela una nuova Ramazzotti: più determinata, più consapevole.

        “I cocci a Roma finiscono al monte de’ cocci”: niente kintsugi, solo realtà

        Il film propone una riflessione delicata: è possibile ricostruire un rapporto finito? Ramazzotti risponde senza esitazioni: «Il kintsugi (l’arte orientale di riparare oggetti con l’oro, ndr) è poetico, ma non ci credo. Se si rompe qualcosa di profondo, resta rotto». E no, i cocci non si riaggiustano con l’oro: si buttano. Una dichiarazione che sembra una sentenza definitiva sul suo passato con Virzì. Nessuna possibilità di riconciliazione, solo l’accettazione delle crepe. E la forza di andare avanti.

        Una madre sincera, un’artista rinata

        Micaela non filtra nemmeno con i figli: «Con loro c’è sempre stata onestà intellettuale». Un esempio di maternità moderna, lontana dalla retorica zuccherosa. E come artista? Dice di essere cambiata. «Mi sentivo fragile, ho scoperto di essere una lottatrice». La famosa rissa con l’ex – dove avrebbe persino strappato e lanciato gli occhiali di Virzì – non è solo una scena da rotocalco, ma l’istantanea di un passaggio cruciale nella sua evoluzione personale e creativa.

        Dall’inferno al riscatto: l’amore con Pallitto e il futuro

        Claudio Pallitto, suo attuale compagno, presto marito, è stato bersaglio di critiche e commenti feroci. Ma Micaela lo ha difeso a spada tratta. «Non si attacca una persona per il fisico. Basta, se ne parla una volta sola. Colpo secco, stop». Una donna che si rialza, che non si lascia più mettere all’angolo, che trasforma le ferite in forza. Ramazzotti non solo torna al cinema, ma sembra voler riscrivere il proprio copione di vita: da protagonista, senza censure.

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          Cinema

          Il prossimo James Bond berrà tequila? Con Alfonso Cuarón potrebbe succedere…

          Il regista premio Oscar Alfonso Cuarón ha confermato le trattative per dirigere il prossimo film della saga di James Bond, ora nelle mani di Amazon MGM. Cosa succede quando l’eleganza britannica incontra la passione latina e se il genio dietro Roma prenderà davvero il timone?

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            Avete letto bene. Il celebre regista messicano Alfonso Cuarón ha rivelato di essere in trattativa per dirigere il prossimo capitolo dell’iconica saga di James Bond! Una notizia che ha scatenato entusiasmo e curiosità tra i fan del franchise. Dopo anni di eleganza british, intrighi internazionali e martini “agitati, non mescolati”, 007 potrebbe finalmente parlare… spagnolo?

            Da Roma a Londra (passando per Città del Messico)

            Cuarón, che non dirige un film dal 2018 — anno in cui ha trionfato agli Oscar con Roma — ha dichiarato:

            “C’è effettivamente questo progetto in discussione e ho il desiderio, se dovesse accadere, di rivisitare questa storia a modo mio”.

            Una dichiarazione che lascia intendere non solo un ritorno alla regia, ma anche un desiderio di reinventare Bond secondo la sua sensibilità cinematografica. E se pensiamo a quanto siano stati rivoluzionari film come Gravity o I figli degli uomini, il risultato potrebbe essere esplosivo.

            Amazon MGM cambia le carte in tavola

            Con l’acquisizione dei diritti della saga da parte di Amazon MGM, l’universo di 007 è pronto per una svolta epocale. I fan si aspettano innovazione, diversità e un tono meno “vecchia scuola”. Cuarón, con la sua visione umana e profonda, potrebbe essere la scelta perfetta per questa nuova era.

            Ma chi sarà il prossimo Bond?

            Ancora nessuna conferma sul volto che interpreterà James Bond, ma con Cuarón alla regia, c’è da aspettarsi un personaggio più sfaccettato, emotivamente complesso e, chissà, magari anche con radici culturali diverse. Un Bond meno freddo e più umano? Potremmo davvero essere di fronte al 007 più rivoluzionario di sempre.

            Uno 007 latinoamericano? Sì, grazie!

            Immagina le sequenze d’azione tra i mercati di Oaxaca, inseguimenti tra le piramidi maya o dialoghi intensi sullo sfondo del Día de los Muertos. Il tocco visivo e narrativo di Cuarón potrebbe arricchire l’universo di Bond con nuove prospettive culturali e visive.

            Il ritorno di un maestro

            Dopo anni di silenzio, Alfonso Cuarón potrebbe tornare dietro la macchina da presa con una delle saghe più amate al mondo. E se il progetto andasse in porto, ci aspetta un Bond mai visto prima: più passionale, più profondo, forse persino più reale.

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              Cinema

              “Francesca e Giovanni”: la grande storia d’amore e giustizia spezzata a Capaci

              “Francesca e Giovanni”, diretto da Simona Izzo e Ricky Tognazzi, sarà nelle sale dal 15 maggio, distribuito da Adler Entertainment. Ma stavolta al centro del racconto non c’è solo il coraggio professionale: c’è un amore vero, forte, tragico. Quello tra Francesca Morvillo, prima magistrata uccisa dalla mafia, e Giovanni Falcone.

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                Dopo il film di Michele Placido del 1993, che raccontava un’estate speciale con Beppe Fiorello nei panni di Paolo Borsellino e Massimo Popolizio in quelli di Giovanni Falcone, e dopo la miniserie televisiva con Massimo Dapporto, arriva ora al cinema un nuovo, toccante omaggio alla memoria del magistrato simbolo della lotta alla mafia.

                Un amore nella tempesta

                A interpretare Francesca è Ester Pantano, mentre Primo Reggiani veste i panni del giudice Falcone. Il film ripercorre gli anni più intensi della loro vita, fino al tragico attentato di Capaci del 23 maggio 1992, quando una carica di 500 kg di tritolo distrusse l’auto dei magistrati sull’autostrada A29, uccidendo anche gli agenti della scorta: Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani.

                La pellicola, scritta da Simona Izzo insieme a Felice Cavallaro e Domitilla Di Pietro, si apre nel 1979, in una Palermo segnata dalla guerra di mafia. Francesca Morvillo è sostituto procuratore presso il tribunale dei minori e conduce una vita riservata insieme al marito Giuseppe. Ma la chiamata a seguire un caso di parricidio la mette davanti a una realtà crudele: un adolescente ha ucciso il padre sotto gli occhi della madre, che sceglie il silenzio per difendere l’”onore” familiare. Francesca, ferma nei suoi principi, si scontra con un sistema giudiziario ancorato alla punizione, rifiutando compromessi. Per lei, la giustizia è soprattutto educazione e futuro.

                Quando l’incontro cambia il destino

                In un momento di crisi personale e professionale, Francesca incontra Giovanni. Da subito è chiaro che i due condividono una visione comune, valori forti e un senso della giustizia che li avvicina profondamente. Il loro amore nasce in un contesto difficile, cresce tra minacce, isolamento e una quotidianità costantemente in bilico. La loro unione diventa un rifugio e allo stesso tempo una forza: affrontano tutto insieme, sostenendosi reciprocamente.

                Ma la realtà non fa sconti. I momenti intimi si assottigliano sotto il peso delle indagini, delle pressioni, della consapevolezza del pericolo imminente. Anche il romanticismo deve piegarsi davanti alla durezza della lotta alla mafia. Eppure, fino all’ultimo, restano l’uno accanto all’altra, uniti da un legame profondo quanto la missione che li accomuna.

                Il dovere della memoria

                “Raccontare Francesca, far conoscere il suo amore per Giovanni e il suo impegno per la giustizia ci ha spinto a realizzare questo film”, spiegano Izzo e Tognazzi. “Ci sono storie che non possono essere dimenticate. Francesca è stata una pioniera del diritto minorile, la prima consigliera della Corte d’Appello di Palermo. Ma troppo spesso il suo nome è rimasto in ombra.”

                Il film ha ricostruito il contesto storico, sociale e umano quasi interamente attraverso il punto di vista di Francesca, esplorando con delicatezza anche la dimensione privata. Fondamentale, per gli autori, è stato il dialogo con il fratello della magistrata, il giudice Alfredo Morvillo, e con sua moglie Anna. “Con loro – racconta Izzo – abbiamo vissuto momenti molto toccanti, come la visita alla Chiesa di San Domenico a Palermo, dove oggi riposa Falcone. Lì, vicino alla sua tomba, c’è solo una targa per Francesca e per gli agenti di scorta. Una memoria troppo fragile per un sacrificio così grande.”

                Un film necessario

                “Francesca e Giovanni” è molto più di un film biografico: è un atto d’amore, un gesto civile, un modo per riportare alla luce la voce di una donna che ha scelto di non restare in silenzio. Insieme a Falcone, ha condiviso ideali, battaglie, timori e sogni. E con lui è morta, nell’attentato che ha segnato per sempre la storia della Repubblica. Un film che invita a ricordare, ma soprattutto a non dimenticare. Perché la giustizia, quella vera, ha spesso il volto silenzioso di chi ha amato fino all’ultimo respiro.

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