Italia
Blitz dei complottisti al Gemelli: “Il Papa è morto”, ma Ottavo e Bombolino sbagliano padiglione
Convinti che Papa Francesco sia già morto, due influencer romani si intrufolano nel Policlinico Gemelli, importunano suore e medici e si filmano mentre cercano prove inesistenti. Ma c’è un piccolo problema: hanno sbagliato padiglione.

La disperata ricerca di notorietà genera mostri, e quando questi mostri sono anche dei complottisti convinti, il risultato è tragicomico. Se non fosse che i due protagonisti di quanto è avvenuto domenica al Policlinico Gemelli di Roma, per rendersi ridicoli hanno rivoltato mezzo ospedale disturbando medici e infermieri e importunando malati e visitatori. La cronaca ci regala l’ennesimo spettacolo di stupidità a mezzo social, con protagonisti due improbabili investigatori del nulla: Ottavo Re di Roma, al secolo Giuseppe Basile, e Bombolino, al secolo Luca Antonio Domenici.
I due geni del male, già noti per imprese che fanno sembrare i video dei gattini dei contenuti da Premio Nobel, hanno deciso di lanciarsi in una missione di altissimo spessore giornalistico: scoprire la verità sulla presunta morte segreta di Papa Francesco. E fin qui, uno potrebbe anche farsi una risata. Peccato che il tutto sia stato condito da intrusioni in ospedale, molestie a suore e medici, monologhi complottisti degni delle peggiori osterie e un’ossessione per i numeri di piani che manco in un escape room.
Il primo della coppia di scienziati è Ottavo Re di Roma, uno che si distingue per un look – la barba mezza rosa e mezza azzurra – che sembra frutto di un’esplosione accidentale in un salone di bellezza e una capacità logica che fa impallidire un criceto sotto sedativi. Con la telecamera nascosta (malissimo) si aggira per i parcheggi del Gemelli, pone domande a caso ai passanti – perché si sa, se qualcuno ha la verità in tasca è sicuramente il primo medico stressato che esce dopo dodici ore di turno – e si chiede “Dove sta la scorta papale? Perché non c’è nessuno?”. Forse immaginando che a difesa di Francesco ci fosse una sorta di esercito di men in black.
Ma il capolavoro lo raggiunge quando, con la sicurezza di un luminare di cardiochirurgia, sentenzia sullo stato di salute del Pontefice: “Francesco ieri c’ha avuto due crisi respiratorie. Subito dopo ha fatto colazione. Tu me devi dì: una persona in quelle condizioni come fa a fare colazione?”. La risposta sarebbe semplice: perché non è morto… Ma nulla, Ottavo non demorde, perché a lui lo Stato non la racconta giusta.
E poi c’è Bombolino, il degno compare di questa epopea della miseria umana. Un uomo che, nella vita, si occupa di vendere profumi, ma che per qualche motivo ha deciso che il vero business è diventare l’Adam Kadmon delle fake news. Il 20 febbraio ha lanciato la sua sentenza, col tono di chi ha ricevuto la dritta direttamente dal Santo Spirito: “Il Papa non c’è più. È morto e non volete dircelo”. E siccome la realtà non è abbastanza per lui, ha persino deciso di tatuarsi il volto di Bergoglio con la data della presunta morte, che – a sentire il Nostradamus del discount – risalirebbe a metà febbraio.
Ovviamente, il buon Bombolino non si è fermato a questa sparata iniziale. Forte di una capacità investigativa degna di un detective da saldi di fine stagione, ha imitato il suo illustre compare e si è intrufolato nel Gemelli. Parlando a bassa voce come se fosse in una missione segreta, ha iniziato a girare per i corridoi ripetendo il suo tormentone: “Ma il Papa è morto? Il Papa dove sta?”. Un utente, tra i commenti, ha cercato di riportarlo alla ragione: “Guarda che non è quella l’ala dove si trova il Papa”. Ma il nostro 007 dei poveri non si è lasciato convincere: “Perché se è vivo non va alla finestra per dire che è tutto apposto?”. Certo, perché la cosa più logica per un uomo di 87 anni con una polmonite bilaterale e gravi problemi respiratori è mettersi a fare ciao ciao dalla finestra per rassicurare Bombolino e Ottavo.
A questo punto, la domanda è una sola: quanto ancora dovremo tollerare questi dementi? Il mondo dei social ha reso l’imbecillità una moneta di scambio e questi due, con la loro totale mancanza di dignità, ne sono la dimostrazione vivente. Un tempo la gente con teorie del genere veniva gentilmente allontanata dalle conversazioni serie e accompagnata fuori dal bar. Oggi invece trova un pubblico pronto a credergli e a mettergli pure like.
La morale della storia? Nessuna, se non l’ennesima conferma che Internet non ha reso le persone più intelligenti. Ha solo dato un microfono a chi avrebbe dovuto starsene zitto.
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Italia
Bollette elettriche: ecco gli sportelli che ti fanno risparmiare
Bollette, al via gli sportelli per lo sconto sulla luce (da 113 euro all’anno): ecco dove sono.

Risparmiare sulla bolletta della luce è possibile per 11,5 milioni di italiani, grazie a un servizio di consulenza gratuita che aiuta i cittadini vulnerabili a passare al Servizio a Tutele Graduali (STG), con uno sconto da almeno 113 euro all’anno. L’iniziativa, promossa dal deputato leghista Alberto Gusmeroli, permette agli utenti over 75, disabili, persone in difficoltà economica, chi utilizza apparecchi medicali e chi risiede in isole minori, di lasciare il mercato libero o il regime di maggior tutela per accedere all’STG. Tuttavia, il cambio può essere richiesto solo online ed è disponibile fino al 30 giugno 2025.
Sportello di consulenza: ecco i documenti necessari
Per facilitare il passaggio al STG, Gusmeroli, sindaco di Arona (Novara), ha aperto uno sportello dedicato per assistere i cittadini nella compilazione della richiesta. Il servizio, finanziato con fondi del PNRR, è attivo tre giorni alla settimana: martedì: 9:00 – 13:00 / mercoledì: 14:00 – 18:00 / venerdì: 8:30 – 11:30. Per effettuare il cambio di fornitore, è necessario portare: il documento d’identità, l’ultima bolletta elettrica, l’indirizzo email e numero di telefono, e l’IBAN (se si desidera la domiciliazione bancaria).
Bollette elettriche: è ora di cambiare
L’iniziativa, nata ad Arona, si sta espandendo velocemente anche in altri territori. Alcuni comuni del Piemonte, come Oleggio, Dormelletto, Pisano, Oleggio Castello e Macugnaga, hanno già attivato lo sportello. Prossimamente, apriranno punti di consulenza anche nel Cuneese, nel Torinese e in Toscana. Al di fuori del Piemonte, infatti, il servizio è già operativo a Massa in Toscana, città di Andrea Barabotti, co-firmatario dell’emendamento. Grazie a questa rete di assistenza, i cittadini vulnerabili potranno accedere più facilmente agli sconti previsti dal Servizio a Tutele Graduali, riducendo così le spese energetiche annuali. Una opportunità per migliorare l’accessibilità alle agevolazioni e semplificare il processo di cambio fornitore.
Italia
Il Conclave senza milanesi: una rottura storica per la Chiesa Ambrosiana
La diocesi più grande d’Europa esclusa dall’elezione del nuovo Papa. Escluse anche Berlino, Parigi, Lisbona, Vienna e Bruxelles.

Per la prima volta dal 1878, il Conclave che eleggerà il nuovo Papa, e inizierà il prossimo 7 maggio nella Cappella Sistina, non avrà alcun cardinale milanese tra gli elettori. Un evento che segna una rottura storica per la diocesi più grande d’Europa, con i suoi 5 milioni di battezzati. Milano, da sempre protagonista nelle vicende della Chiesa, si ritrova ora senza rappresentanza diretta in un momento cruciale per il futuro del cattolicesimo. Tra le diocesi escluse Milano non è sola. Infatti a non essere rappresentata al prossimo Conclave ci sono anche Berlino, Parigi, Lisbona, Vienna e Bruxelles. Tutte diocesi con una lunga tradizione e un peso storico importante che non avranno cardinali elettori del prossimo Papa.
La Chiesa più inclusiva voluta da Papa Francesco
Secondo gli esperti, questa scelta non è casuale, ma il frutto della visione di Papa Francesco, che ha voluto una Chiesa più inclusiva, dando maggior spazio a realtà meno centrali nel mondo cattolico. Monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per la Cultura della Curia di Milano, spiega che Bergoglio ha costruito un collegio cardinalizio diverso, selezionando personalità da aree meno tradizionali, con forti differenze culturali. “Ha invitato i cardinali a conoscere la Chiesa a partire dalle diversità”, dice Bressan. Se in passato il cattolicesimo era dominato dalle diocesi storiche europee, ora Francesco ha ribaltato gli equilibri, dando più peso alle Chiese periferiche.
Milano restata ai margini? No, è presente nei dicasteri vaticani
Nonostante l’assenza nel Conclave, Milano resta centrale nel Vaticano. Nel corso del suo pontificato Papa Francesco ha più volte dimostrato affetto per la Chiesa ambrosiana, accogliendo classi di preti e diaconi milanesi a Casa Santa Marta. Inoltre ha nominato numerosi vescovi ambrosiani per altre diocesi o ruoli chiave nei dicasteri vaticani. Don Enrico Castagna, rettore del Seminario arcivescovile di Venegono, conferma: “Non è un’esclusione, il ruolo di Milano non si definisce solo nel Conclave”. Quindi, più che una perdita di influenza, si tratta di una redistribuzione del potere nella Chiesa.
Le preoccupazioni dei fedeli laici
Se i sacerdoti sembrano accettare il cambiamento, tra i fedeli laici milanesi si percepisce una certa inquietudine. Marco Garzonio, ex presidente della Fondazione Ambrosianeum, teme che Milano possa perdere spazio nella Chiesa universale. “Spero che i valori dell’ambrosianità, dall’accoglienza all’integrazione, trovino comunque voce nel Conclave”, afferma. Anche Giovanni Colombo, ex responsabile dei Giovani dell’Azione Cattolica, non si rassegna: “Guardo il Duomo e mi ripeto: non è possibile che nessun ambrosiano entri in Conclave”. Questa assenza di Milano, Berlino, Parigi e Vienna dal Conclave segna comunque una trasformazione profonda nella struttura del cattolicesimo globale.
La Chiesa di oggi, meno eurocentrica, guarda ai territori emergenti, creando nuovi equilibri. Milano, con la sua millenaria tradizione, potrebbe ritrovarsi a ridefinire il proprio ruolo in un contesto ecclesiale sempre più internazionale e decentralizzato. Ma una cosa è certa: l’ambrosianità e la sua eredità continueranno a influenzare la Chiesa, anche senza cardinali nel Conclave. Il tempo dirà se questa nuova direzione sarà un successo o una perdita per la cattolicità europea.
Italia
AS Roma: sexgate all’amatriciana, Trigoria a luci rosse
Un video rubato, una fuga all’estero e una doppia esclusione: il sexgate di Trigoria si chiude senza colpevoli. Ecco tutti i dettagli sulla vicenda che ha scosso l’ambiente giallorosso, ora archiviata senza conseguenze disciplinari.

A Trigoria, quartier generale dell’AS Roma, è esploso un vero scandalo: un video a contenuto hot, girato nel corso di una relazione privata tra due dipendenti del club, è finito nelle mani sbagliate. A sottrarlo sarebbe stato un giovane calciatore della Primavera, allora minorenne, che con la scusa di una telefonata avrebbe trafugato il filmato dal cellulare della donna. La sua diffusione incontrollata tra i membri dello staff e i compagni di squadra ha scatenato un terremoto interno.
La fuga all’estero del responsabile e l’indagine senza esito
Secondo quanto certificato nella risposta ufficiale del ministro dello Sport Andrea Abodi, l’autore della sottrazione sarebbe un ex tesserato straniero, ormai rientrato nel suo Paese d’origine. Nonostante i ripetuti tentativi della procura federale di convocarlo per un interrogatorio, il calciatore non si è mai presentato, rendendo impossibile qualsiasi azione disciplinare. La giustizia sportiva, non avendo accesso ai dispositivi personali dei tesserati, si è trovata costretta a chiudere l’indagine.
Archiviazione e accordo economico
Il sexgate di Trigoria si è quindi concluso senza sanzioni formali. La dipendente coinvolta, in seguito a un accordo di riservatezza e a un compenso superiore ai 300mila euro, ha scelto di non sporgere querela. Questo ha impedito ogni ulteriore indagine penale. Anche la procura generale dello sport ha accolto la richiesta di archiviazione, confermando l’impossibilità di procedere.
La squadra allontana entrambi i dipendenti
La società giallorossa ha deciso di licenziare entrambi i dipendenti apparsi nel video, pur non subendo alcuna accusa di discriminazione di genere. La dipendente, in servizio da oltre dieci anni, è stata allontanata insieme al suo compagno, in un atto definito come “scelta interna nell’ambito dei rapporti di lavoro privati”. Il governo ha chiarito che non vi è stata alcuna ingerenza istituzionale nella decisione.
Silenzi, responsabilità e l’amaro epilogo
Nessuna parola è stata spesa in difesa della vittima, nessuna sanzione è stata comminata ai responsabili della diffusione del video. Una vicenda che lascia l’amaro in bocca, tra responsabilità mancate e un sistema sportivo che, ancora una volta, sembra incapace di proteggere chi subisce.
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