Cronaca
Conclave, l’illusione del Papa: dal comignolo fumo bianco dopo il nero e per qualche secondo San Pietro ha trattenuto il respiro
Pochi secondi sono bastati per accendere le speranze: dalla Cappella Sistina, dopo la fumata nera delle 11:55, si è sprigionata una colonna di fumo chiaro che ha fatto illudere la piazza. Ma l’assenza delle campane ha chiarito l’equivoco. Si è trattato, probabilmente, di un errore tecnico nei fumogeni.

Per qualche istante, piazza San Pietro ha trattenuto il fiato. Alle 11:55 di questa mattina, quando dal comignolo della Cappella Sistina è apparsa la seconda fumata del Conclave, la colonna inizialmente scura ha lasciato presto spazio a un fumo biancastro. Un cambio di tonalità che, come in un battito d’ali, ha acceso la speranza tra i fedeli e i curiosi assiepati davanti al colonnato. Un Papa? Subito? Possibile? I telefonini hanno cominciato a filmare, gli sguardi si sono alzati, le mani si sono giunte. Ma le campane della Basilica non hanno suonato. E quella, da sempre, è la vera conferma.
Nessuna elezione, dunque. La fumata è stata dichiarata nera, inequivocabilmente. Il piccolo “inganno” visivo – che molti hanno paragonato alle ambiguità di certe fumate del passato – sarebbe stato causato da un’imperfetta combustione dei fumogeni utilizzati per generare il fumo. Nulla di insolito, spiegano i più esperti: già in altre occasioni si era verificata una simile confusione, causata da una miscela non perfettamente calibrata.
Il meccanismo che regola le fumate è tanto simbolico quanto tecnico. Per ogni scrutinio, i fogli delle votazioni vengono bruciati con speciali composti chimici che generano fumo nero in caso di mancata elezione e bianco in caso di esito positivo. In questo caso, probabilmente, un residuo o un ritardo nella combustione ha creato il breve ma potente equivoco.
Così, dopo il primo fumo nero di ieri sera e quello – ambiguo – di questa mattina, il mondo attende. Il comignolo è tornato silenzioso. E la piazza, ingannata ma non scoraggiata, resta con lo sguardo fisso in alto.
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Mondo
Ma perchè questo volo è in ritardo? Per ora te lo spiega solo United Airlines…
Mentre molte compagnie si limitano a segnalare un volo come “in ritardo” o “cancellato”, United Airlines spiega ai passeggeri le reali cause. Ecco perché questa scelta sta facendo scuola.

C’è un dettaglio che spesso viene trascurato quando un volo viene ritardato o cancellato: il motivo. Molte compagnie aeree si limitano a un laconico “ritardato” o “cancellato” nelle loro applicazioni e siti web, lasciando i passeggeri nell’incertezza totale. United Airlines, invece, ha deciso di cambiare le regole del gioco, rendendo la trasparenza un valore aggiunto del proprio servizio. Se un aereo parte dopo l’orario previsto, la compagnia non si limita a segnalare il disguido: spiega il perché. Così, prima di imbarcarsi per il volo Milano-New York, i passeggeri hanno scoperto che il ritardo era dovuto al riposo insufficiente dell’equipaggio. Una regola federale che impone pause minime tra un turno e l’altro. Un quarto d’ora di attesa che, alla fine, non ha inciso realmente sul viaggio, ma che ha dato ai clienti una spiegazione chiara e diretta.
La trasparenza in volo ripaga United
Questa filosofia della trasparenza non è un episodio isolato, ma una pratica costante che il vettore nordamericano ha adottato. Uno studio su centinaia di voli ha dimostrato che, rispetto ad altre compagnie, United Airlines è unica nel comunicare con precisione le motivazioni di ogni disagio. Esempi concreti non mancano. Un volo da Newark a Fort Myers, in ritardo di due ore, è stato spiegato con un semplice messaggio. “Un precedente ritardo ha influito sull’arrivo del vostro aereo“. Un collegamento Newark-Denver è stato cancellato per condizioni meteorologiche avverse. Mentre su Newark diversi voli sono stati bloccati a causa di un problema nel controllo del traffico aereo.
Ma perché questa trasparenza non è la norma?
L’informazione fornita è sempre specifica e dettagliata, mai generica. Quando il caricamento dei bagagli sta richiedendo più tempo del previsto, il passeggero lo scopre subito. Se un problema tecnico ha imposto la sostituzione dell’aereo, viene notificato con un messaggio chiaro. Se il personale di bordo deve essere riprogrammato, viene spiegato perché. Secondo il ceo di un grande vettore europeo, la scelta di United Airlines richiede risorse che non tutti possono permettersi. Monitorare e comunicare dettagli sui ritardi in tempo reale significa avere una struttura dedicata, capace di gestire ogni imprevisto in modo chiaro e veloce. Al contrario, molte compagnie si limitano a dare poche informazioni. Delta Air Lines in caso di cancellazione di un volo, mostra solo statistiche e una generica nota operativa, senza spiegare la causa specifica.
Mondo
Trump, un peracottaro alla Casa Bianca: cosa vuol dire il termine “Taco” che lo fa rosicare
Il presidente americano, punto sul vivo dall’ironia pungente di Wall Street, tenta di giustificare la sua politica altalenante sui dazi. Ma la retromarcia ormai è chiara a tutti: Trump spara alto e poi scappa

Donald Trump, l’uomo che riesce a trasformare ogni conferenza stampa in un circo a tre piste, questa volta ha dovuto ingoiare un boccone amaro, anzi, un vero e proprio “taco”. Non quello messicano che tanto ama sbandierare nei suoi tweet folkloristici, ma l’acronimo che gli analisti di Wall Street stanno usando come un’arma letale: “Trump Always Chickens Out” – ovvero “Trump si tira sempre indietro per la paura”.
È stato il Financial Times a lanciare la frecciata, e una giornalista (che evidentemente aveva deciso di rovinargli la giornata) gli ha chiesto cosa ne pensasse. Risultato? Il presidente è letteralmente sbroccato. «Questa è una domanda malevola!», ha sbottato, come un bambino a cui hanno soffiato il palloncino.
Ma il bello arriva dopo. Il Nostro, col suo solito repertorio di numeri inventati e toni da venditore di pentole porta a porta, ha tentato di giustificare la sua politica dei dazi: prima li alza a livelli folli, poi li abbassa un po’ e si autoproclama genio delle trattative. «È negoziare! Prima spari alto, poi un pochino scendi… un pochino», ha spiegato con la solita aria da esperto di nulla.
Peccato che questo “giochetto” non faccia proprio ridere i mercati, che si impennano e crollano come un castello di carte a ogni suo tweet. Ed è proprio questo il cuore della definizione “TACO”: Trump minaccia, i mercati vanno nel panico, poi lui fa retromarcia e tutti tirano un sospiro di sollievo. Una farsa da due soldi, che però costa miliardi.
A chi gli faceva notare la figura da peracottaro mondiale, Trump ha replicato citando investimenti stratosferici che, manco a dirlo, nessuno ha mai visto: «Abbiamo 14 trilioni di dollari di impegni!». Peccato che il numero sia gonfiato come un soufflé a fine cottura e che nessuno abbia trovato le prove di questa pioggia di denaro. Ma quando si parla di Trump, la matematica è un’opinione.
E mentre lui si atteggia a salvatore della patria, ripete ossessivamente la sua barzelletta preferita: «Con Biden, questo Paese stava morendo… adesso invece siamo i più forti del mondo. Lo ha detto anche il re dell’Arabia Saudita». Manca solo la firma del Papa e la benedizione della Regina Elisabetta – ah no, lei è morta, ma chissà, forse l’ha detto anche lei, in un sogno premonitore del tycoon.
Intanto, sui social, il termine “TACO” è già diventato virale e rimbalza tra analisti, banchieri e gente comune come un insulto elegante ma velenoso. E Trump? Rosica e si arrampica sugli specchi: «Non dica mai più quella parola! Una domanda così malevola…». Insomma, la strategia di negoziazione di Trump è la stessa di chi minaccia di smettere di respirare finché non ottiene il biscotto.
Alla Casa Bianca, però, la morale sembra chiara: meglio un “TACO” in pancia che un dazio in tasca. Ma per Trump, che di indigestioni ne ha collezionate tante, questa volta potrebbe essere difficile digerire. E il pubblico, stavolta, non è più disposto a credergli sulla parola.
Storie vere
Pulire tombe e cambiare vita: storie di successo tra social media e cimiteri
Dalle tombe abbandonate al successo su TikTok, passando per una casa nuova: Shaun Tookey e “The Clean Girl” dimostrano che prendersi cura dei defunti può portare a risultati sorprendenti, sia economici che personali.

Molti si ricorderanno della Tiktoker americana conosciuta come “The Clean Girl” che ha raggiunto la popolarità condividendo video mentre puliva tombe e monumenti in cimiteri abbandonati. Questa è una storia simile. O quasi.
Shaun Tookey: dalle tombe a un tetto per la sua famiglia
Il 31enne di Harlow (Regno Unito), Shaun Tookey, in poco più di un anno ha saputo trasformare una passione in un lavoro redditizio. Da quando ha avviato la sua attività di pulizia tombe nel maggio 2023, ha visto la sua vita cambiare radicalmente. Grazie al passaparola e ai social media, è riuscito a ripulire oltre 300 tombe guadagnando tra i 175 e i 525 euro per ogni lavoro. Un successo che gli ha permesso di realizzare un sogno che sembrava irraggiungibile come comprare una casa per la sua famiglia. Bingo!
Un impatto che va oltre il guadagno
Sia Shaun Tookey che “The Clean Girl” dimostrano che prendersi cura delle tombe non è solo un modo per guadagnare, ma anche un gesto di grande valore sociale. I loro video e le loro storie toccano il cuore di chi ha perso i propri cari e non ha la possibilità di prendersi cura delle loro tombe. In molti casi, le famiglie li contattano per chiedere il loro aiuto, offrendo loro un compenso per il servizio svolto. Compensi che hanno permesso a Shaun Tookey di comprarsi una casa e finalmente avere un tetto. Entrambi sono esempi di come un lavoro umile e poco conosciuto possa trasformarsi in un successo, sia dal punto di vista economico che personale. La loro passione per la pulizia delle tombe li ha portati a guadagnare denaro, ma anche a fare del bene alla comunità, offrendo un servizio prezioso a chi ne ha bisogno. E, nel caso di Shaun Tookey, a realizzare un sogno importante come quello di garantire una casa per la sua famiglia.
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