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Personaggi e interviste

Chi ha spento le candeline? La “piccola” Léonie Cassel è già un’icona… a 15 anni!

Il 21 maggio Léonie Cassel, figlia di Monica Bellucci e Vincent Cassel, ha compiuto 15 anni. Sui social, i fan sono impazziti: la sua bellezza è lampante, il talento è in eredità. La sorella Deva è già una star delle passerelle, ma Léonie pare avere altri piani: recitazione e teatro. E chissà che non superi mamma e papà…

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    Altro che “figlia della Bellucci”: Léonie Cassel sta conquistando la scena in autonomia, un passo alla volta. Il suo compleanno è stato festeggiato con dolci auguri social da parte della nonna Sabine, ma i riflettori non si sono fatti attendere. Occhi puntati su questa giovane promessa dello spettacolo, descritta da Gala come “la più discreta” della celebre ex coppia Monica-Vincent. Sarà anche riservata, ma quando si parla di DNA cinematografico, Léonie vanta un curriculum familiare che non ha bisogno di biglietto da visita.

    Bella come la mamma, ma con un tocco di papà

    Capelli color cioccolato, sguardo magnetico e labbra che parlano da sole: la bellezza di Léonie è un mix perfetto tra l’eleganza italiana della Bellucci e il fascino rude di Vincent Cassel. Se la sorella maggiore Deva è già una veterana delle passerelle, Léonie sembra preferire palcoscenici diversi: quelli del teatro. Una passione, questa, che la stessa Monica aveva già svelato in un’intervista a Télématin:

    “La mia figlia più piccola, Léonie, fa teatro e le piace tantissimo”.

    Da Shakespeare a Netflix: altro che esordiente…

    E se pensavate che il teatro fosse solo un hobby pomeridiano, vi sbagliate di grosso. Léonie è già protagonista nella serie Netflix Il Gattopardo, un progetto ambizioso che conferma quanto il talento corra veloce in casa Cassel-Bellucci. Mentre i paparazzi inseguono Deva alle Fashion Week, Léonie si ritaglia il suo spazio sul piccolo schermo, senza eccessi, ma con un’intensità che sorprende.

    Una nuova stella all’orizzonte?

    Con due genitori leggendari e una sorella già in orbita, Léonie avrebbe potuto vivere all’ombra del cognome. Invece no. Con grazia, talento e uno sguardo dritto verso il futuro, la secondogenita della Bellucci si sta costruendo un’identità artistica autonoma. I suoi 15 anni sembrano già scritti nel destino del cinema europeo. Ma forse, ironicamente, è proprio la sua discrezione a renderla irresistibilmente interessante.

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      Personaggi e interviste

      Enrico Mentana, il cavaliere del Tg: “A 25 anni al Tg1, a 37 al Tg5. E con Francesca? Nessun consiglio, ognuno a casa sua”

      Il direttore del TgLa7 si racconta tra la passione per le notizie e quella per i Cavalier King. Il ricordo di Berlusconi, le sfide vinte, i figli e un consiglio alla sinistra: “Basta lamentarsi, serve coraggio”.

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        Enrico Mentana non ha bisogno di presentazioni: una carriera cominciata a 25 anni al Tg1 e proseguita a 37 alla guida del Tg5, dove ha strappato ascolti e primati alla Rai. Oggi, da direttore del TgLa7, si conferma uno che non molla mai. “Ho un debito continuo con la fortuna”, ammette. E anche con un certo spirito battagliero: “Berlusconi aveva ragione, le sfide si affrontano di petto e bisogna mirare in alto”.

        Al Tg1, quando l’informazione era ancora una cosa seria (e un po’ polverosa), Mentana era l’ultima ruota del carro. “Facevo l’esteri, imparavo dai grandi come Emilio Rossi, gambizzato dalle BR ma sempre in prima linea”. Al Tg5 la musica cambia: libertà assoluta e nessun timore reverenziale verso la Rai. “Eravamo una squadra nuova, senza padroni. Non c’erano le cene di gruppo: finita la corsa, non si ripete più. Il giornalismo non è un Truman Show”.

        A proposito di show: “Le maratone? La vera fatica è di chi le guarda”. La più massacrante? “Le ultime europee: 22 ore, alla fine non capivo più dove fossi”. Ma la passione, Mentana lo ripete, è il segreto di tutto: “Se la mattina non ti svegli con la voglia di capire cosa è successo, lascia perdere”.

        E mentre in tv si alternano facce nuove e vecchi fantasmi, lui resta fedele ai suoi Cavalier King. Nina, Bice e l’ultimo arrivato, Blu: “Un favoritismo scandaloso, me li porto anche al Tg. Ma sono un padre amorevole, anche con i miei quattro figli”. Tra il lavoro e la vita privata, c’è spazio per Francesca Fagnani, la compagna che non vuole consigli. “Io Belve lo guardo e non dico niente. È una formula riuscita e lei si impegna tanto. Ognuno deve fare il suo, senza interferenze. Siamo una coppia in sana concorrenza”.

        Nessuna nostalgia dei vecchi tempi, ma un po’ di realismo. “Io non sono fan di nessuno, neanche di Papa Francesco. Mi appassionano i fenomeni, non le persone”. E sui social? “Noi una volta avevamo il brivido di sapere prima degli altri. Oggi spesso i giornalisti sono gli ultimi a sapere le cose”.

        Sabato scorso, finale di Champions League. Mentana ha ovviamente tifato Inter: “Bella batosta. Non è sempre tutto caviale, ma la passione resta”. Perché, come dice lui, “un tifoso vero non è quello che vince sempre, ma quello che c’è sempre”. E anche nella vita di Mentana, la regola è la stessa: esserci, sempre. Anche quando la partita sembra impossibile da vincere.

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          Per Gwyneth Paltrow basta sofferenze alimentari, si ritorna a mangiare!

          L’attrice premio Oscar, da anni icona del wellness, sorprende tutti: nel suo podcast racconta di aver abbandonato i regimi rigidi per riscoprire il piacere della tavola. Vi raccontiamo come è cambiato il suo rapporto con il cibo.

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            Gwyneth Paltrow cambia rotta. Dopo una lunga carriera da paladina della vita sana e delle diete rigorosissime, l’attrice ha confessato di aver reintrodotto nella sua alimentazione alcuni dei cibi che per anni aveva bandito: pane, pasta e formaggio. Una svolta che segna un nuovo capitolo personale e professionale per una delle figure più influenti del mondo del benessere globale. Come riporta la BBC, la star ha raccontato nel suo podcast personale di aver lasciato alle spalle i dogmi alimentari che l’avevano caratterizzata per decenni, scegliendo un approccio più flessibile e umano al cibo.

            Una vita tra diete macrobiotiche e rigidi protocolli wellness

            Non è un segreto che Gwyneth Paltrow sia stata, per molti anni, un’autentica guru del salutismo. Nel corso della sua carriera, l’attrice ha sperimentato diversi regimi alimentari estremi. Dal rigore della dieta macrobiotica, che prevede il consumo quasi esclusivo di cereali integrali, legumi e verdure, al più recente protocollo paleo, basato sull’idea di nutrirsi come i nostri antenati preistorici.

            “Sono diventata ossessionata da un’alimentazione molto, molto sana”, ha ammesso Paltrow, spiegando come tutto sia iniziato dopo la morte del padre per un cancro alla gola. Un evento che ha segnato profondamente il suo approccio alla salute e al benessere.

            Il ritorno al gusto

            Oggi, invece, Gwyneth Paltrow sembra aver trovato un equilibrio più sereno. Durante il podcast, ha rivelato di essere tornata a concedersi pane a lievitazione naturale, pasta e formaggi, pur mantenendo una generale attenzione alla qualità degli alimenti. Non si tratta di un “lasciarsi andare”, ma di un vero e proprio cambio di paradigma: dal controllo ossessivo alla consapevolezza, dalla privazione al piacere equilibrato. Ad affiancarla in questo percorso c’è il secondo marito, Brad Falchuk, con cui ha condiviso negli anni anche l’esperienza della dieta paleo. Ora, però, anche lui sembra apprezzare questo ritorno a sapori più tradizionali e confortanti.

            Verso un benessere più inclusivo?

            Questa nuova fase della vita di Gwyneth Paltrow sembra riflettere un cambiamento più ampio nel mondo del benessere contemporaneo. Sempre più spesso, infatti, si parla di “wellness intuitivo”, un approccio che privilegia l’ascolto del corpo rispetto alle rigide regole imposte dall’esterno. E chissà che questa trasformazione personale non si rifletta presto anche nei progetti di Goop, il celebre brand lifestyle fondato da Gwyneth, da sempre in prima linea nel proporre stili di vita alternativi e pratiche innovative.

            Una cosa è certa: anche quando cambia direzione, Gwyneth Paltrow continua a dettare tendenze.

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              “Ho sbagliato tutto”: il drammatico sfogo di Roberto Saviano tra lutti, rimorsi e il peso della scorta

              Scrittore sotto scorta e giornalista contro la criminalità organizzata, si confessa in un’intervista straziante. Ai funerali della zia Silvana, la sua seconda madre, avverte il peso delle sue scelte, il senso di colpa per la famiglia sradicata, e il rimpianto per una libertà perduta. Una riflessione cruda su ciò che ha dato e ciò che ha perso

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                Durante i funerali di sua zia Silvana, figura materna per lui, Roberto Saviano ha provato un dolore che va oltre il lutto. “Non erano nemmeno funerali: non c’era nessuno”, ha dichiarato, ricordando come la sua famiglia, originaria di Caserta, sia stata costretta a fuggire al Nord nel 2006, anche a causa delle minacce legate al suo lavoro. Una diaspora familiare imposta dalla paura, dal pericolo, dalle sue scelte. “La mia famiglia ha solo pagato. Io ne ho fatto attività, impegno”.

                Il prezzo della verità: dalla gloria di Gomorra all’ergastolo della scorta

                Con il libro Gomorra, Saviano ha acceso un faro sulla Camorra, conquistando notorietà internazionale ma pagando un prezzo altissimo: la libertà. Oggi vive blindato, sorvegliato, isolato. “Mi sento come all’ergastolo, senza fine”, confessa. L’idea stessa di scorta è diventata per lui un marchio, un’arma politica: “Salvini dice che me la vuole togliere, come se fosse un privilegio”.

                Attacchi di panico e pensieri suicidi: “Mi sono messo davanti allo specchio…”

                Nel corso dell’intervista, Saviano racconta momenti di profonda crisi. Gli attacchi di panico sono frequenti, e il pensiero del suicidio lo ha sfiorato più volte. “Avevo anche deciso. Ma poi, allo specchio, ho capito che non era la soluzione”. Vivere in mezzo a caserme e armi gli ha fatto toccare con mano la tentazione estrema. Ma ha scelto di resistere, pur sapendo che “da questa storia non se ne esce”.

                “Vorrei un’altra vita”: il desiderio mai realizzato di libertà

                A mancare a Saviano non è solo la vita normale, ma la possibilità stessa di immaginarla. “Vorrei un’altra vita. Non sentirmi come uno che ha buttato via quella che ha”. Racconta un episodio con Carmine Schiavone, pentito dei Casalesi, che gli disse: “Tu e io abbiamo lo stesso destino”. Una frase che Saviano rifiuta con forza: “Comprendere il male non significa farne parte. Ma se guardi l’abisso, l’abisso guarda te”.

                Un simbolo sotto tiro: “Ormai sono solo un bersaglio”

                Essere diventato un simbolo lo ha reso un bersaglio. “Tu credi che si dimentichino di te?”, gli disse Schiavone. E quella frase lo perseguita. Perché essere simbolo, per Saviano, non è gloria. È solitudine, prigionia, vulnerabilità. Il coraggio di denunciare si è trasformato in condanna perpetua.

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