Connect with us

Calcio

Una nazionale che ringhia: Rino Gattuso verso la panchina azzurra dopo il no di Ranieri

Sarà con ogni probabilità Rino Gattuso il nuovo commissario tecnico della Nazionale. La sua energia e la sua esperienza internazionale lo rendono il profilo ideale per rilanciare un gruppo smarrito, che ha urgente bisogno di ritrovare spirito, compattezza e una guida carismatica

Avatar photo

Pubblicato

il

    L’Italia del calcio sta per cambiare pelle. Dopo l’addio amaro all’Europeo e la nuova, ennesima crisi d’identità, la Nazionale cerca un volto riconoscibile, una voce autorevole, qualcuno che sappia farsi ascoltare da ragazzi che hanno talento ma che sembrano aver smarrito il fuoco. Ecco perché sarà con ogni probabilità Gennaro Gattuso il nuovo commissario tecnico. L’uomo giusto – secondo la FIGC – per ridare anima a un gruppo spento, confuso, disunito.

    Una svolta imposta dal rifiuto di Claudio Ranieri, il primo nome sul taccuino del presidente Gravina. Il tecnico romano, dopo mesi di corteggiamento mediatico (e non solo), ha declinato. Troppo tardi, troppo carico, troppo coerente con le sue parole: “Ho smesso. È tempo di fermarmi davvero”. Le battute sulle vacanze, il ruolo da consulente, la promessa fatta alla Roma. Ranieri ha scelto la coerenza. E ha lasciato un consiglio: servono idee, serve un progetto.

    Gattuso, in silenzio, ha atteso. Non ha mai fatto il nome, ma il suo è quello che è rimasto sul tavolo quando gli altri sono svaniti: Cannavaro ancora acerbo, De Rossi legato alla SPAL, altri nomi troppo freddi per accendere lo spogliatoio. E allora Gattuso. Uno che ha allenato ovunque, dalla Svizzera alla Grecia, dalla Serie A alla Liga, passando per la Croazia e la Francia. Uno che ha sbagliato, imparato, ricominciato. E non ha mai perso l’abitudine a metterci la faccia.

    Non è solo un ritorno all’identità: è una scelta emotiva, comunicativa, quasi tattica. Dopo la sconfitta contro la Svizzera e quella disastrosa contro la Norvegia, serviva un uomo capace di tenere unito un gruppo senza rivoluzionarlo. Perché la base c’è, il talento pure. Ma manca un’anima.

    Gattuso, con quel soprannome cucito addosso – Ringhio – incarna esattamente ciò che questa squadra sembra aver perso: grinta, spirito, presenza. L’obiettivo è chiaro: qualificarsi ai Mondiali, magari passando da un insidioso play-off, e farlo ridando agli Azzurri una fisionomia riconoscibile, una squadra con fame e idee. Come nel 2006, quando la maglia pesava, ma nessuno si nascondeva.

    Una Nazionale che ringhia, davvero. E lui non avrebbe accettato se non si sentisse pronto a rimettere insieme i pezzi.

      SEGUICI SU INSTAGRAM
      INSTAGRAM.COM/LACITYMAG

      Calcio

      Il Manchester United alla frutta? Chiude la mensa dello stadio Old Trafford e lascia i dipendenti a pane e zuppa

      Avatar photo

      Pubblicato

      il

        Il Manchester United è “alla frutta”, in senso letterale e figurato. Il nuovo azionista di riferimento Jim Ratcliffe ha deciso di chiudere la mensa del personale di Old Trafford, sostituendo i pasti gratuiti con zuppa e frutta. Una misura che rientra nella strategia di tagli drastici imposta dal miliardario britannico, con l’obiettivo di riequilibrare le finanze del club. Come riportato dal The Guardian, la stretta non riguarderà i giocatori, che continueranno a pranzare gratis nel centro d’allenamento di Carrington, mentre al personale verranno offerti solo zuppa e pane.

        Da modello di successo a crisi finanziaria

        Fino a qualche anno fa, il Manchester United era un colosso economico del calcio mondiale. Con ricavi superiori ai 600 milioni di sterline annui, il club vantava sponsor di livello globale, uno stadio sempre gremito e un merchandising tra i più redditizi del settore. Tuttavia, la gestione post-Ferguson e le scelte dirigenziali sbagliate hanno portato a un progressivo declino economico e sportivo. I Red Devils accumulano perdite da cinque anni consecutivi, una situazione che ha spinto Ratcliffe a un piano di austerità senza precedenti.

        Pochi goal e tanti tagli

        L’amministratore delegato Omar Berrada ha confermato non solo la chiusura della mensa, ma anche nuovi licenziamenti tra i dipendenti. Nonostante in passato avesse assicurato che non ci sarebbero stati ulteriori tagli oltre ai 250 già imposti da Ratcliffe, il club ha informato i lavoratori che tra i 150 ei 200 posti saranno eliminati. La mensa di Old Trafford, aperta dalle 11:30 alle 13:30, resta chiusa con un risparmio stimato intorno al milione di sterline.

        United in caduta libera

        Le parole di Berrada non lasciano dubbi: “Abbiamo perso denaro negli ultimi cinque anni. Questo non può continuare. Dobbiamo garantire il successo sportivo e migliorare le nostre strutture, ma non possiamo farlo se continuiamo a perdere soldi”. Con 689 milioni di tifosi nel mondo, un’area commerciale globale e oltre 160 milioni di followers sui social, il club rischia di compromettere la sua immagine non solo per i risultati sportivi, ma anche per le decisioni aziendali impopolari.

          Continua a leggere

          Calcio

          Ibrahimovic nell’amaca e i tifosi del Milan in rivolta: “Il leone dorme mentre noi affondiamo”

          Il video dell’ex attaccante, oggi advisor di RedBird, ha riacceso la tensione: migliaia di commenti di protesta contro la leggerezza di Zlatan mentre il Milan cerca un futuro migliore

          Avatar photo

          Pubblicato

          il

          Autore

            Zlatan Ibrahimovic non ha bisogno di lunghe conferenze stampa o dichiarazioni roboanti per farsi notare. Gli basta un video, una sola immagine. E l’ultima trovata social dell’ex campione, oggi senior advisor di RedBird (il fondo americano proprietario del Milan), ha acceso un nuovo incendio tra i tifosi rossoneri.
            Ibra ha postato un video breve ma eloquente: lui, disteso su un’amaca in un bosco, addormentato, con in sottofondo The Lion Sleeps Tonight dei The Tokens. Una sola parola a corredo: “Siesta”. Nient’altro. Ma tanto è bastato. La reazione della curva rossonera e del popolo milanista sui social è stata immediata, feroce.
            Migliaia di commenti in poche ore. Alcuni ironici, la maggior parte durissimi. “Quello che fai ogni giorno come dirigente, dormi”, scrive un tifoso. “Milan in vendita! Leone svegliati! Reijnders è al City!”, protesta un altro, mentre altri ancora non riescono a trattenere la rabbia: “Ci sarebbe da ridere, ma invece c’è solo da piangere”.
            Il Milan, reduce da una stagione chiusa con un deludente ottavo posto e senza qualificazione in Europa, è in un momento delicatissimo. E mentre la società si prepara a un mercato che dovrà necessariamente ricostruire le basi della squadra, l’immagine di Ibra che dorme sull’amaca risuona come uno schiaffo in faccia ai tifosi.
            Non è la prima volta che il campione svedese provoca – e sicuramente non sarà l’ultima. Ma stavolta la leggerezza di quel video cozza con la rabbia di chi, da mesi, vede il club smarrire la propria identità. Il ruolo di Zlatan, mai chiarito del tutto, resta avvolto in un alone di mistero: la sua presenza come consulente è considerata da molti simbolica più che operativa.
            In un momento in cui la tifoseria chiede chiarezza e nuovi progetti ambiziosi, vedere il “leone” riposare in un bosco suona come una beffa. “Ci aspettavamo un messaggio di forza, un segnale per rialzarci”, scrive un tifoso deluso, “non un’amaca e una canzone”.
            E così il video diventa l’istantanea amara di un Milan che fatica a ritrovare la sua rotta. Mentre la società cerca un nuovo allenatore e pensa a come rinforzare una rosa logora, la distanza con la piazza si fa sempre più profonda. Ibrahimovic, nel suo silenzio studiato, ha finito per parlare più di mille parole. E il popolo rossonero, stavolta, non ha riso.

              Continua a leggere

              Calcio

              La guardia del corpo di Ronaldo svela lo stipendio: “Oltre 1000 euro al giorno, il miglior capo che abbia mai avuto”

              Il contractor rivela i segreti del mestiere e la generosità di CR7: “Un capo generoso e attento. Ho imparato tanto dalla sua disciplina e umiltà”

              Avatar photo

              Pubblicato

              il

              Autore

                La vita di una guardia del corpo è fatta di rischi, strategie e… stipendi importanti, soprattutto se il cliente si chiama Cristiano Ronaldo. Hichman Bukhari, ex bodyguard del campione portoghese, ha raccontato a ‘Telecinco’ quanto guadagnava ogni giorno per proteggere CR7 e la sua famiglia: ben 850 sterline al giorno, oltre 1000 euro al cambio attuale, per un totale di più di 350mila euro l’anno.

                Bukhari, contractor di una PMC (compagnia militare privata) e operatore di protezione ravvicinata (CPO), ha lavorato con Ronaldo durante gli anni d’oro del calciatore al Real Madrid, dal 2009 al 2018. Nonostante la cifra da capogiro, il professionista assicura che la vita accanto a CR7 era meno “ad alto rischio” di quanto si possa immaginare: “Non c’erano minacce di morte, nessuno voleva ucciderlo – spiega – Il pericolo più grande erano i paparazzi e i fan un po’ troppo invadenti”.

                Le parole di Bukhari svelano non solo i retroscena di un mestiere tanto affascinante quanto pericoloso, ma anche il profilo di un datore di lavoro decisamente generoso: “È il miglior capo che abbia mai avuto – ha dichiarato – Molto diverso da come viene dipinto. Generoso, rispettoso, attento: lavorare con lui è stata un’esperienza unica”.

                Il lavoro di una guardia del corpo, racconta Bukhari, richiede sempre massima attenzione: “Bisogna sapere dove si va, chi ci sarà, avere chiari punti di contatto, entrata e uscita. La vita del cliente è la tua responsabilità e, a volte, devi essere pronto a dare la tua vita per proteggerlo”.

                La protezione di un uomo come Cristiano Ronaldo, per quanto apparentemente meno pericolosa rispetto a clienti con minacce concrete, non lascia comunque spazio a errori: “La calma è fondamentale – aggiunge Bukhari – Devi avere la capacità di pensare in fretta e risolvere i problemi. E, se serve, usare le armi”.

                Nonostante i riflettori sempre puntati su Ronaldo, Bukhari ricorda con un sorriso la normalità e la semplicità dell’uomo fuori dal campo: “Abbiamo avuto incidenti con qualche fan scatenato o con i paparazzi, ma nulla di grave. È stato un onore lavorare per un campione così umano e rispettoso”.

                Un racconto che svela un lato meno conosciuto del mondo delle celebrità, dove dietro la fama e i lustrini si nascondono sacrifici, regole ferree e… qualche rischio calcolato. E, almeno in questo caso, anche un capo con un cuore grande.

                  Continua a leggere
                  Advertisement

                  Ultime notizie

                  Lacitymag.it - Tutti i colori della cronaca | DIEMMECOM® Società Editoriale Srl P. IVA 01737800795 R.O.C. 4049 – Reg. Trib MI n.61 del 17.04.2024 | Direttore responsabile: Luca Arnaù