Cinema
Lino Banfi beffato dall’intelligenza artificiale: “Non posso permettere che la mia voce sia usata per pubblicità meschine”
Il popolare “nonno d’Italia” passa alle vie legali contro ignoti che hanno usato l’intelligenza artificiale per imitarlo. «È un inganno che strumentalizza la credulità popolare. Ho incaricato l’avvocato Giorgio Assumma: i responsabili e i loro intermediari dovranno essere puniti severamente».

La tecnologia ha colpito uno degli attori più amati dal pubblico italiano. Lino Banfi ha denunciato la diffusione sui social di un video truffa in cui la sua voce, clonata grazie all’intelligenza artificiale, viene usata per promuovere una presunta crema miracolosa. Una pubblicità ingannevole che lo ha indignato profondamente.
«Non posso permettere che la mia identità personale, umana e professionale, apprezzata da tanti amici come quella di un serio nonno di famiglia, sia volgarizzata per una pubblicità meschina che tende a strumentalizzare la credulità popolare al fine di perpetrare un futile inganno», ha dichiarato Banfi, con parole dure e senza margini di fraintendimento.
L’attore, simbolo di decenni di commedie entrate nella memoria collettiva, ha deciso di reagire senza esitazioni. «Ho già incaricato il mio avvocato Giorgio Assumma – ha spiegato – di intraprendere le opportune iniziative legali in tutte le sedi competenti, anche a livello internazionale, affinché i colpevoli e i loro intermediari vengano severamente puniti».
Il caso si inserisce in un fenomeno sempre più diffuso: l’uso dell’intelligenza artificiale per creare “deepfake” di personaggi famosi, capaci di confondere anche gli spettatori più attenti. Una tecnologia che, se usata male, rischia di minare la fiducia e di generare truffe in serie, colpendo la reputazione di artisti e volti noti.
Banfi, intanto, guarda avanti con i suoi progetti reali, quelli veri, che lo riportano al grande schermo. In un’intervista al Messaggero ha raccontato di aver appena terminato due lavori: un film con Pio e Amedeo, dove interpreta un ex professore di filosofia alle prese con l’Alzheimer in una casa di riposo, e un docufilm sulla sua stessa vita. «Mi sono sempre detto: facciamolo quando sono vivo, che se lo facciamo da morto…».
Tra finzione e realtà, tra ironia e indignazione, Banfi resta saldo nella sua identità di “nonno d’Italia”. Questa volta, però, non per far ridere, ma per difendere il diritto sacrosanto a non essere trasformato in un fantoccio digitale al servizio di truffe online.
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Cinema
Nicole Kidman e la “clausola cocaina”: nel divorzio da Keith Urban può costarle 11 milioni di dollari
Dopo 19 anni di matrimonio, l’accordo pensato per tutelare Keith Urban durante la lotta contro le dipendenze rischia di trasformarsi in un maxi-assegno milionario.

Un amore finito, ma con tanto di conti da saldare. Nicole Kidman potrebbe versare oltre 11 milioni di dollari all’ex marito Keith Urban a causa di una singolare clausola del loro contratto prematrimoniale: la cosiddetta “cocaine clause”. Secondo Radar Online, l’accordo firmato nel 2006 prevedeva che il cantante ricevesse 600 mila dollari per ogni anno di matrimonio vissuto da sobrio.
Un patto che oggi, con la separazione, rischia di trasformarsi in un vero e proprio tesoro per il musicista country: 19 anni di sobrietà moltiplicati per 600 mila dollari fanno 11,4 milioni. «Nicole lo aveva fatto per proteggerlo, non per arricchirlo – racconta una fonte –. Lo ha sostenuto durante la disintossicazione, ma ora si sente tradita nel vedere che proprio quell’accordo finisce per premiarlo».
Keith Urban aveva infatti lottato per anni contro droghe e alcol. Pochi mesi dopo le nozze, fu la stessa Kidman a convincerlo a entrare in riabilitazione al Betty Ford Center in California. «Era il momento in cui avrebbe potuto andarsene – confessò lui anni dopo – ma scelse di restarmi accanto. Le sarò per sempre grato».
Grato, sì, ma anche fortunato. Perché quella clausola, nata come incentivo alla sobrietà, ora gli garantirebbe un compenso milionario. «Nicole è felice che lui sia rimasto sobrio – rivela un secondo insider – ma le dà fastidio che la ricompensa arrivi di tasca sua. È come gettare sale sulla ferita della rottura».
Negli anni, l’attrice australiana si era trasferita a Nashville per seguire la carriera del marito e crescere lì le loro figlie, Sunday Rose e Faith Margaret. Mentre Urban era spesso in tour, Nicole si occupava della famiglia e cercava di tenere tutto insieme. «Ha fatto di tutto per sostenere il marito – spiegano persone vicine alla coppia – e l’idea di doverlo ora risarcire per questo la trova scandalosa».
In America, le “sobriety clauses” non sono rare: servono a incentivare comportamenti virtuosi quando uno dei due partner ha un passato problematico. Ma nel caso Kidman-Urban, la beffa è che l’accordo pensato per salvare il matrimonio potrebbe trasformarsi nel colpo di grazia.
Diciannove anni dopo, di quella storia d’amore restano due figlie adolescenti, una lunga carriera condivisa e – forse – un assegno a sei zeri. Perché anche la sobrietà, a Hollywood, può avere un prezzo.
Cinema
Willem Dafoe, la star che ha scelto la quiete: vive in una fattoria di alpaca vicino Orvieto con la moglie Giada Colagrande
Dopo 40 anni di vita a Manhattan, Willem Dafoe ha scelto l’Italia come casa. Tra Roma e la campagna umbra, l’attore vive con la regista Giada Colagrande in una fattoria vicino Orvieto, lontano dai riflettori di Hollywood e immerso nella natura.

Dalla frenesia di Hollywood al silenzio delle colline umbre. Willem Dafoe, una delle icone più intense e riconoscibili del cinema mondiale, ha scelto l’Italia come sua seconda patria. Da anni l’attore americano, protagonista di film come The Lighthouse, Spider-Man e Povere Creature, vive tra Roma e una fattoria immersa nella campagna vicino Orvieto, dove alleva alpaca insieme alla moglie, la regista italiana Giada Colagrande.
Una scelta di vita sorprendente per chi lo ricorda tra i grattacieli di New York, città dove ha vissuto per quarant’anni. «In Italia ho trovato un ritmo diverso, più umano», ha raccontato in un’intervista. Ed è difficile dargli torto: la sua casa di campagna è un rifugio discreto, circondato da colline, ulivi e orti, popolato da una piccola comunità di alpaca che l’attore cura personalmente. Animali curiosi e docili, che sono diventati la sua passione e il simbolo di una vita riconciliata con la natura.
La fattoria sorge a pochi chilometri da Orvieto, non lontano dal Lago Trasimeno, in un territorio di rara bellezza dove il tempo sembra scorrere più lentamente. Qui Dafoe coltiva verdure, studia italiano e si dedica alla scrittura e alla lettura. Chi lo conosce parla di un uomo riservato, profondamente legato alla gente del posto e capace di mescolare la semplicità contadina con la curiosità cosmopolita. «Non si atteggia da star – raccontano i vicini – saluta tutti e va al mercato come chiunque altro».
Il legame con l’Italia nasce da un incontro folgorante. Era il 2003 quando Dafoe, in occasione di un evento artistico a Roma, conobbe Giada Colagrande, regista e artista visiva. Tra i due scattò immediatamente un’intesa speciale, alimentata da passioni comuni per l’arte, la spiritualità e la libertà creativa. Due anni dopo si sposarono con una cerimonia riservata e da allora formano una delle coppie più affiatate del mondo del cinema.
Giada Colagrande, autrice di film d’autore e progetti sperimentali, ha contribuito a radicare Dafoe nella cultura italiana. Insieme hanno realizzato diversi lavori, tra cui Before It Had a Name e Padre, dove la complicità personale si fonde con quella artistica. «Giada mi ha insegnato un modo diverso di vivere il tempo», ha detto l’attore, «più vicino al presente e meno ossessionato dal risultato».
A Orvieto, Dafoe e Colagrande hanno costruito una routine semplice e serena: giornate tra la natura, pranzi con amici artisti, momenti di lavoro e lunghe passeggiate tra gli ulivi. «La vita qui è fatta di gesti piccoli ma autentici – ha raccontato –. Amo la sensazione di appartenenza, la gentilezza delle persone, la bellezza silenziosa di questi luoghi».
E a differenza di molte star che vivono in Italia solo per vacanza, Dafoe ha scelto di restarci davvero. Tanto da ottenere la cittadinanza italiana, segno di un legame profondo con il Paese che lo ha accolto. «Non mi sento un ospite – ha spiegato – ma parte di questa comunità».
Tra un film e l’altro, l’attore torna sempre alla sua fattoria: un luogo che considera la sua vera casa. È qui che si rigenera, lontano dai set e dai tappeti rossi, trovando ispirazione nella terra e negli animali. Non è raro che ospiti colleghi o amici artisti, incuriositi da quella vita bucolica fatta di silenzi e semplicità.
La scelta di Dafoe racconta qualcosa di più ampio: la ricerca di un equilibrio che molte star inseguono ma pochi trovano. Non un ritiro, ma un ritorno alle origini, a un’esistenza più essenziale. Nei colli che circondano Orvieto, tra vigne e campi, l’attore ha scoperto un’altra forma di successo: la pace.
E mentre Hollywood continua a chiamarlo – di recente ha recitato in Kinds of Kindness di Yorgos Lanthimos e in Inside di Vasilis Katsoupis – Dafoe risponde dal suo buen retiro umbro, con un sorriso e un accento sempre più italiano. «Mi piace sporcare le mani di terra – ha detto una volta –. È un modo per restare vivo, e per ricordarmi che la vita vera non ha bisogno di applausi».
Cinema
Dwayne “The Rock” Johnson cambia pelle: la trasformazione per “Lizard Music” di Benny Safdie
Nel film “Lizard Music”, tratto dal romanzo di Daniel Pinkwater, The Rock vestirà i panni di un mago settantacinquenne — e, per la parte, ha dovuto perdere molti chili.

Dwayne Johnson, conosciuto in tutto il mondo come The Rock, è pronto a stupire ancora. Dopo aver conquistato la scena con la sua impressionante trasformazione fisica per il dramma sportivo The Smashing Machine, dove ha interpretato il leggendario lottatore di MMA Mark Kerr, l’attore americano cambia completamente registro per il suo prossimo progetto.
Il nuovo film, Lizard Music, segna infatti la seconda collaborazione tra Johnson e il regista Benny Safdie, dopo il debutto de The Smashing Machine presentato in anteprima a Los Angeles.
Durante il red carpet, il duo ha confermato di essere già al lavoro sull’adattamento del romanzo omonimo di Daniel Pinkwater, un cult della letteratura fantastica pubblicato nel 1976 e amatissimo negli Stati Uniti per la sua vena surreale.
Da campione di wrestling a vecchio mago
Nel film, Dwayne Johnson interpreterà un uomo di 75 anni, un ex mago solitario che ha come migliore amico… una gallina della sua stessa età. Un ruolo inaspettato e lontanissimo dai personaggi muscolari e invincibili che hanno reso celebre l’attore di Fast & Furious e Jumanji.
Per entrare nei panni di questo curioso protagonista, Johnson ha dovuto modificare radicalmente il proprio fisico.
«Per The Smashing Machine avevo preso circa 14 chili per rendere credibile il corpo di un lottatore», ha raccontato a Variety. «Ora sono tornato a dieta. Sono felice di essermi liberato di quel peso: riesco di nuovo a infilare la camicia nei pantaloni e non sembro incinto, quindi direi che va bene così».
Con il suo solito tono ironico, The Rock ha aggiunto: «Pensate a Clint Eastwood a 75 anni: asciutto, scolpito, con muscoli levigati. Ecco, qualcosa del genere. È una bella sensazione».
Un progetto visionario
Lizard Music sarà diretto da Benny Safdie, noto per il suo lavoro in coppia con il fratello Josh nei film Good Time (2017) e Diamanti grezzi (2019). Dopo il successo ottenuto anche come attore in Oppenheimer di Christopher Nolan, Safdie torna dietro la macchina da presa con un progetto più intimo e surreale.
Il romanzo originale di Pinkwater racconta la storia di Victor, un ragazzo che scopre un canale televisivo segreto dove si esibiscono misteriose lucertole musiciste. L’adattamento cinematografico, stando alle prime indiscrezioni, rielaborerà liberamente la trama in chiave più adulta, mescolando realismo magico, malinconia e humour visionario.
Johnson, che oltre a recitare sarà anche produttore del film tramite la sua società Seven Bucks Productions, ha dichiarato di essere “entusiasta di esplorare un lato più introspettivo e bizzarro” della sua carriera.
«È una storia tenera e strana, proprio come piace a me», ha detto. «Con Benny stiamo costruendo qualcosa di molto diverso: un film sul tempo che passa, sull’amicizia e sulla magia che rimane anche quando tutto cambia».
Il futuro di The Rock tra cinema d’autore e blockbuster
Le riprese di Lizard Music dovrebbero iniziare nel corso del 2026, con un’uscita prevista tra la fine del 2027 e l’inizio del 2028, secondo le prime ipotesi di produzione.
Nel frattempo, Johnson sarà impegnato nella promozione di The Smashing Machine, in cui recita accanto a Emily Blunt. Il film, diretto sempre da Safdie per A24, racconta l’ascesa e il crollo del lottatore Mark Kerr, esplorando i temi della dipendenza, della fama e della redenzione.
Con questi due progetti, Dwayne Johnson sembra ormai deciso ad allontanarsi dai ruoli d’azione tradizionali per abbracciare un cinema più autoriale e sperimentale.
E, a giudicare dalla sua dedizione fisica e artistica, il nuovo “mago” di Hollywood è pronto a riscrivere ancora una volta la propria leggenda.
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