Personaggi
Re Giorgio conquista la Versilia: Armani compra la mitica “Capannina” di Forte dei Marmi per 10 milioni
Dal 2026 la gestione passerà ufficialmente alla Maison Armani. «Un tributo alla tradizione e un ritorno alle origini», spiega lo stilista, che proprio lì conobbe Sergio Galeotti negli anni Sessanta
Un colpo da vero re della moda. Giorgio Armani ha deciso di riportare la sua storia là dove tutto era cominciato: a Forte dei Marmi. Lo stilista, 90 anni compiuti lo scorso luglio, ha firmato l’accordo per acquistare La Capannina di Franceschi, locale iconico della Versilia, simbolo da quasi un secolo di mondanità e palcoscenico per artisti, intellettuali e personaggi del jet set.
Il prezzo? Una cifra da capogiro: dieci milioni di euro, secondo quanto trapela dall’accordo preliminare. La nuova gestione, annunciata ufficialmente dalla Maison Armani, diventerà effettiva a partire dall’estate 2026, quando il locale passerà nelle mani del gruppo del designer.
Fondata nel 1929 da Achille Franceschi, La Capannina è un pezzo di storia italiana: musica dal vivo, cabaret, spettacoli che hanno fatto epoca e ospiti che hanno attraversato generazioni. Dal 1977 la gestione era in mano a Gherardo e Carla Guidi, che l’hanno traghettata nel nuovo millennio mantenendone intatto il fascino. Oggi, con l’arrivo di Armani, il tempio della Versilia si prepara a vivere un nuovo capitolo.
Per lo stilista, non si tratta soltanto di un investimento immobiliare. Il legame con Forte dei Marmi è personale e profondo: proprio lì, negli anni Sessanta, conobbe Sergio Galeotti, l’uomo che sarebbe diventato suo socio e grande amico, compagno di una vita e della nascita dell’impero Armani. «È un tributo alla tradizione italiana e un ritorno alle origini» si legge nel comunicato ufficiale.
Nella sua lunga storia, La Capannina ha visto esibirsi sul palco star della musica italiana e internazionale, ha accolto scrittori, registi, attrici e politici, ed è rimasta punto di riferimento per generazioni di vacanzieri e habitué della Costa. Con Armani al timone, la sfida sarà quella di conservare lo spirito originario — un mix unico di glamour e nostalgia — aggiungendo quel tocco di eleganza minimalista che ha reso lo stilista un’icona mondiale.
Dal 2026, insomma, la mondanità italiana avrà un nuovo regista. E la Versilia, grazie a Re Giorgio, si prepara a vivere una seconda giovinezza sotto le luci e i riflettori di una leggenda che non smette mai di reinventarsi.
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Personaggi
Vivian Jenna Wilson si libera del cognome Musk: «Non voglio più avere a che fare con lui». La figlia di Elon rompe con il padre
Cambio di nome, nessuna eredità, vita condivisa in un appartamento di Los Angeles e orgoglio militante. Vivian Jenna Wilson, figlia di Elon Musk, rivendica la propria indipendenza e attacca il magnate: «Ha voluto figli brillanti, non felici». E sul passato: «Non volevo più portare quel cognome, faccio quello che voglio».
Vivian Jenna Wilson ha un obiettivo chiaro: vivere una vita che non abbia nulla a che fare con suo padre. Un nome pesante, quello di Elon Musk, che a ventun anni ha deciso di abbandonare, legandosi invece a quello della madre, Justine Wilson. A Paris Match racconta il perché senza giri di parole: «Non volevo più avere a che fare con tutte quelle stronzate legate al nome. E poi faccio quello che voglio».
La rottura con il patron di Tesla e SpaceX non è solo affettiva: è culturale, politica, identitaria. Vivian fa coming out come persona trans nel 2020 e cambia legalmente sesso due anni dopo. Da allora, la distanza con Musk si trasforma in frattura pubblica. Lei sfila, studia, lavora, condivide un appartamento a Los Angeles. «Non vivo in una villa. Non ho una Tesla», dice con ironia feroce. A chi su TikTok l’ha dipinta erede da 40 miliardi risponde così: «Se fosse vero, non ci sarebbero più senzatetto né fame nel mondo».
La giovane rivendica con orgoglio la strada costruita da sola: modella emergente, attivista LGBTQIA+, voce presente nelle marce e online. Non cerca pietà, non cerca eredità: cerca spazio. E lontananza. «La sola menzione del suo nome mi fa spegnere il cervello», confessa. Una frase che sintetizza anni di incomprensioni, culminate nella rottura definitiva.
Il contrasto non è solo familiare, ma filosofico. «Quando avevo dieci anni mi disse che Marte sarebbe stato il futuro dell’umanità. Pensai: chi si occuperà della Terra allora? Non parlavamo la stessa lingua». È la fotografia di due mondi che non si incontrano: da un lato il miliardario convinto che il progresso passi dalla colonizzazione dello spazio; dall’altro una figlia che difende i diritti delle minoranze e marcia sul suolo terrestre, tra le persone.
Sui social Musk l’ha cancellata – letteralmente: «Mio figlio Xavier è morto. Ucciso dal virus woke», scrisse. Oggi lei restituisce il colpo con una frase glaciale: «La morale non si misura in dollari». Non cerca un confronto, non chiede riconciliazione. Alza il mento, senza paura: «Sono stata usata come esempio per dimostrare che i bambini trans non dovrebbero esistere. Non potevo lasciar correre. Non è un capriccio politico. È una questione di sopravvivenza».
In mezzo, nessun accordo, nessun passo indietro. Solo una ragazza che ha deciso chi vuole essere. E un padre che, almeno per lei, non è più una stella nella stessa galassia.
Personaggi
Belen Rodriguez appare confusa sul palco: la rete si interroga, tra preoccupazione e polemiche
Durante un’intervista sul palco della rassegna milanese, la conduttrice è sembrata in difficoltà e ha lasciato l’evento accompagnata dallo staff. I social si dividono, mentre emergono richieste di maggior attenzione verso gli ospiti in evidente disagio.
Una nuova ondata di commenti e preoccupazioni ha travolto Belen Rodriguez dopo la sua partecipazione al Vanity Fair Stories. La manifestazione milanese dedicata a talk e incontri con personaggi del mondo dello spettacolo. La showgirl, reduce dalle recenti polemiche seguite all’intervista a Belve, è salita sul palco per rispondere a domande sulla sua vita privata. Ma sono state le sue condizioni apparenti — e non le sue parole — a catalizzare l’attenzione del pubblico.
Nei video circolati su TikTok e X (ex Twitter), Rodriguez appare affaticata e lenta nei movimenti. Il conduttore l’ha accolta prendendola per mano e, una volta seduta, la showgirl ha risposto con tono pacato, cercando più volte una posizione comoda sulla sedia. Alla fine dell’incontro, alcune persone dello staff l’hanno accompagnata verso l’uscita sostenendola per un braccio, gesto che ha ulteriormente alimentato le speculazioni.
Sui social sono immediatamente comparsi commenti di ogni tipo: c’è chi ipotizza un malessere momentaneo. Chi sospetta l’uso di alcol o la forte stanchezza, e chi invita alla prudenza ricordando che non esistono informazioni ufficiali sulle sue condizioni. «Sembrava rallentata, qualcosa non andava», scrive un utente. «Avrebbero dovuto interrompere l’intervista, era evidente che fosse a disagio», osserva un altro. Altri ancora hanno preso le sue difese definendo offensive e infondate le supposizioni circolate in rete.
Durante l’incontro, il dibattito è tornato anche sulle dichiarazioni rilasciate qualche giorno prima a Belve. In quella sede, Rodriguez — rispondendo in modo ironico a una domanda sui suoi ex compagni — aveva affermato di essere stata “manesca”, frase che aveva suscitato critiche e perplessità. Sul palco del Vanity Fair Stories ha chiarito che si trattava di sarcasmo: «Sono sudamericana, abbiamo un’ironia diversa. Non è mai stato un “li ho menati tutti”». Poi ha coinvolto la platea chiedendo: «Chi non è mai stato tradito?».
Ma la discussione, stavolta, si è spostata altrove: non sulle sue affermazioni, bensì su come una figura così esposta venga gestita quando appare in evidente difficoltà. Tra i commenti più condivisi, infatti, emerge una riflessione sul ruolo degli organizzatori: «Se un ospite non sta bene, la priorità dovrebbe essere tutelarlo, non continuare il talk», si legge sotto uno dei video più visualizzati.
Al momento, né Belen Rodriguez né l’organizzazione dell’evento hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali su quanto accaduto. Resta però un dato evidente: la sua apparizione ha riacceso il dibattito su salute, pressione mediatica e rispetto dei tempi personali dei personaggi pubblici, in un momento in cui ogni gesto, anche involontario, diventa immediatamente virale.
Personaggi
Amanda Lear torna a parlare di Dalí: «Era innamorato pazzo di me, ma non poteva soddisfarmi né aiutarmi»
Amanda Lear riporta alla luce aneddoti del suo legame con Salvador Dalí: un rapporto fatto di ossessioni eleganti, formalità infinite e confessioni inattese. «Mi adorava, ma restava prigioniero della religione e della moglie», racconta la musa, che svela come il pittore vivesse in un tempo tutto suo, tra aristocratici immaginari, tabù cattolici e il rifiuto categorico che lei fosse vista come un’amante.
Amanda Lear non smette mai di ritornare sul suo capitolo più iconico: Salvador Dalí. E questa volta lo fa con una serie di pillole che riportano il pubblico direttamente negli anni in cui la diva era la musa più misteriosa d’Europa. «Dalí era innamorato pazzo di me», dice, con quella naturalezza che solo lei può permettersi. Un innamoramento strano, quasi metafisico, perché il pittore sapeva perfettamente di non poterla “soddisfare”, come confessa Amanda con un sorriso tagliente.
Un amore fuori dal tempo
Lear racconta un Dalí che parlava e si muoveva come un aristocratico del Settecento. «A lui piacevano le contesse, le principesse», spiegando come il maestro avesse un’attrazione quasi teatrale per tutto ciò che odorava di nobiltà. Il rapporto tra loro era intimo ma formalissimo: «Ci siamo sempre dati del lei», rivela, come se anche nella privacy ci fosse una scenografia da rispettare.
Cattolico, geloso e rigidissimo
La diva rivela un tratto meno noto dell’artista: la sua religiosità. «Era religiosissimo, tradizionale. Non eravamo sposati e non gli piaceva l’idea che si pensasse fossi la sua amante». Un’improvvisa pruderie che stride con l’immagine del genio eccentrico e libertino che il mondo conosce. Dalí, invece, con Amanda si muoveva come un uomo d’altri tempi, timoroso del giudizio e legato a un rigore quasi clericale.
La verità su soldi, gelosie e limiti
Lear aggiunge un dettaglio che colpisce: «Sapeva che non avevo soldi, ma mi diceva: “Piccola Amanda, vorrei aiutarla, ma non posso. Ho una moglie e sono cattolico”». Una frase che vale più di mille biografie, perché mostra un Dalí incapace di rompere la gabbia delle proprie regole. Un uomo combattuto tra fascinazione e moralismi, tra la sua musa e Gala, la compagna di una vita.
E Amanda, ancora una volta, glielo perdona con eleganza.
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