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Cinema

Leonardo DiCaprio corre verso l’Oscar, Margot Robbie mezza nuda a Londra: in Italia vince “Demon Slayer”

Il nuovo film di Paul Thomas Anderson con DiCaprio è già in corsa per l’Academy, Margot Robbie fa scintille all’anteprima di A Big Bold Beautiful Journey. Da noi, invece, il box office è dominato da Demon Slayer: Il castello dell’infinito (808 mila euro), seguito dall’horror The Conjuring – Il rito finale.

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    A Hollywood si gioca già la partita dell’Oscar. Leonardo DiCaprio, con One Battle After Another diretto da Paul Thomas Anderson, si candida al premio più ambito senza passare per i festival, scavalcando la trafila che un tempo dettava legge. Margot Robbie, dal canto suo, ha monopolizzato i flash all’anteprima londinese di A Big Bold Beautiful Journey, più nuda che vestita, confermandosi regina di stile e provocazione.

    E in Italia? I numeri raccontano una realtà diversa: a portare pubblico in sala sono i giovanissimi. In testa al box office troviamo Demon Slayer: Kimetsu No Yaiba – Il castello dell’infinito, capace di incassare 808 mila euro con 97 mila spettatori in un solo giorno su 334 schermi. Mica male per un anime.

    Scende al secondo posto l’horror The Conjuring – Il rito finale, che con 325 mila euro dimezza gli incassi del giorno precedente ma porta comunque il totale a 6 milioni. Terza piazza per Material Love (o The Materialists) di Celine Song: commedia sofisticata con Dakota Johnson divisa tra Chris Evans e Pedro Pascal, 87 mila euro e 1,17 milioni complessivi.

    Quarto posto per Downton Abbey – Il gran finale di Simon Curtis, 66 mila euro e un totale di 71 mila. Più giù resiste, al quinto, Elisa di Leonardo Di Costanzo, dramma psicologico con Barbara Ronche, che aggiunge 20 mila euro e arriva a 251 mila.

    Tra le curiosità: I Puffi restano sesti con oltre 2,49 milioni complessivi, mentre Come ti muovi sbagli di Gianni Di Gregorio raccoglie 121 mila euro totali. L’animazione tedesca Grand Prix e il sequel Troppo cattivi 2 si contendono l’ottava e nona posizione. In decima chiude il film-concerto Francesco De Gregori Nevergreen di Stefano Pistolini, con 9 mila euro.

    Il pubblico adulto, insomma, continua a latitare: le sale si riempiono solo quando a trainare sono horror o anime. Tutti gli altri aspettano il nuovo film di DiCaprio, ma davanti a uno schermo televisivo.

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      Cinema

      Pretty Woman: Valeria Golino al posto di Julia Roberts? Il provino che poteva cambiare la storia del cinema

      Valeria Golino e il provino finale per Pretty Woman: “Quando vidi Julia Roberts, capii che avrebbero preso lei”.

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        Insomma la trasmissione Belve di Rai2, condotta da Francesca Fagnani, ci regala sempre più spesso delle vere e proprie chicche. Come nel caso dell’intervista all’attrice e regista Valeria Golino che, nella puntata del 26 novembre, ha raccontato un dettaglio sorprendente sul film Pretty Woman. Ovvero? L’indimenticabile e spezza cuori Vivian Ward, personaggio femminile del film interpretata da Julia Roberts, poteva essere affidata proprio a Valeria Golino. L’attrice e regista italiana, allora reduce dal successo del film Rain Man, arrivò infatti all’ultima fase di selezione per il ruolo, contendendolo proprio alla futura star americana.

        Il provino finale? Un incubo condiviso

        Valeria Golino ha raccontato di essere stata tra le ultime due candidate per il ruolo di Vivian. La competizione si giocò in un clima surreale e imbarazzante. “Eravamo nello stesso posto, vestite uguali, un incubo”, ha rivelato l’attrice. Eppure, al di là della tensione, Golino comprese subito il verdetto: “Quando ho visto Julia, con quella vitalità tutta americana, ho capito che avrebbero preso lei. Io ero più malinconica”. Nonostante quella delusione, Valeria non ha mai espresso rammarico, anzi: “Non ho mai detto che avrei potuto farlo io. Ha vinto la migliore per quel ruolo”. Un riconoscimento elegante e sincero che sottolinea la consapevolezza dell’attrice italiana del peso che Julia Roberts ha dato al personaggio di Vivian Ward, trasformandolo in un’icona del cinema.

        Una scelta che ha fatto storia

        Il regista Gary Marshall si trovò di fronte a un bivio artistico. Scegliere Julia Roberts, con la sua spiccata energia positiva e il fascino tipicamente americano, o Valeria Golino, dalla bellezza enigmatica e dall’aria malinconica. La scelta – per fortuna – cadde sulla Roberts, la cui interpretazione segnò non solo il successo del film ma anche il suo ingresso nell’Olimpo delle star di Hollywood.

        Golino: un successo che non conosce confini

        Tuttavia, è intrigante immaginare oggi come sarebbe stata Pretty Woman con Valeria Golino nel ruolo principale. Il suo approccio al personaggio avrebbe probabilmente dato una sfumatura diversa, meno solare e più introspettiva, forse arricchendo Vivian Ward di un’aura più sofisticata. Non ottenere quel ruolo non ha fermato la carriera di Valeria Golino, che continua a essere una delle attrici italiane più apprezzate a livello internazionale. “Da giovane, il successo lo prendevo per scontato. Poi ho imparato la disciplina”, ha confessato l’attrice, che a vent’anni aveva già vinto la Coppa Volpi a Venezia. Oggi, guardando indietro, durante l’intervosta con la Fagnani, Golino riflette su quel momento con la maturità di chi sa riconoscere il proprio valore e quello degli altri. La sua grazia nel raccontare questa esperienza dimostra come la vera grandezza risieda anche nell’umiltà: “Quello era il ruolo di Julia. E lo ha fatto splendidamente”.

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          Cinema

          Sigourney Weaver: “Alien: Pianeta Terra mi spaventa, non riesco a guardarlo da sola”

          L’iconica interprete di Ellen Ripley racconta il suo rapporto con il nuovo spin-off televisivo firmato Noah Hawley. Tra elogi al cast e al regista, e la paura ancora viva di fronte agli Xenomorfi che l’hanno resa leggenda.

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            Sigourney Weaver, volto simbolo della saga Alien, ha confessato di essere rimasta profondamente colpita – e spaventata – dal nuovo spin-off televisivo Alien: Pianeta Terra. L’attrice, che con il personaggio di Ellen Ripley ha rivoluzionato il cinema fantascientifico a partire dal 1979, si trova oggi dall’altra parte dello schermo: da protagonista a spettatrice, con la stessa inquietudine del pubblico comune.

            “Lo sto guardando come una persona normale”, ha raccontato in una recente intervista. “Non riesco a farlo da sola: devo fissare un appuntamento con mio marito perché temo che una di quelle creature esca dallo schermo. Sono indietro con la visione, ma quello che ho visto finora è davvero affascinante”.

            Noah Hawley e la nuova visione di Alien

            La serie, creata da Noah Hawley – già autore della pluripremiata Fargo – rappresenta un’interpretazione inedita del franchise. Weaver non ha nascosto la sua ammirazione per l’approccio del regista e sceneggiatore: “Conoscevo e stimavo il suo lavoro su Fargo, e mi chiedevo cosa avrebbe fatto con l’universo di Alien. Quello che trovo straordinario è che non si concentra solo sugli Xenomorfi. Racconta il mondo come sarà tra cento anni: parla di avidità, di come la società potrebbe evolversi, delle priorità che avremo. Ha ampliato temi che sono sempre stati presenti nella saga, portandoli a una scala ancora più grande. Ed è recitata e realizzata in modo magnifico. Fatico a credere che sia una produzione televisiva”.

            Nel cast spicca Sydney Chandler, già apprezzata in Don’t Worry Darling e qui chiamata a confrontarsi con un immaginario tanto carico di aspettative quanto temibile.

            Ripley, un’eroina senza tempo

            Il confronto con la serie è inevitabilmente segnato dalla storia di Weaver stessa. La sua interpretazione di Ellen Ripley in Alien (1979) di Ridley Scott rivoluzionò la rappresentazione femminile nel cinema di genere, trasformando un ruolo inizialmente secondario in un’eroina iconica.

            Ripley tornò poi nei successivi tre capitoli principali della saga: Aliens – Scontro finale (1986) di James Cameron, Alien³ (1992) di David Fincher e Alien – La clonazione (1997) di Jean-Pierre Jeunet. Una presenza così forte da estendersi oltre il cinema, con il personaggio apparso in fumetti, videogiochi e romanzi ufficiali.

            Il legame tra l’attrice e la creatura di H.R. Giger rimane intatto. “Quegli esseri continuano a terrorizzarmi”, ha ammesso Weaver, confermando come lo Xenomorfo resti una delle icone più disturbanti mai create.

            Il futuro della saga

            Con Alien: Pianeta Terra, il franchise vive una nuova stagione che mescola fantascienza, horror e riflessione sul destino dell’umanità. Weaver, pur non essendo coinvolta direttamente, resta la sua spettatrice più esigente e sincera.

            E se anche la “madre” di Ripley non riesce a guardare lo show senza compagnia, significa che la forza perturbante degli Xenomorfi è rimasta intatta, capace di attraversare generazioni e linguaggi senza perdere la sua presa sul pubblico.

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              Cinema

              Il diavolo veste Prada 2 sbarca a Milano: 2mila comparse cercasi per il sequel più fashion di sempre

              Dall’8 al 16 ottobre la troupe sarà nel cuore della capitale della moda: Meryl Streep, Anne Hathaway ed Emily Blunt tra Quadrilatero e Brera. Casting aperti, ma servono requisiti precisi.

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                Milano si prepara a trasformarsi in set cinematografico internazionale. Dopo Parigi, tocca al Quadrilatero della moda e alle vie del centro accogliere “Il diavolo veste Prada 2”, sequel attesissimo che arriverà nelle sale il 1° maggio 2026. Le riprese in città sono fissate tra l’8 e il 16 ottobre, in una Milano ancora intrisa della polvere di stelle della fashion week (23-29 settembre). Il tempismo non è casuale: la produzione ha scelto di cavalcare l’atmosfera glamour lasciata dalle sfilate per portare sul grande schermo il cuore pulsante della moda italiana.

                E non si parla di comparse qualunque. Per una delle scene clou in Brera serviranno fino a 900 persone, per un totale stimato di 2mila figuranti. Ma i candidati devono avere almeno 30 anni ed essere già attivi nel mondo della moda, del design, della comunicazione o degli eventi. In alternativa, sarà il reparto costumi a occuparsi di trasformarli in degni protagonisti dello stile milanese. L’obiettivo è uno solo: restituire quell’eleganza innata che l’Italia porta sulle passerelle di tutto il mondo.

                Il primo ciak, secondo quanto riportato da Milano Finanza, dovrebbe scattare al RG Showroom. Poi, a cascata, toccherà alle location più iconiche della città. A guidare la carovana delle star sarà ancora una volta Meryl Streep, nei panni della temibile Miranda Priestley, affiancata da Anne Hathaway ed Emily Blunt. Un ritorno che fa già discutere i fan e incendia i social, dove da settimane circolano foto rubate dal set e ipotesi sulla trama.

                Ma di cosa parlerà questo secondo capitolo? Le certezze sono poche, le indiscrezioni invece abbondano. Variety anticipa che al centro della storia ci sarà la crisi dell’editoria cartacea e il ruolo sempre più dominante dei fondi pubblicitari: un tema che vedrà protagonista Emily, il personaggio interpretato da Emily Blunt, alle prese con un nuovo lavoro nel settore. Runway, la rivista simbolo della Miranda Priestley, dovrà affrontare la tempesta della rivoluzione digitale.

                Milano, in questo contesto, diventa molto più di un set: è simbolo e metafora di un’industria che cambia, un palcoscenico in cui moda e cinema si intrecciano fino a confondersi. L’attesa è spasmodica e cresce la curiosità: la produzione riuscirà a ricreare la magia del primo film, entrato nell’immaginario collettivo, e al tempo stesso aggiornare il racconto alla nuova era digitale?

                Per ora resta una certezza: la capitale della moda è pronta a vestirsi di cinema. E chissà se il pavé milanese riserverà ancora qualche imprevisto ad Anne Hathaway, come accadde con il celebre tacco rotto.

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