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Benessere

Il rituale incantato delle azioni notturne e il “4-7-8”!

La sensazione di serenità che accompagna il momento prima di coricarsi, la transizione durante la quale lasciamo alle spalle le preoccupazioni della giornata e ci prepariamo ad immergerci nel regno dei sogni. Ma ognuno di noi nel corso del tempo ha sviluppato dei rituali per favorire il sonno. Vediamo quali.

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    I rituali abitudinari prima di dormire sono un prezioso tesoro che ognuno di noi può coltivare per favorire un sonno rigenerante e una mente serena. Che si tratti di un bagno ristoratore, di una pratica di gratitudine o di un momento di silenzio e riflessione, questi rituali ci aiutano a concludere la giornata in modo positivo e a prepararci per una notte serena.

    I rituali notturni non sono solo una sequenza di azioni, ma veri e propri riti che ci aiutano a smorzare la frenesia della vita quotidiana in favore di un riposo rigenerante della notte. Questi rituali possono variare da persona a persona, ma il loro obiettivo comune è quello di favorire il rilassamento e la tranquillità prima di addormentarsi.

    Il potere dei rituali
    Molte persone iniziano il loro rituale notturno preparando l’ambiente intorno a loro. Questo potrebbe includere: accendere luci soffuse, come candele o luci da notte, per creare un’atmosfera di calma e tranquillità, oppure ascoltare musica rilassante, guardare la tv senza volume.
    Un bagno caldo per rilassare le tensioni, creando uno spazio di tranquillità in cui lasciare andare lo stress accumulato durante il giorno.

    Per molti, il rituale notturno è anche un momento per prendersi cura di se stessi. Questo potrebbe includere la routine della cura della pelle, con l’applicazione di creme idratanti o oli profumati che coccolano la pelle e rilassano i sensi.

    Ma molti trovano pace nel momento di silenzio e riflessione prima di addormentarsi. Questo potrebbe includere un libro rilassante o semplicemente permettere alla mente di calmarsi e prepararsi per il riposo.

    E per chi fa fatica ad addormentarsi? C’è il 4-7-8
    Per coloro che lottano per addormentarsi, esiste il metodo “4-7-8”, che è una tecnica di respirazione, sviluppata dal dottor Andrew Weil, è progettata per indurre il rilassamento e favorire il sonno.

    Ecco come funziona:
    Trova una posizione confortevole nel tuo letto.
    Inizia espirando completamente attraverso la bocca, poi espelli tutta l’aria dai polmoni.
    Fai un respiro profondo attraverso il naso, contando fino a 4 mentalmente mentre inspiri.
    Una volta che hai inspirato completamente, trattieni il respiro per un conteggio mentale fino a 7. Lentamente e delicatamente, espira completamente attraverso la bocca, contando fino a 8.

    Ripeti questo ciclo di respirazione per almeno quattro volte, o più se ti senti a tuo agio.  Questo semplice, ma potente, esercizio di respirazione può aiutare a ridurre l’ansia, a calmare la mente e a prepararti per il sonno. Pratica questa tecnica regolarmente, preferibilmente ogni sera prima di coricarti, e potresti notare un miglioramento nella qualità del tuo sonno e nella tua capacità di addormentarti più facilmente.

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      Natale senza sensi di colpa: i trucchi per godersi le feste senza ingrassare

      Le feste natalizie sono sinonimo di gioia, famiglia e… chili di troppo? Non per forza! Scopri come affrontare le abbuffate senza rinunciare al piacere del cibo e mantenendo la linea.

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        Natale è qui e con esso arrivano i timori di ingrassare. Ma è possibile godersi le feste senza sensi di colpa? Le festività natalizie sono un momento magico per stare in compagnia dei propri cari e gustare i piatti della tradizione. Tuttavia, l’ansia di prendere peso durante questo periodo è spesso un pensiero ricorrente. Ma è davvero necessario rinunciare al piacere del cibo per mantenere la linea? Certamente no! Con qualche accortezza è possibile godersi le feste senza sensi di colpa.

        Le abbuffate natalizie, ecco il nemico
        Le abbuffate natalizie sono un vero e proprio attentato al nostro metabolismo. Tra pranzi, cene e dolci, è facile accumulare chili in eccesso. Ma non disperate! Con un po’ di organizzazione e qualche accorgimento, è possibile affrontare le feste in modo più sereno.
        Moderazione è la parola d’ordine: Non è necessario rinunciare ai cibi che amiamo, ma è importante sapersi moderare. Evitate di fare il bis e preferite porzioni moderate.

        Scegliete alimenti sani: Puntate su piatti ricchi di verdure, legumi e proteine magre. Questi alimenti vi aiuteranno a sentirvi sazi più a lungo, riducendo la tentazione di sgarrare.

        Bevete molta acqua: L’acqua aiuta a sentirsi più sazi e a depurare l’organismo. Evitate bevande zuccherate e alcoliche in eccesso.

        Fate attività fisica: Anche durante le feste, cercate di ritagliarvi del tempo per fare attività fisica. Una passeggiata, una corsa o una sessione di yoga vi aiuteranno a bruciare calorie e a sentirvi più energici.

        Integratori naturali: Per un sostegno extra, potreste valutare l’utilizzo di integratori naturali a base di spirulina e gymnema. Questi ingredienti, noti per le loro proprietà brucia grassi e sazianti, possono aiutare a controllare l’appetito e a favorire il metabolismo.

        Spirulina e gymnema: un duo vincente
        La spirulina è un’alga ricca di proteine e vitamine, in grado di accelerare il metabolismo e favorire la combustione dei grassi. La gymnema, invece, è una pianta che aiuta a controllare i livelli di zucchero nel sangue e a ridurre il desiderio di dolci. L’abbinamento di questi due ingredienti crea un integratore naturale efficace per contrastare gli effetti delle abbuffate natalizie.
        Le feste natalizie sono un momento magico da vivere con serenità. Seguendo questi semplici consigli, potrete gustare i vostri piatti preferiti senza sensi di colpa e senza compromettere la vostra forma fisica.

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          Cocktail proteici: vera energia o solo effetto placebo?

          Bevande colorate, shaker e promesse di muscoli tonici: i cocktail proteici sono ormai protagonisti nelle palestre e nei social. Ma funzionano davvero o il loro successo è frutto di suggestione e marketing?

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          Cocktail proteici

            Un fenomeno in crescita tra fitness e lifestyle

            Negli ultimi anni, i cocktail proteici sono diventati un simbolo del benessere moderno. Consumati dopo l’allenamento o come sostitutivi del pasto, promettono di favorire il recupero muscolare, aumentare la massa magra e migliorare le prestazioni sportive. A promuoverli non sono più solo atleti e bodybuilder, ma anche influencer e appassionati di fitness, che li presentano come una soluzione facile per mantenersi in forma.

            Secondo un rapporto pubblicato da Euromonitor International, il mercato globale delle proteine in polvere ha superato i 20 miliardi di dollari nel 2024, trainato da un pubblico sempre più attento alla nutrizione funzionale. Ma dietro il successo commerciale, gli esperti invitano alla cautela: non sempre ciò che è venduto come “super efficiente” ha basi scientifiche solide.

            Cosa contengono davvero i cocktail proteici

            Queste bevande, spesso a base di siero del latte (whey), caseina, soia o pisello, forniscono una dose concentrata di proteine facilmente assimilabili. Ogni porzione ne contiene mediamente dai 20 ai 30 grammi, quantità simile a quella presente in una bistecca o in due uova.

            Le proteine sono essenziali per la crescita e la riparazione dei tessuti muscolari, ma anche per la produzione di enzimi e ormoni. Tuttavia, come sottolineano i nutrizionisti, la maggior parte delle persone che segue un’alimentazione equilibrata assume già abbastanza proteine attraverso i cibi.

            “Solo chi pratica attività fisica intensa o ha un fabbisogno aumentato può trarne reale beneficio”, spiega la dottoressa Chiara Ricci, biologa nutrizionista e docente di scienze dell’alimentazione. “Ma per chi fa sport in modo amatoriale, un pasto completo post-allenamento è spesso sufficiente per coprire il fabbisogno proteico.”

            L’effetto placebo del “drink della performance”

            Parte del successo dei cocktail proteici potrebbe derivare dall’effetto placebo. Numerosi studi di psicologia dello sport mostrano che l’aspettativa di miglioramento può influire davvero sulle prestazioni fisiche.

            Un esperimento pubblicato sul Journal of Strength and Conditioning Research ha rivelato che atleti convinti di assumere una bevanda proteica (ma che in realtà conteneva solo carboidrati) avevano percepito meno fatica e ottenuto risultati migliori. “L’effetto placebo agisce attraverso la motivazione e la percezione dello sforzo”, chiarisce la dottoressa Ricci. “Quando crediamo che qualcosa ci farà rendere di più, il cervello attiva circuiti di ricompensa che migliorano la performance.”

            Questo non significa che le proteine non servano, ma che spesso la loro efficacia è sopravvalutata rispetto all’effetto psicologico e al contesto generale dello stile di vita.

            Quando servono davvero

            Le proteine in polvere possono essere utili in alcuni casi specifici:

            • atleti agonisti con fabbisogni elevati;
            • persone anziane, che tendono a perdere massa muscolare (sarcopenia);
            • vegetariani e vegani, che possono avere difficoltà a coprire il fabbisogno proteico solo con gli alimenti.

            Tuttavia, è importante non eccedere. Un consumo eccessivo di proteine può sovraccaricare i reni e il fegato, oltre a favorire la disidratazione. La World Health Organization raccomanda un apporto giornaliero di circa 0,8 grammi di proteine per chilo di peso corporeo per gli adulti sedentari, che può salire a 1,2–1,7 grammi per chi pratica sport intensi.

            Attenzione a zuccheri e additivi nascosti

            Molti prodotti commerciali contengono dolcificanti artificiali, aromi, coloranti e zuccheri aggiunti. “Bisogna leggere bene le etichette: alcune bevande contengono più zucchero che proteine”, avverte la nutrizionista. È quindi fondamentale scegliere prodotti di qualità, preferibilmente con certificazioni di purezza e senza additivi superflui.

            I cocktail proteici non sono una truffa, ma neppure una bacchetta magica. Possono essere un supporto pratico per chi ha esigenze specifiche, ma non sostituiscono una dieta varia, il riposo e un allenamento regolare.

            La vera forza, come spesso accade, sta nell’equilibrio: le proteine in polvere possono essere utili, ma la loro efficacia dipende da come, quando e perché vengono utilizzate. E se il drink dopo la palestra ci fa sentire più forti, forse è anche merito della mente — non solo del misurino.

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              Benessere

              Formaggi e intolleranza al lattosio: cosa si può davvero mangiare

              La stagionatura riduce naturalmente il lattosio, rendendo molti formaggi adatti a chi ha difficoltà a digerirlo. Ecco quali scegliere, cosa evitare e perché.

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              Formaggi e intolleranza al lattosio

                Per molte persone scoprire di essere intolleranti al lattosio significa eliminare latte e derivati in blocco. Ma non sempre è necessario. L’intolleranza, dovuta a una ridotta produzione dell’enzima lattasi, provoca disturbi gastrointestinali solo quando la quantità di lattosio supera la soglia tollerata dal singolo individuo. E la buona notizia è che alcuni formaggi, grazie ai processi di produzione e stagionatura, contengono quantità molto basse di zucchero del latte, spesso inferiori allo 0,1%.

                Perché alcuni formaggi sono naturalmente “lactose free”

                Durante la trasformazione del latte in formaggio, i batteri lattici presenti negli starter consumano il lattosio come fonte di energia, trasformandolo in acido lattico. Più lunga è la stagionatura, più completo è questo processo. È per questo che i formaggi a pasta dura e molto stagionati sono generalmente sicuri per la maggior parte degli intolleranti.

                Non si tratta di prodotti artificialmente modificati: è il metabolismo naturale dei microrganismi a far scomparire quasi del tutto il lattosio.

                I formaggi che si possono mangiare senza problemi

                Gli enti di ricerca alimentare e le associazioni internazionali dedicate alle intolleranze concordano: molti formaggi stagionati contengono tracce trascurabili di lattosio. Tra i più indicati:

                • Parmigiano Reggiano: dopo 12 mesi di stagionatura il lattosio è assente; i consorzi garantiscono ufficialmente che il prodotto è naturalmente privo di lattosio già dal nono mese.
                • Grana Padano: anche qui il lattosio viene completamente metabolizzato dai batteri durante la maturazione; il formaggio stagionato oltre 12 mesi è considerato sicuro.
                • Pecorino stagionato: le versioni oltre i 6-8 mesi hanno contenuti di lattosio praticamente nulli.
                • Gorgonzola piccante e altri erborinati maturi: la lunga fermentazione riduce drasticamente il lattosio.
                • Provolone stagionato: più è vecchio, meno lattosio contiene.
                • Emmental, Gruyère, Comté: tutti caratterizzati da lunghi tempi di stagionatura.
                • Cheddar stagionato: nelle versioni mature il lattosio è molto basso.

                Tutti questi formaggi sono normalmente tollerati dalla maggior parte dei soggetti intolleranti, poiché il contenuto di lattosio è inferiore allo 0,1%—quantità che rientra nella soglia “lactose free” riconosciuta a livello europeo.

                E quelli da evitare?

                I formaggi freschi o a breve stagionatura mantengono una quota più elevata di lattosio. Tra quelli più problematici:

                • Mozzarella (soprattutto vaccina): contiene lattosio residuo, anche se in quantità moderate.
                • Ricotta: non è un formaggio in senso stretto ma un latticino ottenuto dal siero, più ricco di lattosio.
                • Mascarpone: molto ricco di lattosio.
                • Fiocchi di latte e formaggi spalmabili: crema di formaggi freschi dove il lattosio è presente in quantità rilevanti.
                • Stracchino, crescenza, robiola fresca: la stagionatura brevissima non permette ai batteri di consumare il lattosio.

                Per chi è molto sensibile, esistono comunque versioni delattosate di quasi tutti i prodotti, ottenute tramite aggiunta di lattasi o processi enzimatici specifici.

                Il consiglio degli esperti: ascoltare la propria soglia

                L’intolleranza al lattosio non è uguale per tutti. Alcune persone digeriscono bene piccole quantità, altre devono evitarlo quasi del tutto. Le linee guida dei nutrizionisti suggeriscono di:

                • introdurre i formaggi stagionati gradualmente;
                • osservare la risposta del proprio organismo;
                • preferire piccole porzioni distribuite nella giornata;
                • evitare di consumare più prodotti freschi nello stesso pasto.

                Un’alimentazione più varia, senza rinunce

                Sapere che molti formaggi sono naturalmente privi di lattosio significa poter tornare a gustarli senza timori. La soluzione sta nell’informarsi, leggere le etichette e conoscere le differenze tra un prodotto fresco e uno stagionato.

                Per chi convive con l’intolleranza, è una libertà in più a tavola: un modo per non rinunciare al gusto, rispettando allo stesso tempo il proprio benessere.

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