Benessere
Parlare a se stessi, tra auto-aiuto e benessere mentale
Parlare da soli, è un comportamento che spesso viene associato a lampi di pazzia o eccentricità, ma in realtà è un fenomeno molto più comune e normale di quanto si pensi. Si stima che circa il 30% della popolazione mondiale parli regolarmente a se stessa, e questo comportamento può assumere diverse forme, dal semplice borbottio a vere e proprie conversazioni complete.

Ma perché parliamo da soli?
Parlare ad alta voce aiuta a organizzare i pensieri, chiarire le idee e risolvere problemi. Esteriorizzando il nostro flusso di coscienza, possiamo esaminarlo in modo più obiettivo e distaccato, identificando connessioni e soluzioni che potrebbero sfuggirci se rimanessero confinate nella nostra mente.
Parlare da soli può essere un modo efficace per gestire le emozioni, soprattutto quelle negative come stress, ansia o rabbia. Esprimere verbalmente le nostre frustrazioni o paure può aiutarci a calmarci e a riprendere il controllo.
Incoraggiarci a voce alta può aumentare la nostra motivazione e la nostra concentrazione, soprattutto quando ci troviamo ad affrontare compiti impegnativi o monotoni. Ripetere i nostri obiettivi o dare istruzioni a noi stessi può aiutarci a rimanere concentrati e a perseverare.
Parlare da soli può anche essere utile per la memoria e l’apprendimento. Ripetere nuove informazioni o ripassare concetti già appresi può aiutarci a fissarli meglio nella memoria.
Per alcune persone, parlare da soli può essere un catalizzatore per la creatività. Dare voce alle nostre idee senza inibizioni può aiutarci a generare nuove idee e a trovare soluzioni innovative a problemi complessi.
Ma è importante distinguere tra un semplice brontolio occasionale e un discorso a se stessi eccessivo o intrusivo. Se parlare da soli interferisce con le nostre attività quotidiane o causa disagio a noi stessi o agli altri, potrebbe essere un segno di un problema sottostante, come un disturbo d’ansia o un problema di salute mentale. In questi casi, è importante rivolgersi a un professionista per ricevere un aiuto adeguato.
In generale, parlare da soli è un fenomeno normale e benefico che può apportare numerosi vantaggi alla nostra vita mentale. Non c’è da vergognarsi o sentirsi in colpa se ci capita di parlare a noi stessi di tanto in tanto.
Se però questo comportamento diventa eccessivo o interferisce con la nostra vita quotidiana, è importante cercare un aiuto professionale per escludere eventuali problemi sottostanti.
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Benessere
Il paradosso del pensiero: perché riflettere troppo ci fa sentire a disagio
Pensare, l’attività che ci definisce come esseri umani, potrebbe non essere la fonte di piacere che immaginiamo. Un sorprendente studio della Radboud University, pubblicato su “Psychological Bulletin”, rivela che la riflessione profonda è spesso associata a sensazioni di stress, irritazione e insicurezza.

Il concetto che pensare sia un’attività faticosa e potenzialmente sgradevole può sembrare controintuitivo e paradossale, ma ha trovato conferma in uno studio condotto da un team di esperti della Radboud University nei Paesi Bassi, come riportato sulla rivista “Psychological Bulletin”. Secondo la ricerca, il pensiero intenso, soprattutto quando richiede riflessione profonda o risoluzione di problemi complessi, è spesso associato a sensazioni di irritazione, insicurezza e stress.
La metanalisi condotta dagli scienziati ha incluso 170 studi precedenti, permettendo loro di esplorare in dettaglio la relazione tra l’attività cognitiva e le emozioni negative. Uno degli aspetti più rilevanti della ricerca è l’idea che il pensiero attivo non produca necessariamente piacere; al contrario, può essere visto come un compito impegnativo, simile a una fatica mentale.
Questo potrebbe spiegare perché le persone, quando possibile, tendono a evitare situazioni che richiedono un’intensa attività mentale, preferendo attività più rilassanti o automatiche.
La scoperta ha importanti implicazioni per la comprensione del comportamento umano, suggerendo che il nostro cervello potrebbe essere programmato per conservare energia evitando compiti cognitivi eccessivamente onerosi, favorendo così una sorta di “economia mentale”.
Questo paradosso mette in luce una verità scomoda: il nostro cervello potrebbe preferire evitare l’intenso sforzo cognitivo, favorendo attività più semplici e meno impegnative.
Benessere
Stacca, respira, cammina: il potere della lentezza in un mondo che corre
Psicologi e coach lo ripetono da mesi: serve rallentare. E per stare meglio, a volte basta fare meno, dormire di più e concedersi una passeggiata senza meta

Siamo entrati nell’estate con i nervi a pezzi. Dicono che sia la stagione del relax, delle pause, della leggerezza. Ma per molti – troppi – è solo un altro capitolo di un libro già faticoso: quello del burnout permanente. Lavoro da finire prima di partire, figli da gestire h24, vacanze da organizzare come un evento aziendale. E quando si arriva finalmente al mare, o in montagna, o anche solo al weekend, si è talmente stanchi da non sapere nemmeno più cosa voglia dire “rilassarsi”.
Eppure, il nostro corpo lo sa. Il nostro cervello lo sa. Ce lo chiede da tempo, con segnali che ignoriamo finché non diventano mal di testa, insonnia, irritabilità o quella stanchezza che non se ne va neanche dopo dieci ore di sonno. Perché non è il corpo ad essere sfinito, è la mente. E l’unica vera cura – ormai lo dicono anche le neuroscienze – è rallentare. Ma sul serio.
La buona notizia è che rallentare non significa scomparire nel deserto per settimane. Né fuggire su un’isola greca con il cellulare spento (anche se, diciamolo, sarebbe magnifico). A volte basta molto meno. Bastano micro-pause consapevoli: una passeggiata lenta senza auricolari. Un pranzo senza scrollare lo smartphone. Un bagno caldo senza interruzioni. Un pomeriggio sul divano senza sensi di colpa. O anche solo cinque minuti per chiudere gli occhi e respirare, davvero, come se ogni respiro fosse un atto di cura.
Le chiamano “vacanze mentali”, e sono diventate un’ancora di salvezza per chi non può permettersi un mese alle Maldive ma ha urgente bisogno di recuperare lucidità e benessere. I terapeuti lo spiegano chiaramente: il cervello ha bisogno di vuoto. Di tempi morti, di riposo attivo. Di attività lente, ripetitive, prive di scopo. Una camminata in mezzo al verde. Un puzzle. Lavorare a maglia. Annaffiare le piante. Fare il pane. Piccoli riti che sembrano inutili ma nutrono la mente.
Ecco perché sempre più persone scelgono vacanze diverse, in luoghi silenziosi, magari senza connessione. O si regalano ritiri di meditazione, soggiorni in agriturismi senza Wi-Fi, persino weekend in silenzio totale. Non per moda, ma per necessità. Per sentire di nuovo la propria voce interiore, soffocata dai mille stimoli di ogni giorno.
Secondo uno studio dell’Università di Harvard, le persone che praticano consapevolmente la lentezza – anche solo per 30 minuti al giorno – ridimensionano l’ansia del 40%, migliorano la qualità del sonno e aumentano la capacità di concentrazione. Non serve diventare asceti o esperti di mindfulness: basta iniziare da piccoli gesti. Spegnere le notifiche. Uscire senza meta. Dire qualche “no” in più. E smettere di credere che la produttività sia l’unico metro con cui misurare il nostro valore.
L’estate, con il suo sole impietoso e le sue aspettative altissime, può diventare una trappola. Ma può anche essere un’occasione. Un momento per fare pace con la lentezza, quella vera. Perché fermarsi non è fallire. È respirare, ricentrarsi, tornare a sé.
E magari scoprire che non serve cambiare continente per ritrovare un po’ di serenità. A volte basta camminare piano, in una strada familiare, senza fretta. Guardare le cose che ci sono sempre state. Lasciar andare quello che ci pesa. E concedersi il lusso – raro, prezioso, rivoluzionario – di non fare nulla.
Benessere
Sane e nutrienti: consigli per una dieta equilibrata con le verdure di stagione
Utilizzare le verdure di stagione non solo arricchisce la nostra alimentazione, ma è un modo semplice per mantenere il corpo sano e soddisfatto. Ecco come preparare piatti gustosi e ricchi di nutrienti, utilizzando gli ortaggi autunnali.

Mangiare seguendo i ritmi delle stagioni è una delle chiavi per una dieta sana ed equilibrata. Le verdure autunnali, con i loro sapori intensi e i colori vivaci, non sono solo deliziose, ma anche ricche di nutrienti essenziali. Adattare la propria alimentazione ai prodotti di stagione è importante per variare l’apporto nutritivo e sostenere l’organismo durante i cambiamenti climatici.
Tra le verdure protagoniste dell’autunno troviamo le zucche, i cavoli, i broccoli e le carote. La zucca, con il suo basso apporto calorico e l’elevato contenuto di fibre e vitamine, è perfetta per zuppe o purè. È ricca di beta-carotene, un potente antiossidante che supporta la salute della pelle e degli occhi, oltre a rinforzare il sistema immunitario. Ideale se abbinata a spezie come lo zenzero o il curry, per dare un tocco esotico ai tuoi piatti.
I cavoli e i broccoli, noti per le loro proprietà antiossidanti e detossinanti, sono fondamentali in una dieta bilanciata. I cavoli, in particolare, sono una fonte importante di vitamina C e fibre, che favoriscono la digestione e rafforzano le difese immunitarie. I broccoli, invece, sono ricchi di calcio e vitamina K, ideali per mantenere le ossa forti. Una semplice cottura al vapore preserva le loro proprietà nutritive, mentre un salto in padella con olio extravergine d’oliva e aglio esalta il loro sapore.
Le carote, con il loro contenuto di vitamina A e potassio, sono perfette per chi cerca un boost di energia naturale. Grattugiate nelle insalate o cotte al forno, mantengono intatte le loro proprietà benefiche, contribuendo a una pelle sana e a un sistema immunitario efficiente.
Un altro ortaggio autunnale molto versatile è la barbabietola rossa, fonte di ferro e acido folico, importante per la produzione di globuli rossi. Consumata cruda o arrostita, la barbabietola aggiunge un tocco di dolcezza ai piatti salati e aiuta a mantenere equilibrati i livelli di zucchero nel sangue.
Un suggerimento per mantenere una dieta varia e bilanciata è combinare queste verdure con cereali integrali e proteine magre. Ad esempio, un’insalata tiepida di quinoa con broccoli, zucca arrostita e semi di girasole è un piatto completo, ricco di fibre, proteine e grassi sani.
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