Salute
Combattere la carenza di vitamina d in modo naturale
Mantenere livelli adeguati di vitamina D in inverno è cruciale per la salute generale. Con una combinazione di esposizione al sole controllata, integrazione alimentare e scelte alimentari oculate, è possibile affrontare la carenza di vitamina D in modo naturale.

Con l’arrivo dell’inverno, molti di noi rischiano di sperimentare una carenza di vitamina D, nota come la “vitamina del sole”. La mancanza di esposizione alla luce solare può influire negativamente sulla nostra salute. In questo articolo, esploreremo rimedi naturali che possono aiutare a mantenere livelli ottimali di vitamina D durante la stagione invernale, favorendo il benessere generale.
Importanza della vitamina D
La vitamina D è essenziale per la salute delle ossa, la funzione immunitaria e il benessere generale. È sintetizzata principalmente attraverso l’esposizione alla luce solare, ma in inverno, con giornate più brevi e meno sole, è comune sperimentare una carenza di vitamina D.
Esposizione al sole
Nonostante le giornate più corte, cercare di trascorrere del tempo all’aperto durante le ore di luce può essere benefico. Esponi viso, braccia e gambe per almeno 10-15 minuti al giorno. Evita l’eccessiva esposizione e ricorda che la durata può variare a seconda del tipo di pelle.
Integratori di vitamina D
Gli integratori di vitamina D sono un modo pratico per mantenere livelli adeguati, specialmente in inverno. Consulta un professionista della salute per determinare la giusta dose, in quanto eccessi possono avere effetti negativi.
Alimenti ricchi di vitamina D
Integrare nella dieta alimenti ricchi di vitamina D è fondamentale. Pesce grasso come salmone, sgombro e tonno sono ottime fonti, così come uova, latte fortificato, uova e funghi.
Olio di fegato di merluzzo
L’olio di fegato di merluzzo è una fonte tradizionale di vitamina D. Contiene anche omega-3 benefici per la salute. Assicurati di scegliere un prodotto di alta qualità e consulta il medico prima di introdurlo nella tua routine.
Cibi fortificati
Controlla l’etichetta degli alimenti confezionati per verificare se sono arricchiti con vitamina D. Alcuni cereali, succhi di frutta e prodotti a base di soia sono spesso fortificati per offrire un contributo extra di questa vitamina.
Magnesio per la vitamina D
Il magnesio è coinvolto nel metabolismo della vitamina D. Assicurati di consumare alimenti ricchi di magnesio, come noci, semi, legumi e verdure a foglia verde.
Luce solare artificiale
Le lampade a luce solare artificiale possono essere utilizzate per compensare la mancanza di esposizione al sole. Assicurati di utilizzare dispositivi certificati e segui le indicazioni del produttore.
Attività fisica all’aperto
Un modo piacevole per ottenere vitamina D è svolgere attività fisica all’aperto. Passeggiate, jogging o semplici esercizi possono essere realizzati all’aria aperta per massimizzare l’esposizione al sole.
Monitoraggio dei livelli di vitamina D
Per garantire un equilibrio ottimale, è consigliabile monitorare periodicamente i livelli di vitamina D con esami del sangue. Questo aiuterà a regolare l’assunzione di vitamina D in modo personalizzato.
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Salute
Papa Francesco e i segnali di morte delle sue ultime ore
Quel naso affilato e scarno del Papa il giorno prima di andarsene è la tipica espressione di chi è sul punto di morte.

L’immagine di Papa Francesco, affacciato dal loggione maggiore della Basilica di San Pietro nella domenica di Pasqua, resterà indelebile nella memoria collettiva. Seduto sulla sua sedia a rotelle il pontefice si è rivolto ai fedeli con un viso segnato dalla sofferenza, pronunciando con fatica poche parole di augurio: “Fratelli e sorelle, buona Pasqua“. Dietro quel semplice saluto, gli occhi attenti di medici e osservatori hanno colto segnali preoccupanti. Il suo volto appariva scavato, privo di espressione e di vitalità, rivelando la tipica facies ippocratica, un insieme di caratteristiche fisiche che spesso anticipano la fine imminente.
Il volto della malattia
La facies ippocratica è un segnale clinico noto nel mondo medico, caratterizzato da occhi infossati, tempie incavate, pelle pallida e secca, oltre al pallore peri-orale. Tuttavia, il segno più inquietante era il naso affilato e scarno, particolarmente ridotto di volume. Si tratta di un chiaro sintomo di un insufficiente flusso sanguigno nelle estremità periferiche del corpo. Questo dettaglio, spesso osservato nei malati gravi, può indicare insufficienza respiratoria, cardiaca o un grave stato di disidratazione. La medicina moderna ha sviluppato strumenti diagnostici in grado di interpretare i segnali facciali nei pazienti critici, come il Facial Action Coding System (Facs). Il sistema analizza la compromissione espressiva in presenza di malattie cardiache, polmonari o addominali. Nel caso del Papa, gli esperti hanno riconosciuto quei tratti distintivi come un campanello d’allarme per una condizione di salute profondamente compromessa.
L’ultimo saluto ai fedeli
Nonostante la sua fragilità, Papa Francesco ha voluto salutare la folla in Piazza San Pietro. Ha percorso il colonnato del Bernini sulla Papamobile, baciando bambini e mostrando ancora una volta il suo spirito combattivo. Malgrado le difficoltà respiratorie e l’evidente sforzo per comunicare, nulla lasciava presagire un declino così improvviso nelle ore successive.Tuttavia, all’alba del lunedì dell’Angelo, nella sua casa di Santa Marta, il Santo Padre ha avuto un improvviso aggravamento. L’ictus cerebrale che lo ha colpito è stato un evento che ha rapidamente compromesso la sua condizione già precaria. I suoi medici, che lo seguivano da mesi, non lo avevano mai dichiarato fuori pericolo, consapevoli che il suo stato di salute restava fragile.
Salute
Denti umani cresciuti in laboratorio: la rivoluzione dell’odontoiatria arriva da Londra
Un team di ricercatori ha sviluppato una tecnologia capace di replicare in laboratorio il processo naturale di crescita dentale: un passo avanti che promette di cambiare per sempre il futuro delle cure odontoiatriche.

Una scoperta che potrebbe rivoluzionare l’intera odontoiatria moderna.
Per la prima volta, scienziati del King’s College di Londra sono riusciti a far crescere denti umani in laboratorio, segnando un passo storico nel campo della medicina rigenerativa.
Il traguardo, reso possibile grazie alla collaborazione con l’Imperial College, si basa su uno speciale materiale innovativo: un idrogel capace di imitare l’ambiente naturale in cui avviene la formazione dei denti, permettendo alle cellule di comunicare tra loro come accadrebbe nel corpo umano.
«Siamo riusciti a far sì che una cellula potesse ‘dire’ all’altra di differenziarsi in una cellula dentale», ha spiegato il dottor Xuechen Zhang, che ha guidato il team di ricerca.
Un risultato che non solo riproduce fedelmente il processo naturale, ma supera tutti i tentativi precedenti, nei quali i segnali cellulari erano stati emessi una sola volta senza portare alla formazione di strutture dentali mature.
Il segreto dell’avanzamento risiede nella capacità dell’idrogel di rilasciare i segnali lentamente e in modo continuo, replicando le dinamiche reali dello sviluppo.
Fino ad oggi, nessun materiale era riuscito a mantenere viva questa comunicazione cellulare nel tempo.
Come dettagliato nell’articolo pubblicato sulla rivista ACS Macro Letters, l’innovativa tecnologia apre nuove prospettive nella rigenerazione dei denti.
Secondo Zhang, due potrebbero essere le vie principali: trapiantare direttamente nel paziente giovani cellule dentali capaci di completare la crescita in situ, oppure creare in laboratorio l’intero dente per poi procedere con l’impianto.
In entrambi i casi, il processo dovrà sempre iniziare con la fase di sviluppo controllata in laboratorio.
La ricerca si inserisce all’interno di un progetto più ampio che mira a sostituire materiali artificiali come protesi e impianti metallici con soluzioni biologiche autentiche, utilizzando cellule staminali e ambienti bioingegnerizzati.
Un approccio che promette di rivoluzionare l’intero paradigma della medicina rigenerativa, puntando a riparare o sostituire parti danneggiate del corpo con tessuti naturali.
«Con il progresso del settore, l’integrazione di queste tecniche innovative ha il potenziale per rivoluzionare l’assistenza odontoiatrica», ha commentato la dottoressa Ana Angelova Volponi, autrice corrispondente dello studio.
L’obiettivo, ora, è portare la tecnologia dal laboratorio alla pratica clinica.
Se i futuri test preclinici e clinici confermeranno l’efficacia e la sicurezza della tecnica, potrebbe essere possibile in pochi anni sostituire otturazioni, impianti e protesi con veri e propri denti naturali, cresciuti a partire dalle cellule dei pazienti.
Una prospettiva che non solo migliorerebbe la qualità delle cure, rendendole più durature e meno invasive, ma potrebbe anche ridurre drasticamente i costi e i tempi degli interventi odontoiatrici.
Dalle prime otturazioni alle più sofisticate implantologie, la storia della cura dentale è sempre stata una rincorsa tra innovazione e necessità.
Ora, con la possibilità di far crescere denti umani veri, si apre una nuova era: quella in cui il corpo stesso, guidato dalla scienza, diventa il suo miglior artigiano.
Un’era che potrebbe presto trasformare in ricordi lontani il trapano, le corone e gli impianti in titanio.
E che restituisce al sogno di una bocca perfetta un significato tutto nuovo: naturale, rigenerato, vivo.
Salute
Una gomma da masticare contro i virus: la rivoluzione antivirale dai fagioli Lablab
Sperimentata una gomma innovativa che sfrutta una proteina naturale per neutralizzare i virus influenzali e l’herpes simplex. Potrebbe diventare un prezioso alleato per la prevenzione.

Un gruppo di ricercatori della School of Dental Medicine dell’Università della Pennsylvania, in collaborazione con studiosi finlandesi, sta portando avanti uno studio innovativo per contrastare la diffusione di virus tramite un prodotto davvero curioso: una gomma da masticare con proprietà antivirali. Questa gomma è arricchita da una proteina antivirale, chiamata Fril, naturalmente presente nei fagioli Lablab purpureus. In fase sperimentale, il chewing gum ha dimostrato di poter ridurre significativamente la carica virale di alcuni patogeni.
Una gomma antivirale? Molto intrigante
I virus come l’influenza stagionale o il virus dell’herpes simplex (HSV-1) rappresentano un importante sfida per la salute pubblica. Ogni anno, l’influenza colpisce milioni di persone, causando un forte impatto sui sistemi sanitari, mentre l’herpes zoster colpisce soprattutto le persone più fragili, come gli over 50. La vaccinazione rimane una delle soluzioni principali, ma il calo delle vaccinazioni in diversi Paesi rende urgente esplorare approcci complementari.
Il team di ricerca si è concentrato sulla cavità orale, una delle principali vie attraverso cui questi virus possono essere trasmessi. La scelta di sviluppare una gomma da masticare è basata sulla capacità di questo prodotto di rilasciare lentamente sostanze attive nella saliva, mantenendo alta la loro concentrazione nel tempo.
Risultati più che promettenti
Nelle sperimentazioni iniziali, una gomma contenente 2 grammi di polvere di fagioli ha ridotto la presenza di virus testati di oltre il 95%. Tra i virus che questa gomma è stata in grado di neutralizzare ci sono due ceppi di influenza A (H1N1 e H3N2) e due tipi di herpes simplex (HSV-1 e HSV-2). Secondo gli autori dello studio, questi risultati sono così incoraggianti da spingere verso futuri studi clinici su esseri umani, con l’obiettivo di verificare se il chewing gum può effettivamente ridurre il rischio di infezione e trasmissione virale.
Prospettive future
Gli scienziati puntano a un “salto di qualità” e sperano di adattare questa tecnologia per contrastare virus più pericolosi e in espansione, come il virus dell’influenza aviaria e del morbillo. L’influenza aviaria, in particolare, sta destando preoccupazione negli Stati Uniti a causa della sua diffusione negli allevamenti e dei casi di contagio tra operatori a contatto con animali infetti. Fabrizio Pregliasco, virologo italiano, definisce questa idea come “buona e interessante”. Ma allo stesso tempo sottolinea la necessità di verificare scientificamente l’efficacia del prodotto. Sebbene la saliva contenga naturalmente enzimi battericidi come il lisozima, l’aggiunta di una sostanza antivirale tramite una gomma potrebbe migliorare ulteriormente la protezione nelle prime vie aeree.
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