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Salute

Un sorriso rinato: Il farmaco che fa ricrescere i denti!

Sta per diventare realtà un’innovazione senza precedenti proveniente dal Giappone: entro il 2030, un farmaco sperimentale potrebbe essere in grado di promuovere la ricrescita dei denti, offrendo una soluzione rivoluzionaria per coloro che hanno perso i propri denti o non li hanno mai avuti.

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    Nel prossimo decennio, la scienza medica potrebbe sorprenderci con un’incredibile scoperta: un farmaco in grado di stimolare la crescita dei denti. Questo potrebbe rivoluzionare completamente l’odontoiatria, offrendo una soluzione innovativa per coloro che hanno perso i propri denti o non li hanno mai avuti. Scopriamo insieme i dettagli di questo farmaco ancora in fase sperimentale e le sue possibili implicazioni per il settore dentale.

    La neonata start-up Toregem Biopharma, nata solo quattro anni fa come spin-off dell’Università di Kyoto, Giappone, è sul punto di avviare la fase iniziale della sperimentazione clinica di un farmaco innovativo che agisce sugli anticorpi. Questo farmaco è considerato “il primo al mondo per la ricrescita dei denti”, un’affermazione supportata dai risultati preliminari positivi ottenuti durante la sperimentazione su animali.

    Come funziona questo farmaco che fa ricrescere i denti
    Il professor Takahashi, membro del Dipartimento di Chirurgia orale e maxillo-facciale presso l’Università di Kyoto e cofondatore della start-up impegnata nella ricerca di questo farmaco, ha sviluppato una formula che disattiva la proteina Usag-1, nota per inibire la crescita dei denti. Questo farmaco, promettente per la sua capacità di agire senza causare effetti collaterali significativi, potrebbe rappresentare un importante passo avanti nel settore dell’odontoiatria.

    Dopo le prove sugli animali si passa alla sperimentazione umana
    I risultati positivi ottenuti durante la sperimentazione sugli animali hanno aperto la strada alla fase successiva della ricerca: la sperimentazione sull’uomo. La Toregem Biopharma sta attualmente reclutando volontari per partecipare alla prima fase della sperimentazione clinica, programmata per partire a settembre 2024 e durare fino ad agosto 2025. Il farmaco verrà somministrato per via endovenosa a 30 adulti sani, con un’età compresa tra i 30 ei 64 anni, che presentano almeno un dente posteriore mancante.

    Se tutto va bene, si procede alla somministrazione per i bambni
    In caso di conferma dei risultati positivi e di assenza di effetti collaterali significativi, durante questa fase iniziale, Toregem Biopharma progredirà verso la successiva fase della sperimentazione. Questa fase coinvolgerà bambini con età compresa tra i 2 e i 7 anni, che presentano almeno quattro denti mancanti fin dalla nascita.

    Ma quanto costa?
    Una potenziale commercializzazione del farmaco sarà ancora lunga. Tuttavia, la start-up non esclude la possibilità che, se il processo di sviluppo procedesse senza intoppi, il farmaco potrebbe essere disponibile sul mercato entro il 2030. Ma da quanto riportato dal quotidiano giapponese The Mainichi, il trattamento potrebbe comportare un costo di circa 9.000 euro.

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      Salute

      Caviglie gonfie: quando il ristagno non è solo un fastidio

      Il gonfiore alle caviglie è un disturbo comune, soprattutto a fine giornata o con il caldo, ma in alcuni casi può essere il campanello d’allarme di problemi di salute più seri.

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      Caviglie gonfie

        Le caviglie gonfie, in termini medici edema periferico, sono un problema diffuso che interessa persone di ogni età. Spesso si manifesta come un aumento di volume nella zona delle caviglie e dei piedi, accompagnato da una sensazione di pesantezza o tensione della pelle. Nella maggior parte dei casi si tratta di un disturbo benigno e transitorio, ma non sempre è così: comprenderne le cause è fondamentale per intervenire nel modo corretto.

        Le cause più comuni

        Il gonfiore alle caviglie è spesso legato a una cattiva circolazione venosa. Stare molte ore in piedi o seduti, soprattutto senza muoversi, favorisce il ristagno di liquidi negli arti inferiori. Anche il caldo intenso contribuisce alla dilatazione dei vasi sanguigni, rallentando il ritorno venoso. Tra le altre cause frequenti ci sono sovrappeso, sedentarietà, consumo eccessivo di sale e cambiamenti ormonali, come quelli che avvengono in gravidanza o durante il ciclo mestruale.

        Quando il gonfiore segnala un problema

        In alcuni casi le caviglie gonfie possono essere il sintomo di condizioni mediche più importanti. Malattie cardiache, insufficienza renale o epatica, disturbi della tiroide e patologie del sistema linfatico possono manifestarsi anche con edema agli arti inferiori. Un gonfiore improvviso, doloroso e localizzato a una sola gamba può invece indicare una trombosi venosa profonda, una situazione che richiede attenzione immediata. Anche alcuni farmaci, come antipertensivi, cortisonici o antinfiammatori, possono favorire la ritenzione idrica.

        I rimedi quotidiani

        Quando l’edema è lieve e legato allo stile di vita, alcuni accorgimenti possono aiutare a ridurlo. Muoversi regolarmente, anche con brevi passeggiate, stimola la circolazione. Sollevare le gambe per qualche minuto durante il riposo favorisce il deflusso dei liquidi. È utile limitare il consumo di sale, bere acqua a sufficienza e indossare calzature comode. In presenza di insufficienza venosa, le calze elastiche a compressione graduata possono essere un valido supporto, sempre su consiglio medico.

        Attività fisica e benessere

        L’esercizio fisico moderato, come camminare, nuotare o andare in bicicletta, migliora il tono muscolare e aiuta il ritorno venoso. Anche semplici esercizi di flessione ed estensione del piede, da eseguire durante il giorno, possono ridurre il gonfiore, soprattutto per chi lavora molte ore seduto.

        Quando consultare il medico

        È consigliabile rivolgersi a un professionista se il gonfiore persiste, peggiora nel tempo o è associato a dolore, arrossamento, febbre o difficoltà respiratorie. Un’accurata valutazione clinica permette di individuare la causa e impostare il trattamento più adeguato, evitando complicazioni.

        Non ignorare i segnali del corpo

        Le caviglie gonfie sono spesso un disturbo innocuo, ma il corpo parla anche attraverso piccoli segnali. Ascoltarli e intervenire tempestivamente è il modo migliore per prendersi cura della propria salute, partendo proprio dai piedi.

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          Salute

          Panettone o pandoro? La sfida delle calorie sotto l’albero di Natale

          Sono i re indiscussi delle feste, protagonisti di tavole e discussioni familiari. Ma dietro il duello sul gusto si nasconde un’altra domanda: quale pesa di più sulla linea?

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          La sfida delle calorie sotto l’albero di Natale

            Panettone e pandoro rappresentano molto più di un semplice dessert: sono un rito collettivo, un simbolo gastronomico che accompagna il Natale italiano da generazioni. Rinunciare a una fetta durante i cenoni o i pranzi delle feste, per molti, è semplicemente impensabile. Eppure, quando si parla di forma fisica, la scelta tra i due non è così neutra come potrebbe sembrare.

            Dal punto di vista nutrizionale, infatti, panettone e pandoro non hanno lo stesso impatto calorico. Le tabelle indicano che il panettone classico apporta in media tra le 330 e le 350 chilocalorie per 100 grammi, con una quantità di grassi che si aggira intorno ai 10-12 grammi. Il pandoro, complice una ricetta più ricca di burro e tuorli, sale invece a circa 390-410 chilocalorie per la stessa quantità, con un contenuto lipidico che può raggiungere i 18-20 grammi, in gran parte grassi saturi.

            La differenza, quindi, è reale e abbastanza costante anche confrontando marche diverse. Tuttavia, c’è un altro elemento spesso sottovalutato: la porzione. Una fetta di panettone, grazie alla sua struttura più “alveolata”, pesa mediamente 60-70 grammi. Il pandoro, più compatto e invitante nel taglio, supera facilmente gli 80-90 grammi. Questo significa che, a parità di fetta servita nel piatto, il pandoro rischia di incidere di più sull’apporto calorico complessivo.

            Il discorso cambia ulteriormente quando entrano in gioco le varianti farcite o glassate. Creme, cioccolato e zucchero a velo possono aumentare sensibilmente le calorie, rendendo meno netta la distinzione tra i due dolci. In questi casi, più che il nome del dessert conta la quantità e la frequenza con cui lo si consuma.

            Gli esperti di nutrizione concordano su un punto: non è la singola fetta a fare la differenza, ma il contesto. Dopo antipasti, primi piatti elaborati e brindisi ripetuti, anche il dolce assume un peso maggiore nel bilancio della giornata. Per questo il consiglio è semplice ma efficace: decidere in anticipo cosa scegliere, evitare il bis e gustare lentamente una porzione contenuta.

            Chi desidera restare più leggero può orientarsi su una fetta sottile di panettone classico, magari accompagnata da tè o caffè senza zucchero. Chi invece non rinuncia al pandoro può concederselo con moderazione, limitando zucchero a velo e creme. In entrambi i casi, l’equilibrio del pasto complessivo – con verdure e secondi più leggeri – aiuta a godersi il momento senza trasformarlo in un eccesso.

            In fondo, il Natale è anche questo: scegliere consapevolmente, senza demonizzare i piaceri della tavola. Panettone o pandoro, la fetta giusta è quella che si gusta con misura e serenità.

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              Salute

              Natale goloso, non per forza ingrassato: i trucchi che funzionano davvero

              Dalle porzioni intelligenti all’attività fisica “di compensazione”, fino alle scelte consapevoli nei giorni clou: ecco i consigli dei nutrizionisti per vivere le feste con gusto, senza rinunce drastiche né rigidità inutili.

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              Natale senza sensi di colpa

                Il periodo più goloso dell’anno… e il più rischioso

                Il mese di dicembre concentra appuntamenti conviviali, dolci tradizionali e piatti calorici che, in pochi giorni, possono far aumentare l’introito calorico fino al 30% rispetto alla norma. Secondo varie osservazioni dell’Istituto Superiore di Sanità e di associazioni scientifiche in ambito nutrizionale, l’aumento medio di peso durante le feste oscilla tra 0,5 e 2 kg. Nulla di irreversibile, ma sufficiente a creare frustrazione a gennaio.
                La buona notizia? Non serve saltare cenoni o evitare ogni panettone: la chiave è la moderazione.

                Porzioni strategiche e piatti “furbi”

                I nutrizionisti concordano: gestire le quantità è più efficace che eliminare alimenti. Un piatto piccolo può aiutare a controllare la porzione senza sentirsi privati di nulla.
                Alcuni trucchi utili:

                • iniziare i pasti con verdure crude o cotte per favorire sazietà;
                • scegliere una sola portata ricca invece di antipasti + primi + secondi;
                • assaggiare i dolci tipici ma senza fare il bis;
                • alternare acqua ai brindisi per ridurre l’alcol, tra le principali fonti “nascoste” di calorie.

                Nei giorni tra una festa e l’altra, torna leggero

                Il vero “segreto” per non ingrassare non è rinunciare ai pasti importanti, ma bilanciare gli altri giorni. I dietologi suggeriscono di compensare con pasti più semplici e ricchi di fibre, come zuppe, legumi e verdure, evitando alcol e dolci quando non ci sono ricorrenze.
                Un principio confermato da molte linee guida internazionali: ciò che conta non è un singolo cenone, ma la media settimanale.

                Muoversi di più, anche senza palestra

                L’attività fisica resta l’alleata numero uno. Non serve correre una maratona: passeggiate dopo i pasti, qualche esercizio domestico o un pomeriggio all’aria aperta bastano per aumentare il dispendio energetico.
                Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, 150 minuti settimanali di attività moderata sono sufficienti per mantenere il peso stabile. Inserirli strategicamente nelle vacanze può fare la differenza.

                Non arrivare affamati alle cene

                Una delle abitudini più controproducenti è saltare pasti “per compensare”: questo porta ad abbuffate. Meglio mangiare uno spuntino sano prima di uscire, come frutta fresca, yogurt o una manciata di frutta secca.
                Arrivare al tavolo con la giusta fame — non con una voragine — aiuta a controllare le porzioni senza sforzo.

                Gestire il dolce più amato: panettone o pandoro?

                Dal punto di vista calorico, panettone e pandoro sono simili: circa 350-400 kcal per 100 g. La differenza la fanno le aggiunte (creme, glasse, farciture). Una fetta è compatibile con un’alimentazione equilibrata, purché consumata con consapevolezza.
                Molti nutrizionisti suggeriscono di godersela a colazione o come merenda, preferibilmente non subito dopo un pasto già ricco.

                La psicologia del buon senso

                Le feste non sono solo cibo: sono riti, tradizioni e relazioni sociali. La rigidità può generare stress e senso di colpa, controproducenti anche sul piano alimentare.
                Gli esperti di comportamento alimentare consigliano un approccio flessibile: prevedere qualche “strappo” piacevole e accettarlo senza rimorsi, mantenendo equilibrio negli altri momenti.

                In sintesi

                Godersi le festività senza ingrassare è possibile seguendo tre principi: moderazione, equilibrio e movimento. Nessun divieto assoluto, ma scelte ragionate che permettono di vivere il Natale con serenità — e con la stessa taglia a gennaio.

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