Salute
Un’ondata influenzale senza precedenti
L’influenza 2024-2025 ha dimostrato come il panorama delle infezioni respiratorie sia cambiato rispetto al passato. L’assenza di un virus dominante, la presenza di nuovi agenti patogeni e il calo della protezione vaccinale hanno creato un mix perfetto per un’ondata senza precedenti.

Il 2024-2025 è stato un anno critico per la diffusione di virus influenzale e simil-influenzali, con numeri mai registrati prima. In Italia, l’ultimo bollettino della sorveglianza RespiVirNet dell’Istituto Superiore di Sanità ha stimato oltre 16 milioni di contagi, mentre negli Stati Uniti il Centers for Disease Control and Prevention ha parlato di una delle stagioni peggiori degli ultimi decenni, con fino a 82 milioni di persone colpite e più di 130 mila decessi. La situazione è stata analoga in tutta Europa, con l’European Centre for Disease Prevention and Control che ha confermato un livello di intensità influenzale altissimo nell’Unione Europea e nello Spazio Economico Europeo.
Virus in circolazione: non solo influenza
A contribuire al numero eccezionale di contagi non è stato solo il virus influenzale classico, ma una combinazione di diversi agenti patogeni. In particolare, non c’è stato un ceppo dominante, ma una distribuzione simile tra AH1, AH3 e il virus di tipo B, aumentando le possibilità di contagio tra la popolazione. A questi si sono aggiunti virus respiratori capaci di provocare sintomi simili all’influenza, ma spesso più aggressivi. Il Virus Respiratorio Sinciziale e il Metapneumovirus hanno giocato un ruolo cruciale, causando febbre improvvisa, dolori muscolari e complicazioni respiratorie. Anche gli Adenovirus e il Covid, seppur in misura minore, hanno contribuito a una diffusione ampia e prolungata.
Chi è stato colpito di più?
A essere maggiormente esposti sono stati bambini e anziani, che rappresentano le fasce più fragili della popolazione. Il Virus Respiratorio Sinciziale, spesso considerato un problema pediatrico, ha mostrato la sua capacità di colpire anche gli adulti, con sintomi importanti. Nei bambini più piccoli ha causato bronchiolite, mentre negli anziani ha provocato gravi infezioni respiratorie.
L’impatto del clima e della vaccinazione
Uno degli elementi chiave nella diffusione dei virus respiratori è stato il cambiamento climatico. L’andamento delle infezioni ha subito uno slittamento rispetto agli anni precedenti, con una curva più lunga e spostata in avanti, legata alle condizioni meteorologiche instabili. Questo ha permesso ai virus di circolare più a lungo e di colpire regioni in momenti diversi.Un altro fattore determinante è stata la diminuzione delle vaccinazioni, specialmente tra le persone più fragili. Solo il 50% degli over 65 ha ricevuto il vaccino antinfluenzale, una percentuale bassa che ha favorito la diffusione del virus e ha aumentato i casi gravi.
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Salute
Otite del nuotatore: quando l’estate si fa sentire… nelle orecchie
E’ l’infezione più comune tra chi ama mare e piscina, ma con qualche accorgimento si può evitare (e curare senza drammi).

L’otite del nuotatore è una fastidiosa infiammazione del condotto uditivo esterno che colpisce soprattutto in estate quando si passano molte ore in acqua tra mare e piscina. È causata dal ristagno di acqua nell’orecchio che, unito alla presenza di cerume o microtraumi della pelle, crea un ambiente perfetto per la proliferazione di batteri e funghi. Il primo segnale è spesso la sensazione di avere ancora acqua nell’orecchio, seguita da prurito e poi da un dolore crescente che può diventare molto intenso, soprattutto di notte. In alcuni casi si può anche avvertire una riduzione dell’udito.
Otite del nuotatore ecco come curarla
Per curarla è fondamentale evitare il fai-da-te e rivolgersi a uno specialista che pulirà l’orecchio in modo sicuro e prescriverà gocce auricolari a base di antibiotici e cortisone. In alcuni casi si utilizza anche uno stoppino imbevuto di farmaco per favorire la guarigione. La prevenzione è semplice ma efficace: evitare di usare cotton fioc, non grattarsi le orecchie, asciugarle bene dopo il bagno magari con un phon a bassa temperatura e, se si è soggetti a otiti ricorrenti, fare una visita otorinolaringoiatrica prima delle vacanze per una pulizia preventiva. I tappi auricolari? Meglio evitarli, perché spesso peggiorano la situazione. Con un po’ di attenzione si può godere del mare senza brutte sorprese nelle orecchie.
Salute
Meglio starnutire oppure trattenersi?
Meglio starnutire oppure trattenersi? I consigli dell’esperto e i rischi che si possono correre
Starnutire: un atto naturale ma potenzialmente pericoloso

Trattenere lo starnuto fa male? Starnutire fragorosamente fa bene al cuore? Quali rischi possiamo correre? Non ci pensiamo mai ma starnutire è un un atto naturale ma potenzialmente nasconde alcuni pericoli.
Un gesto potenzialmente pericoloso
E’ un meccanismo naturale che serve a espellere oggetti potenzialmente dannosi dal nostro sistema respiratorio. Tuttavia, può comportare rischi sia quando lo si lascia libero sia quando lo si trattiene. Secondo il professor Massimo Torre, Direttore del Dipartimento Cardiotoracovascolare dell’Ospedale Niguarda di Milano, lo starnuto può causare danni se non gestito correttamente. Vediamo quali.
Che rischi ci sono nel trattenere uno starnuto
Trattenere uno starnuto può avere gravi conseguenze come una iperespansione dei polmoni. La pressione dell’aria trattenuta può provocare la rottura dei polmoni, con fuoriuscita d’aria e collasso degli stessi. Il primo sintomo è il dolore toracico acuto e violento, con possibile dispnea. Può causare anche la lacerazione della trachea la sua distensione acuta con fuoriuscita dell’aria nei tessuti molli, provocando gonfiore al collo e cambiamento di tono della voce. Un altra conseguenza nel trattenere lo starnuto potrebbe essere l’ipertensione endotoracica. Ovvero la pressione interna può causare ernie e dilatazione della muscolatura addominale. E ancora la pressione interna del naso può provocare la lesione alla membrana timpanica.
E se starnutisco a tutto volume?
Anche liberare uno starnuto può comportare rischi come la lacerazione dei muscoli intercostali. Le contrazioni violente, infatti, possono causare addirittura mini fratture costali. Emorragie congiuntivali con la rottura dei capillari negli occhi, oppure può causare la rottura di un aneurisma intracranico. In casi molto estremi estremi, può causare la dissecazione della parete dell’aorta.
Un consiglio? Starnutire fa bene
Il nostro organismo è in grado di adattarsi benissimo a questo atto naturale per cui è bene starnutire liberamente rispetto a trattenere. Magari è bene anche coprire naso e bocca per contenere la dispersione delle particelle aeree. E starnutire nel gomito? Mah in assenza di un fazzoletto è un’ottima alternativa purché non sia nel gomito del nostro vicino.
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Andare in montagna fa bene ma attenti alla pressione
Andate in montagna? Attenti alla pressione alta.
Via all’iniziativa “Giornata sulla pressione arteriosa in montagna”: appuntamento in 50 rifugi per conoscere il disturbo e le sue complicazioni.

E’ vero, le persone che scelgono di trascorrere le proprie vacanze in montagna sono molto meno rispetto a chi sceglie il mare e i laghi. Di solito chi sceglie la montagna appartiene alla fascia di quelle persone che conoscono i rischi e sanno valutare bene il proprio stato di salute. Se avete deciso di trascorrere una parte delle vostre vacanze in alta montagna prima è bene valutare la vostra pressione arteriosa che può aumentare significativamente con l’altitudine.
L’impegno del CAI per la salute
Per sensibilizzare gli escursionisti della ‘domenica’ sull’importanza del controllo della pressione prima di intraprendere improbabili salite, il Club Alpino Italiano ripropone la Giornata sulla pressione arteriosa in montagna. A 1800-2000 metri, la pressione comincia a salire, aumentando ancora di più oltre i 2500 metri. Per questo, è importante sapere come comportarsi e prevenire i rischi legati all’ipertensione. Quest’anno l’iniziativa coinvolge una cinquantina di rifugi del Club Alpino Italiano (CAI) distribuiti in 14 regioni italiane.
Come prevenire l’ipertensione arteriosa
L’iniziativa, che si svolgerà tutte le domeniche fino ai primi di agosto, ha lo scopo di aumentare la consapevolezza sulle variazioni della pressione arteriosa in montagna e sui fattori di rischio dell’ipertensione. Sarà anche possibile misurare la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca e la saturazione di ossigeno nel sangue, compilando un breve questionario utile per la ricerca.
Quali sono i sintomi e i rischi
L’ipertensione arteriosa colpisce il 18% degli italiani in media, e oltre il 50% degli over 74. Si parla di ipertensione quando i valori pressori superano i 140/90. Spesso asintomatica, può presentare sintomi come mal di testa, vertigini, affanno e visione offuscata, mentre un aumento della pressione può causare cefalea, rossore del volto, stanchezza, alterazioni della vista, vertigini, acufeni, nausea, vomito, epistassi, affanno e ansia.
Come contrastare la pressione alta
Per evitare le complicazioni dell’ipertensione, è fondamentale controllare il peso, seguire una dieta sana, fare attività fisica, smettere di fumare, gestire lo stress e seguire le terapie necessarie. L’ipertensione aumenta il rischio di infarto e ictus e può compromettere il funzionamento di organi come reni, occhi e cervello.
L’importanza della Giornata sulla Pressione arteriosa in montagna
Questa giornata, promossa dalla Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa (SIIA), dal Club Alpino Italiano (CAI) e dalla Società Italiana di Medicina di Montagna (S.I.Me.M.), con il supporto dell’Università di Milano-Bicocca e dell’Istituto Auxologico di Milano, è un’importante occasione per diffondere consapevolezza sulle reazioni dell’apparato cardiovascolare all’altitudine e promuovere la frequentazione sicura delle montagne.
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