Connect with us

Salute

Vuoi rallentare l’invecchiamento? Elimina solo 10 grammi di zucchero al giorno!

L’influenza dell’alimentazione sui tempi dell’invecchiamento è più significativa di quanto si pensi. Un nuovo studio della Università California-Berkeley, pubblicato su “Jama Network Open”, suggerisce che ridurre il consumo di cibo processato, potrebbe farci guadagnare fino a 2,4 mesi di vita ogni anno.

Avatar photo

Pubblicato

il

    L’invecchiamento è un processo naturale che tutti affrontiamo, ma cosa succederebbe se potessimo rallentarne i ritmi semplicemente cambiando alcune abitudini alimentari? Questa è la sorprendente scoperta di un team di ricercatori della Università California-Berkeley, che ha recentemente pubblicato uno studio rivoluzionario sulla rivista scientifica “Jama Network Open”. I risultati suggeriscono che il consumo di cibo processato può influenzare in modo significativo la velocità con cui invecchiamo e che basta un piccolo cambiamento nella nostra dieta per riportare indietro le lancette dell’orologio biologico.

    Il legame tra cibo processato e invecchiamento
    Il cibo processato, ricco di zuccheri aggiunti, conservanti e grassi saturi, è ormai una presenza costante sulle nostre tavole. Il suo impatto sulla salute è da tempo oggetto di studio, e ora emergono prove sempre più concrete che collegano questi alimenti a un invecchiamento accelerato. I ricercatori della California-Berkeley hanno condotto una serie di esperimenti per esplorare come l’eliminazione di una piccola quantità di zucchero aggiunto possa influenzare la nostra longevità.

    Secondo lo studio, eliminare solo 10 grammi di zucchero aggiunto al giorno – l’equivalente di circa due cucchiaini – può avere un effetto sorprendente sul nostro organismo. I ricercatori hanno scoperto che questo semplice accorgimento può tradursi in un guadagno di 2,4 mesi di vita ogni anno. In altre parole, ridurre il consumo di zucchero non solo migliora la nostra salute generale, ma rallenta anche i processi biologici legati all’invecchiamento.

    Ma come funziona esattamente questo processo?
    Gli esperti spiegano che il consumo eccessivo di zuccheri aggiunti contribuisce all’infiammazione cronica e allo stress ossidativo, due fattori chiave che accelerano l’invecchiamento cellulare. Riducendo l’apporto di zucchero, il corpo può limitare questi danni, mantenendo le cellule più sane e vitali per un periodo di tempo più lungo.

    Oltre a rallentare l’invecchiamento, la riduzione dello zucchero aggiunto nella dieta può portare a una serie di benefici a lungo termine. Tra questi, una minore incidenza di malattie croniche come diabete, malattie cardiovascolari e obesità. In effetti, lo studio suggerisce che intervenire sulle abitudini alimentari non solo può migliorare la qualità della vita, ma anche aumentarne la durata.

    Mentre il cibo processato è comodo e spesso irresistibile, i suoi effetti a lungo termine sulla nostra salute e longevità non possono essere ignorati. Ridurre l’assunzione di zucchero aggiunto è un passo semplice, ma potente, per vivere una vita più lunga e sana. La scienza ci fornisce strumenti preziosi per migliorare il nostro benessere, e sta a noi decidere come utilizzarli per rallentare il passare del tempo.

      SEGUICI SU INSTAGRAM
      INSTAGRAM.COM/LACITYMAG

      Salute

      Fare il bagno dopo mangiato: servono davvero tre ore di attesa? La verità dietro il mito della nonna

      Per decenni ci hanno detto che entrare in acqua dopo pranzo è pericoloso. Ma cosa dice davvero la scienza? Quanto bisogna aspettare?

      Avatar photo

      Pubblicato

      il

      Autore

        Dal panino in spiaggia alla grigliata al lago, il tormentone estivo è sempre lo stesso: “Hai mangiato? Allora niente bagno per tre ore”. Un consiglio che le nonne davano con convinzione, ma che oggi la medicina mette in discussione. Scopriamo perché non è poi così pericoloso tuffarsi subito dopo aver mangiato.


        Un mito tramandato di generazione in generazione

        Chi non ha mai sentito, almeno una volta, la fatidica frase: “Devi aspettare tre ore prima di fare il bagno, altrimenti ti viene una congestione”? Le nonne lo dicevano con tono perentorio, e guai a disobbedire. Ma da dove nasce questa convinzione? L’idea è che durante la digestione il sangue affluisca in gran parte allo stomaco, sottraendolo ai muscoli: se ci si tuffa e si inizia a nuotare, il corpo potrebbe andare in crisi, con conseguenze pericolose.


        Congestione o crampo: cosa può succedere davvero?

        Il timore più diffuso è quello della cosiddetta “congestione”, spesso confusa con i crampi muscolari. In realtà, la congestione digestiva è un fenomeno raro e molto specifico: può accadere se si entra in acqua fredda subito dopo un pasto abbondante, causando uno shock termico che interferisce con la digestione. Ma è un evento estremo, più legato alla differenza di temperatura tra il corpo e l’acqua che al pasto in sé.


        Cosa dicono i medici oggi

        Secondo i pediatri e gli esperti in medicina dello sport, il bagno dopo mangiato non è vietato, a patto che si rispettino alcune semplici regole. Dopo un pasto leggero, come un panino o un’insalata, non ci sono particolari controindicazioni. Se invece si è fatta una grande abbuffata — fritti, carne, alcol — allora è meglio attendere un po’, non tanto per paura di morire in mare, ma per evitare nausea, affaticamento o malessere.


        Il vero pericolo: lo shock termico

        Più che la digestione, il vero rischio riguarda l’impatto con l’acqua fredda. Entrare di colpo in mare dopo essere stati al sole può provocare un calo improvviso della pressione e causare svenimenti. Per questo, indipendentemente dal pasto, è sempre meglio bagnarsi gradualmente. La prudenza non è mai troppa, ma i catastrofismi da ombrellone si possono tranquillamente archiviare.


        Quindi: bagno sì o bagno no?

        La risposta è: dipende. Dal tipo di pasto, dalla temperatura dell’acqua, dallo sforzo fisico che si intende fare. Non servono tre ore di attesa, come ci dicevano le nonne, ma un po’ di buon senso. Evita le nuotate agonistiche dopo un pranzo da matrimonio, ma un tuffo rinfrescante dopo un toast? Promosso. Con buona pace della zia che urla “Esci subito, che ti prende il crampo!”.

          Continua a leggere

          Salute

          Giappone: scoperto un farmaco per la ricrescita dei denti

          Un’innovazione nella medicina dentale: la scoperta giapponese che potrebbe rivoluzionare il futuro dei trattamenti odontoiatrici

          Avatar photo

          Pubblicato

          il

          Autore

            Un team di scienziati giapponesi ha sviluppato un farmaco rivoluzionario che potrebbe permettere la ricrescita dei denti persi. Questa scoperta promette di cambiare radicalmente l’approccio ai trattamenti dentali, offrendo una soluzione naturale a chi ha perso i denti a causa di malattie o incidenti. Attualmente in fase di sperimentazione clinica, il farmaco sfrutta le cellule staminali per stimolare la formazione di nuovi denti.

            Dettagli e prospettive del farmaco innovativo

            Il farmaco agisce attivando le cellule staminali presenti nella polpa dentale, favorendo la crescita di nuovi denti naturali. Questa scoperta potrebbe superare le attuali tecniche di impianto dentale, riducendo la necessità di protesi e offrendo una soluzione meno invasiva e più efficace per i pazienti. I risultati preliminari dei test clinici sono promettenti, e se continueranno a essere positivi, il farmaco potrebbe essere disponibile sul mercato entro pochi anni.

            Implicazioni e futuro della ricerca

            Questa innovazione rappresenta un passo avanti significativo nella ricerca medica e potrebbe migliorare notevolmente la qualità della vita di milioni di persone affette da edentulia. Il Giappone si conferma leader nelle innovazioni scientifiche e mediche, aprendo nuove prospettive nel campo della rigenerazione tissutale. I ricercatori sono fiduciosi che il farmaco non solo rivoluzionerà la medicina dentale, ma aprirà la strada a ulteriori scoperte nel trattamento delle patologie odontoiatriche.

            Con un continuo impegno nella ricerca e nello sviluppo, questa scoperta potrebbe rappresentare una svolta epocale, ridando fiducia e speranza a chi ha perso i denti, migliorando la loro salute e benessere complessivo.

              Continua a leggere

              Salute

              Il batterio carnivoro che sta preoccupando il Giappone

              La sindrome da shock tossico streptococcico (Stss) sta causando un’emergenza medica in Giappone, con 77 decessi registrati dall’inizio del 2024 fino a marzo.

              Avatar photo

              Pubblicato

              il

                A Tokyo sono in allarme più di quanto lo siano quando la terra gli trema sotto i piedi. La causa di questa preoccupazione è dovuto dall’elevato numero di persone affette da sindrome da choc tossico streptococcico causato da un batterio carnivoro che porta alla morte. Da inizio dell’anno questo batterio ha avuto una crescita esponenziale di casi. Finora sono stati registrati 77 decessi.

                Di cosa si tratta

                La sindrome da shock tossico streptococcico (Stss) è la causa di questa emergenza medica he sta affliggendo il Giappone. Il Ministero della Salute ha riportato 977 casi di Stss un numero che ha superato il record del 1999. Questa infezione batterica, causata principalmente dallo streptococco del gruppo A (GAS), è rara ma grave. Si sviluppa quando i batteri invadono i tessuti profondi e il flusso sanguigno.

                Come si manifesta

                I sintomi iniziali includono febbre, dolori muscolari e vomito, ma possono rapidamente peggiorare, portando a una bassa pressione sanguigna, gonfiore e insufficienza multiorgano, con un alto tasso di mortalità. Tra i sintomi anche infezioni alla gola che si manifestano soprattutto nei bambini. In rare circostanze lo streptococco A può diventare anche mortale quando il batterio produce una tossina capace di invadere il flusso sanguigno. Nei casi estremi può essere causa di fascite necrotizzante e choc tossico. La maggior parte delle persone affette da questo batterio ha manifestato problemi di salute con sistemi immunitari carenti, che riducono la capacità di combattere l’infezione. Anche con trattamento adeguato, la malattia rimane altamente letale, con un tasso di mortalità di circa il 30%.

                  Continua a leggere
                  Advertisement

                  Ultime notizie

                  Lacitymag.it - Tutti i colori della cronaca | DIEMMECOM® Società Editoriale Srl P. IVA 01737800795 R.O.C. 4049 – Reg. Trib MI n.61 del 17.04.2024 | Direttore responsabile: Luca Arnaù