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Trionfo di arte e inclusione alla Atypical Night di Milano

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    L’arte come strumento di espressione, crescita e rinascita. Questo il cuore pulsante della terza edizione di «Atypical Night», la serata benefica promossa dalla Fondazione Un Futuro per l’Asperger, che recentemente ha animato il suggestivo spazio del Porteño Prohibido di via Macedonio Melloni. Un evento che ha ancora una volta dimostrato quanto il palcoscenico possa essere un luogo di inclusione e riscatto personale. Dando voce ai talenti e abbattendo ogni barriera.

    Dopo il grande successo della rappresentazione teatrale Take Me Out, scritta e diretta da Alice de André e interamente interpretata dai ragazzi della fondazione, questa nuova edizione di «Atypical Night» ha ribadito con forza quanto l’arte sia salvifica. Capace di illuminare percorsi spesso complessi, offrendo strumenti per affrontare la vita con maggiore consapevolezza e fiducia.

    Sotto la brillante conduzione di Alice de André e Vittorio Pettinato, la serata ha visto protagonisti artisti di spicco e studenti della Scuola Futuro Lavoro, che hanno dato vita a uno spettacolo intenso ed emozionante. Alice, che oltre a essere una delle padrone di casa dell’evento è anche docente di teatro presso la scuola. Una professionista che ha saputo guidare i ragazzi in un percorso artistico che ha trovato sul palco la sua più luminosa realizzazione.

    Gli studenti Beatrice Papa, Jan Trebbi e Leonardo Cecchini hanno conquistato il pubblico con il musical Money Money. Un momento reso ancora più spettacolare dalle coreografie del Corpo di Ballo della Naima Academy.

    L’attrice comica Ginevra Fenyes ha incantato la platea con un duetto toccante insieme a Misia Filoseta, studentessa di Scuola Futuro Lavoro. Insieme hanno esplorato con delicatezza il tema delle paure legate all’amore. Misia è poi intervenuta per sottolineare il valore delle borse di studio. Strumenti essenziali per garantire a questi ragazzi la possibilità di proseguire il loro percorso formativo e professionale.

    Un altro momento di intensa emozione è stato regalato da Tommaso Bozzini. Al pianoforte ha eseguito un brano di Erik Satie, accompagnando il monologo dell’attore Giancarlo Commare: un’intima riflessione sulla sensazione di sentirsi «grigi e spenti» e sul potere rigenerante dell’affetto e della condivisione. Ad arricchire la serata, anche il monologo di Rossella Feroldi sulla ricerca dell’identità, un tema centrale nel percorso di crescita personale.

    La direzione artistica dell’evento, affidata a Marco Vannucci, ha saputo armonizzare le diverse performance in un fluire di emozioni, grazie anche al talento della ballerina e coreografa Maddalena Svevi, dell’arpista Silvia Minardo e della violoncellista Giulia Monti.

    Nel corso della serata, Massimo Montini, presidente della Fondazione Un Futuro per l’Asperger, ha preso la parola per ringraziare tutti i partecipanti. Sottolineando come il loro sostegno sia fondamentale per ampliare le opportunità educative e professionali dei ragazzi. Evidenziato anche l’importanza di eventi come «Atypical Night». Occasioni che non solo raccolgono fondi, ma accendono i riflettori sul valore dell’inclusione e sul talento straordinario degli studenti della fondazione.

    Grazie alla generosità dei presenti, sono stati raccolti 36.450 euro, una cifra significativa che contribuirà concretamente a finanziare progetti destinati a formare e valorizzare i talenti degli studenti.

    Una notte in cui l’arte ha dimostrato ancora una volta il suo potere trasformativo, abbattendo confini e regalando nuove possibilità. Un inno alla bellezza dell’inclusione, che ha lasciato un segno profondo nei cuori di tutti i presenti.

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      Grande Impero rinnova la Festa della Famiglia: il pane come simbolo di solidarietà, inclusione e futuro condiviso

      La Festa della Famiglia di Grande Impero diventa quest’anno anche un forte messaggio sociale. Accanto alla celebrazione della comunità aziendale, prende vita una campagna di raccolta di coperte e vestiario destinata ai più bisognosi, con il pane come simbolo di accoglienza e inclusione.

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        È tornata la Festa della Famiglia di Grande Impero, l’appuntamento annuale che celebra l’unità, la diversità e il calore umano di un’azienda che ha fatto della panificazione artigianale una storia collettiva. Un evento sentito, partecipato, che quest’anno assume un significato ancora più profondo, trasformandosi anche in un’occasione concreta di solidarietà.

        Accanto alla festa, Grande Impero ha infatti dato il via a una raccolta di coperte e vestiario destinata ai senzatetto, in vista dell’Epifania. Un’iniziativa che coinvolge tutti i laboratori dell’azienda e che culminerà il 6 gennaio, quando le coperte e i panini preparati con cura dai dipendenti verranno distribuiti ai più bisognosi grazie alla collaborazione con la Banca dei Talenti, gruppo di volontari inserito nel “Progetto Missionario” della Basilica del Sacro Cuore a Castro Pretorio, gestita dai salesiani.

        Un gesto concreto che scalda più del pane
        L’obiettivo è semplice e diretto: offrire un po’ di calore a chi vive ai margini della società. Non solo simboli, ma azioni reali, che partono dal lavoro quotidiano e si trasformano in sostegno concreto. Il pane, elemento centrale dell’identità di Grande Impero, diventa così veicolo di accoglienza, inclusione e vicinanza.

        “La Festa della Famiglia di Grande Impero è l’occasione per ricordare che il nostro successo non è solo il risultato del nostro lavoro quotidiano, ma della forza di una comunità che sa essere solidale”, ha spiegato Antonella Rizzato, Amministratore Delegato dell’azienda. “Il pane che prepariamo ogni giorno, con il sudore di mani che provengono da realtà diverse, è un simbolo di accoglienza e inclusione. Oggi, più che mai, vogliamo restituire qualcosa a chi è più vulnerabile”.

        Ventisei etnie, una sola comunità
        La giornata ha coinvolto tutte le 26 etnie che compongono la grande famiglia di Grande Impero, trasformandosi in un momento autentico di condivisione e scambio culturale. Giochi per i più piccoli, la presenza di Babbo Natale e attività pensate per tutti hanno reso l’evento un’occasione di festa vera, capace di parlare ai bambini ma anche agli adulti.

        Non solo intrattenimento, ma anche riflessione sul valore dei legami che uniscono l’azienda alle comunità locali e sull’importanza di una solidarietà che va oltre le parole.

        Responsabilità sociale come identità aziendale
        “Grande Impero non è solo un’azienda che si distingue per la qualità del suo pane – conclude Antonella Rizzato – ma una comunità che vive, cresce e si arricchisce grazie alla diversità e all’inclusività. La responsabilità sociale e culturale è parte della nostra missione e ci dà la forza per affrontare le sfide future”.

        Con la Festa della Famiglia, Grande Impero rinnova così il proprio impegno verso il territorio, dimostrando che la condivisione di valori e la solidarietà non sono un accessorio, ma il lievito essenziale per costruire un futuro migliore, insieme.

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          Nei salotti romani tra il 1870 e il 1914: l’eredità culturale di Ersilia Caetani Lovatelli e Giuseppe Primoli

          Dal 2 al 4 dicembre 2025 studiosi italiani e internazionali analizzeranno l’universo intellettuale e sociale creato da Ersilia Caetani Lovatelli e Giuseppe Primoli, protagonisti assoluti della Roma postunitaria e della sua raffinata civiltà salottiera.

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            Tra il 1870 e il 1914 Roma cambiava volto, adattandosi al peso simbolico della nuova capitale del Regno d’Italia e al ritmo frenetico delle trasformazioni politiche e culturali dell’Europa fin de siècle. In questo scenario complesso, due salotti divennero centri di gravità permanente: quello di Ersilia Caetani Lovatelli, archeologa, intellettuale e prima donna ammessa all’Accademia dei Lincei, e quello di Giuseppe Primoli, fotografo, collezionista e mediatore instancabile tra cultura italiana e cultura francese. Il convegno in programma dal 2 al 4 dicembre 2025 vuole ricostruire questo universo, restituendo un’immagine viva e concreta di un’epoca che continua a esercitare un fascino duraturo.

            Una Roma che cambia volto
            Il contesto postunitario era un laboratorio instabile: si discuteva di identità nazionale, di modernizzazione, di rapporti con l’Europa. Nei palazzi Caetani e Primoli, politici, letterati, archeologi, musicisti e scienziati si incontravano con una naturalezza che oggi sembrerebbe impensabile. Lì si formavano opinioni, si consolidavano reti di potere, si sperimentavano idee nuove sulla società e sulla cultura. Attraverso le fotografie di Primoli e gli scritti di Caetani Lovatelli quei mondi emergono ancora con nitidezza.

            Tra arte, scienza e mondanità
            Il convegno coinvolgerà storici, archeologi, musicologi e studiosi di letteratura, chiamati a restituire la complessità di quegli anni attraverso documenti d’archivio, carteggi, immagini e testimonianze d’epoca. I relatori si concentreranno non soltanto sulle dinamiche politiche e intellettuali che animavano i due salotti, ma anche sugli aspetti che definivano il loro stile: le conversazioni erudite accanto alla musica da camera, i balli, la moda, l’etichetta e quel linguaggio sottile fatto di gesti, ruoli sociali e codici condivisi.

            La civiltà salottiera ritrovata
            L’iniziativa, ospitata dalla Fondazione Camillo Caetani, dalla Fondazione Primoli e dall’École Française de Rome, mira a superare la visione dei salotti come semplici scenografie mondane. Erano spazi dinamici in cui cultura e società si specchiavano l’una nell’altra, teatri in cui si definivano identità, appartenenze, stili di vita e perfino orientamenti politici. Oggi, nel raccontarli, si tenta di ricostruire una “civiltà salottiera” ormai scomparsa, ma fondamentale per capire come Roma si sia raccontata e rappresentata nel passaggio fra Ottocento e Novecento.

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              Simone Di Matteo presenta “Gli Occhi e la Rosa”: la nuova sfida che fa ricorso al linguaggio dei sentimenti

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                Simone Di Matteo torna a scrivere. E lo fa con il linguaggio che più gli appartiene: quello della poesia. Dopo otto anni di assenza dalle librerie, l’autore, giornalista, direttore della testata “L’Opinione – Tempi Moderni”, opinionista e volto noto del panorama televisivo nostrano, ha annunciato sui suoi social l’uscita di “Gli Occhi e la Rosa”, edito da DrawUp nella collana XPecial.

                Conosciuto per la sua penna brillante e spesso irriverente, Di Matteo sorprende con un’opera che sceglie il silenzio e la delicatezza invece della provocazione. “Gli Occhi e la Rosa” è una fiaba moderna, costruita come un dialogo interiore tra un cuore giovane e quattro creature simboliche: un colibrì, un gatto, un bruco e un corvo. Attraverso questi incontri, l’autore accompagna il lettore in un viaggio emozionale che parla di amore, crescita e consapevolezza.

                Ho scritto questo libro per ricordare che la bellezza dei sentimenti è una forma di resistenza,” ha spiegato Di Matteo. “In un mondo che corre, fermarsi a sentire è diventato un atto rivoluzionario.” Il testo è arricchito dalla prefazione del poeta Bartolomeo (Theo) Di Giovanni, fondatore del movimento Una piuma per Alda Merini, dalla postfazione di Renato Ongania e da un intervento artistico di Paola Tratzi, in arte MySoul Art Colors, che dona al libro una dimensione visiva intensa e vibrante.

                Gli Occhi e la Rosa” non è solo un ritorno letterario: è un invito a rallentare, a ritrovare la semplicità dell’ascolto e a riscoprire la poesia come forma di rinascita personale. Un piccolo manifesto di sensibilità in tempi dominati dal rumore, che segna il ritorno di Simone Di Matteo nella sua dimensione più autentica.

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