Punti di svista
La lezione social a margine della strage di Magdeburgo
Anche nelle tragedie e nel dolore emerge una piccola ma non banale lezione per tutti, specie per i frequentatori dei social: mai commentare senza conoscere precisamente i fatti.
Morti, feriti e un clima di paura nel cuore dell’Europa che non si respirava da tempo. La strage di Magdeburgo ha colpito e scosso tutti anche perché un attentato del genere, in un luogo di pace e festa come un mercatino di Natale non può non generare terrore. Ma mentre le autorità chiariranno con certezza i perché e i come di una strage così assurda, c’è un fatto che è balzato subito agli occhi.
La necessità di trovare per forza un “nemico” da odiare
Nei momenti immediatamente successivi alla strage, sui social sono spuntati migliaia di commenti che accusavano a caso immigrati, frontiere aperte, musulmani, islamici e chiunque nel giro di un secondo è stato individuato come «nemico». Senza cognizione di causa. Senza sapere nulla. Migliaia di persone con la bava alla bocca pronte a mettere al rogo chiunque, basta trovare un colpevole che sia affine ai propri gusti.
Una lezione per tutti
Nel giro di breve emerge che l’attentatore non è un estremista islamico, un jihadista o un miliziano ma un medico, arabo, estremista sì, ma anti-islam. Ecco che nella tragedia e nel dolore, emerge una piccola ma non certo banale lezione per tutti, soprattutto per i frequentatori del mondo social: mai, mai commentare senza conoscere i fatti precisi!
Prima di parlare… informati
Cosa costa informarsi, per bene, prima di vomitare il proprio odio in Rete? Non vale la pena attendere qualche minuto, qualche ora, invece di fare pessime figure? Tra chi lo fa per pura malafede e per fomentare gli animi e chi lo fa per mera ignoranza, in questo caso, poco cambia. Dice il proverbio: «Che silenzio ci sarebbe se si parlasse solo di quel che si conosce». Ecco, vale anche per i social. E vale anche per fatti drammatici come l’attentato di Magdeburgo.
INSTAGRAM.COM/LACITYMAG
Punti di svista
Chi si fa i fatto suoi non è un visionario. Ma in fondo, chi se ne frega…
Il patron di Tesla sul palco della Capital One Arena ha alzato per due volte il braccio verso la folla. Il gesto è stato interpretato come un saluto romano, un riferimento al regime fascista e nazista, anche se i suoi collaboratori si sono affrettati a smentire i collegamenti, cercando fantasiosi riferimenti all’impero romano…
Da giorni non si parla d’altro e forse è inevitabile. Sgomberiamo subito il campo da ogni equivoco: sì, Elon Musk durante le cerimonie per l’ insediamento di Donald Trump, ha fatto il saluto fascista! Non servono moviole o var o interpretazioni più o meno faziose. L’ha fatto eccome e chi lo nega, nega l’evidenza.
Non esattamente stabile
Quel che conta però è altro. Siamo onesti: chi se ne frega di cosa fa Musk? Sia chiaro, finché si limita a essere “imprenditore e visionario” è inattaccabile. Ed è evidente che qualcuno si possa essere risentito. Ma teniamo presente la natura del personaggio. Geniale ma folle, non esattamente stabile, utilizzatore, per sua ammissione, di sostanze stupefacenti. Chi lo sa cosa volesse dimostrare con quel gesto ma in fondo, appunto, chi se ne frega.
Urge un cambio di prospettiva
Il problema semmai è quando il buon Elon si occupa con partecipazione di affari di casa nostra, come la politica e le leggi italiane o i provvedimenti europei. In quel caso dovremmo leggermente cambiare prospettiva e dire “Elon, ma che te frega”?!?!
Elon, lasciaci perdere…
Col tuo braccio, a casa tua, fai quel che vuoi. Dalle nostri parti, vedi di fare il bravo e stare al tuo posto. Imprenditore sì, visionario anche, influencer già meno. Prezzemolino “parlo di tutto, so tutto io, vi spiego la vita”, anche no.
Punti di svista
Il lusso di non far nulla: la nuova tendenza social è (finalmente) buona
E’ la moda del momento che impazza sui social: il “dolce far niente”. Una celebrazione dell’ozio che innalza la pigrizia a tendenza di grande stile.
Dopo anni passati a inseguire tendenze social che ci facevano male a corpo, mente e conto in banca, finalmente arriva una moda che possiamo abbracciare con gioia senza rimpianti: il sabato sera in pigiama. Sì, direttamente dalla Finlandia, terra di saune e minimalismo, arriva la rivoluzione definitiva.
Il niente diventa “in”
Altro che serate in discoteca o cene gourmet, il nuovo status symbol è restare a casa, avvolti in un pile, con una tisana, magari un buon libro o una serie tv. E nulla più. Alla faccia di chi fino a ieri era considerato un eremita o un associale se osava dire «Non esco, sto troppo bene sul divano». Ora invece può diventare un modaiolo.
E’ la Finlandia a dettare il nuovo trendy
Il pigiama e le pantofole al posto del tacco 12 e dell’abito lungo. Se non è una rivoluzione, poco ci manca. Per anni ci siamo torturati con il “FOMO” (Fear Of Missing Out), la paura di perdersi qualcosa di bellissimo se non si esce di casa. «Niente», è la risposta che arriva dalla Finlandia. Il mondo andrà avanti lo stesso, e tu ti risparmierai soldi e tempo per trovare parcheggio e anzi, potremmo finalmente rilassarci e riprenderci un po’ del nostro tempo. Per fare nulla.
L’ozio del sabato sera
La tendenza, nata come ribellione ai social, è diventata virale proprio grazie ai social. Foto di pigiami in seta, calzettoni pelosi e tazzone hanno inondato Instagram, trasformando la pigrizia in un’arte da celebrare. Probabilmente la tendenza che serviva. Viva il sabato sera casalingo. In fondo il vero lusso non è mostrarsi in giro, ma concedersi il diritto di non farlo.
Punti di svista
Mister Facebook, banderuola social
Il, per certi versi sorprendente, dietrofront di Mark Zuckerbeng è imbarazzante. Pur di rimanere a galla, per lui è tempo di di invertire la direzione di marcia.
Come si cambia per non sparire. Mark Zuckerberg ha dimostrato che sono tutti liberali con i social degli altri, rendendosi protagonista di un dietrofront clamoroso, sconfessando se stesso e anni di lavoro. In nome, si capisce, del denaro e della necessità di baciare la pantofola al nuovo sceriffo in città, ovvero Donald Trump.
L’attacco al presidente uscente
Nel giro di un attimo, il fondatore di Facebook e capo anche di Instagram, ha deciso di eliminare i fact-checkers (tanto, chi ha bisogno di verità?), chiuso il programma di diversità e inclusione (troppa fatica) e anche attaccare il presidente uscente Joe Biden, con cui fino all’altro ieri erano tutte rose e fiori, per andare in visita al neo-presidente. Un dietrofront che ha dell’imbarazzante per adeguarsi al vento che cambia.
L’elogio dell’ex nemico Musk
Nessuno scrupolo per mister Facebook arrivato al punto anche ad elogiare il nemico di sempre Elon Musk, ora manco a dirlo braccio destro dello Trump, copiando la sua politica (a tratti imbarazzanti) di controllo delle bufale via social. Da paladino del progressismo digitale a stratega dell’adattamento al punto che molti suoi dipendenti sono già sulle barricate e lo etichettano come folle e venduto. Eppure, a suo modo, Zuck è un maestro. Perché conosce bene la vera e unica dell’inclusione, farsi includere nelle grazie del potente di turno. Voleva connettere il mondo, ha dimostrato di sapersi connettere con chi comanda. Anche questo è un talento. Alla faccia della morale.
-
Gossip11 mesi fa
Elisabetta Canalis, che Sex bomb! è suo il primo topless del 2024 (GALLERY SENZA CENSURA!)
-
Cronaca Nera6 mesi fa
Bossetti è innocente? Ecco tutti i lati deboli dell’accusa
-
Speciale Olimpiadi 20246 mesi fa
Fact checking su Imane Khelif, la pugile al centro delle polemiche. Davvero è trans?
-
Speciale Grande Fratello4 mesi fa
Shaila del Grande Fratello: balzi da “Gatta” nei programmi Mediaset
-
Moda e modi6 mesi fa
L’estate senza trucco di Belén Rodriguez
-
Gossip8 mesi fa
È crisi tra Stefano Rosso e Francesca Chillemi? Colpa di Can?
-
Sex and La City9 mesi fa
Dick Rating: che voto mi dai se te lo posto?
-
Sport6 mesi fa
Tra le medaglie di Tokyo e quelle che verranno