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Punti di svista

Sinner: uno smash in faccia agli invidiosi

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    È giovane, è simpatico, è educato. È il figlio che ogni mamma vorrebbe avere. Ma soprattutto Jannik Sinner è un tennista fortissimo, attuale numero 2 al mondo e prossimo a scalare la vetta. Ma quando da simpatico diventi anche vincente succede una cosa particolare.

    La fama genera mostri (d’invidia)

    Oltre a quelli che continuano a guardarti con simpatia, ecco spuntare quelli che non vedono l’ora di un tuo passo falso, che aspettano il momento di colpirti, che sperano di poterti in qualche modo criticare. Solo e soltanto perché mossi da un sentimento tanto triste quanto diffuso: l’invidia.

    Una ragazza così non è per tutti… e c’è chi rosica

    E sia mai dunque che il giovane Jannik si trovi una fidanzata, ancor di più se bellissima e famosa. E la collega Anna Nikolajevna Kalinskaja, numero 25 al mondo, è entrambe le cose. Da poco i due hanno ufficializzato la loro storia e apriti cielo. «Sì, è vero: stiamo insieme, ma teniamo alla nostra vita privata», hanno detto. Fosse facile. Oltre al nomignolo «Kalinskinner» appioppato alla coppia, ecco spuntare quelli che «non vincerà più perché è distratto» e quelli che «ecco, lo rovinerà», dimenticando due cose fondamentali.

    Abnegazione totale

    La prima è che per arrivare al livello raggiunto da Sinner c’è davvero poco spazio per la vita mondana e lui è uno che si allena con metodo, cura e attenzione costante e non sarà certo una relazione a distrarlo dalla sua carriera. Anzi, da che mondo e mondo se qualcuno è appagato e felice nella sua vita privata renderà meglio anche sul lavoro. Vale per uno sportivo top come per un qualunque impiegato. La seconda è ancora più semplice: ma saranno affaracci suoi cosa f o non fa fuori dal campo??! Ovviamente sì ma vallo a spiegare agli invidiosi…

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      Carceri disumane: una vergogna italiana

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        A cosa serve il carcere? Teoricamente a rieducare e riabilitare chi ha commesso un reato, perché sia pronto, al termine della condanna, per tornare nella società. Ma questo, solo in teoria. Anche se la funzione del carcere è stabilita in maniera chiara dalla nostra Costituzione, che prevede come la detenzione sia quella di trasformare il comportamento del detenuto e di riclassificarlo socialmente e trasmettergli un nuovo quadro di valori, quello che accade quotidianamente nelle prigioni italiane è ben diverso.

        Frasi non accettabili

        La percezione è infatti che il carcere sia una sorta di vendetta della società contro chi ha commesso un crimine. Umano, forse, da parte di chi il crimine lo ha subito ma certo non all’altezza di uno stato di diritto che meriti di essere definito tale. Frasi tipo «buttate via la chiave» o «marcisca in prigione», non fanno parte solo della vulgata popolare ma spesso, troppo spesso, diventano slogan sbandierati da politici a costante ricerca del consenso. Ma quelle frasi non sono accettabili.

        Dati drammatici

        Uno Stato moderno deve garantire una vita dignitosa ai carcerati e non può trattarli come persone di serie B. Altrimenti finiamo per comportarci come quelli stati dittatoriali che tanto critichiamo. E non è un caso che i dati del Garante nazionale dei detenuti nel 2024 siano drammatici.

        Non si può fare finta di niente

        Sono già 54 dall’inizio dell’anno le persone che hanno deciso di uccidersi dietro le sbarre. Fragilità mentali che si sommano a situazioni di degrado all’ordine del giorno: celle troppo affollate e prive di spazi essenziali, trasformano le carceri in luoghi disumani. E se è vero che il livello di civiltà di una società si misura sulla base di come tratta gli ultimi, quanto accade nelle celle italiane è intollerabile. E non può essere ignorato.

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          Bastian contrari (al buonsenso)

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            Essere contro tutto e tutti, fare sempre il bastian contrario ed ergersi a «voce fuori dal coro» fa figo. E spesso genera personaggi che nel giro di un amen le tv e i giornali con le loro imperdibili analisi. Il problema è quando essendo contro tutto e contro tutti si finisce con l’essere anche contro il buonsenso.

            Tanti, troppi esempi nel quotidiano

            Non serve fare nomi. È evidente. Succede a chi è professore per status, bastian contrario per vocazione, polemico per scelta, ridicolo in conclusione, quando afferma sprezzante che la colpa delle bombe russe su Kiev è della Nato. Un po’ come quando qualche demente si azzarda a dire che la colpa di uno stupro è della donna che lo ha subito, perché vestiva succinta. Bestialità. 

            Una sindrome dilagante

            Ma succede anche al senatore che su temi di importanza globale ha un rigurgito medioevale, e se ne vanta pure, o al commentatore in estasi da presunzione e in cerca di visibilità che costringe gli spettatori a togliere al volume.

            L’importante è apparire “contro”

            Contro tutti, contro tutto. Possibilmente urlando nel tentativo di prevaricare gli altri. Ma fatela finita. Perché essere bastian contrario può andar bene ogni tanto, regalare uno status e magari anche fare figo. Ma in realtà, nella maggior parte dei casi, si diventa soltanto ridicole macchiette.

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              Vade retro Dottor Google!

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                La tecnologia ci ha migliorato la vita? Forse… di sicuro ce l’ha semplificata. Quando vogliamo sapere qualcosa, basta un click ed otteniamo velocemente (beh, a seconda della connessione) la risposta. Ma dovrebbero esserci dei limiti, che invece superiamo con leggerezza, anche in ambiti in cui non dovremmo farlo. E così, sempre più persone hanno deciso di fare a meno del medico. Sembra follia ma si tratta della realtà.

                Alla ricerca sui motori

                Un sintomo, un dolorino, un malessere ed ecco che si chiedono diagnosi, cura e addirittura farmaci da assumere al «dottor Google». Facile, comodo e soprattutto gratuto. Basta un click, e una enorme dose di presunzione, per dare un calcio ad anni di studi, esperimenti e tecnologie (quelle sì) applicate alla medicina.

                La rete che fa la diagnosi

                Secondo gli ultimi dati, circa l’80% delle persone che hanno un problema di salute cerca informazioni inerenti sul Web. E, dato maggiormente inquietante, nel 58% dei casi ci si accontenta della risposta di internet senza nemmeno consultare un medico in carne e ossa. Una vera follia.

                Non si scherza con la salute

                È chiaro che i motori di ricerca mostrino qualsiasi risultato: dalle informazioni potenzialmente utili alle fesserie, per arrivare alle peggiori bufale che, in materia di salute, possono risultare molto pericolose. Del resto, siamo fatti così: presuntuosi e arroganti al limite dell’autolesionismo.

                Presunzione a 1000

                Se ci limitiamo a pensare che saremmo in grado di disegnare un palazzo meglio di Renzo Piano, a guidare la moto meglio di Pecco Bagnaia o a giocare a pallone meglio di Messi, risulteremo un po’ ridicoli ma la cosa finisce lì. Quando però pretendiamo di poter curare noi stessi o qualcun altro senza averne le competenze, allora sì che il gioco diventa pericoloso. Va bene la tecnologia, ma guai a fidarsi del «dottor Google». Con la salute non si scherza. Anche perché la cura per la stupidità non è dietro l’angolo…

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