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Punti di svista

Totti e Ilary: un reality trash di cui non si sentiva il bisogno

Un circo mediatico architettato ad arte dai due diretti interessati, del quale si poteva fare onestamente a meno. Che comunque impartisce una lezione sulla cosiddetta “coppia modello”.

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    C’era una volta la coppia da sogno: Francesco Totti e Ilary Blasi. Belli, famosi e all’apparenza inseparabili. Adesso quello che rimane è un reality show ad altissimo contenuto di trash. Va bene che dal “volemose bene” al “ti porto in tribunale” c’è meno strada che da Roma Nord a Roma Sud ma a tutto c’è un limite.

    Nell’ordine naturale delle cose

    Può succedere. Ci si ama, ci si lascia e si soffre. Vale per tutte le coppie. Il problema è che ogni fase della loro vita coniugale prima e della loro separazione poi è stata vissuta con la stessa discrezione di una festa in piazza a Ferragosto.

    Tutto in pasto ai social

    Messaggi sui social, interviste, serie tv che hanno portato alla ribalta vicende rasoterra come il furto dei Rolex o il rapimento delle borse griffate. Roba da soap opera sudamericana di terza fascia i cui dettagli sono stati spiattellati in pubblico senza pietà.

    Uno spettacolo davvero poco elegante

    Lavare i panni sporchi in pubblico è la nuova moda del jet set: Totti e Ilary ne sono i testimonial perfetti. Che tristezza però. Non c’è bisogno di fare i bacchettoni per vedere quanto brutto sia questo spettacolo. Due icone che si trasformano in protagonisti di un auto-creato circo mediatico. Che, però, può lasciare un insegnamento per tutti: la perfezione è solo una copertina patinata. La realtà che c’è dietro è e rimane un’altra e per mascherarla non c’è filtro che tenga.

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      Il triste spettacolo della politica made in USA: così fan tutti…

      Tutto il mondo è paese: Joe Biden lascia la Casa Bianca con un ultimo atto che genera polemiche anche fra i suoi sostenitori.

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        Così fan tutti. Eppure criticano, come se nulla fosse, gli altri. Succede negli Stati Uniti dove il presidente Joe Biden ha concesso la grazia al figlio Hunter, travolto da scandali e accuse perché evitasse i processi a suo carico. «Era una persecuzione per colpire me», si è giustificato il vecchio Joe che per anni aveva giurato che mai avrebbe adottato tale misura per il rampollo di casa.

        Criticato fino all’ultimo

        E così si è beccato anche le critiche dei democratici, che lo accusano di essersi giocato la reputazione all’ultimo miglio del mandato, oltre a quelle (scontate) dei repubblicani che gridano allo scandalo. Ma pure loro fingono di dimenticare come le ultime settimane del passato mandato di Donald Trump servirono per distribuire favori in quella che di fatto si può intendere come una giustizia personale, graziando amici, ex collaboratori e simpatizzanti di passaggio.

        Se lei è la democrazia più grande al mondo, chissà le altre…

        C’è poco da fare la morale, da una parte e dell’altra. Il potente di turno che usa il suo potere per sistemare le questioni di famiglia (allargata o meno) è un copione trito e ritrito e nessuno può stracciarsi le vesti e parlare di scandalo accusando il rivale di turno. Così fan tutti, coerenza (e rettitudine) sono solo un optional. Ma che questo spettacolo arrivi da quella che, a torto o a ragione, è considerata la più grande democrazia del mondo, fa ancora più tristezza.

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          L’esercito dei selfie si è fermato a Camogli

          Disposti a tutto, pur di poter annoverare nella propria galleria di immagini sul telefonino uno scatto in più. Di recente una donna ha rischiato la vita: ne valeva la pena?!?

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            A Camogli, una delle perle della Riviera ligure, è scattata l’operazione “No Selfie”. Cartelli nuovi di zecca si apprestano a ricordare a tutti, imbecilli in primis, che mettersi in posa davanti alle onde quando il mare sbuffa non è esattamente un’idea geniale. Ce n’era bisogno? Evidentemente sì, dato che solo pochi giorni una donna intenta a farsi una foto con la mareggiata alle spalle è stata trascinata in acqua da un’onda, mettendo a rischio se stessa e i soccorritori intervenuti.

            Il rischio per un selfie un po’ ardito

            Un provvedimento che sembra surreale, ma che è invece terribilmente chiarificatore del nostro tempo in cui il selfie non è solo un ricordo ma una sfida giocata a colpi di like da sfoggiare sui social. Anche e soprattutto se in gioco c’è un po’ di rischio, qualcosa di alternativo, magari di unico. E chi se ne importa se sia terribilmente stupido o pericoloso oppure solo, si fa per dire, di cattivo gusto.

            L’illusione di fermare il tempo e di poter dire “io c’ero”

            D’altra parte, tutti abbiamo un cellulare con fotocamera e negli ultimi anni ne abbiamo viste di tutti i colori. Selfie ovunque, senza freni. Davanti a tragedie, durante funerali, in occasione di catastrofi: posa plastica e via. Poco importa che sia avanti a un palazzo in fiamme, sul ciglio di un precipizio o, appunto, a pochi metri da una mareggiata. Un click e via. La tempesta perfetta del cattivo gusto però si è fermata a Camogli, almeno per ora. La caccia all’ultimo selfie, invece, è ancora aperta.

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              The Donald: un clamoroso autogol prima ancora di scendere in campo

              Fresco di nomina alla sanità nel nuovo governo Trump, l’anti-vax Robert F. Kennedy Jr scatena violente critiche da parte degli esperti.

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                È evidente che in un modo o nell’altro siamo tutti appesi al ciuffo più famoso del mondo. Ma quello che realmente farà Donald Trump una volta insediatosi come presidente degli Stati Uniti è ancora tutto da vedere. Tra annunci, promesse, slogan e gaffe assortite, quello che si può già giudicare è come sta componendo la sua squadra. Nomi bizzarri, fedelissimi, tanti punti interrogativi ma di certo un clamoroso autogol prima ancora di scendere in campo: Robert Kennedy Junior. Un negazionista dei principi base della salute e dichiarato No-vax non può assumere il ruolo di segretario alla Sanità del più importante Paese al mondo.

                Fanalino di coda della stirpe Kennedy

                Tra le altre cose, il più bistrattato della famiglia Kennedy, (non a caso rinnegato e disconosciuto dal clan) ha sostenuto che l’autismo è causate da fattori ambientali, tra cui gli agenti nocivi contenuti nei vaccini. In pieno Covid, è stato ufficialmente bollato come “disinformatore” per aver promosso sui social network notizie false sulla pandemia Covid-19. Peraltro, ha detto che il Covid-19 potrebbe essere una malattia “etnicamente mirata”, ingegnerizzata in modo da risparmiare gli ebrei ashkenaziti e i cinesi.

                Si preannunciano tempi cupi

                Non basta? È riuscito a sostenete che l’Hiv non causi l’Aids e ha insinuato che i vaccini obbligatori siano peggio dell’Olocausto. E in una deposizione ufficiale del 2012, mica al bar dopo il decimo bicchiere, ha detto che un verme gli ha mangiato parte del cervello. Dopo le elezioni e l’incarico ha promesso che licenzierà tutti i responsabili della Sanità negli Stati Uniti e, quel che è peggio, che ha detto che bloccherà la spesa destinata alla ricerca di nuovi farmaci per vaccini (ovviamente) Alzheimer e malattie rare, con il probabile risultato di far regredire il mondo della sanità di qualche decennio.

                Scherzare col fuoco

                In politica va bene tutto, siamo abituati. Promesse assurde, personaggi impresentabili, balle colossali. Passi tutto. Ma sulla salute no, non si può scherzare. Chi come Robert Kennedy Jr non è adeguato a un ruolo del genere non deve avere nessun potere. Tantomeno negli Stati Uniti.

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