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Cronaca

I VIP per essere trendy devono… astenersi!

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    L’ultimo della lista corrisponde al nome di Alessandro Greco che, di recente, ha nuovamente raccontato del suo lungo periodo di castità affrontato con la moglie. «Il Signore ha chiamato me e lei a seguirlo». Tornato sul piccolo schermo alla conduzione di Unomattina Estate, il presentatore fa sapere di condividere l’amore per la fede con la moglie Beatrice. In una fase del matrimonio, i due hanno scelto la castità: «Non era un’ostentazione, ma una scelta legata a un periodo, nell’ambito di un cammino di fede».

    La chiamata da parte del Signore

    Lei, Beatrice Bocci, ex modella, seconda classificata a Miss Italia nel 1994, è moglie di Alessandro Greco dal settembre 2008: insieme hanno due figli, Alessandra, nata da una precedente relazione di Beatrice Bocci, e Lorenzo. Di lei racconta: «Me la presentò Fabrizio Frizzi, persona meravigliosa restata nella mia vita. Per me la fede è importante. Io e Beatrice l’abbiamo ereditata dalle famiglie, una fede semplice, quella delle feste comandate, poi il Signore ci ha chiamato a seguirlo ogni giorno: è il capofamiglia».

    Rockstar virtuosa

    Poi c’è quel “bonazzo” di Lenny Kravitz (del quale abbiamo scritto di recente) che, in attesa di imbattersi nell’anima gemella, per ora ha deciso di… non praticare! Con sommo dispiacere di una lunga fila di donna che amerebbero le sue attenzioni fra le lenzuola…

    Non è uno scherzo…

    Va detto che, comunque, la castità è una cosa seria. L’etimologia del termine spiega che castus è colui che rifiuta l’in-cestum, che è la negazione della distanza, la non accettazione dell’alterità, che non è solo differenza. Per chi ci crede, l’esercizio della sessualità deve essere vissuto nello spazio del dono, presupponendo un dare e un accogliere nella relazione viva di due soggetti che sanno sentire, parlare, fare, con il corpo e con la propria interiorità.

    Un’abitudine alla quale ci si può assuefare

    Tra i protagonisti assoluti dell’ultima edizione del GF, Beatrice Luzzi è da molti considerata la vincitrice morale, per il personaggio che è riuscita ad imporre, costituito da una personalità sfaccettata e ricca di argomenti. Di recente nel salotto di Myrta Merlino ha svelato alcuni dettagli del suo passato che hanno destato una grande attenzione.. L’attrice ha parlato di castità e della sua esperienza personale, senza filtri con la sincerità e l’eleganza che la contraddistingue: “Anch’io sono stata casta per tanti anni, da quando è cominciata la crisi con Alessandro e poi siamo rimasti separati per tanti anni. La castità è un po’ una droga perché ci si trova bene e alla fine si diventa sempre più esigenti e selettivi. Io sono dovuta andare nella Casa del Grande Fratello per riuscire a superare”.

    Il record di Flavia

    Ma il record appartiene alla prezzemolina Flavia Vento, casta da circa 11 anni… almeno così dice lei. Dapprima atea, poi ha abbracciato la fede, facendo voto di castità dopo che le apparì la Madonna. O erano gli UFO?!?

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      Italia

      Il cardinale Zuppi “in pattuglia” con i carabinieri: gli auguri ironici alla radio nella notte di Natale e la battuta su Betlemme che fa sorridere l’Italia

      Un gesto simbolico, semplice e umano: il cardinale Matteo Zuppi ha voluto trascorrere parte della notte di Natale accanto ai carabinieri impegnati nel servizio notturno. Collegato via radio, ha inviato un messaggio di vicinanza e un augurio sincero, stemperando la tensione con una battuta su Betlemme e i pastori che ha fatto sorridere tutti.

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        Il Natale è fatto anche di piccoli gesti che raccontano molto più di mille discorsi ufficiali. E quello del cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e figura centrale della Chiesa italiana, è uno di quei gesti destinati a restare impressi. Durante la notte di Natale, Zuppi è salito su un’auto di servizio dei carabinieri per portare un pensiero e un sorriso a chi, mentre il Paese festeggia, continua a lavorare per garantire sicurezza e tranquillità.

        Un augurio “in diretta radio” per chi lavora mentre tutti festeggiano

        Utilizzando la radio di bordo dell’auto, il cardinale ha voluto rivolgere i suoi auguri ai militari in servizio. Un modo diretto, caldo, quasi familiare per raggiungere chi in quella notte non era in chiesa davanti a un presepe, ma in strada, tra controlli e pattugliamenti. Parole semplici, senza retorica, che hanno rafforzato quella sensazione di comunità che il Natale dovrebbe sempre evocare.

        La battuta su Betlemme che strappa un sorriso

        Poi, l’ironia che spesso accompagna Zuppi anche nei momenti istituzionali. Con tono leggero, il cardinale ha detto: «Pare che ci sia un assembramento di pastori a Betlemme, però tranquilli, non c’è bisogno di intervenire». Una battuta intelligente, capace di stemperare la solennità del momento, ricordando che la storia del Natale nasce proprio da una notte come quella, tra veglia, attesa e presenze silenziose.

        Vicinanza, simboli e realtà quotidiana

        Il gesto non è solo una curiosità natalizia, ma anche un modo per sottolineare il ruolo di chi lavora nelle festività, dalle forze dell’ordine al personale sanitario, dai volontari ai servizi pubblici. Un segno di attenzione che diventa messaggio civile e umano: dietro le divise ci sono persone, con il loro senso del dovere e con il bisogno di sentirsi ringraziate.

        Il Natale del cardinale Zuppi, allora, ha avuto il rumore lieve di una radio di servizio e il sorriso di chi, per una notte, si è sentito visto e considerato. Un augurio che ha attraversato la città, arrivando dritto a destinazione.

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          Cronaca

          Signorini, parla l’avvocato Aiello: «Ricostruzione balorda». E su Medugno: «Pronto a tutto pur di andare in tv, gli scriveva “Mi manchi”»

          Il penalista calabrese ribalta l’accusa: «Ricostruzione opportunistica e diffamatoria». Medugno avrebbe puntato sulla visibilità televisiva. E ora anche chi diffonde chat e materiale “intimo” rischia la ricettazione.

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            È una controffensiva studiata nei dettagli, dura, frontale, quella che la difesa di Alfonso Signorini ha messo in campo. E il perno, oggi, è uno solo: demolire la credibilità di Antonio Medugno. Lo dice chiaramente Domenico Aiello, l’avvocato calabrese che insieme alla collega Daniela Missaglia assiste il conduttore indagato dalla Procura di Milano per violenza sessuale ed estorsione, dopo la querela presentata proprio dal modello napoletano.

            Aiello non usa mezze parole: «Siamo in grado di dimostrare che la ricostruzione fornita dal querelante è tanto balorda quanto l’autore della denuncia e coloro che penserebbero di trarne beneficio». E insiste su un punto che considera centrale: «Questo soggetto è aduso a proporsi in ogni forma pur di ottenere il successo in ambienti come quelli televisivi, ma è noto per averlo fatto in passato anche fuori dai contesti Mediaset».

            Secondo la difesa, i messaggi privati sarebbero la chiave di volta. «Abbiamo tutte le chat», assicura il penalista, e tra queste ce ne sarebbero alcune in cui emerge un comportamento diametralmente opposto rispetto a quello descritto dal querelante. «Quando Signorini per tre o quattro mesi non lo chiamava, il querelante si faceva avanti scrivendo “mi manchi”», sostiene Aiello, aggiungendo che in altri momenti Medugno avrebbe ricevuto dall’allora manager Alessandro Piscopo «istruzioni su come sfruttare al massimo le opportunità che gli dava Signorini».

            È un ribaltamento netto della narrazione: non vittima di pressioni, bensì aspirante personaggio televisivo che cerca visibilità e mantiene il contatto. Un quadro che l’avvocato definisce senza esitazioni «una ricostruzione opportunistica e diffamatoria».

            Parallelamente, Aiello e Missaglia tengono il focus anche sull’altro fronte dell’inchiesta, quello relativo alla diffusione delle chat intime e dei materiali personali che coinvolgono Signorini. Qui la linea è altrettanto dura: «Chiunque le pubblichi è passibile del reato di ricettazione», avverte il legale, sottolineando come la diffusione illegale delle conversazioni private «causi un grave danno alla reputazione di Alfonso Signorini, amplificato a dismisura dal web».

            Sul piano processuale, il conduttore del Grande Fratello – ora sospeso dalle attività editoriali in Mediaset – si dice «profondamente sereno» e «assolutamente fiducioso» di dimostrare «in ogni sede la totale estraneità» rispetto a quanto gli viene contestato. «Ci metteremo subito a disposizione della Procura», conferma Aiello, pronto a far interrogare il suo assistito dai magistrati milanesi Letizia Mannella e Alessandro Gobbis, gli stessi che indagano anche su Fabrizio Corona per la presunta diffusione di immagini e conversazioni private.

            Intanto resta in piedi anche l’altro fronte giudiziario, quello su Corona e sui materiali diffusi pubblicamente. Una vicenda che continua a intrecciare televisione, giustizia, narrazione e potere. Ma oggi, al centro della scena, c’è soprattutto la linea della difesa: disarticolare l’impianto accusatorio puntando tutto su una parola chiave, che Aiello ripete con sicurezza. «Inattendibilità».

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              Mondo

              Trump, Capodanno e le telefonate ai bambini: quando anche un augurio diventa una campagna elettorale

              Durante una delle tradizionali telefonate festive, parlando con un bambino dalla Pennsylvania, il presidente si lascia andare al solito refrain sulle vittorie elettorali: “La Pennsylvania è fantastica, abbiamo vinto in Pennsylvania, anzi tre volte. Abbiamo vinto con una valanga di voti”. In realtà le vittorie sono state due, ma nella narrazione trumpiana ogni occasione è buona per trasformare un momento istituzionale in un palcoscenico politico.

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                Alla Casa Bianca, anche a a Capodanno, tutto diventa spettacolo. La tradizione delle telefonate ai bambini, nata per regalare un momento di magia e vicinanza, si è trasformata in uno dei tanti episodi in cui il presidente mostra, ancora una volta, come politica e comunicazione per lui siano un tutt’uno.

                Una telefonata che diventa un comizio

                Tra le varie chiamate arrivate alla Casa Bianca, spicca quella di un bambino dalla Pennsylvania. Trump lo saluta con tono affettuoso, ma subito piega la conversazione sul terreno che ama di più: il consenso. “La Pennsylvania è fantastica, abbiamo vinto in Pennsylvania, anzi tre volte. Abbiamo vinto con una valanga di voti”, dichiara raggiante. Un piccolo dettaglio stona: le vittorie reali sono due. Ma poco importa, perché ciò che conta è ribadire ancora una volta il mantra della forza elettorale.

                Il racconto prima del fatto

                È il tratto tipico del trumpismo: trasformare ogni occasione pubblica in un capitolo del grande racconto personale. Anche una telefonata a un bambino, nata per essere un momento di tenerezza istituzionale, diventa un’occasione per ribadire narrazioni, rivendicazioni, forza, vittoria. Gli americani ormai lo sanno: con Trump nulla è mai davvero “piccolo”, nemmeno il Natale.

                Tra rituale, propaganda e spettacolo

                Il risultato è un curioso cortocircuito: le telefonate che dovrebbero essere uno spazio di innocenza diventano uno spazio politico, pur senza perdere completamente quel tono informale e sorridente che resta parte del personaggio. E così, mentre i bambini sognano renne e regali, il presidente continua a parlare di voti, stati chiave e successi. Una scena perfettamente coerente con il suo modo di stare nel mondo: sempre al centro, sempre in campagna, sempre dentro la narrazione di se stesso.

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