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Cronaca

C’è un Natisone in ogni tragedia evitabile

La tragedia che ha coinvolto i tre ragazzi travolti dalla piena del fiume Natisone ci fa pensare che forse alcune cose sono già scritte da qualche parte.

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    Ci sono tanti luoghi comuni che potrebbero essere riesumati per spiegare la tragedia del Natisone. Ci sono tanti modi per cercare di spiegare che a volte il destino ha la meglio. E’ capace di travolgere tutto e tutti. Dare spiegazioni alle cose inspiegabili o che non vogliamo comprendere fino in fondo per il dolore che provocano, è il compito della nostra mente. Lucida e razionale lei non si fa ingannare, spiega e rispiega fino a occupare il buco del dolore. Eppure il dolore resta e il cuore si lacera e va in pezzi.

    Per evitare le disgrazie gli eroi non bastano

    Nella storia che ha colpito i tre giovani ragazzi travolti dal fiume Natisone la prima cosa che devi cercare di fare è toglierti dalla testa le immagini videoamatoriali delle tre anime abbracciate mentre cercano di trovare una via di scampo per quello che avranno percepito come una imminente tragedia. E così è stata. Una tragedia.

    La tragedia umana che ogni volta ritorna a scuoterci

    Cambia il copione, cambiano i personaggi, l’ambientazione, ma la tragedia resta. Cosa si saranno detti quei tre ragazzi mentre erano abbracciati stretti stretti per farsi forza? Mentre cercavano di salvarsi afferrando le funi lanciati dai soccorritori in uno strenuo tentativo di tirarli fuori prima dell’ultima ondata che se li è portati via. Bianca Doros, 23 anni, rumena in visita ai genitori, Patrizia Cormos, 21 anni, residente a Campoformido erano amiche da tempo. Con loro anche Cristian Casian Molnar 25 anni, rumeno, fidanzata di Bianca.

    Dovevano festeggiare il superamento di un esame

    E’ così, per caso, che accadono certe cose che possono accadere a chiunque. I tre avevano deciso di trascorrere insieme qualche ora di svago. Patrizia Cormos, di Campoformido (Udine) quella mattina aveva superato un esame all’Accademia di Belle Arti Tiepolo di Udine. Un test indispensabile per accedere all’esame di Modellazione in 3D della sessione di luglio del corso di laurea in Design e architettura d’interni. Superato l’esame era felice così come migliaia di altri ragazzi che studiano. Incontra i due fidanzati che erano andati a trovarla per festeggiare. Che si fa? Si va a fare una passeggiata in riva al fiume. Bella idea. Anche se la mamma di Patrizia le aveva sconsigliato di avventurarsi lì perché, come riporta il Messaggero veneto, pensava che Patrizia fosse stanca visto che la sera prima era anche andata a lavorare.

    Ma a quell’età che stanchezza vuoi sentirti addosso che ti possa frenare

    Come si fanno a placare gli ormoni di una ventenne, la sua curiosità e la voglia di vivere? Patrizia le aveva risposto ‘non arrabbiarti, lasciami andare‘. E così ha fatto. Di loro si sono accorti dei passanti che li hanno visti abbracciati mentre cercavano di raggiungere la riva. Si vedevano dal Ponte Romano a Premariacco, meno di 15 chilometri da Udine. E ‘scattato l’allarme. Insieme a una sequenza angosciante di immagini. I vigili del fuoco avvisati, i passanti che cercano di rassicurare i giovani “a voce”, ma che non sanno intervenire fisicamente. Mentre loro tre sentono l’ondata arrivare perché purtroppo il Natisone lo si conosce bene. E’ infido. Alle 11,30 il flusso dell’acqua era di 20 metri cubi al secondo, alle 13 il flusso era salito a 135 metri cubi al secondo.

    Soccorsi e ricorsi

    Intanto i vigili del fuoco posizionano una gru e lanciano le funi che i ragazzi terrorizzati e con le forze ormai allo stremo non riescono a trattenere. L’acqua che li ha travolto è arrivata in 20 bastardissimi minuti. Alle 13.35 i ragazzi sono stati raggiunti dalla piena. Alle 15 la portata del Natisone era 250 metri cubi al secondo. E loro erano già immersi e non si tenevano più stretti. Ognuno avrà guardato con il terrore negli occhi gli altri prima di lasciarsi andare nei gorghi dell’acqua gelida. Forse avranno ricordato un volto, una madre, un padre. Ma forse anche tutta la loro giovane vita in una manciata di secondi. Poi la storia diventa cronaca. Utile ma sterile.

    Che serve ricordare come si sono svolti i fatti?

    Ora non serve. Resta il dolore, il pianto di madri, padri amici di sempre…Eppure il Natisone è ‘ a rischio piene. Ben segnalate. Nasce a 415 metri di altezza sul Monte Maggiore nel comune di Prossenicco al confine tra Friuli Venezia Giulia e Slovenia. Ha un percorso sinuoso che lo porta per lunghi tratti in territorio sloveno per poi rientrare in territorio italiano. Fa zig zag tra i due territori. E a ogni ansa riceve acqua nuova dai torrenti affluenti sia italiani che sloveni che lo caricano di metri cubi d’acqua portandolo dopo 55 km a immettersi prima nel fiume Torre e quindi nel maestoso Isonzo. I cartelli parlano chiaro pericolo di tracimazioni improvvise. Come quella che ha travolto i tre ragazzi uniti dalla voglia di festeggiare insieme un esame andato bene.

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      Politica

      Cortina, ordinanza di demolizione per la terrazza del ristorante El Camineto. Nel mirino la struttura gestita da Dimitri Kunz

      Lo storico ristorante panoramico El Camineto, affacciato sulla conca ampezzana, è stato raggiunto da un’ordinanza che impone la demolizione di una terrazza giudicata abusiva. L’amministrazione sostiene che la struttura sia stata realizzata senza autorizzazione e non possa essere sanata. La vicenda si inserisce in una sequenza di controlli e provvedimenti su alcune delle strutture simbolo dell’ospitalità di Cortina.

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        Il Comune di Cortina ha acceso nuovamente i riflettori sulle trasformazioni edilizie delle strutture ricettive in vista delle Olimpiadi del 2026. Questa volta a finire sotto la lente degli uffici tecnici è El Camineto, ristorante storico e punto panoramico tra i più noti della conca ampezzana. Il locale, ceduto nel novembre 2024 da Flavio Briatore agli attuali gestori Dimitri Kunz – compagno della ministra del Turismo Daniela Santanchè – e Andrey Toporov, è stato raggiunto da un’ordinanza che impone la demolizione di una terrazza ritenuta abusiva.

        L’ordinanza e le contestazioni del Comune

        Il provvedimento, notificato lo scorso 12 dicembre, riguarda “la realizzazione di una nuova terrazza a sbalzo sul prato a valle dell’edificio principale, adibita a plateatico, con parapetto in legno, struttura in ferro e copertura in legno e lamiera aggettante rispetto al fabbricato”. Secondo l’amministrazione comunale la struttura sarebbe stata costruita in assenza di autorizzazione paesaggistica e non risulterebbe suscettibile di sanatoria, un elemento che rende la posizione dei titolari particolarmente delicata dal punto di vista amministrativo.

        Silenzio dei gestori, clima teso attorno al locale

        Al momento, dai gestori non è arrivata alcuna dichiarazione ufficiale. Stessa linea di riservatezza anche da parte di Daniela Santanchè, che ha preferito non intervenire su una vicenda che tocca direttamente il compagno. Solo pochi giorni prima della notifica dell’ordinanza, Dimitri Kunz era intervenuto sui social difendendo gli imprenditori locali e sottolineando come molte aziende stiano lavorando per far fare “bella figura all’Italia” in vista delle Olimpiadi.

        Un caso che si inserisce in una serie di controlli

        Quella di El Camineto non è un’ordinanza isolata. L’amministrazione comunale ha intensificato negli ultimi mesi verifiche e controlli sulle strutture storiche del territorio, emettendo più provvedimenti in un breve arco di tempo. “Stiamo facendo il nostro lavoro, quando emergono difformità è dovere degli uffici intervenire”, ha spiegato il sindaco Gianluca Lorenzi. Il consigliere comunale ed ex primo cittadino Gianpietro Ghedina ha invece sottolineato come molte di queste verifiche nascano anche da segnalazioni esterne, creando un effetto “a catena” che sta portando alla luce più situazioni contestate.

        Ora resta da capire quale sarà la risposta formale dei gestori di El Camineto e quali sviluppi seguiranno sul piano amministrativo. Nel frattempo, la terrazza simbolo del nuovo corso del locale è diventata uno dei casi più discussi della stagione invernale ampezzana.

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          Mondo

          Jeffrey Epstein, le nuove foto choc: immagini seminudo accanto a quello che sembra il piede di un bambino riaccendono l’orrore

          Le immagini, diffuse con l’ultimo pacchetto di file federali, mostrano Jeffrey Epstein sorridente nella sua proprietà privata, in posa vicino a quello che sembra essere il piede di un minore. La foto, presumibilmente scattata nella villa sull’isola caraibica usata per gli abusi insieme a Ghislaine Maxwell, si aggiunge alle centinaia di documenti, elenchi di “massaggiatrici” e testimonianze che descrivono un sistema organizzato di sfruttamento sessuale di ragazze minorenni. Molti volti e nomi restano ancora oscurati.

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            Sono immagini che non aggiungono prove giuridiche decisive, ma riportano in primo piano l’orrore di un mondo costruito sull’abuso e sul potere. Nella nuova tranche di documenti desecretati sul caso Jeffrey Epstein, il Dipartimento di Giustizia statunitense ha diffuso alcune foto finora inedite: tra queste, una in particolare ha fatto il giro del web, quella in cui il finanziere pedofilo appare seminudo, seduto su un divano, con accanto quello che sembra il piede di un bambino. Un dettaglio che, da solo, basta a restituire il clima della famigerata isola privata dove per anni sarebbero avvenuti gli abusi.

            A torso nudo a pochi passi da un bambino

            Epstein è ritratto a torso nudo, in pantaloni della tuta bianchi, il maglione stretto tra le mani, un sorriso rilassato rivolto verso l’obiettivo. A pochi centimetri da lui si vede una gamba magra, con una piccola scarpa nera, che non arriva nemmeno al bordo del divano bianco. L’identità della persona accanto a lui non è chiara, e il volto – nelle immagini rese pubbliche – non compare. La foto è stata attribuita all’abitazione caraibica ribattezzata dai media “isola dei pedofili”, la stessa in cui Epstein e la sua complice Ghislaine Maxwell avrebbero organizzato per anni incontri e “massaggi” con ragazze spesso minorenni.

            Foto agghiaccianti

            Le nuove foto si affiancano a un enorme pacchetto di atti: la prima tranche di documenti federali, a lungo secretati, è stata caricata online in più blocchi, per un totale di centinaia di migliaia di pagine. Dentro ci sono elenchi, verbali, trascrizioni, immagini. Tra questi materiali figura anche la lista di 254 “massaggiatrici” e una documentazione che, secondo il vice procuratore generale, permette di identificare oltre 1.200 vittime, in gran parte con i nomi oscurati per ragioni di tutela.

            La stanza dei massaggi

            Le stanze della villa – in particolare la famigerata “stanza dei massaggi” – tornano così a popolare l’immaginario pubblico: lettini, olii, ambienti arredati per sembrare luoghi di relax, ma usati secondo le accuse come scenografia di un sistema strutturato di sfruttamento. Le testimonianze delle vittime, a partire da quella di Virginia Giuffre, riportano lo stesso schema: ragazze reclutate giovanissime, talvolta appena adolescenti, avvicinate con la promessa di occasioni, lavori o semplici “massaggi ben retribuiti”, poi trascinate in una spirale di dipendenza, paura e silenzio.

            Nuove carte e nuove accuse

            Le nuove carte ribadiscono come Epstein sapesse perfettamente di muoversi oltre il confine della legalità. In uno dei documenti desecretati si legge che, già nel 2002, avrebbe chiesto a una delle giovani quindicenni coinvolte quanti anni avesse, ricevendo una risposta chiara, e nonostante questo avrebbe continuato ad abusare di lei nella sua residenza di New York. Parallelamente l’avrebbe spinta a reclutare altre ragazze per “rapporti retribuiti”, trasformandola di fatto in una pedina del suo stesso sistema di tratta.

            La fotografia in cui appare rilassato, sorridente, accanto a quella piccola gamba è solo un fotogramma, ma riassume bene la distanza tra l’immagine pubblica del miliardario e il contesto in cui operava. Epstein era già stato condannato nel 2008 per aver sollecitato la prostituzione di una minorenne e inserito nel registro dei sex offenders, prima di essere nuovamente arrestato nel 2019 con l’accusa di traffico sessuale di minori. La sua morte in carcere, ufficialmente classificata come suicidio, ha lasciato irrisolte molte domande sui complici, sui clienti e sulle coperture che avrebbero reso possibile un sistema tanto esteso.

            La pubblicazione dei file, ordinata dopo lunghi bracci di ferro politici e giudiziari, non esaurisce quei punti interrogativi. Molte immagini, e numerosi documenti, restano infatti ancora coperti o parzialmente censurati. Sullo sfondo rimane la stessa domanda che accompagna il caso da anni: fino a che punto verrà resa pubblica la rete di nomi, relazioni e responsabilità che ha permesso a Jeffrey Epstein di agire indisturbato per così tanto tempo?

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              Cronaca Nera

              Caso Emanuela Orlandi, svolta dopo 42 anni: la Procura di Roma indaga Laura Casagrande per false informazioni ai pm

              Nell’indagine riaperta nel 2023 per sequestro di persona a scopo di estorsione emerge la figura di Laura Casagrande, ex allieva della scuola di musica frequentata anche da Emanuela Orlandi. La Procura di Roma ipotizza false informazioni ai pm e prosegue la rilettura di atti e testimonianze per ricostruire le ore decisive prima della scomparsa del 22 giugno 1983.

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                Nuovo capitolo in uno dei casi più dolorosi e discussi della cronaca italiana. A quarantadue anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, la Procura di Roma ha iscritto nel registro degli indagati una donna. Laura Casagrande, con l’ipotesi di false informazioni al pubblico ministero. La notizia, rilanciata da Adnkronos e confermata da fonti giudiziarie, si inserisce nel lavoro di approfondimento iniziato nel 2023. Quando l’indagine sulla cittadina vaticana è stata riaperta per sequestro di persona a scopo di estorsione.

                Nuove verifiche su atti e testimonianze
                Gli inquirenti capitolini, insieme ai carabinieri del Nucleo investigativo di Roma, stanno procedendo a una sistematica rilettura degli atti raccolti nel corso degli anni e all’analisi di testimonianze vecchie e nuove. Particolare attenzione è rivolta alle ore precedenti alla sparizione di Emanuela, avvenuta il 22 giugno 1983, nella speranza di chiarire passaggi mai del tutto definiti.

                Il ruolo di Laura Casagrande nell’inchiesta
                Laura Casagrande è stata ascoltata questa mattina a piazzale Clodio, accompagnata dal suo difensore. Secondo quanto trapela, la donna avrebbe fornito versioni ritenute contraddittorie rispetto al passato, circostanza che ha portato l’autorità giudiziaria a iscriverla nel registro degli indagati. Casagrande frequentava all’epoca la stessa scuola di musica di Emanuela Orlandi, il Pontificio Istituto di Musica Sacra. Elemento che rende la sua testimonianza particolarmente rilevante per la ricostruzione dei fatti.

                Massimo riserbo della Procura di Roma
                Come sempre accaduto negli ultimi sviluppi, la Procura mantiene il massimo riserbo. Anche l’avvocato Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi, ha sottolineato come le informazioni arrivino in gran parte dai media. E non da comunicazioni ufficiali, ribadendo però fiducia e rispetto per il lavoro della magistratura romana. Se l’iscrizione di Casagrande tra gli indagati è stata ritenuta necessaria, spiegano fonti vicine alla famiglia, significa che esistono elementi meritevoli di approfondimento.

                L’inchiesta va avanti, mentre il nome di Emanuela Orlandi continua a rappresentare una ferita aperta nella storia italiana: una vicenda che, dopo più di quarant’anni, continua a chiedere risposte, verità e giustizia.

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