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Cronaca

Covid, perché Astrazeneca ha ritirato il vaccino? Ci sono rischi?

Ecco cosa sappiamo sui possibili effetti collaterali del vaccino Vaxzevria e perché l’annuncio dell’azienda non deve destare “nuove” preoccupazioni

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    La multinazionale AstraZeneca ha iniziato il ritiro globale del suo vaccino anti-Covid-19, Vaxzevria, a causa della bassa domanda e della disponibilità di altri vaccini più efficaci contro le nuove varianti del virus. Questa decisione ha sollevato preoccupazioni riguardo a possibili rischi di sicurezza del vaccino, specialmente per quanto riguarda la trombosi con trombocitopenia, un effetto collaterale raro ma riconosciuto. Tuttavia, è importante notare che questi rischi sono stati valutati dalle autorità sanitarie e che i benefici complessivi della vaccinazione superano di gran lunga i rischi associati agli effetti collaterali.

    Il ritiro del vaccino è stato richiesto da AstraZeneca all’Unione Europea nel marzo scorso ed è diventato effettivo il 7 maggio. Questa mossa è stata guidata dalla diminuzione della richiesta per il vaccino e dall’abbondanza di altre opzioni più efficaci disponibili sul mercato. Per quanto riguarda gli effetti collaterali, è stato riconosciuto che il vaccino può causare casi molto rari di complicanze trombotiche, soprattutto tra le persone di sesso femminile sotto i 55 anni, ma questi casi sono stati principalmente osservati entro due settimane dall’inoculazione.

    Gli aggiornamenti delle informazioni sul prodotto hanno chiarito questi rischi, ma hanno anche sottolineato che il bilancio rischio-beneficio del vaccino rimane favorevole. In sintesi, coloro che hanno già ricevuto il vaccino AstraZeneca da diversi mesi o anni non dovrebbero essere a rischio di sviluppare complicanze. Pertanto, non c’è motivo di preoccuparsi e le preoccupazioni riguardo al ritiro del vaccino dovrebbero essere considerate nel contesto dei benefici generali della vaccinazione contro il Covid-19.

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      Cronaca

      Papa Francesco ricoverato al Gemelli per bronchite: «C’è da stare tranquilli»

      Il Papa è arrivato al Policlinico Gemelli poco dopo le 11.30 per accertamenti e cure. L’entourage rassicura: «Niente di grave». Previsto un ricovero di cinque giorni

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        Papa Francesco è stato ricoverato questa mattina al Policlinico Agostino Gemelli di Roma per eseguire alcuni accertamenti diagnostici e proseguire le cure per la bronchite, tuttora in corso. Il Pontefice è arrivato nella struttura poco dopo le 11.30, come comunicato dalla sala stampa vaticana, che ha precisato: «Al termine delle udienze, il Santo Padre si ricovera per necessari accertamenti e per proseguire in ambiente ospedaliero le cure già avviate».

        Da fonti vicine all’entourage di Bergoglio trapela che il ricovero potrebbe durare fino a cinque giorni, ma senza destare particolari preoccupazioni. «C’è da stare tranquilli», fanno sapere alcuni membri dello staff papale ai giornalisti presenti al Gemelli.

        I segnali dei giorni scorsi

        Il Papa, 88 anni, era apparso affaticato già nei giorni precedenti. Il 12 febbraio, durante l’udienza generale, aveva iniziato a leggere la catechesi per poi interrompersi e cedere il testo a un collaboratore: «Mi permetto di chiedere al sacerdote di continuare a leggere, perché io con la mia bronchite non posso ancora», aveva spiegato ai fedeli presenti nell’Aula Paolo VI.

        Un episodio simile si era verificato anche il 9 febbraio, in piazza San Pietro, durante la messa per il Giubileo delle Forze Armate e di Sicurezza, quando Bergoglio aveva dovuto rinunciare a leggere l’omelia.

        Cambiamenti nell’agenda papale
        La decisione di procedere con il ricovero è arrivata dopo una mattinata di lavoro e udienze a Casa Santa Marta. Il Pontefice è stato ricoverato al decimo piano del Policlinico, come nelle precedenti occasioni. Il suo ultimo ricovero risale a giugno 2023 per un intervento all’intestino.

        A causa del ricovero, la sala stampa vaticana ha comunicato alcune modifiche nell’agenda dei prossimi giorni. Annullata l’udienza giubilare di domani, 15 febbraio, mentre la Santa Messa per il Giubileo degli Artisti di domenica 16 sarà presieduta dal cardinale José Tolentino de Mendonça. Annullato anche l’atteso incontro del Papa con gli artisti previsto per lunedì a Cinecittà.

        Il Vaticano assicura che si tratta di un ricovero precauzionale e che le condizioni di Papa Francesco sono stabili. Tuttavia, l’attenzione rimane alta per monitorare l’evoluzione del quadro clinico nelle prossime ore.

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          Storie vere

          Una coppia alla ricerca della felicità: cambia vita su una piccola isola del Tamigi

          Dalla metropoli alla natura: la scelta coraggiosa di una giovane coppia che lascia Londra a causa del caro affitto e va a vivere su isola del Tamigi.

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            Sacha Pritchard, 25 anni, e il suo compagno Matt King, 28 anni, hanno deciso di abbandonare la frenesia e i costi proibitivi della vita a Londra per trasferirsi su una piccola isola nascosta nel fiume Tamigi. Dopo anni passati a pagare affitti esorbitanti per minuscoli appartamenti condivisi con altre persone, questa giovane coppia ha trovato una soluzione decisamente fuori dagli schemi.

            Sul Tamigi una vita diversa ma appagante

            La loro nuova casa è un bungalow spazioso con una splendida vista sul fiume. Un affitto più ragionevole rispetto agli standard cittadini ha permesso loro di risparmiare l’equivalente di oltre 20.000 euro all’anno rispetto a quanto spendevano nei sette anni precedenti in città. Il costo include anche il trasporto in barca, dato che l’isola non è collegata alla terraferma da alcun ponte. La dipendenza dalla barchetta a motore rappresenta sia una peculiarità affascinante che una sfida logistica. Sacha usa questo mezzo per raggiungere il lavoro, dove presta servizio quattro giorni alla settimana. Tuttavia, quando il motore si è guastato, la coppia è rimasta bloccata sull’isola finché il problema non è stato risolto.

            Una comunità unita

            Sull’isola sul Tamigi vivono circa venti persone, un numero ridotto che ha favorito la nascita di una comunità stretta e solidale. Condividere questo particolare stile di vita ha permesso a Sacha e Matt di sentirsi parte di un gruppo unico, sebbene la vita sociale possa essere limitata. “Se uno di noi ha bisogno di andare sulla terraferma, l’altro deve accompagnarlo,” raccontano. Questo aspetto logistico richiede coordinazione e pazienza, ma per loro ne vale la pena.

            Una scelta di vita che ripaga

            Nonostante le sfide, Sacha ha dichiarato alla BBC Radio London: “Posso dire onestamente che è una delle cose migliori che abbiamo mai fatto, finanziariamente e mentalmente. Solo per essere nella natura ogni singolo giorno, ci godiamo ogni secondo“. La coppia ha mostrato la loro vita quotidiana su TikTok, dove raccontano come questa scelta sia stata liberatoria. La possibilità di vivere circondati dalla natura, lontani dal caos urbano, ha avuto un impatto positivo sulla loro salute mentale e sul loro rapporto.

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              Cronaca

              Il Procuratore Nicola Gratteri a Sanremo: «Il primo insediamento di ‘ndrangheta nel Nord Italia è stato in Liguria»

              A Casa Sanremo per Next Gen Legality, il Procuratore ha parlato del radicamento delle mafie nel Nord Italia, della situazione del giornalismo d’inchiesta e delle riforme giudiziarie che stanno trasformando profondamente il Paese. Nessun commento sul caso Toti, ma tante riflessioni sulle difficoltà di chi lavora in prima linea contro la criminalità organizzata.

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                Il Procuratore Nicola Gratteri, una delle figure più autorevoli nella lotta contro la criminalità organizzata, è stato protagonista dell’evento Next Gen Legality a Casa Sanremo. Un appuntamento importante, che ha messo a confronto donne e uomini impegnati nella giustizia e nel giornalismo d’inchiesta, per analizzare il presente e il futuro delle riforme giudiziarie e dei meccanismi di informazione legati ai temi più delicati del Paese.

                Prima di partecipare al forum, Gratteri ha risposto alle domande dei giornalisti, soffermandosi soprattutto sulla presenza delle mafie nel Nord Italia e sull’evoluzione del radicamento della ‘ndrangheta. «Il primo insediamento di ‘ndrangheta nel Nord Italia c’è stato in Liguria – ha dichiarato – e la Liguria è stata l’ultima regione d’Italia ad avere una sentenza di condanna per associazione a delinquere di stampo ‘ndranghetistico».

                Secondo Gratteri, il modus operandi delle organizzazioni criminali segue dinamiche precise e collaudate: «Tradizionalmente, le mafie investono nell’edilizia, nella ristorazione e nel mondo degli alberghi». Una strategia consolidata, che ha permesso alla ‘ndrangheta di infiltrarsi progressivamente nei tessuti economici del Nord Italia, partendo proprio dalla Liguria e arrivando poi in Piemonte e Lombardia.

                Il Procuratore ha anche parlato del legame tra la ‘ndrangheta e la vicina Francia, sottolineando come molti malavitosi italiani trovino rifugio oltreconfine. «A Ventimiglia c’è una ‘camera di compensazione’, una struttura della ‘ndrangheta a cui tutti i ‘ndranghetisti che attraversano il confine rendicontano il proprio operato criminale nel sud della Francia», ha spiegato Gratteri, confermando la dimensione transnazionale delle attività mafiose.

                Alla domanda sull’arresto dell’ex governatore della Liguria Giovanni Toti, il Procuratore ha preferito non esprimersi. «Io dei processi degli altri non parlo», ha tagliato corto, mantenendo la consueta sobrietà e prudenza nel commentare vicende che non lo riguardano direttamente.

                Gratteri ha poi spostato l’attenzione sul tema delle riforme che hanno toccato il mondo del giornalismo, con particolare riferimento alla cronaca nera e giudiziaria. «Anche le riforme che hanno riguardato i giornalisti sono state molto dure. Per chi fa cronaca nera, ormai è quasi impossibile fare il proprio mestiere. Fare il sunto, l’estratto di un’ordinanza di custodia cautelare è difficile ma soprattutto pericoloso».

                Il Procuratore ha criticato apertamente alcune modifiche legislative, ritenendole poco utili alla tutela delle parti offese: «Si stanno facendo riforme che nulla hanno a che vedere con la tutela delle parti offese o delle parti deboli. Gli editori li ho visti poco preoccupati di queste riforme, non ho visto i giornalisti scioperare».

                Secondo Gratteri, questa situazione è figlia anche della precarietà del settore. «Nel campo del giornalismo c’è troppo precariato. Uno si ribella e cinque sono pronti a prendere il suo posto», ha osservato, non nascondendo la sua preoccupazione per le condizioni lavorative dei cronisti. «Fate un lavoro bellissimo ma davvero difficile», ha aggiunto, rivolgendosi direttamente ai giornalisti presenti.

                Riflettendo sul proprio lavoro e sull’importanza di comunicare in modo chiaro con i cittadini, Gratteri ha spiegato la sua filosofia: «Ho sempre detto quello che penso. Non bisogna farsi impressionare da battute, slogan. Bisogna cercare di spiegare con pacatezza le cose, facendo esempi, raccontando storie. A me interessa che la gente capisca perché si fanno o non si fanno certe riforme. Questo per me è importante».

                E qui Gratteri lancia una stoccata ai politici: «Ovviamente, da sempre chiunque è al potere non vuole essere controllato». Una frase che riassume perfettamente la difficoltà di portare avanti un lavoro di inchiesta e di controllo senza scontrarsi con resistenze e tentativi di insabbiamento.

                A Casa Sanremo, il Procuratore Nicola Gratteri ha ancora una volta confermato la sua determinazione nel portare avanti la lotta contro la criminalità organizzata e nel denunciare pubblicamente le storture di un sistema che spesso non tutela a sufficienza chi opera in prima linea.

                Il suo messaggio, forte e chiaro, ha colpito nel segno: una lucida fotografia di un Paese che ha ancora molta strada da fare per liberarsi dalle infiltrazioni mafiose e per garantire una vera libertà di stampa, senza compromessi e senza censure.

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