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Cronaca

L’albero di Natale del Papa: una questione spinosa che divide popolazione e Comune di Ledro

Sono state già raccolte 40mila firme per non mandare l’albero di Natale al Papa per abbellire Piazza San Pietro. Ma il sindaco del Comune di Ledro non ci sta e insiste mettendosi contro gli ambientalisti e anche molti cittadini.

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    Insomma ogni anno la stessa storia. Nel periodo pre natalizio il Trentino è al centro del dibattito sui tagli degli alberri destinati alle piazze italane e non solo. La scelta del Comune di Ledro di donare un abete rosso al Vaticano per abbellire Piazza San Pietro in occasione del Natale, ha scatenato un acceso dibattito. Sta dividendo l’opinione pubblica mettendo in luce una serie di questioni legate all’ambiente, alla tradizione e alla gestione del territorio. Al centro della polemica c’è la preoccupazione per l’impatto ambientale di questa scelta. Gli attivisti ambientalisti sottolineano come il taglio di un albero secolare rappresenti un danno per l’ecosistema. Una pratica in contraddizione con le encicliche papali che invitano al rispetto della natura. Addirittura…! Inoltre, viene contestato il costo dell’operazione, ritenuto eccessivo e non giustificabile in un momento di difficoltà economica. E questa ci sta tutta. Vediamo perchè.

    La posizione del Comune di Ledro e le opinioni dei cittadini

    Il sindaco di Ledro, Renato Girardi, difende la scelta del Comune, sostenendo che l’abete destinato al Vaticano (alto 29 metri) fa parte di un lotto che sarebbe stato comunque tagliato per ragioni di gestione forestale. L’amministrazione ledrense infatti invierà altri 39 alberi (di misura variabile tra 1,50 e 6 metri) per abbellire i palazzi vaticani. E poi vuoi mettere… il comune che ha fornito l’abete al Vaticano è tenuto in palmo di mano. Il sindaco sottolinea l’importanza di questa iniziativa per la comunità locale, in quanto rappresenta un’occasione di visibilità e di promozione del territorio.

    L’associazione Bearsandothers ha lanciato una petizione online «per dire no a questa pratica unicamente consumistica, che nel giro di un mese ha raccolto quasi 40 mila firme. Ma la cittadinanza di Ledro è divisa su questa questione. Da un lato, ci sono quelli che sostengono l’iniziativa, sottolineando l’importanza di onorare una tradizione e di promuovere il territorio. Dall’altro ci sono quelli che condividono le preoccupazioni degli ambientalisti e ritengono che sia necessario trovare soluzioni alternative, più rispettose dell’ambiente. E alle casse del Comune che ha stanziato circa 60 mila euro per il trasferimento degli alberi.

    Ma quali sono i problemi e come è possibile risolverli?

    Questa vicenda ha messo in luce una serie di problemi che richiederebbero una riflessione più attenta anche perchè nei prossimi anni la situazione si riproporrà In saecula saeculorum … Insomma si oscilla tra tradizione e sostenibilità. Sarebbe necessario trovare un equilibrio tra il rispetto delle tradizioni e la necessità di tutelare l’ambiente. Inoltre occorrerebbe avere più trasparenza nella gestione del territorio. La comunità locale, infatti, deve essere coinvolta nelle decisioni che riguardano la gestione del territorio, garantendo la massima trasparenza e partecipazione. Pratiche forestali sostenibili ne abbiamo?. E’ possibile valorizzare le risorse del territorio in modo rispettoso dell’ambiente?

    In alternativa al taglio di alberi secolari o simboli di una comunità si potrebbe, per esempio, scegliere alberi provenienti da vivai. Le associazioni ma anche molti comuni pedemontani puntano, giustamente a valorizzare le specie autoctone caldeggiando l’utilizzo di rami di abete rosso per decorare la piazza, anziché un albero intero. Intanto il Papa e Piazza San Pietro aspettano…speriamo che l’albero arrivi prima che a Roma arrivi… la neve!!!

      Politica

      I 5 Stelle voltano pagina: Grillo cancellato, il garante storico archivia con una battuta e prepara la vendetta

      Il Movimento fondato dall’ex comico genovese e da Gianroberto Casaleggio elimina la figura del garante con un voto plebiscitario. Grillo, che ammette di aver “peggiorato il Paese”, non si arrende e medita un nuovo progetto politico mentre ironizza su Conte e il simbolo del Movimento.

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        “Casomai non vi rivedessi, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte”. Con un saluto che sembra preso in prestito dal Truman Show, Beppe Grillo segna il suo game over con il Movimento 5 Stelle. Il co-fondatore, una delle anime del progetto nato per rivoluzionare la politica italiana, è stato ufficialmente fatto fuori dalla sua creatura. Un voto interno al partito ha sancito con l’80,5% di favorevoli la cancellazione della figura del garante. Una decisione che Grillo, forse, si aspettava, ma che non per questo lascia indifferenti.

        Con ironia tagliente, il comico genovese ha commentato la sua “detronizzazione” con una battuta: “Oz – il soprannome affibbiato all’ex premier Giuseppe Conte – ha preso più voti ora che alle Europee.” Una frecciata diretta, accolta con entusiasmo dai fedelissimi rimasti accanto al fondatore, che non ha mai smesso di prendere di mira l’attuale leader del Movimento, responsabile, a detta di Grillo, di aver snaturato il progetto originale.

        Grillo e l’addio al suo Movimento

        La decisione del Movimento di eliminare il ruolo di garante, incarnato per anni da Grillo, arriva in un momento di declino per i 5 Stelle. Con risultati elettorali ben al di sotto delle aspettative, soglie minime nelle regionali e percentuali inferiori al 10% nelle europee, il partito sembra aver perso l’appeal degli esordi. Grillo, d’altro canto, non ha mai nascosto il suo disincanto verso l’evoluzione del Movimento. Lo aveva detto già un anno fa, ospite da Fabio Fazio: “Ho peggiorato il Paese.”

        Eppure, non è nella sua natura abbandonare il campo senza combattere. Mentre invita i militanti a “andare per funghi” – un consiglio seguito, a quanto pare, solo dall’ex ministro Toninelli – Grillo è già al lavoro per un nuovo progetto politico. Ma il futuro del comico non si giocherà solo sulla scena politica. Una battaglia legale si profila all’orizzonte, con l’ex premier Giuseppe Conte nel mirino.

        Il simbolo conteso e il futuro incerto

        Il nuovo fronte di scontro riguarda il simbolo del Movimento 5 Stelle. Grillo e i suoi legali sono pronti a sfidare Conte nei tribunali, in quella che potrebbe essere la definitiva spaccatura di un partito già in difficoltà. Se il progetto di Grillo dovesse concretizzarsi, il Movimento potrebbe subire una nuova emorragia interna, rischiando di sprofondare ulteriormente nei consensi.

        Mentre i numeri delle ultime elezioni regionali e europee parlano chiaro – percentuali al di sotto del 4% in alcune regioni e un risultato deludente sotto il 10% in Europa – Grillo sembra determinato a non lasciare l’ultima parola ai suoi ex fedelissimi. Tra sarcasmo e strategia, il comico genovese, già promotore di scissioni e di lotte controcorrente, potrebbe presto tornare a far parlare di sé.

        Ma se il suo nuovo progetto sarà in grado di risollevare le sorti di un’idea ormai appannata o se segnerà solo l’ultimo capitolo di una lunga parabola discendente, è ancora tutto da vedere. Quello che è certo è che, per Beppe Grillo, il sipario non è ancora calato. E, come da copione, la sua battaglia sarà all’insegna di sarcasmo e irriverenza.

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          Italia

          Concordato preventivo biennale: operazione di marketing o strumento di fiducia? Ecco il parere del Sindacato Commercialisti

          Il concordato preventivo biennale avrebbe dovuto rappresentare un passo verso la trasparenza e il rispetto reciproco tra Fisco e contribuenti, ma il tono delle comunicazioni sembra tradire obiettivi ben diversi.

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            Nelle ultime settimane, numerosi contribuenti hanno ricevuto una PEC dall’Agenzia delle Entrate contenente segnalazioni su presunte anomalie nelle dichiarazioni dei redditi 2023. La comunicazione sottolinea che i redditi dichiarati sarebbero inferiori “a quelli dei dipendenti che lavorano nello stesso settore economico”.

            Se a un primo sguardo potrebbe sembrare un normale controllo fiscale finalizzato alla compliance, il contenuto della lettera rivela un intento ben più pressante. L’Agenzia invita infatti i destinatari ad aderire al concordato preventivo biennale, sostenendo che questo consentirebbe di “rendere il reddito coerente con il valore minimo di settore”. Il termine per l’adesione, fissato al 12 dicembre 2024, è supportato dalla riapertura dei termini previsti dal D.L. n. 167/2024.

            Le critiche del SIC

            Marcello Guadalupi, Presidente del Sindacato Italiano Commercialisti (SIC), non ha esitato a definire questa iniziativa un’“operazione di marketing”. Secondo Guadalupi, il tono e la tempistica delle lettere contraddicono uno degli obiettivi dichiarati della Riforma fiscale: instaurare un rapporto di fiducia tra Fisco e contribuente, basato sulla trasparenza e sul rispetto reciproco.

            “Leggendo lettere di questo tipo – spiega Guadalupi – sorge un fondato dubbio sull’effettivo raggiungimento di tale obiettivo. Anzi, l’impressione è quella di una ennesima ‘caccia alle streghe’ degna della migliore tradizione inquisitoria”.

            Un rapporto di fiducia in discussione

            Il concordato preventivo biennale, nato come strumento per semplificare il rapporto tra Fisco e contribuenti, rischia di trasformarsi in un’arma a doppio taglio. Se da un lato l’invito all’adesione può essere visto come un’opportunità, dall’altro il modo in cui l’Agenzia delle Entrate lo presenta alimenta un clima di diffidenza.

            Guadalupi sottolinea che per costruire un nuovo rapporto fiduciario è necessario che entrambe le parti rispettino i principi di chiarezza e trasparenza. Solo superando questa percezione di “pressione” fiscale, sarà possibile instaurare una collaborazione autentica tra contribuenti e amministrazione finanziaria.

            Un appello per un cambio di approccio

            Il SIC, a nome dei commercialisti italiani, si augura che il Fisco riconsideri il proprio approccio, evitando metodi che possano essere percepiti come intimidatori. “Il gioco deve essere chiaro e trasparente per tutti i giocatori che si siedono allo stesso tavolo,” conclude Guadalupi.

            Il dibattito su queste comunicazioni dell’Agenzia delle Entrate resta aperto, ma una cosa è certa: il clima di fiducia tra Fisco e contribuenti, più volte auspicato dalla Riforma fiscale, sembra ancora lontano dall’essere raggiunto.

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              Cronaca

              Hanno fregato Genny Savastano: l’attore Salvatore Esposito denuncia il socio per 100 mila euro spariti

              Massaggi, resort di lusso e bonifici sospetti: l’attore di Gomorra tradito in affari. Se fosse stato Genny, sarebbe già scoppiata una guerra, ma nella realtà tocca aspettare i tempi della giustizia.
              Tra promesse di giovani talenti calcistici e investimenti milionari, il socio Andrea Zinnia avrebbe usato i fondi per spese personali, mentre la società naufragava in liquidazione.

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                Chi avrebbe mai osato fregare Genny Savastano? Eppure, nella vita reale, l’attore Salvatore Esposito, celebre volto del boss spietato di Gomorra, è stato truffato – almeno secondo la sua denuncia – dal socio in affari Andrea Zinnia. La storia sembra uscita da una fiction: una società per scoprire giovani talenti del calcio, investimenti promessi, cene con osservatori famosi, e poi 100 mila euro scomparsi nel nulla. Soldi che dovevano servire per acquistare calciatori di talento, ma che, stando alle indagini, sarebbero finiti in resort di lusso, massaggi, vestiti griffati e persino bonifici sospetti, tra cui uno da 5 mila euro a un dirigente della Fifa.

                Esposito, assistito dall’avvocato Gabriele Vescio, ha presentato denuncia per truffa aggravata, raccontando come il socio millantasse collaborazioni con procuratori di grido, tra cui Federico Pastorello, per l’acquisto di giovani promesse del calcio. “Diceva che eravamo a un passo dall’affare della vita,” ha dichiarato Esposito, che nel 2021 deteneva il 51% delle quote della società Football Future Stars Srl. L’attore, forte della sua rete di contatti e della fama internazionale, avrebbe dovuto attrarre investitori e giovani talenti, ma l’accordo si è trasformato in un incubo.

                Il socio Zinnia, attualmente irreperibile in Italia, si dichiara innocente dall’estero, ma i conti parlano chiaro. Gli ammanchi ricostruiti dal legale di Esposito mostrano un quadro che sembra più una lista della spesa che un piano d’investimento: 8 mila euro per l’affitto di un appartamento in Svizzera, 4.500 euro per vacanze esclusive, e altre cifre spese tra negozi di lusso come Zegna e Nike, macellerie, farmacie, Ikea, tabaccherie e sale scommesse.

                Non mancano i dettagli più bizzarri. Tra i bonifici figura quello destinato a Romolo Gai, ex dirigente della Juventus e attuale chief business officer della Fifa. Secondo il legale di Esposito, è probabile che Zinnia abbia usato i fondi della società per risolvere problemi personali, pagando vecchi debiti attraverso la Football Future Stars.

                La gip Benedetta Mastri ha respinto la richiesta di archiviazione avanzata dalla pm Alessandra Provazza, che aveva considerato la questione come una semplice disputa civilistica. Le indagini devono ora chiarire anche presunti accordi non rispettati con procuratori calcistici, come nel caso di Julio Enciso, promessa mai arrivata a destinazione.

                Intanto, la società è finita in liquidazione, e il sogno di scoprire nuovi talenti si è infranto contro accuse di truffa e spese folli. Un epilogo amaro per Esposito, abituato a risolvere i problemi di Genny Savastano con metodi decisamente più rapidi e definitivi. Se solo fosse stato lui a gestire la faccenda, probabilmente le spese per massaggi e resort non sarebbero nemmeno iniziate. Ma nella realtà, anche un “boss” come Esposito deve aspettare i tempi della giustizia.

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