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Italia

Non è un Paese per giovani: affitti alle stelle, stipendi al palo

I trentenni e ventenni di oggi si distinguono solo per il momento della disillusione: i primi l’hanno vissuta come un tradimento, i secondi come un dato di partenza. Generazioni con lavori saltuari, stipendi inadeguati e affitti alle stelle.

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    Il ritratto di una generazione in bilico si delinea tra stanze in affitto diventate residenze permanenti, stipendi inadeguati e contratti di lavoro che durano appena una stagione. Intanto, i freelance si dibattono tra progetti rinviati a un ipotetico futuro, quando “ci sarà budget”. Il risultato è evidente. Affitti in costante aumento contro stipendi fermi al palo, una formula che segna il fallimento generazionale. Un monolocale a Milano può costare quanto uno stipendio medio, e una stanza singola raggiunge facilmente i 900 euro al mese. In questo scenario, i ventenni e i trentenni si differenziano solo per il momento in cui la disillusione li ha raggiunti: per i primi è un dato di partenza, per i secondi un tradimento.

    La vita in transizione

    Vivere in uno stato di transizione perpetua non è soltanto un problema pratico, ma modella la visione del futuro e dei rapporti personali. Il “posto fisso” non esiste più, e spesso nemmeno il “posto” inteso come luogo stabile in cui vivere o lavorare. Pratiche di adattamento diventano obblighi. Un contratto scaduto spinge a reinventarsi freelance, passioni trasformate in side hustle diventano lavori temporanei per poi tornare hobby quando i conti non tornano.

    Bart e il bisogno di libertà

    Ci sono molti esempi di giovani che hanno ovuto adattarsi a nuove realtà abitative e di vita. La storia di Bart Schepens, per esempio, che ha lasciato il Belgio per vivere in un camper, incarna lo spirito di adattamento. Dopo aver abbandonato un lavoro monotono, Bart ha scelto la libertà del nomadismo, risparmiando sui costi della vita. Nonostante le difficoltà, la sua decisione lo ha portato a una vita che, tre anni dopo, non rimpiange.

    Il peso dell’instabilità e stipendi da fame

    Le scadenze esistenziali pesano su una generazione che deve fare i conti con la fragilità economica. L’idea di avere figli si scontra con stipendi precari e affitti insostenibili. Secondo un report del 2024 di Save the Children, il 40% delle donne under 35 in Italia rinuncia alla maternità per motivi economici, mentre il 70% dei giovani under 30 non si sente pronto a diventare genitore a causa dell’incertezza lavorativa e abitativa.

    La riflessione di Giulia

    Giulia Ascani, consulente, vive questa instabilità sulla propria pelle. Con un lavoro a Milano svolto da remoto a Perugia, si sente intrappolata tra ambizione e necessità, tra il desiderio di una vita appagante e le limitazioni imposte dalla realtà. “Ho congelato gli ovuli qualche anno fa,” racconta, “ma oggi mi pongo più domande sulla maternità, soprattutto sul dove e sul come.” La sua storia riflette quella di tanti giovani che si trovano costretti a riscrivere i propri desideri in funzione delle circostanze.

    Tra desideri e necessità

    L’Italia sembra quindi essere uscita dai cardini, trascinando con sé una generazione che lotta per un futuro che sembra sempre più sfuggente. Cercare un lavoro che non solo paghi, ma appaghi. Trovare un equilibrio tra vita privata e professionale. Conciliare desideri e necessità: queste sono le sfide quotidiane. I vecchi modelli non funzionano più e i nuovi si costruiscono giorno per giorno, adattandosi. In questo contesto, la lotta per la stabilità diventa il simbolo di una generazione che, nonostante tutto, non smette di cercare un futuro migliore.

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      Italia

      Sigarette più care con la proposta Ue: un euro in più a pacchetto e l’allarme dei tabaccai italiani

      In arrivo una stretta fiscale senza precedenti: accise fino al +1.090% sui sigari. La Uit parla di misura «scellerata», che metterà in ginocchio le rivendite e farà esplodere il mercato illegale. Chiesto l’intervento urgente del governo.

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        Un aumento di un euro a pacchetto. È questo l’effetto immediato che potrebbe avere il nuovo piano della Commissione europea sulla tassazione del tabacco, in agenda per il prossimo 16 luglio. La stretta fiscale – ancora in fase di bozza – punta a incrementare le accise su tutti i prodotti da fumo per finanziare una parte del bilancio comunitario. Ma in Italia il progetto ha già fatto infuriare i tabaccai, che parlano di una misura «scellerata» e «devastante».

        Secondo le anticipazioni trapelate da Bruxelles, l’incremento delle accise sarà tutt’altro che simbolico: si parla di +139% sulle sigarette, +258% sul tabacco trinciato, addirittura +1.090% sui sigari. Tradotto in cifre: un pacchetto medio potrebbe costare ben oltre un euro in più. Un impatto che non solo peserebbe direttamente sulle tasche dei consumatori, ma produrrebbe anche un effetto inflattivo stimato dello 0,5%.

        La Uit – Unione italiana tabaccai – non usa mezzi termini: «È una proposta che rischia di mettere in ginocchio migliaia di rivendite italiane, soprattutto nelle aree più fragili del Paese. Senza contare l’aumento incontrollato del contrabbando, che già oggi rappresenta una fetta consistente dei consumi». Il presidente Pasquale Genovese ricorda come simili rincari, in passato, abbiano avuto l’unico effetto di far esplodere il mercato nero e ridurre il gettito fiscale.

        La rete delle rivendite, composta da oltre 50mila esercizi in Italia, è già in forte sofferenza. In molti piccoli comuni e quartieri periferici, le tabaccherie rappresentano spesso l’unico presidio commerciale attivo. «Una misura del genere – ribadisce Genovese – non tiene conto della realtà economica che viviamo. È un attacco diretto alla nostra sopravvivenza». La Uit chiede ora un intervento urgente del governo italiano per contrastare la proposta a Bruxelles e lancia un appello a tutte le sigle di categoria per un fronte compatto. La sensazione? La miccia è accesa, e l’esplosione potrebbe non farsi attendere.

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          Italia

          Plasmon torna italiana dopo 50 anni: il biscotto dell’infanzia rientra a casa

          Il gruppo emiliano NewPrinces rileva lo storico marchio dai colossi americani di Kraft Heinz. Un ritorno al made in Italy che sa di rivincita industriale (e sentimentale)

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            Dopo cinquant’anni trascorsi all’estero, Plasmon torna italiana. Lo storico marchio di biscotti per l’infanzia – icona dolce di generazioni di bambini e segreto inconfessabile per molti adulti – è stato acquistato dal gruppo emiliano NewPrinces (ex Newlat Food), che ha rilevato le attività italiane di Heinz per una cifra vicina ai 120 milioni di euro.

            A vendere è stato il colosso statunitense Kraft Heinz, che dal 1967 controllava Plasmon e che ora cede non solo il marchio madre, ma anche altri brand come Nipiol, BiAglut, Aproten e Dieterba, tutti specializzati nell’alimentazione infantile e dietetica. Il cuore produttivo dell’operazione è lo stabilimento di Latina, dove ogni anno vengono sfornati 1,8 miliardi di biscotti, omogeneizzati e pappe.

            Fondata nel 1902 a Milano dal medico Cesare Scotti, Plasmon è stata per decenni un punto fermo della tavola italiana, soprattutto durante il boom demografico del dopoguerra. Complice la pubblicità in Carosello e le scatole di latta diventate oggi oggetto vintage, il marchio ha conquistato una fiducia senza tempo.

            La vendita alla Heinz americana, avvenuta negli anni Sessanta, aveva segnato l’inizio di una lunga fase di internazionalizzazione, ma anche di distacco emotivo dal territorio. Ora, grazie a NewPrinces, il brand fa ritorno in mani italiane. Una mossa non solo industriale ma anche simbolica, che parla di filiere locali, know-how nazionale e voglia di riportare valore a casa.

            Lo stabilimento di Latina, considerato tra i più avanzati d’Europa nel settore, continuerà a produrre anche per il mercato britannico, almeno per un periodo transitorio. Ma il controllo, questa volta, torna sotto bandiera tricolore.

            NewPrinces – già attiva con brand storici come Polenghi e Delverde – punta così a rafforzare la propria posizione nel comparto baby food. In un mercato da 200 milioni di euro di fatturato e un margine operativo lordo di circa 17 milioni.

            Una buona notizia, per una volta. Che sa di latte caldo, biscotti e orgoglio nazionale.

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              Italia

              Dallo stupro di gruppo al profilo su OnlyFans: la nuova vita (e le nuove domande) di Asia Vitale

              La ragazza simbolo del caso Palermo si mostra oggi senza filtri su OnlyFans. Rivendica il controllo sul proprio corpo. Ma tra emancipazione e contraddizione, resta l’amaro dubbio: stiamo assistendo a una rinascita o a una nuova forma di esposizione?

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                Due anni fa il suo nome è diventato simbolo. Asia Vitale, la ragazza di Palermo violentata da sette ragazzi in un cantiere abbandonato, oggi riappare sotto una luce diversa: quella di una webcam. Dopo la chiusura del suo profilo Instagram e il calo dei follower, ha aperto un nuovo canale su OnlyFans. Si chiama AsiaVitale3.0 e propone contenuti sessuali a pagamento. Tutto legale, tutto consenziente, tutto rivendicato.

                “Il corpo è mio”, dice. “Chi ha problemi con questo mestiere dovrebbe cambiare mentalità”. Eppure, la sua storia personale rende difficile ignorare la frattura tra passato e presente. Dopo aver subito un’aggressione brutale e aver vissuto anni in comunità per allontanarsi da una famiglia che lei stessa definisce “tossica”, oggi Asia monetizza la propria immagine, il proprio corpo, la propria sessualità.

                Non c’è giudizio, ma c’è stupore. Non si tratta di negare la libertà di scelta, ma di registrare una contraddizione che interroga chi osserva. Come si arriva, da una violenza così feroce, a scegliere di mettersi di nuovo sotto gli occhi di tutti, stavolta per guadagnare?

                “Ho rimosso le loro facce”, dice parlando dei suoi aggressori. “Cerco solo di andare avanti”. Racconta di un rapporto con il sesso profondamente cambiato, più consapevole, più adulto. Ma confessa anche un trauma più recente: un sequestro subito a Ballarò, da parte della madre di uno degli accusati, che voleva costringerla a ritirare la denuncia.

                Oggi lavora in un hotel a Courmayeur e prova a costruirsi una nuova vita. OnlyFans la aiuta a far quadrare i conti, ma non garantisce stabilità. I video vengono pagati, ma possono anche essere rivenduti illegalmente. Un’altra forma di sfruttamento, di cui Asia è perfettamente consapevole.

                Il suo è un racconto di sopravvivenza. Ma anche una domanda aperta: dopo tutto questo dolore, davvero la libertà passa ancora per l’esposizione del corpo?

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