Cronaca
“Khaby Lame arrestato negli Usa per violazione delle leggi sull’immigrazione”: la voce (tutta da verificare) rilanciata dai siti trumpiani
Khaby Lame sarebbe finito in manette a Las Vegas e ora si troverebbe nel centro di detenzione di Henderson, secondo l’influencer Bo Loudon. Ma sul database dell’Ice non c’è traccia del suo nome e la famiglia, che da mesi gestisce in autonomia la sua immagine, non rilascia dichiarazioni. Tra illazioni e silenzi, ecco cosa sappiamo davvero.

Cosa sta succedendo negli Stati Uniti? È la domanda che da ore rimbalza da un social all’altro, dopo che la notizia – clamorosa quanto sospetta – dell’arresto di Khaby Lame per violazione delle leggi sull’immigrazione è stata rilanciata da alcuni siti trumpiani e da un influencer vicino a Barron Trump, figlio dell’ex presidente Usa. Khaby Lame, la star italiana di TikTok più seguita al mondo con oltre 160 milioni di follower, sarebbe finito in manette a Las Vegas e ora si troverebbe sotto custodia dell’Ice, l’agenzia americana per il controllo dell’immigrazione. Ma la notizia, che ha scatenato un vero e proprio terremoto online, presenta più di un punto oscuro.
A lanciare la bomba è stato Bo Loudon, influencer conservatore americano amico di Barron Trump, che in un post su X (l’ex Twitter) ha definito Lame una “star di TikTok di estrema sinistra” e ha affermato che il giovane si trova nel centro di detenzione di Henderson, in Nevada. Loudon non ha fornito altre prove, ma la sua dichiarazione è stata subito ripresa da diversi siti e canali americani che gravitano nell’orbita trumpiana. Il tam-tam ha fatto il resto, portando la vicenda al centro dell’attenzione mediatica internazionale.
Eppure, a ben vedere, la notizia dell’arresto di Khaby Lame non trova conferma in alcuna fonte ufficiale. Sul database dell’Ice – la piattaforma pubblica che consente di verificare i detenuti sotto la custodia dell’agenzia – il nome di Khabane Serigne Lame, questo il suo nome completo, non risulta inserito. Nessuna traccia nemmeno negli elenchi aggiornati dei fermi o degli arresti effettuati nei giorni scorsi. Una discrepanza che alimenta i dubbi sulla veridicità del presunto arresto.
Dal canto suo, la famiglia di Lame – che negli ultimi mesi ha ripreso il controllo dell’immagine e delle attività del giovane tiktoker – non ha rilasciato dichiarazioni, alimentando il mistero. Nessuna conferma né smentita ufficiale, come invece ci si potrebbe aspettare in un caso così delicato. A parlare, in queste ore, è stato solo l’ex manager di Lame, Nicola Paparusso, che ha spiegato come i rapporti con il venticinquenne si siano interrotti da qualche mese. “Ora di lui e della sua immagine si occupa la famiglia dal Senegal”, ha detto Paparusso. “Una cosa però posso dirla: Khaby è un bravo ragazzo, se davvero è in arresto potrebbe trattarsi di una questione amministrativa, come un visto non valido o un problema fiscale. Forse gli contestano il mancato pagamento delle tasse sui guadagni in America”.
Una spiegazione plausibile, considerato il complesso sistema di visti e permessi necessario per lavorare negli Stati Uniti. Le norme americane sull’immigrazione e sul lavoro sono rigide e non è raro che artisti o influencer europei, impegnati in tour promozionali o eventi pubblici, incappino in cavilli burocratici. Se così fosse, si tratterebbe di un’infrazione amministrativa che non comporta in genere una detenzione lunga, ma una rapida regolarizzazione della posizione.
Ma la scelta di far rimbalzare la voce dell’arresto su canali vicini al trumpismo e di usare toni da “caccia al clandestino” tradisce un retrogusto politico. In un’America dove la questione migratoria resta uno dei temi più divisivi e dove la retorica contro gli stranieri continua a infiammare i toni di una certa parte politica, anche un semplice sospetto diventa terreno fertile per polemiche e manipolazioni. Il fatto che Lame sia stato definito “di estrema sinistra” dall’influencer Bo Loudon appare già di per sé bizzarro: il tiktoker, noto per i suoi video in cui smonta le complicazioni quotidiane con un semplice gesto delle mani e un’espressione ironica, non ha mai fatto mistero di voler rimanere lontano dalla politica. La sua forza è sempre stata la capacità di parlare un linguaggio universale, senza etichette o faziosità.
Certo è che l’assenza di conferme ufficiali da parte delle autorità americane e il silenzio del suo entourage rendono la situazione più opaca che mai. In attesa che la vicenda si chiarisca, resta una certezza: la viralità di Khaby Lame è così grande da trasformare in notizia globale persino un’indiscrezione poco credibile. Ed è proprio questo che rende la sua eventuale detenzione un tema su cui si scontrano, ancora una volta, la cronaca, la propaganda politica e la fame di curiosità del pubblico.
Al di là delle speculazioni, resta la speranza che si tratti solo di un grande malinteso. Perché se c’è una cosa che Khaby Lame ha sempre fatto – con un sorriso e un gesto delle mani – è mostrarci che la semplicità può essere più potente delle polemiche. Anche quando la verità sembra sfuggire.
INSTAGRAM.COM/LACITYMAG
Mondo
Scandalo in Cina: rubati e rivenduti online i mattoni delle antiche mura Ming
Sospetti su una coppia di venditori nella provincia dello Shanxi: i cimeli storici venduti a 95 yuan ciascuno (circa 12 euro). Sotto inchiesta un traffico illegale di materiali storici sottratti da un sito culturale protetto: oltre 100 i pezzi già venduti prima dell’intervento delle autorità.

Un vero e proprio scandalo culturale ha scosso la Cina nei giorni scorsi. Alcuni mattoni originali delle antiche mura cittadine risalenti alla dinastia Ming. Con oltre 400 anni di storia, sono stati messi in vendita. Su una piattaforma di e-commerce per appena 95 yuan l’uno (pari a circa 12 euro al cambio attuale). A lanciare l’allarme è stato un utente sui social, che ha notato l’annuncio sospetto accompagnato da foto e video del materiale archeologico.
Le immagini mostravano mattoni sparsi vicino a un tratto danneggiato delle mura storiche, con la terra battuta visibilmente esposta. La descrizione del prodotto indicava chiaramente la provenienza da Linfen, nella provincia dello Shanxi, e faceva riferimento a una targa che riporta la data “Chongzhen, 4° anno”, riconducibile al 1631.
Le autorità si sono mosse rapidamente: il 22 luglio, l’Ufficio di Pubblica Sicurezza della contea di Xiangfen ha avviato un’indagine. In base a quanto comunicato sull’account ufficiale WeChat “Xiangfen Public Security”. Una coppia – identificata come Wang e Zheng, residenti nel villaggio di Beizhonghuang. Ed è stata arrestata con l’accusa di aver sottratto e rivenduto illegalmente parte delle mura antiche.

Screenshot preso da guancha.cn
I mattoni sarebbero stati raccolti prima dell’inizio dei lavori di restauro sul sito. Tuttavia, gli investigatori sospettano che non si tratti semplicemente di materiali dismessi, ma di veri e propri elementi architettonici originali trafugati da un sito sottoposto a tutela culturale.
Sembra che oltre un centinaio di pezzi fossero già stati acquistati prima della rimozione del prodotto dalla piattaforma. Un cliente aveva persino confermato nei commenti: “Si tratta davvero di mattoni originali, ne comprerò altri”. Il servizio clienti dell’e-commerce ha promesso un intervento immediato. Assicurando che il negozio sarebbe stato sospeso o chiuso dopo le opportune verifiche.
Nel frattempo, anche l’Ufficio municipale per la Cultura e il Turismo di Linfen ha dichiarato di aver preso in carico il caso e di aver avviato controlli interni e ispezioni straordinarie. Gli esperti del dipartimento per i beni culturali stanno ora esaminando i materiali sequestrati per confermarne l’autenticità.
Se le accuse fossero confermate, ci troveremmo di fronte a un grave caso di vandalismo e traffico illecito di beni storici. Un episodio che riaccende il dibattito sulla protezione del patrimonio culturale in Cina, in un’epoca in cui anche l’archeologia rischia di essere mercificata online.
Politica
Meloni sul Time: dalla fiamma al glamour, ora Giorgia conquista la copertina del magazine americano.
Giorgia Meloni è la nuova star del Time: “Figura interessante d’Europa”. Il profilo elogia la sua ascesa, il pragmatismo e la postura internazionale. Ma tra omissioni, ambiguità e scatti patinati, l’operazione profuma più di rebranding che di rivoluzione politica.

Altro che l’Italia degli spaghetti e mandolino: ora ci sono i tacchi, i dossier sottobraccio e le copertine patinate. Giorgia Meloni si prende il Time. E non un trafiletto laterale: la copertina. “Una delle figure più interessanti d’Europa”, scrive il magazine. Tradotto: la destra in tailleur è finalmente presentabile anche in salotto, purché non urli troppo.
Il ritratto firmato da Massimo Calabresi è lungo, curato, levigato. E racconta una Meloni capace di sorprendere: meno barricadera di quanto i suoi stessi elettori forse speravano, più atlantista di molti centristi in doppiopetto. Una premier che affascina Washington, piace a Bruxelles, si fa fotografare in posa riflessiva mentre promette riforme “presidenziali” con un occhio a Mattarella e l’altro a Trump.
Ma il punto non è chi l’ha intervistata. È chi ha scelto di dimenticare. Perché nel ritratto non c’è traccia di certi provvedimenti sgraziati, né delle leggi che strizzano l’occhio al voto nostalgico. Scompare magicamente il piglio muscolare sui migranti, l’offensiva contro la stampa, i sussurri autoritari che sanno tanto di passato che non passa mai. E il pragmatismo? Viene scambiato per democrazia, come se bastasse non salire su un balcone per essere Churchill.
Certo, l’articolo ricorda che Biden l’aveva presa con le molle. Ma oggi la benedice, come fanno Von der Leyen e i repubblicani Usa. Tutti affascinati da una leader che parla chiaro, cammina dritta e non fa troppe onde. In fondo, Meloni non rompe con Bruxelles: cerca solo di renderla un po’ più FdI-friendly. Altro che rivoluzione: è la normalizzazione del post-fascismo a colpi di selfie e parole misurate.
E se oggi il mondo applaude Giorgia, è anche perché fa comodo una destra “gestibile” nel cuore dell’Europa. Una che non alza la voce, ma tiene saldo il timone. E soprattutto non si vergogna di portare in copertina la fiamma del MSI, pur illuminata da un riflettore americano.
Politica
Farmacia Meloni: Gemmato sogna il viceministero e intanto incassa la ricetta giusta
Il fedelissimo di Giorgia Meloni e farmacista a tempo pieno, è il nome più caldo per il ruolo di viceministro alla Salute. Il decreto di nomina è pronto da settimane, ma sul tavolo del ministro Orazio Schillaci resta lì, fermo, in attesa di una firma che non arriva. E non per pigrizia. Ma perché il conflitto d’interessi è fin troppo evidente.

Marcello Gemmato, fedelissimo di Giorgia Meloni e farmacista a tempo pieno, è il nome più caldo per il ruolo di viceministro alla Salute. Il decreto di nomina è pronto da settimane, ma sul tavolo del ministro Orazio Schillaci resta lì, fermo, in attesa di una firma che non arriva. E non per pigrizia. Ma perché il conflitto d’interessi è fin troppo evidente.
Gemmato, pugliese doc, già noto per le sue uscite discutibili sui vaccini, è anche titolare di una farmacia a Terlizzi. Ed è proprio questo a preoccupare Schillaci: perché da quando il sottosegretario ha ricevuto la delega sulla farmaceutica, le farmacie hanno iniziato a godere di trattamenti da veri e propri privilegiati.
Il caso più eclatante? Il trasferimento di intere categorie di farmaci dalla cosiddetta “assistenza diretta” (cioè distribuiti dagli ospedali con forti sconti per le Regioni) agli scaffali delle farmacie. Una scelta venduta come “semplificazione” per i cittadini, ma che ha fatto felici soprattutto i titolari di farmacie: meno burocrazia, più margini. Il tutto senza veri benefici per gli utenti, che prima prendevano quei medicinali gratis o a basso costo nei presìdi sanitari e ora li pagano (indirettamente) con i bilanci regionali.
Schillaci, uomo di medicina e non di partito, ha espresso più di una perplessità. E anche dal Colle, dove Marcello Gemmato non riscuote le simpatie che ha a Palazzo Chigi, si invita alla prudenza.
A pesare, poi, c’è anche la rete di rapporti tessuta dal sottosegretario. Dopo la fusione tra Unico e Q Farma è nato un colosso della distribuzione da 2,5 miliardi. E nel cda è spuntato un amico storico di Gemmato: Sergio Silvestris, ex europarlamentare FdI. Coincidenze?
Giorgia Meloni, che nella masseria di Gemmato ha passato più di una vacanza, prende tempo. Pubblicamente tace, privatamente sa che una nomina sbagliata alla Salute potrebbe costarle cara. Anche perché promuovere un farmacista con delega alla farmaceutica non è solo un rischio politico: è una bomba a orologeria. E il conto, prima o poi, arriva. Con o senza ricetta.
-
Gossip1 anno fa
Elisabetta Canalis, che Sex bomb! è suo il primo topless del 2024 (GALLERY SENZA CENSURA!)
-
Cronaca Nera1 anno fa
Bossetti è innocente? Ecco tutti i lati deboli dell’accusa
-
Sex and La City1 anno fa
Dick Rating: che voto mi dai se te lo posto?
-
Speciale Olimpiadi 202412 mesi fa
Fact checking su Imane Khelif, la pugile al centro delle polemiche. Davvero è trans?
-
Speciale Grande Fratello10 mesi fa
Helena Prestes, chi è la concorrente vip del Grande Fratello? Età, carriera, vita privata e curiosità
-
Speciale Grande Fratello10 mesi fa
Shaila del Grande Fratello: balzi da “Gatta” nei programmi Mediaset
-
Gossip1 anno fa
È crisi tra Stefano Rosso e Francesca Chillemi? Colpa di Can?
-
Gossip12 mesi fa
La De Filippi beccata con lui: la strana coppia a cavallo si rilassa in vacanza