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Cronaca

Lascia l’auto e torna a casa a piedi in stato di ebrezza: multato comunque!

In base al nuovo Codice della Strada, chi viene sorpreso a guidare con un tasso alcolemico compreso tra 0,5 e 0,8 grammi per litro riceve una multa da un minimo di 573 a un massimo di 2.170 euro. Inoltre, è prevista la sospensione della patente da 3 a 6 mesi. Può succedere però di essere multato anche proseguendo a piedi…

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    Una storia vera che ha del surreale. Il protagonista di questo episodio qualche giorno fa era stato in un locale ed aveva alzato un po’ il gomito. Mantenendo però un minimo di razionalità, in conclusione di serata aveva scelto di tornare a casa a piedi. Rendensosi conto di aver bevuto troppo e di non poter mettersi alla guida della sua automobile.

    Stava facendo l’autostop sull’Aurelia

    Lasciata l’auto parcheggiata vicino al locale in cui era stato con amici, il giovane stava camminando a piedi tra Cavi di Lavagna e Chiavari (in provincia di Genova) facendo l’autostop. Quando il ragazzo è stato avvistato dai carabinieri della compagnia di Sestri Levante mentre procedeva in maniera barcollante, è stato fermato. Multato anche se era a piedi: 102 euro per evidente stato di ubriachezza.

    Stato fortemente alterato

    Erano le 2.30 di notte lungo la via Aurelia quando una pattuglia del nucleo radiomobile della compagnia di Sestri Levante l’ha notato in mezzo alla strada. Il ragazzo poteva diventare un potenziale pericolo per sé e gli altri perché poteva essere investito. La pattuglia del nucleo radiomobile che stava perlustrando la zona l’ha bloccato, notando difficoltà a deambulare, presentando gli occhi rossi e il linguaggio sconnesso: così riporta il verbale redatto dai militari che l’hanno fermato.

    Voleva essere riaccompagnato a casa dai carabinieri

    Dopo l’identificazione di prassi e la sommaria verifica delle condizioni, i carabinieri gli hanno contestato l’articolo 688 del codice penale. Staccando successivamente una multa da 309 e ridotta a 102 euro per chi risulta ubriaco in un luogo pubblico. Invitato a tornare sul marciapiede, “con parole sconnesse inveiva” contro i militari intervenuti sul posto, pretendendo anche di essere riportato a casa. Per questo motivo, e non perché aveva lasciato l’auto vicino ad un locale e proseguito a piedi, è stato multato e dovrà pagare la sanzione.

    Quanto si può bere per guidare senza problemi

    Le nuove norme di riforma del Codice della Strada entrate in vigore dallo scorso 14 dicembre, prevedono una soglia alcolica di tolleranza molto bassa: il valore limite legale di alcolemia è di 0,5 g/L. Poiché il tasso alcolemico è influenzato da molti fattori, anche soggettivi, non esiste una formula di calcolo precisa. Secondo alcune stime una persona di peso medio, in genere non supera la soglia tollerata con un bicchiere di vino o una lattina di birra, soprattutto se assunte a stomaco pieno.

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      Cronaca

      Rigato e l’accusa choc: la testimone Skorkina in aula racconta minacce e il milione chiesto a Berlusconi nel processo di Monza

      Raissa Skorkina racconta in aula la sua versione dei fatti e descrive anche la relazione durata quattro anni con Silvio Berlusconi. Al centro del processo l’accusa a Giovanna Rigato, che avrebbe preteso prima una casa e poi un milione di euro minacciando dichiarazioni ai pm secondo l’accusa.

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        L’aula del Tribunale di Monza si è collegata fino in Thailandia per ascoltare una delle testimonianze più delicate del processo che vede imputata Giovanna Rigato. A parlare è stata Raissa Skorkina, modella russa considerata una delle cosiddette Olgettine, chiamata a confermare un presunto tentativo di estorsione ai danni di Silvio Berlusconi. Parole pesanti, pronunciate a distanza, che hanno riaperto una vicenda che intreccia denaro, relazioni personali e vecchi equilibri mai davvero spenti.

        La testimonianza dalla Thailandia
        Affiancata dal suo avvocato Mirko Palumbo, Skorkina ha ribadito davanti ai giudici un’accusa già messa nero su bianco dagli inquirenti. «Rigato lo minacciava», ha detto in modo diretto, ricostruendo il contesto in cui sarebbero maturate le richieste. Secondo l’impianto accusatorio, all’ex premier sarebbe stato chiesto inizialmente un immobile, trasformato poi in una richiesta esplicita di denaro contante. Il tutto, sempre secondo l’accusa, accompagnato dalla minaccia di rendere dichiarazioni “pregiudizievoli” ai pubblici ministeri. Una pressione che, nelle intenzioni di chi indaga, avrebbe dovuto costringere Berlusconi a pagare per evitare nuove conseguenze giudiziarie.

        La richiesta della casa e del milione
        Il passaggio chiave del racconto riguarda proprio l’escalation delle pretese. Prima una casa, poi un milione di euro. Una cifra enorme, che avrebbe rappresentato il punto di rottura definitivo. Skorkina ha confermato questa versione senza aggiungere dettagli ulteriori, limitandosi a ribadire l’esistenza delle minacce. Rigato, dal canto suo, è imputata per aver cercato di ottenere denaro lamentando presunti danni d’immagine legati al suo coinvolgimento nei procedimenti giudiziari e per l’interruzione dei contributi economici che avrebbe ricevuto in passato. Un intreccio che, secondo l’accusa, avrebbe portato all’incontro del 2016 nella villa di Arcore.

        La relazione con Berlusconi
        Nel corso della sua deposizione, Skorkina ha anche ripercorso il proprio rapporto personale con Berlusconi. Lo avrebbe conosciuto nel 2005 durante un concorso di bellezza a Porto Cervo. Da lì sarebbe nata una relazione durata circa quattro anni, sebbene entrambi fossero sposati. «Era geloso e non voleva che io lavorassi o facessi carriera. Così facevo la casalinga e lui si occupava delle mie necessità», ha raccontato la modella. Ha inoltre precisato di non aver mai partecipato a feste con altre ragazze e di non sapere nulla a riguardo, prendendo le distanze da qualsiasi altro tipo di frequentazione legata a quel periodo.

        Arcore, il 2016 e l’attesa per marzo
        Il momento considerato decisivo dagli inquirenti resta quello dell’incontro avvenuto a Villa San Martino, ad Arcore, nel 2016. È lì che, secondo l’accusa, si sarebbe consumato il tentativo di estorsione. Intanto il dibattimento è stato aggiornato al mese di marzo, quando verranno ascoltati i testimoni della difesa. Tra i nomi che potrebbero comparire spunta anche quello di Karima El Mahroug, conosciuta come Ruby, già protagonista di altri procedimenti legati alle vicende giudiziarie dell’ex premier. Un processo che continua ad aggiungere tasselli a una storia che, a distanza di anni, non smette di far discutere.

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          Italia

          Perché l’8 dicembre l’Italia si ferma davvero: la verità sull’Immacolata

          In Italia l’8 dicembre è un giorno di festa nazionale e segna l’inizio delle celebrazioni natalizie. Ma qual è l’origine di questa ricorrenza e perché è così importante per la tradizione cattolica?

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          Perché l’8 dicembre l’Italia si ferma davvero: la verità sull’Immacolata

            L’8 dicembre, ogni anno, l’Italia si ferma. Le scuole chiudono, molti uffici restano serrati e le città si riempiono di luci e decorazioni: per molti è l’inizio “ufficiale” del Natale. Ma questa festività, riconosciuta come giorno festivo nazionale, ha una storia molto più profonda che affonda le radici nella teologia cristiana.

            Il significato religioso dell’Immacolata Concezione

            Contrariamente a un equivoco comune, questa festa non riguarda il concepimento di Gesù, bensì quello di Maria. La dottrina cattolica afferma che la madre di Cristo sia stata preservata dal peccato originale fin dal primo istante della sua esistenza. Una credenza presente nel cristianesimo da secoli, ma che divenne verità di fede soltanto il 8 dicembre 1854, quando Papa Pio IX proclamò solennemente il dogma con la bolla Ineffabilis Deus.

            Questa convinzione attribuisce a Maria un ruolo unico nel disegno di salvezza: essere un grembo “puro”, pronto ad accogliere il Figlio di Dio. È per questo che l’Immacolata è tra le feste mariane più sentite e celebrate in tutto il mondo cattolico.

            Una tradizione popolare radicatissima

            Nel corso del tempo la festa è uscita dalle sole mura ecclesiastiche per diventare un appuntamento amato dalla comunità civile. In Italia, grazie alla forte tradizione cattolica, l’Immacolata è riconosciuta come festività nazionale: una giornata di pausa che coincide con la voglia di prepararsi al Natale.

            In moltissime famiglie si approfitta dell’8 dicembre per fare l’albero di Natale e addobbare la casa: un rituale che, pur non avendo origini religiose, è entrato a pieno titolo nella tradizione del Paese. Nelle piazze più importanti vengono accese le luminarie, e nelle parrocchie si inaugurano presepi e mercatini.

            A Roma, ogni anno, il Papa rende omaggio alla statua della Vergine in Piazza di Spagna, un gesto di devozione che si ripete dal 1953 e che attira fedeli e curiosi da tutto il mondo. In molte città italiane si svolgono processioni, incontri di preghiera e celebrazioni comunitarie.

            La festa che unisce fede e identità culturale

            L’Immacolata Concezione rappresenta un crocevia tra patrimonio religioso e costume sociale: per chi crede, è la celebrazione della purezza e dell’amore materno; per tutti gli altri, è l’occasione per vivere una giornata di tradizioni, in famiglia o con gli amici, alle porte del Natale.

            In un mondo che corre veloce, l’8 dicembre ci ricorda l’importanza della memoria collettiva e dei simboli condivisi. Perché, al di là della fede personale, questa data continua ad essere un momento di unione: un punto di partenza per entrare nel clima natalizio, con quel mix di sacralità, festa e calore che da sempre contraddistingue la cultura italiana.

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              Mondo

              Giovani donne e il “sogno americano” in fuga: perché il 40% vorrebbe lasciare gli Stati Uniti

              Tra clima politico, diritti riproduttivi e sfiducia nelle istituzioni, cresce il numero di giovani donne che non si riconoscono più nell’immagine degli Stati Uniti come terra di opportunità. Canada, Nuova Zelanda, Italia e Giappone le mete più ambite.

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              sogno americano

                Un mito che si incrina

                Per generazioni il “sogno americano” ha rappresentato l’idea di un Paese in cui chiunque potesse aspirare a una vita migliore. Oggi, però, sempre più giovani donne non lo percepiscono più come tale. L’ultimo sondaggio Gallup indica che il 40% delle statunitensi tra i 15 e i 44 anni lascerebbe definitivamente gli USA, se ne avesse la possibilità: un dato mai raggiunto prima e quattro volte superiore rispetto al 2014.

                La tendenza non è improvvisa. Già nel 2016 si registra un rialzo significativo nelle aspirazioni migratorie femminili, in un contesto politico polarizzato e dopo la definizione dei candidati alle presidenziali poi vinte da Donald Trump. Negli anni successivi la percentuale ha continuato a salire, fino a raggiungere il 44% alla fine dell’amministrazione Biden e stabilizzarsi su valori simili nel 2025.

                Politica e identità: un distacco crescente

                Il desiderio di trasferirsi non riguarda in modo uniforme tutta la popolazione. Il divario di genere è il più ampio mai rilevato da Gallup: 21 punti separano uomini (19%) e donne (40%) nella stessa fascia d’età.
                Gli analisti sottolineano che si tratta di aspirazioni, non di intenzioni concrete, ma la dimensione del fenomeno — parliamo di milioni di giovani — resta indicativa.

                La frattura politica pesa molto. Nel 2025, il gap nel desiderio di emigrare tra chi approva e chi disapprova la leadership nazionale raggiunge 25 punti percentuali, il valore più alto osservato negli ultimi quindici anni. Prima del 2016, differenze di questo tipo non erano rilevanti. Con Trump il divario ha iniziato a crescere, si è temporaneamente ridotto sotto Biden e poi è tornato ad ampliarsi.

                Una scelta che supera età, matrimonio e figli

                Un altro aspetto significativo è che questa spinta migratoria riguarda allo stesso modo donne sposate, single e neomamme. Tra le 18-44enni, il 41% delle sposate e il 45% delle single vorrebbe trasferirsi in modo permanente all’estero.
                Perfino la presenza di figli piccoli non sembra frenare il desiderio di partire: il 40% delle madri recenti condivide questa prospettiva, una percentuale in linea con quella delle coetanee senza figli.

                Canada in testa, Italia tra le destinazioni più citate

                Tra le mete più desiderate emerge il Canada, indicato dall’11% delle giovani intervistate. Seguono Nuova Zelanda, Italia e Giappone, tutte al 5%.
                Questo dato contrasta con la situazione nei Paesi dell’Ocse, dove le aspirazioni migratorie delle giovani donne sono rimaste stabili — mediamente tra il 20% e il 30% — senza aumenti paragonabili a quelli degli Stati Uniti.

                Diritti e fiducia nelle istituzioni: un legame che si spezza

                A spiegare questa disaffezione contribuisce anche il crollo della fiducia nelle istituzioni. Secondo il National Institutions Index di Gallup, tra il 2015 e il 2025 le donne tra i 15 e i 44 anni hanno perso 17 punti di fiducia complessiva.

                Un momento cruciale è stato il ribaltamento nel 2022 della sentenza Roe v. Wade, che per mezzo secolo aveva garantito il diritto costituzionale all’aborto. Dopo la decisione della Corte Suprema, la fiducia delle giovani donne nelle istituzioni è scesa dal 55% del 2015 al 32% nel 2025. Tuttavia, Gallup osserva che il trend di crescente desiderio migratorio era iniziato già anni prima, segno di un malessere più ampio.

                Un Paese che rischia di perdere una generazione

                Il quadro tracciato dal sondaggio rivela più di un disagio passeggero: racconta una generazione che percepisce gli Stati Uniti come un luogo meno capace di garantire diritti, sicurezza e opportunità reali.
                Se anche solo una parte di queste aspirazioni dovesse concretizzarsi, gli effetti demografici e culturali sarebbero notevoli. Per molte giovani donne, il “sogno americano” non si è infranto: semplicemente, oggi lo stanno cercando altrove.

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