Mistero
Anello da lutto del XVIII secolo ritrovato in un campo con il metal detector
Malcolm Weale ha scoperto un prezioso gioiello in un campo di Norfolk ora al British Museum. Gli incredibili ritrovamenti con il metal detector.

A volte, un semplice hobby può trasformarsi in un viaggio nel tempo. È quello che è successo a Malcolm Weale, un appassionato di metal detector che, dopo 18 mesi di ricerca, ha trovato un raro anello da lutto in oro risalente al XVIII secolo in un campo agricolo vicino a Thetford, nellla contea di Norfolk.
Anello per ricordare un defunto
L’anello, finemente lavorato in oro e smalto, è stato identificato come un gioiello commemorativo dedicato a Sir Bassingbourne Gawdy, terzo baronetto di Harling, morto nel 1723 in un incidente di caccia. Gli anelli da lutto, molto diffusi tra il 1700 e il 1800, venivano realizzati per ricordare i defunti e spesso riportavano iscrizioni e simboli funerei, come teschi e pietre nere. Quando Weale ha ripulito il gioiello e lo ha visto brillare sotto il sole, ha capito di aver trovato qualcosa di speciale. “Ho tremato mentre lo tenevo in mano”, ha raccontato, descrivendo l’emozione del momento. Ora l’anello è stato dichiarato tesoro britannico dalla Norfolk Coroner’s Court e sarà valutato dal British Museum, che ne stabilirà il valore e il destino.
I tesori e le rarità ritrovati con il metal detector
Il mondo dei cercatori di tesori è pieno di scoperte straordinarie. Se poi hai tra le mani un metal detector ci vuole solo tanta pazienza e un pizzico di fortuna. Certo devi sapere dove andare a cercare quindi un po’ di storia del territorio che stai perlustrando la devi pur conoscere. Tra ipiù famosi ritrovamenti effettuati grazie al metal detector c’è lo Staffordshire Hoard. Si tratta del più grande tesoro anglosassone mai trovato, con oltre 3.500 pezzi d’oro e argento, scoperto nel 2009 da Terry Herbert. Nel 1992, Eric Lawes ha trovato il Hoxne Hoard, un tesoro romano con 15.000 monete d’oro e gioielli, sepolto in una cassa di legno.
Negli Stati Uniti, nel 2013, una giovane coppia ha scoperto il Saddle Ridge Hoard, una collezione di 1.427 monete d’oro del XIX secolo, del valore di oltre 10 milioni di dollari. E poi c’è il Galloway Hoard, un tesoro vichingo ritrovato in Scozia nel 2014, contenente bracciali d’argento, croci d’oro e monete antiche.
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Mistero
Extraterrestre, portami via: il mistero di 3I/ATLAS divide gli scienziati. Si tratta di una sonda aliena?
Il corpo celeste 3I/ATLAS, individuato dai telescopi cileni, ha una traiettoria insolita che incuriosisce la comunità scientifica. Avi Loeb, astrofisico di Harvard, parla di possibile origine artificiale. Ma altri esperti frenano gli entusiasmi: «Nulla che non si possa spiegare con le leggi della natura».

Non capita tutti i giorni di intercettare un viaggiatore cosmico proveniente da lontano. Eppure, all’inizio di luglio, i telescopi Atlas in Cile hanno individuato 3I/ATLAS, un oggetto che arriva da oltre il confine del nostro sistema solare. Solo due prima di lui avevano attraversato il nostro vicinato galattico: ‘Oumuamua nel 2017 e la cometa Borisov nel 2019. Ogni volta, puntuale, si accende il dibattito tra scettici e sognatori.
Questa volta, a far discutere è l’interpretazione di Avi Loeb, astrofisico di Harvard noto per le sue teorie non convenzionali. Secondo lui, 3I/ATLAS non sarebbe un semplice sasso ghiacciato lanciato nello spazio da una stella lontana, ma qualcosa di più intrigante. «La sua traiettoria è sorprendentemente allineata con il piano orbitale dei pianeti», sottolinea, ipotizzando che possa trattarsi di una sorta di sonda interstellare, inviata da una civiltà aliena per osservare i sistemi abitabili.
Immaginarla come un piccolo messaggero cosmico, silenzioso e indifferente alle nostre paure, fa vibrare la fantasia di chi sogna il contatto con altre forme di vita. Ma la scienza, si sa, preferisce la prudenza alle suggestioni. A spegnere i toni fantascientifici è l’astrobiologa Karen Meech, dell’Università delle Hawaii, che invita a leggere i dati senza cedimenti alla narrativa da film: «Si tratta di una cometa interstellare. Non c’è bisogno di evocare sonde aliene per spiegare il suo comportamento».
Gli studi preliminari mostrano che 3I/ATLAS emette gas e polveri come un classico corpo ghiacciato in avvicinamento al Sole. Nessun segnale artificiale, nessuna accelerazione inspiegabile. Eppure, il fascino dell’ipotesi alternativa resiste: in fondo, l’universo è immenso e il passaggio di un viaggiatore cosmico così raro non può che alimentare la curiosità di astronomi e appassionati.
Nei prossimi mesi, i telescopi terrestri e spaziali continueranno a monitorarlo, nella speranza di catturare nuovi dati sulla sua composizione e sui dettagli orbitali. Cometa o sonda aliena, 3I/ATLAS ci ricorda che il cosmo è tutt’altro che silenzioso e che, oltre la bolla del nostro sistema solare, qualcosa — o qualcuno — continua a muoversi.
Mistero
Parte la caccia al galeone con un tesoro da 4 miliardi di dollari!
Indipendentemente dall’esito della ricerca, il fascino e il mistero che circondano la Royal Merchant continueranno a catturare l’immaginazione di persone di tutto il mondo. Che il tesoro venga trovato o meno, la sua storia rimarrà parte integrante del folklore marittimo per sempre.

Un’ancora gigantesca, ripescata per caso davanti alle coste della Cornovaglia, ha riportato alla luce una storia leggendaria: quella dell’El Dorado of the Seas, con un tesoro stivato stimato oltre i 4 miliardi di dollari. Ora, parte la caccia per recuperare questo naufragio storico, con la speranza di riportare alla luce una fortuna sommersa per secoli.
Il naufragio epico
Nel 1641, la Royal Merchant, ribattezzata El Dorado of the Seas, affondò al largo di Lands End, nell’Inghilterra orientale, mentre tornava dal Messico. A bordo trasportava un carico incredibile: 45 tonnellate d’oro, 400 lingotti d’argento messicano e 500.000 “pezzi da otto”.
L’ancora ritrovata
Nel 2019, il peschereccio Spirited Lady tirò su un’ancora enorme, scatenando l’interesse degli esperti che ipotizzano appartenesse alla Royal Merchant. Questo ha dato il via alla nuova ricerca del tesoro secolare.
La ricerca del tesoro
La Multibeam Services, una società specializzata nel recupero di carichi marittimi con sede in Cornovaglia, ha pianificato una spedizione per il recupero del relitto. Utilizzeranno tecnologie avanzate come sommergibili telecomandati con sonar e telecamere per coprire un’area di 200 miglia quadrate del Canale della Manica.
Investimenti e Costi
La ricerca del tesoro avrà un costo di venti milioni di sterline, ma l’eventuale ritrovamento potrebbe valere miliardi. Multibeam Services assicura di avere il team e la tecnologia necessari per trovare il relitto, con oltre 35 anni di esperienza nel settore.
La concorrenza
Tuttavia, Multibeam non è l’unico interessato al tesoro. Altre società e individui potrebbero essere coinvolti nella caccia, poiché 4 miliardi di dollari sono una tentazione irresistibile per molti.
La tecnologia all’avanguardia
Multibeam utilizzerà sommergibili senza pilota dotati di sonar e telecamere di ultima generazione per esplorare i fondali marini e individuare il relitto. Questa tecnologia ha dimostrato di essere efficace nel trovare relitti precedenti.
Le sfide legali
Ricerche precedenti, come quella condotta dalla Odyssey Marine Exploration nel 2007, si sono scontrate con complicazioni legali riguardanti la proprietà del relitto. Sarà importante affrontare le questioni legali in modo chiaro e trasparente.
Il ritorno della leggenda
Il ritrovamento dell’ancora ha riportato alla ribalta una delle storie più leggendarie dei mari. La caccia al tesoro della Royal Merchant promette di essere un’avventura epica e potrebbe cambiare la fortuna di chiunque riesca a trovarla.
L’attesa
Mentre la Multibeam Services si prepara per la spedizione, il mondo tiene il fiato sospeso nell’attesa di notizie sul recupero del tesoro. Questo potrebbe essere il naufragio più ricco della storia, con enormi implicazioni finanziarie e storiche.
Mistero
Abbattuto l’albero di Robin Hood: condannati a 4 anni i due uomini ubriachi che lo segarono per “divertimento”
Il Sycamore Gap Tree era uno degli alberi più celebri del Regno Unito. I due uomini che lo hanno tagliato hanno agito sotto i fumi dell’alcol, con motosega e vernice spray. La giudice: “Lo hanno fatto per compiacersi, non per caso”.

Quattro anni e tre mesi di carcere per aver tagliato un albero. Ma non un albero qualunque. Era il Sycamore Gap Tree, il leggendario acero secolare affacciato sul Vallo di Adriano, diventato famoso in tutto il mondo grazie al film “Robin Hood, principe dei ladri” con Kevin Costner. Un simbolo della Gran Bretagna, patrimonio dell’Unesco, meta di pellegrinaggio per turisti, cinefili e amanti della natura. Fino a quella notte folle.
Era l’alba del 28 settembre 2023 quando Daniel Michael Graham, operaio di 39 anni, e Adam Carruthers, meccanico 32enne, sotto l’effetto dell’alcol, raggiunsero il sito con una motosega e della vernice spray. Tagliarono l’acero nel punto esatto per farlo crollare più in fretta, approfittando dei venti della tempesta Agnes. Filmavano tutto, ridendo. Il gesto sconvolse il Paese. Lo shock fu immediato. All’inizio fu arrestato un sedicenne, poi rilasciato. Ma le indagini andarono avanti, fino all’arresto dei due veri responsabili, ora condannati.
La giudice Sarah Lambert ha usato parole durissime: “Non è stata una semplice bravata da ubriachi. C’è stata pianificazione. E un certo compiacimento. Lo hanno fatto per sentirsi famosi”. Il danno è stato quantificato in 458mila sterline, ma la perdita è incalcolabile. “Era un santuario per molti”, ha detto Andrew Poad del National Trust. “Apparteneva alla nazione, ai cittadini. Un simile vandalismo è inimmaginabile”.
Nel tentativo di salvare l’albero, gli esperti si sono mobilitati per mesi. Inutilmente. L’acero era troppo danneggiato. “È una scena terribilmente triste”, ha scritto l’autore LJ Ross, che gli aveva dedicato un romanzo. Sui social del pub vicino, il Crown Inn, si leggeva: “Molti nostri clienti venivano per l’albero. Come si può essere così idioti?”.
Domanda legittima, alla quale la giustizia britannica ha risposto con severità. I due vandali ora sconteranno la loro pena in carcere. Ma l’albero di Robin Hood non tornerà più. E con lui, un pezzo del paesaggio e della memoria collettiva.
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