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Mistero

Ca’ Dario, il fantasma che aleggia sul Canal Grande: mistero e maledizioni di un palazzo di Venezia che non vuole più nessuno

Ca’ Dario è più di un semplice palazzo veneziano. E’ un enigma avvolto da una fitta rete di leggende e misteri.

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    Venezia, città di arte e mistero, cela tra le sue calli e i suoi canali un luogo avvolto da un’aura di maledizione: Ca’ Dario. Questo palazzo, affacciato sul Canal Grande, è da secoli protagonista di una storia inquietante, fatta di morti improvvise, rovine economiche e misteri irrisolti.
    La leggenda narra che chiunque abbia posseduto Ca’ Dario sia stato colpito da una scia di sfortuna. Omicidi, suicidi, fallimenti economici: gli eventi tragici che si sono susseguiti nel corso dei secoli hanno alimentato la credenza che il palazzo sia maledetto.

    Le origini della maledizione

    Le origini della maledizione sono avvolte nel mistero. Alcuni sostengono che il palazzo sia stato costruito su un antico cimitero, altri che sia nascosta un’antica maledizione legata a una scritta incisa sulla facciata. Qualunque sia la verità, il fatto è che la storia di Ca’ Dario è costellata di eventi tragici.

    Quei proprietari ignari del mistero e della sfida con il male

    Iniziamo dall’inizio. La storia inizia nel 1479 quando il palazzo venne commissionato da Giovanni Dario all’architetto Pietro Lombardo come dote per il matrimonio tra la figlia Marietta e il ricco mercante di spezie Vincenzo Barbaro. Alla morte di Giovanni Dario, segretario del Senato della Repubblica di Venezia, la casa venne ereditata dalla figlia. Da quel momento iniziarono ad accadere strani eventi. Il marito di Marietta, per esempio, subì subito un crollo finanziario e successivamente venne accoltellato. La stessa moglie, scioccata dall’episodio, si suicidò e, poco dopo, anche il figlio dei due, Vincenzo, venne trovato morto in Grecia, vittima di un agguato.

    … qualcuno non conosceva Ca’ Dario

    Il palazzo passo nelle mani di Arbit Abdoll un commerciante armeno che fece bancarotta poco dopo aver acquistato Ca’Dario. Altri esempi riguardano l’americano Charles Briggs che dvenne il suo proprietario ma che lì si suicidò. Quindi fu la volta di Filippo Giordano delle Lanze che fu ssassinato nel suo appartamento. Kit Lambert, manager del gruppo musicale degli anni ’70 The Who, morì in circostanze misteriose. Infine Raul Gardini, finanziere italiano, si suicidò nel suo interno subito dopo averlo acquistato. Una vera iattura.

    Il mistero continua

    Nonostante le numerose testimonianze e le storie tramandate nel tempo, la verità sulla maledizione di Ca’ Dario rimane avvolta nel mistero. Alcuni studiosi sostengono che si tratti semplicemente di una serie di coincidenze, mentre altri sono convinti che esista una forza oscura che agisce all’interno delle mura del palazzo. Ca’ Dario, con la sua storia tormentata e la sua bellezza inquietante, continua ad affascinare e a incuriosire. Nonostante la sua fama di palazzo maledetto, rimane uno dei luoghi più iconici di Venezia, meta di turisti e appassionati di misteri.

    Cosa accade oggi a Ca’ Dario e perché visitarlo?

    Attualmente, Ca’ Dario è di proprietà di una società americana e sembra che i lavori di restauro siano in corso. Nonostante le voci che lo vorrebbero nuovamente in vendita, al momento non ci sono conferme ufficiali. Anche se non è possibile visitare gli interni del palazzo, passeggiare lungo il Canal Grande e ammirare la sua affascinante facciata è un’esperienza indimenticabile. Ca’ Dario è un luogo che suscita emozioni contrastanti: ammirazione per la sua bellezza architettonica e inquietudine per la sua storia tormentata.

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      Anello da lutto del XVIII secolo ritrovato in un campo con il metal detector

      Malcolm Weale ha scoperto un prezioso gioiello in un campo di Norfolk ora al British Museum. Gli incredibili ritrovamenti con il metal detector.

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        A volte, un semplice hobby può trasformarsi in un viaggio nel tempo. È quello che è successo a Malcolm Weale, un appassionato di metal detector che, dopo 18 mesi di ricerca, ha trovato un raro anello da lutto in oro risalente al XVIII secolo in un campo agricolo vicino a Thetford, nellla contea di Norfolk.

        Anello per ricordare un defunto

        L’anello, finemente lavorato in oro e smalto, è stato identificato come un gioiello commemorativo dedicato a Sir Bassingbourne Gawdy, terzo baronetto di Harling, morto nel 1723 in un incidente di caccia. Gli anelli da lutto, molto diffusi tra il 1700 e il 1800, venivano realizzati per ricordare i defunti e spesso riportavano iscrizioni e simboli funerei, come teschi e pietre nere. Quando Weale ha ripulito il gioiello e lo ha visto brillare sotto il sole, ha capito di aver trovato qualcosa di speciale. “Ho tremato mentre lo tenevo in mano”, ha raccontato, descrivendo l’emozione del momento. Ora l’anello è stato dichiarato tesoro britannico dalla Norfolk Coroner’s Court e sarà valutato dal British Museum, che ne stabilirà il valore e il destino.

        I tesori e le rarità ritrovati con il metal detector

        Il mondo dei cercatori di tesori è pieno di scoperte straordinarie. Se poi hai tra le mani un metal detector ci vuole solo tanta pazienza e un pizzico di fortuna. Certo devi sapere dove andare a cercare quindi un po’ di storia del territorio che stai perlustrando la devi pur conoscere. Tra ipiù famosi ritrovamenti effettuati grazie al metal detector c’è lo Staffordshire Hoard. Si tratta del più grande tesoro anglosassone mai trovato, con oltre 3.500 pezzi d’oro e argento, scoperto nel 2009 da Terry Herbert. Nel 1992, Eric Lawes ha trovato il Hoxne Hoard, un tesoro romano con 15.000 monete d’oro e gioielli, sepolto in una cassa di legno.

        Negli Stati Uniti, nel 2013, una giovane coppia ha scoperto il Saddle Ridge Hoard, una collezione di 1.427 monete d’oro del XIX secolo, del valore di oltre 10 milioni di dollari. E poi c’è il Galloway Hoard, un tesoro vichingo ritrovato in Scozia nel 2014, contenente bracciali d’argento, croci d’oro e monete antiche.

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          Gli ufologi: le mummie extraterrestri provengono da altri mondi, parola di Maussan

          Le mummie del Perù sono di provenienza extraterrestre. In una recente intervista al Daily Mail, Maussan ha dichiarato che sta conducendo analisi, e che ha citato in giudizio il governo peruviano per ottenere il diritto di inviare questi esemplari agli scienziati negli Stati Uniti per effettuare analisi più approfondite e indipendenti.

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            Un gruppo di scienziati ufologi sta approfondendo il caso delle ‘mummie extraterrestri‘ ritrovate in Perù. I ricercatori guidati dal giornalista ufologo messicano, Jaime Maussan, hanno esaminato i resti emersi di recente affermando che le mummie ritrovate sono davvero di provenienza extraterrestre.

            Ma il Perù non ci crede del tutto

            Secondo il ministero della Cultura del Paese sudamericano, quei corpi extraterrestri non sarebbero mummie provenienti da mondi lontani. E quindi cosa potrebbero essere? Secondo il il governo peruviano si tratterebbe di bambole messe insieme dai tombaroli. Il motivo? Il solito. Fare qualche soldo. Specularci un po’ su. Magari riuscire a venderle al mercato nero, un mondo sempre a caccia di queste testimonianze ultra terrene.

            Il gruppo di studiosi ribadisce che si tratta proprio di ibridi alieni-umani

            L’esperto ufologo messicano è convinto che queste mummie contengano un 30% di Dna sconosciuto. Un’affermazione che è stata accolta con grande interesse misto anche a un po’ di scetticismo dalla comunità scientifica e dalle autorità.

            Presto negli Usa per approfondire la scoperta

            Maussan, che ha già presentato questi resti alieni al Congresso del Messico, ha dichiarato che sta conducendo ulteriori analisi su questi corpi mummificati extraterrestri. Ma non basta. Per quanto è convinto dei suoi studi ha deciso persino di citare in giudizio il governo peruviano. Tutto questo per ottenere il diritto di inviare gli esemplari ritrovati agli scienziati negli Stati Uniti in grado di effettuare analisi più approfondite e indipendenti che possano dargli ragione in maniera inequivocabile.

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              In primo piano

              Le ultime ore di Platone? A svelare la soluzione del giallo sono arrivati i papiri di Ercolano!

              Le informazioni contenute nei papiri di Ercolano rivelano dettagli intriganti sulle ultime ore di vita di Platone, sulle sue manie e forniscono nuove prospettive sulla sua vita. E sulla storia antica nel suo complesso.

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                Le informazioni contenute nei papiri di Ercolano rivelano dettagli intriganti sulle ultime ore di vita di Platone, sulle sue manie e forniscono nuove prospettive sulla sua vita. E sulla storia antica nel suo complesso.

                La musica lo faceva irritare

                Platone, febbricitante e vicino alla morte, non gradì affatto le dolci note del flauto suonate da una musicista tracia. Questo dettaglio offre un’immagine vivida della sua personalità e del suo stato d’animo nelle ore finali. Grazie ai nuovi brani decifrati, è stato possibile localizzare con precisione la sepoltura di Platone nell’Accademia di Atene, nel giardino riservato a lui. Questo rappresenta un notevole contributo alla nostra comprensione della sua vita e della sua influenza. Oltre alla morte di Platone, il testo sui papiri di Ercolano rivela dettagli interessanti sulla sua presunta vendita come schiavo sull’isola di Egina, aggiungendo nuove informazioni alla sua biografia.

                Papirologi, filologi e storici…

                Le scoperte sono state rese possibili grazie a tecniche avanzate di diagnostica per immagini, come la tomografia a coerenza ottica e l’imaging iperspettrale a infrarossi. Queste tecniche hanno permesso di decifrare parti dei testi precedentemente considerati inaccessibili a causa dei multipli strati dei rotoli. Ma non solo. Il lavoro dei papirologi, filologi, storici e fisici continua, aprendo nuove possibilità di ricerca nel campo della storia antica. Il processo di decifratura e interpretazione dei papiri è ancora in corso, e si prevede che avrà un impatto significativo sulle nostre conoscenze nei prossimi anni.

                Io decifro, tu interpreti

                Questi risultati dimostrano l’importanza della collaborazione interdisciplinare e dell’uso di tecnologie innovative nel campo della ricerca storica, consentendo di far luce su dettagli preziosi del passato che altrimenti sarebbero rimasti oscuri. La tomografia a coerenza ottica e l’imaging iperspettrale a infrarossi sono due tecniche utilizzate per decifrare questi papiri. Il laboratorio dove è stato possibile questo lavoro è stato fornito dalla Nottingham Trent University. Ma non finisce qui. Il lavoro, di decifratura è ancora alle battute iniziali: l’impatto reale sul piano delle conoscenze lo vedremo solo nei prossimi anni.

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