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Mistero

Roswell: il mito del disco volante che non muore mai

E’ uno degli episodi più discussi nella storia dell’ufologia. Secondo la narrazione ufficiale, un allevatore trovò nel suo ranch dei misteriosi detriti, inizialmente identificati come un “disco volante” dall’esercito. Ma poi…

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    Qui Roswell, qui Roswell avviso a tutti i militari della base“… Il 2 luglio 1947, in un ranch sperduto nel deserto del New Mexico, un evento destinato a far tremare le fondamenta della nostra comprensione dell’universo sembrava consumarsi. Un allevatore, William Mac Brazel, si imbatté in una scena surreale. Ovvero? Detriti metallici scintillanti, di forma inusuale, sparsi su un’ampia area del suo ranch. Quello che sembrava un semplice incidente si trasformò ben presto in una delle più grandi e durature leggende del XX secolo. Ma che cos’era successo?

    Prima il comunicato… poi la smentita

    La notizia si sparse rapidamente e raggiunse la base aerea di Roswell, dove i militari, inizialmente incuriositi, si mostrarono presto allarmati dalla portata dell’accaduto. Un comunicato stampa ufficiale annunciò al mondo l’avvistamento e il recupero di un “disco volante“. L’entusiasmo degli appassionati di fantascienza e degli ufologi in quelle settimane e raggiunse l’apice. Ma la gioia fu di breve durata. Pochi giorni dopo, l’aeronautica militare americana ritrattò la sua dichiarazione, affermando che i detriti non erano altro che i resti di un pallone meteorologico, parte di un progetto segreto per monitorare le attività nucleari sovietiche.

    La nascita di un mito

    La smentita ufficiale non bastò a placare la curiosità e le speculazioni. Anzi, la storia di Roswell cominciò ad assumere contorni sempre più misteriosi e affascinanti. Testimoni oculari, presunti coinvolti nelle operazioni di recupero, iniziarono a parlare di corpi alieni, di autopsie clandestine e di un complotto governativo volto a nascondere la verità.

    Il progetto Mogul: una spiegazione plausibile?

    Negli anni ’90, grazie alla declassificazione di alcuni documenti, emerse una possibile spiegazione per l’incidente di Roswell: il progetto Mogul. Si trattava di un programma segreto dell’esercito statunitense che prevedeva l’utilizzo di palloni aerostatici per intercettare le onde sonore prodotte dalle esplosioni nucleari. Uno di questi palloni, secondo questa teoria, sarebbe precipitato nel deserto del New Mexico, dando origine alla leggenda del disco volante.

    Perché il mito persiste ancora oggi?

    Nonostante l’esistenza di una spiegazione apparentemente razionale, il mito di Roswell continua a vivere. Diverse ragioni possono spiegare questa persistenza. Si passa dall’idea di essere visitati da esseri intelligenti provenienti da altri mondi che affascina l’immaginario collettivo, allo scetticismo verso le istituzioni. Molte persone sono diffidenti nei confronti dei governi e tendono a credere che stiano nascondendo informazioni importanti. La mancanza di prove concrete e le numerose contraddizioni nelle testimonianze ufficiali alimentano le teorie del complotto. A distanza di decenni, il caso Roswell rimane avvolto nel mistero. Nonostante le numerose indagini e le teorie elaborate, non esiste una prova definitiva che possa confermare o smentire l’ipotesi aliena.

    Cosa resta oggi? Una serie di Netflix…

    Roswell è diventato un simbolo dell’ufologia, un luogo di pellegrinaggio per appassionati di misteri e di tutto il mondo. La sua storia ci insegna che la verità a volte è più sfuggente di quanto immaginiamo e che la nostra sete di conoscenza può spingerci a cercare spiegazioni anche nei fenomeni più inspiegabili.

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      Anello da lutto del XVIII secolo ritrovato in un campo con il metal detector

      Malcolm Weale ha scoperto un prezioso gioiello in un campo di Norfolk ora al British Museum. Gli incredibili ritrovamenti con il metal detector.

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        A volte, un semplice hobby può trasformarsi in un viaggio nel tempo. È quello che è successo a Malcolm Weale, un appassionato di metal detector che, dopo 18 mesi di ricerca, ha trovato un raro anello da lutto in oro risalente al XVIII secolo in un campo agricolo vicino a Thetford, nellla contea di Norfolk.

        Anello per ricordare un defunto

        L’anello, finemente lavorato in oro e smalto, è stato identificato come un gioiello commemorativo dedicato a Sir Bassingbourne Gawdy, terzo baronetto di Harling, morto nel 1723 in un incidente di caccia. Gli anelli da lutto, molto diffusi tra il 1700 e il 1800, venivano realizzati per ricordare i defunti e spesso riportavano iscrizioni e simboli funerei, come teschi e pietre nere. Quando Weale ha ripulito il gioiello e lo ha visto brillare sotto il sole, ha capito di aver trovato qualcosa di speciale. “Ho tremato mentre lo tenevo in mano”, ha raccontato, descrivendo l’emozione del momento. Ora l’anello è stato dichiarato tesoro britannico dalla Norfolk Coroner’s Court e sarà valutato dal British Museum, che ne stabilirà il valore e il destino.

        I tesori e le rarità ritrovati con il metal detector

        Il mondo dei cercatori di tesori è pieno di scoperte straordinarie. Se poi hai tra le mani un metal detector ci vuole solo tanta pazienza e un pizzico di fortuna. Certo devi sapere dove andare a cercare quindi un po’ di storia del territorio che stai perlustrando la devi pur conoscere. Tra ipiù famosi ritrovamenti effettuati grazie al metal detector c’è lo Staffordshire Hoard. Si tratta del più grande tesoro anglosassone mai trovato, con oltre 3.500 pezzi d’oro e argento, scoperto nel 2009 da Terry Herbert. Nel 1992, Eric Lawes ha trovato il Hoxne Hoard, un tesoro romano con 15.000 monete d’oro e gioielli, sepolto in una cassa di legno.

        Negli Stati Uniti, nel 2013, una giovane coppia ha scoperto il Saddle Ridge Hoard, una collezione di 1.427 monete d’oro del XIX secolo, del valore di oltre 10 milioni di dollari. E poi c’è il Galloway Hoard, un tesoro vichingo ritrovato in Scozia nel 2014, contenente bracciali d’argento, croci d’oro e monete antiche.

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          Gli ufologi: le mummie extraterrestri provengono da altri mondi, parola di Maussan

          Le mummie del Perù sono di provenienza extraterrestre. In una recente intervista al Daily Mail, Maussan ha dichiarato che sta conducendo analisi, e che ha citato in giudizio il governo peruviano per ottenere il diritto di inviare questi esemplari agli scienziati negli Stati Uniti per effettuare analisi più approfondite e indipendenti.

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            Un gruppo di scienziati ufologi sta approfondendo il caso delle ‘mummie extraterrestri‘ ritrovate in Perù. I ricercatori guidati dal giornalista ufologo messicano, Jaime Maussan, hanno esaminato i resti emersi di recente affermando che le mummie ritrovate sono davvero di provenienza extraterrestre.

            Ma il Perù non ci crede del tutto

            Secondo il ministero della Cultura del Paese sudamericano, quei corpi extraterrestri non sarebbero mummie provenienti da mondi lontani. E quindi cosa potrebbero essere? Secondo il il governo peruviano si tratterebbe di bambole messe insieme dai tombaroli. Il motivo? Il solito. Fare qualche soldo. Specularci un po’ su. Magari riuscire a venderle al mercato nero, un mondo sempre a caccia di queste testimonianze ultra terrene.

            Il gruppo di studiosi ribadisce che si tratta proprio di ibridi alieni-umani

            L’esperto ufologo messicano è convinto che queste mummie contengano un 30% di Dna sconosciuto. Un’affermazione che è stata accolta con grande interesse misto anche a un po’ di scetticismo dalla comunità scientifica e dalle autorità.

            Presto negli Usa per approfondire la scoperta

            Maussan, che ha già presentato questi resti alieni al Congresso del Messico, ha dichiarato che sta conducendo ulteriori analisi su questi corpi mummificati extraterrestri. Ma non basta. Per quanto è convinto dei suoi studi ha deciso persino di citare in giudizio il governo peruviano. Tutto questo per ottenere il diritto di inviare gli esemplari ritrovati agli scienziati negli Stati Uniti in grado di effettuare analisi più approfondite e indipendenti che possano dargli ragione in maniera inequivocabile.

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              In primo piano

              Le ultime ore di Platone? A svelare la soluzione del giallo sono arrivati i papiri di Ercolano!

              Le informazioni contenute nei papiri di Ercolano rivelano dettagli intriganti sulle ultime ore di vita di Platone, sulle sue manie e forniscono nuove prospettive sulla sua vita. E sulla storia antica nel suo complesso.

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                Le informazioni contenute nei papiri di Ercolano rivelano dettagli intriganti sulle ultime ore di vita di Platone, sulle sue manie e forniscono nuove prospettive sulla sua vita. E sulla storia antica nel suo complesso.

                La musica lo faceva irritare

                Platone, febbricitante e vicino alla morte, non gradì affatto le dolci note del flauto suonate da una musicista tracia. Questo dettaglio offre un’immagine vivida della sua personalità e del suo stato d’animo nelle ore finali. Grazie ai nuovi brani decifrati, è stato possibile localizzare con precisione la sepoltura di Platone nell’Accademia di Atene, nel giardino riservato a lui. Questo rappresenta un notevole contributo alla nostra comprensione della sua vita e della sua influenza. Oltre alla morte di Platone, il testo sui papiri di Ercolano rivela dettagli interessanti sulla sua presunta vendita come schiavo sull’isola di Egina, aggiungendo nuove informazioni alla sua biografia.

                Papirologi, filologi e storici…

                Le scoperte sono state rese possibili grazie a tecniche avanzate di diagnostica per immagini, come la tomografia a coerenza ottica e l’imaging iperspettrale a infrarossi. Queste tecniche hanno permesso di decifrare parti dei testi precedentemente considerati inaccessibili a causa dei multipli strati dei rotoli. Ma non solo. Il lavoro dei papirologi, filologi, storici e fisici continua, aprendo nuove possibilità di ricerca nel campo della storia antica. Il processo di decifratura e interpretazione dei papiri è ancora in corso, e si prevede che avrà un impatto significativo sulle nostre conoscenze nei prossimi anni.

                Io decifro, tu interpreti

                Questi risultati dimostrano l’importanza della collaborazione interdisciplinare e dell’uso di tecnologie innovative nel campo della ricerca storica, consentendo di far luce su dettagli preziosi del passato che altrimenti sarebbero rimasti oscuri. La tomografia a coerenza ottica e l’imaging iperspettrale a infrarossi sono due tecniche utilizzate per decifrare questi papiri. Il laboratorio dove è stato possibile questo lavoro è stato fornito dalla Nottingham Trent University. Ma non finisce qui. Il lavoro, di decifratura è ancora alle battute iniziali: l’impatto reale sul piano delle conoscenze lo vedremo solo nei prossimi anni.

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