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Kate Middleton a Wimbledon, abito viola e spilla: il significato segreto

Per la futura regina, alla quale lo scorso marzo è stato diagnosticato un tumore, si tratta della seconda uscita pubblica, dopo la breve apparizione sul balcone di Buckingham Palace, in occasione di Trooping the Colour

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    Grande entusiasmo a Wimbledon per l’apparizione di Kate Middleton alla finale del torneo. La principessa del Galles, accompagnata dalla figlia Charlotte e dalla sorella Pippa, ha catturato l’attenzione del pubblico con la sua eleganza e il suo sorriso radioso durante la finale tra Novak Djokovic e Carlos Alcaraz. Accolta da un forte applauso, Kate ha confermato il suo status di icona di stile indossando un abito viola di media lunghezza con drappeggio sul seno, completato da una mini borsa beige, tacchi nude e un significativo fiocco verde e viola, omaggio all’All England Lawn Tennis and Croquet Club.

    Kate Middleton in viola per la finale di Wimbledon

    Questa è la seconda apparizione pubblica di Kate dopo l’intervento all’addome e la diagnosi di cancro rivelata a marzo. L’esperto reale Hugh Vickers ha evidenziato come la sua presenza rappresenti un importante passo avanti nel suo percorso di cura, mostrando la sua passione per il tennis. L’outfit di Kate, analizzato dall’armocromista Jules Standish, sottolinea il potere, il lusso e il glamour del colore viola, associato anche a un effetto calmante e alla leadership discreta della principessa.

    Un’icona di stile e grazia

    La duchessa di Cambridge ha completato il suo look con il prezioso anello di fidanzamento di zaffiri e diamanti, appartenuto a Lady Diana, simbolo della sua eleganza senza tempo. La presenza di Kate a Wimbledon, nonostante la malattia, ha illuminato l’evento e ribadito il suo impegno verso le sue passioni e i suoi doveri pubblici.

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      Mondo

      Tanti auguri papa Leone. Prevost compie 70 anni e si racconta in una lunga intervista: “Elon Musk triliardario? Siamo nei guai”

      Dalle stoccate contro Elon Musk al richiamo al divario sociale, dall’amore per il Perù al tifo per l’Italia, Leone XIV parla a tutto campo e rivela: «Sto ancora imparando a fare il Papa». Un compleanno che diventa occasione per rilanciare il messaggio di giustizia e responsabilità della Chiesa nel mondo

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        Settant’anni e nessuna intenzione di diventare un’icona celebrativa. Papa Leone XIV ha scelto il giorno del suo compleanno per ricordare al mondo che la Chiesa non è un museo e che il Vangelo resta un pungolo per la società. Lo ha fatto attraverso un’intervista a El Comercio e Crux, in cui ha intrecciato riflessioni di economia, politica e fede, senza risparmiare stoccate né a chi accumula fortune senza limiti né a chi riduce la democrazia a slogan da manuale.

        Il Pontefice è partito dal tema che più di altri accende le sue parole: la forbice sociale. «Sessant’anni fa – ha spiegato – gli amministratori delegati guadagnavano quattro, sei volte più di un lavoratore. Oggi arrivano a seicento volte tanto. È un abisso che non possiamo fingere di non vedere». Poi il riferimento che ha fatto sobbalzare i titoli di giornale: «Ho letto la notizia che Elon Musk è destinato a diventare il primo triliardario al mondo. Cosa significa e di cosa si tratta? Se questa è l’unica cosa di valore oggi, allora siamo nei guai».

        Un richiamo che ha il tono del pugno sul tavolo, ma che rientra nella visione che Leone XIV porta avanti fin dalla sua elezione: non demonizzare la ricchezza in sé, ma denunciare la trasformazione del denaro in unico parametro di misura. «Il valore di un uomo – ha ricordato – non si calcola con i bilanci. Il capitale da proteggere è la dignità».

        La democrazia non come mito assoluto

        La stessa schiettezza ha caratterizzato la riflessione sul cammino sinodale e sul rapporto con le istituzioni civili. «Non si tratta di trasformare la Chiesa in una sorta di governo democratico», ha chiarito. «Guardiamo la realtà: la democrazia non è necessariamente una soluzione perfetta per tutto». Parole che non si schierano contro la forma di governo, ma che mirano a sgombrare il campo dalle confusioni: la Chiesa non è un parlamento e non può limitarsi a riprodurne i meccanismi. «Si tratta piuttosto – ha aggiunto – di camminare insieme, rispettando la vita della comunità per quello che è».

        Una frase che ha già fatto discutere. Ma chi conosce il Papa sa che l’intento è aprire prospettive, non chiuderle. Non un attacco alla democrazia, ma un invito a non ridurla a feticcio.

        La voce sulla guerra

        Nell’intervista Leone XIV non poteva evitare il nodo che attraversa l’attualità: la guerra. Con riferimento diretto al conflitto in Ucraina, ma con parole che si allargano ad altri scenari, ha ribadito: «La pace è l’unica risposta all’uccisione di persone dopo tutti questi anni. In qualche modo la gente deve svegliarsi e dire: basta, troviamo un altro modo». È un appello rivolto alle cancellerie, ma anche alle opinioni pubbliche, perché senza una pressione reale sulle parti in causa, «i conflitti continueranno a mietere vittime innocenti».

        L’uomo tra due mondi

        Accanto al leader globale c’è il sacerdote che non dimentica le sue origini. «Sono ovviamente americano e mi sento molto americano, ma nutro anche un grande amore per il Perù. Ho trascorso metà della mia vita ministeriale lì, quindi la prospettiva latinoamericana è molto preziosa per me». È in questa doppia appartenenza che si radica il suo stile: un Papa capace di citare Rousseau e nello stesso tempo di parlare al cuore dei campesinos andini.

        Non mancano i tratti più leggeri. Lo sport, per esempio. Leone XIV confessa la passione per il calcio: «Ai Mondiali tiferò probabilmente per il Perù, giusto per un legame affettivo. Ma sono anche un grande tifoso dell’Italia». E poi il baseball, ricordato con ironia familiare: «A casa mia i White Sox e i Cubs dividevano la tavola. Abbiamo imparato che non si poteva tifare escludendo gli altri, altrimenti non avremmo cenato insieme».

        “Sto ancora imparando a fare il Papa”

        Il compleanno è anche occasione di bilancio personale. «Ho ancora un lungo percorso di apprendimento davanti a me. La parte pastorale mi è naturale. Ma essere proiettato al livello di leader mondiale è del tutto nuovo». E confessa: «Sto conoscendo come la Santa Sede abbia svolto un ruolo diplomatico per molti anni. È un’eredità preziosa che oggi tocca a me portare avanti. Mi sento stimolato, ma non sopraffatto».

        Un Papa che non si atteggia a superuomo, ma riconosce la fatica di un ruolo che comporta incontri con capi di Stato, pressioni internazionali, decisioni che possono influire sul destino di interi popoli.

        Il ritratto di un Pontefice scomodo

        Il volume biografico in uscita nei prossimi giorni in Perù lo definisce «missionario del XXI secolo». L’intervista di Leone XIV conferma questo profilo: un uomo che non teme di bacchettare i potenti, ma che non smette di raccontarsi come sacerdote tra la gente. Ai suoi settant’anni non riceve soltanto auguri, ma rilancia domande scomode: che senso ha diventare triliardari quando intere famiglie non hanno accesso a cure di base? Che valore ha una democrazia che non difende i più fragili? Quanto tempo serve ancora prima che la parola pace diventi concreta?

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          Mondo

          Sudditi in apprensione per Re Carlo: il sovrano interrompe le cure e partono i preparativi per il funerale.

          Carlo interrompe momentaneamente le cure contro il cancro, mentre nel Regno Unito cresce l’apprensione. I preparativi per il funerale sono già in corso, ma il sovrano si sente pronto a tornare ai suoi impegni ufficiali.

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            Nelle ultime settimane, la notizia della sospensione delle cure contro il cancro per Re Carlo ha sollevato non poche preoccupazioni nel Regno Unito. Il sovrano, che aveva annunciato la sua malattia tempo fa, ha momentaneamente interrotto il trattamento medico, scatenando voci su una possibile imminente fase terminale.

            Nonostante i timori, fonti vicine alla Famiglia Reale rassicurano che questa pausa sia una decisione positiva. Re Carlo, infatti, si prepara a partire per un viaggio ufficiale di dieci giorni in Australia, con partenza fissata per il 18 ottobre. Questo segnale potrebbe indicare che le sue condizioni non siano così gravi come si temeva inizialmente.

            Parallelamente, è stato confermato l’avvio dei preparativi per il funerale di Stato, una prassi tradizionale che viene attivata anche quando la salute del sovrano non è necessariamente critica. L’operazione Menai Bridge, il nome in codice per i piani legati al funerale di Re Carlo, prosegue senza sosta, come richiesto dal protocollo reale, e ha destato non poche reazioni nei media britannici.

            Il Regno Unito resta comunque in apprensione, e la notizia che il Re si senta abbastanza in forma da sospendere le cure per adempiere ai suoi impegni ufficiali è stata accolta con sollievo. Tuttavia, resta il clima di incertezza: l’annuncio del proseguimento dell’operazione Menai Bridge ricorda ai sudditi che, nonostante l’ottimismo, il sovrano potrebbe essere più fragile di quanto non sembri.

            Tra le figure istituzionali, il sindaco di Londra e altri leader politici hanno espresso i loro auguri al sovrano, auspicando una ripresa stabile e duratura delle sue funzioni, sottolineando quanto la sua presenza e guida siano ancora fondamentali per il Regno Unito.

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              Mondo

              Due cadaveri smembrati dentro l’auto del cantante D4vd: la Tesla abbandonata in un deposito di Hollywood

              David Anthony Burke, in arte D4vd, seguitissimo dai fan e noto anche in Italia, si dice estraneo ai fatti: «Non so come la mia auto sia stata usata». Le autorità indagano anche su un possibile collegamento con un altro corpo trovato bruciato in una Honda Civic.

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                Un macabro ritrovamento ha sconvolto Hollywood. Due cadaveri smembrati, in avanzato stato di decomposizione, sono stati scoperti l’8 settembre all’interno di una Tesla abbandonata in un deposito della città. L’auto, sequestrata nei giorni precedenti e trasferita in un parcheggio custodito, è risultata intestata a David Anthony Burke, in arte D4vd, giovane cantante americano di 20 anni seguito da milioni di fan e noto in Italia per la collaborazione con Damiano David nel brano Tangerine.

                A lanciare l’allarme sono stati alcuni addetti del deposito, che avevano notato un odore sospetto provenire dal veicolo. All’arrivo della polizia, gli agenti hanno aperto il bagagliaio e trovato un borsone con all’interno resti umani. Secondo le prime ricostruzioni, non si tratterebbe di un corpo integro ma di frammenti riconducibili a due vittime.

                Gli investigatori stanno valutando un possibile collegamento con un altro caso avvenuto negli stessi giorni: in un deposito diverso della città era stato infatti rinvenuto il corpo parzialmente bruciato di una persona all’interno di una Honda Civic.

                La polizia di Los Angeles ha aperto un’inchiesta per omicidio, ma al momento non sono stati diffusi dettagli sull’identità delle vittime né sulla natura dei legami tra i due episodi.

                Quanto al cantante, unico elemento di collegamento resta la proprietà della Tesla. D4vd, impegnato in tour nelle ultime settimane, avrebbe già collaborato con gli investigatori, dichiarandosi estraneo ai fatti: «Non so come la mia auto sia stata utilizzata», avrebbe spiegato.

                L’indagine resta aperta e promette sviluppi che potrebbero scuotere non solo la scena musicale, ma l’intero mondo dello spettacolo internazionale.

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