Mondo
L’amore sotto il sole d’Africa: il Masai che ha spezzato una famiglia
Una vacanza in Kenya, un incontro travolgente con un guerriero Masai e la scelta di seguire il cuore: la storia di Cheryl, che ha lasciato tutto per amore, e di suo figlio Stevie, che ha pagato il prezzo più alto.

Nel marzo del 1994, Cheryl Thomasgood partì per una vacanza in Kenya che avrebbe cambiato per sempre il destino della sua famiglia. In un villaggio vicino a Mombasa, tra danze tribali e paesaggi mozzafiato, conobbe un guerriero Masai. Fu un colpo di fulmine. Nel giro di poche settimane, lasciò il marito, i figli e la sua casa sull’Isola di Wight per trasferirsi in una capanna di fango nel cuore dell’Africa con il guerriero Masai.
Il figlio dodicenne aspettò la madre a casa studiando l’Africa
Ma se per Cheryl quella scelta rappresentava una fuga verso la libertà e la passione, per suo figlio Stevie fu l’inizio di un incubo. Aveva solo 12 anni quando ricevette quella telefonata: la madre non sarebbe più tornata. La sua infanzia, già segnata dall’abbandono del padre e da un’infanzia difficile a Londra, si sgretolò del tutto. “Mi ha rovinato la vita. Mi vergogno di chiamarla madre”, ha raccontato Stevie, oggi 43enne.
Un pentimento tardivo
Nonostante Cheryl, oggi 65enne, abbia dichiarato di essersi pentita e di essere stata perdonata dai figli, Stevie smentisce con forza: “Non ha mai incontrato i suoi nipoti. Non le parlo da anni. Mio fratello è andato in Canada, io in Corea, per starle il più lontano possibile”. La storia di Cheryl e Stevie è un intreccio di amore, fuga, dolore e incomprensioni. Un racconto che ci ricorda quanto le scelte del cuore possano lasciare cicatrici profonde, soprattutto quando a pagarne il prezzo sono i figli, ovvero i legami più fragili.
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Mondo
Ci mancava pure Superman in aiuto di Trump. La Casa Bianca è un cinema e l’attore Dean Cain si arruola nell’ICE
Dean Cain, l’attore diventato famoso per aver interpretato Superman in tv, ha annunciato a Fox News di aver aderito all’agenzia ICE, braccio operativo della politica anti-immigrazione di Donald Trump. “Questo Paese è stato costruito da patrioti. Presterò giuramento al più presto”. L’America trumpiana, tra cinema e propaganda, arruola anche i supereroi.

Altro che finzione: Superman ora combatte davvero. Ma non contro Lex Luthor. Dean Cain, 59 anni, il volto che negli anni ’90 fece sognare milioni di telespettatori nei panni dell’Uomo d’Acciaio nella serie Lois & Clark, ha deciso di scendere in campo al fianco di Donald Trump — e non in un set. Lo ha annunciato lui stesso a Fox News: “Mi unirò all’ICE. Presterò giuramento come agente, il prima possibile”.

L’ICE è l’Immigration and Customs Enforcement, la discussa e famigerata agenzia federale che gestisce i controlli sull’immigrazione negli Stati Uniti, divenuta emblema della linea dura di Donald Trump. E proprio mentre l’amministrazione repubblicana riceve 75 miliardi di dollari extra per rafforzare il programma, Cain sceglie di passare dal mantello al distintivo.
“Questo Paese è stato costruito sui patrioti che si sono fatti avanti, che fossero popolari o meno, e che hanno fatto la cosa giusta”, ha dichiarato con piglio da eroe. “Credo davvero che questa sia la cosa giusta”. L’ex attore ha raccontato di aver maturato la decisione dopo aver condiviso un video di reclutamento dell’ICE su Instagram. Da lì, il passo verso l’arruolamento vero e proprio.

L’annuncio ha ovviamente fatto scalpore: da eroe televisivo – sebbene nel dimenticatoio da anni – a simbolo del rigore trumpiano in materia di immigrazione. Un passaggio che fotografa bene l’aria che tira in un’America sempre più divisa. Non è solo una questione di legge, ma di narrativa. E stavolta a scrivere il copione è la Casa Bianca.
Cain, che sostiene pubblicamente Trump, non è nuovo a dichiarazioni forti. Ma stavolta è andato oltre. In un Paese dove i simboli contano più delle leggi, il volto di Superman che entra nell’ICE vale più di mille conferenze stampa. La propaganda, d’altronde, ha bisogno di eroi. Anche finti.
Mondo
Crolla il mito di Elon Musk: ora è l’uomo più detestato d’America, più giù perfino di Netanyahu
Con un indice di popolarità a -28, Elon Musk diventa la figura pubblica meno amata degli Stati Uniti. I suoi flirt politici con Trump, i tweet velenosi e i dati in calo di Tesla lo spingono in fondo alla classifica Gallup. I più apprezzati? Papa Leone XIV e Zelensky.

Per anni è stato l’idolo dell’innovazione. Oggi è l’uomo più detestato d’America. Elon Musk, guru di Tesla e SpaceX, precipita nell’indice di popolarità Gallup: -28. Peggio perfino di Netanyahu, fermo a -20. Due americani su tre dichiarano di non sopportarlo più. Solo il 34% lo stima ancora. Il resto si divide tra indifferenti e delusi.
Il motivo? Una miscela letale di politica e social. Musk aveva sposato la causa di Trump, investendo cifre enormi nella sua campagna e ottenendo in cambio una task force governativa chiamata DOGE (sì, come la sua cripto preferita). Ma il matrimonio è durato poco: i due si sono separati malamente, tra post velenosi e accuse esplosive. Compreso, pare, un vago riferimento al caso Epstein che ha fatto infuriare i repubblicani.
Così Musk è riuscito in un’impresa rara: alienarsi sia i democratici che i repubblicani. E anche i numeri iniziano a scricchiolare. Tesla ha chiuso il secondo trimestre 2025 con utili in calo del 16% e ricavi a -12%. La concorrenza cinese avanza e lo stile social del patron non aiuta.
Le sue esternazioni estreme, sostiene il Williams College, stanno danneggiando non solo Tesla, ma l’intero mercato delle auto elettriche. E le sue altre aziende — Neuralink, SpaceX, X — sono sempre più viste come capricci da miliardario che salvezze per l’umanità.
Intanto, in cima alla classifica Gallup dei più amati ci sono due nomi: Volodymyr Zelensky (+18) e Papa Leone XIV (+46). Due figure distanti, ma accomunate da un dettaglio: non usano X.
Musk invece continua a postare. Ma ogni tweet sembra un boomerang. E il genio visionario che voleva portarci su Marte ora fatica a uscire dal tunnel dell’antipatia.
Mondo
Elon Musk trasforma “X” in “XXX”: arriva Grok Imagine, la modalità piccante che genera porno e deepfake
Con la funzione “spicy” del suo chatbot, Musk apre la porta a contenuti sessuali espliciti. The Verge avverte: «Una causa legale in attesa di essere intentata».

Da X a XXX, il passo è stato più breve di quanto si potesse immaginare. Elon Musk, sempre più showman digitale e imprenditore “ketaminico”, ha acceso la modalità piccante di Grok Imagine, il generatore di immagini e video basato sull’intelligenza artificiale della sua azienda xAi. E, come prevedibile, la novità ha già sollevato un polverone globale.
La funzione “spicy” consente di creare foto e brevi clip di nudo, anche di celebrità, spalancando le porte al mondo dei deepfake hard e del revenge porn. L’opzione si affianca alle altre tre modalità disponibili – normal, fun e custom – ma è chiaro quale sia la più cliccata. Musk, con entusiasmo da pioniere dell’eccesso, ha celebrato su X il successo della piattaforma: «Prima 14 milioni di immagini generate, ora oltre 20 milioni». Nel frattempo, la curva continua a crescere e ha già superato 34 milioni di contenuti creati dagli utenti.
Il funzionamento è semplice e potenzialmente devastante: Grok genera un’immagine artificiale, o elabora una foto caricata dall’utente, e la trasforma in un video di pochi secondi. Tra le opzioni, la “spicy” sdogana l’erotismo esplicito. Il sito The Verge, specializzato in tecnologia, ha testato il sistema creando immagini suggestive di Taylor Swift: non perfette, ma abbastanza sensuali da riaccendere il dibattito sulla privacy delle star.
Il problema è che, a differenza di concorrenti come Sora di OpenAI o Veo di Google, Grok non pone praticamente alcun freno. Dove gli altri bloccano i contenuti sessuali o i deepfake di persone reali, l’IA di Musk «è felice di fare entrambe le cose contemporaneamente», scrive The Verge, definendo la modalità «una causa legale in attesa di essere intentata».
Non è un timore infondato: solo nel gennaio 2024, centinaia di foto false di nudo di Taylor Swift erano state diffuse sui social, provocando una bufera legale e politica. Ora, con Grok Imagine in modalità “spicy”, il rischio di nuove ondate di porno non consensuale è dietro l’angolo.
Musk, come sempre, ignora la prudenza: per lui la provocazione è marketing, e ogni scandalo è una spinta virale. Ma mentre il miliardario gioca con l’IA bollente, la linea tra innovazione e macello legale si fa sempre più sottile. E la prossima denuncia, ormai, sembra solo una questione di tempo.
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