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Spionaggio cinese nel bordello più grande del mondo

Il Pascha il bordello più grande della Germania e non solo è sotto inchiesta. Tre anni fa è stato acquistato da un cittadino cinese che ha versato 11 milioni di euro per rilevare l’impresa, dicendo di volerla rilanciare. Ma la cosa ha fatto squillare un sacco di campanelli…

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    In Germania la prostituzione non è illegale. E’ un business regolare ammesso dal 1° gennaio del 2002 dove girano tanti soldi. Tutto regolare e alla luce del sole. Dalle tasse alla salute delle lavoratrici. Tutte le grandi città tedesche, ma anche alcune più piccole, hanno un bordello dove si pratica sesso a pagamento. Per tutte le tasche. La città più apprezzata in questo senso è certamente Berlino. Ma il bordello più rinomato, e non solo in Germania, si trova a Colonia. Si chiama Pascha e ora è al centro di un intrigo internazionale che rischia di faro chiudere.

    Dodici piani di amplessi

    Inaugurato nel 1972 è considerata a tutti gli effetti la più grande “casa di piacere” del mondo aperta 24 ore su 24. Una struttura di dodici piani, 7 dei quali dedicati agli amplessi distribuiti in 126 stanze in cui lavorano – regolarmente retribuite – circa 120 prostitute, per un totale di mille clienti al giorno. Oltre alle ragazze ci lavorano anche una ottantina di dipendenti, inclusi ai tanti addetti alla sicurezza, che curano l’edificio e i servizi. E già perché il Pascha è un grande villaggio. Al suo interno oltre alle stanze anche un hotel, un nightclub e diversi bar e ristoranti.

    Più che un bordello è un vero e proprio villaggio attrezzato

    Le signore sono indipendenti, pagano un affitto per la stanza (tariffa comprensiva di pasti e assistenza medica), versano una tassa al Comune di Colonia e una al Governo Federale ma trattengono tutti i guadagni. Al suo interno c’è anche una sezione transgender e si applicano diverse scontistiche. Quello pomeridiano per gli over 60 è il più gettonato. Insomma almeno in apparenza e proprio fino a pochi giorni fa sembrava una attività come un’altra. Ma…

    Il Pascha sotto inchiesta

    Tre anni fa l’impresa è stato acquistata da uno dei numerosi miliardari sconosciuti che negli ultimi decenni hanno creato dei veri e propri imperi economici in Cina. Del magnete in effetti non si hanno molte notizie se non che ha sborsato 11 milioni di euro per rilevare questo sessificio. Il suo obiettivo, almeno apparente, era quello di rilanciare l’attività dopo la catastrofe del Covid che aveva bloccato tutte le attività. All’inizio non sembrava si addensassero all’orizzonte nubi e burrasche. Ma l’accoppiata Cina e prostituzione ha fatto rizzare le orecchie alle diverse polizie europee e internazionali. Lo scorso anno in una operazione congiunta tra diverse polizie europee era stata sgominata una rete, con ramificazioni in Belgio, Svizzera e Spagna, che “importava” centinaia di ragazze dalla Cina che obbligava a prostituirsi in diversi Paesi.

    Ma questa volta la cosa si fa seria

    In questo ultimo caso il problema del Pascha è molto più grave. Si tratta di spionaggio. Lo scorso aprile la polizia tedesca ha arrestato tre persone (tutti cittadini tedeschi) accusati di condurre operazioni di spionaggio per conto della Cina nelle tecnologie a uso militare. Quindi è stata la volta di Jian Guo, cinese di nascita ma naturalizzato tedesco, assistente dell’europarlamentare tedesco, Maximilian Krah, del partito di destra Alternative fur Deutschland. Anche lui accusato di essere una spia della Cina. Inoltre sono stati denunciati numerosi attacchi di hacker cinesi contro le aziende tedesche. Inoltre la polizia, in stretto contatto con il ministero degli interni, ha controllato oltre 40 mila studenti cinesi presenti in Germania per seguire corsi di studio. Insomma in Germania attualmente la Cina è vissuta come un reale pericolo per il governo.

    Quelle spione del Pascha

    Le indagini si sono indirizzate verso lo spionaggio, nella convinzione che l’imprenditore cinese proprietario del Pascha non sia tanto interessato al guadagno quanto alle informazioni sussurrate nelle 126 stanze dove si consuma sesso. Secondo la polizia infatti le ragazze cinesi, tutte ben addestrate, possono carpire le confidenze private di clienti facoltosi, manager e imprenditori che frequentano il bordello.

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      Crisi, frodi, milioni di debiti: così Trump era sull’orlo del fallimento prima di tornare alla Casa Bianca

      Tra sentenze miliardarie, tasse non pagate e aziende in perdita, il patrimonio di Donald Trump era a un passo dal crollo. Poi le elezioni e il business delle criptovalute hanno riscritto la storia

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        Solo un anno fa, Donald Trump era a un passo dal baratro finanziario. Gli affari andavano male, i grattacieli producevano utili ridotti, i golf club arrancavano, le aule di tribunale lo aspettavano a ogni angolo. Il quadro lo tratteggia il New York Times, che ha ricostruito la fase più oscura dell’impero del tycoon, con carte, numeri e documenti processuali. Oggi, invece, l’uomo più potente d’America è anche tornato a essere uno dei più ricchi.

        Nel 2023, durante un processo per frode, Trump aveva dichiarato di avere tra i 300 e i 400 milioni di dollari in contanti. Ma era un’illusione. Solo pochi anni prima, il suo patrimonio liquido risultava intorno ai 52 milioni. Le sentenze di condanna lo avevano travolto: 355 milioni da pagare per frode fiscale a New York, altri 88 milioni a favore della scrittrice Jean Carroll, che lo aveva querelato per diffamazione. A tutto questo si aggiungevano oltre 600 milioni di spese legali e almeno 100 milioni di tasse arretrate. Eppure, in pochi mesi, la situazione si è ribaltata.

        A cambiare il destino del tycoon è stato un mix esplosivo: la vittoria elettorale e l’arrivo sul mercato della criptovaluta di famiglia. Oggi, grazie alla World Liberty Financial, società cripto gestita dal clan Trump, sono già stati incassati più di 350 milioni di dollari con il lancio del Trump Memecoin. E gli investimenti non si fermano: tornei di golf in partnership con gli emiri, grattacieli in Arabia e Qatar, resort in Vietnam e gadget firmati Make America Great Again, dalle Bibbie alle chitarre.

        I legali parlano apertamente di conflitto di interessi, perché il presidente controlla sia la politica sulle criptovalute sia i suoi affari. Ma alla Casa Bianca minimizzano: “Trump difende solo gli interessi degli americani”, ha dichiarato la portavoce Karoline Leavitt. Eppure, mai come oggi, è chiaro che il potere politico di Trump sia tornato a muovere milioni, in una spirale dove affari e governo coincidono.

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          Mondo

          La Casa Bianca? Un bancomat personale: ecco la “grande rapina” di Trump tra jet, golf club e bitcoin

          Tre miliardi di dollari di affari, criptovalute e resort di lusso: il ritorno del Tycoon alla Casa Bianca è una saga di soldi, famiglia e selfie in jet privati.

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            Altro che Commander-in-Chief. Donald Trump, secondo The Atlantic, avrebbe trasformato il ritorno alla Casa Bianca in un vero e proprio bancomat personale. Un colpo da manuale che ha portato nelle sue tasche, e in quelle della famiglia, la bellezza di tre miliardi di dollari in pochi mesi.

            Come? Con un mix da manuale di businessman: resort di lusso spuntati come funghi in Vietnam e Qatar, investimenti in criptovalute con soci Emirati e un jet privato offerto da un generoso fondo qatariota. Un Air Force One alternativo, con tanto di moquette dorata e hostess in stile reality show.

            E mentre Washington discuteva di dazi e di “fare l’America di nuovo grande”, la famiglia Trump chiudeva affari con i partner più ansiosi di ottenere un selfie con l’uomo più potente del pianeta. Perché si sa: la politica è noiosa, gli affari sono sexy.

            Eric Trump, l’erede scatenato, ha già annunciato la nuova Trump Tower di Dubai: 80 piani di hotel e appartamenti di lusso, acquistabili anche in bitcoin. E se la politica non dovesse bastare, ci pensa Melania: la first lady ha firmato un contratto da 40 milioni di dollari con Amazon per raccontare la sua vita in un docu-soap che promette lacrime e lustrini.

            Nel frattempo, la base Maga sogna il “primo anno di stipendio donato”, ma i conti parlano chiaro: la fortuna di famiglia è cresciuta di tre miliardi di dollari in quattro mesi. Un record che neanche un influencer con 100 milioni di follower potrebbe replicare.

            E non finisce qui. La scorsa settimana, un gala esclusivo nel golf club di famiglia ha accolto 200 investitori della “Trump Crypto Holdings”. Un nome che sembra un gioco, ma che suona come un monito: in questa Casa Bianca, anche il bitcoin ha trovato il suo posto.

            Per The Atlantic, è uno scenario degno delle vecchie repubbliche sovietiche. Un livello di conflitto d’interessi che ridefinisce la parola “corruzione”. E Trump? Niente scuse: la strategia è semplice. Presentarsi come l’eroe che combatte il sistema corrotto, mentre intasca tutto.

            Alla fine, la domanda è una sola: Donald Trump è davvero il paladino dell’America profonda, o solo un genio del marketing che ha trovato nella Casa Bianca il business più redditizio di sempre? Se la risposta vi sembra ovvia, ricordate: è la politica, baby. E a Washington, la commedia è sempre aperta.

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              Ma perchè questo volo è in ritardo? Per ora te lo spiega solo United Airlines…

              Mentre molte compagnie si limitano a segnalare un volo come “in ritardo” o “cancellato”, United Airlines spiega ai passeggeri le reali cause. Ecco perché questa scelta sta facendo scuola.

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                C’è un dettaglio che spesso viene trascurato quando un volo viene ritardato o cancellato: il motivo. Molte compagnie aeree si limitano a un laconico “ritardato” o “cancellato” nelle loro applicazioni e siti web, lasciando i passeggeri nell’incertezza totale. United Airlines, invece, ha deciso di cambiare le regole del gioco, rendendo la trasparenza un valore aggiunto del proprio servizio. Se un aereo parte dopo l’orario previsto, la compagnia non si limita a segnalare il disguido: spiega il perché. Così, prima di imbarcarsi per il volo Milano-New York, i passeggeri hanno scoperto che il ritardo era dovuto al riposo insufficiente dell’equipaggio. Una regola federale che impone pause minime tra un turno e l’altro. Un quarto d’ora di attesa che, alla fine, non ha inciso realmente sul viaggio, ma che ha dato ai clienti una spiegazione chiara e diretta.

                La trasparenza in volo ripaga United

                Questa filosofia della trasparenza non è un episodio isolato, ma una pratica costante che il vettore nordamericano ha adottato. Uno studio su centinaia di voli ha dimostrato che, rispetto ad altre compagnie, United Airlines è unica nel comunicare con precisione le motivazioni di ogni disagio. Esempi concreti non mancano. Un volo da Newark a Fort Myers, in ritardo di due ore, è stato spiegato con un semplice messaggio. “Un precedente ritardo ha influito sull’arrivo del vostro aereo“. Un collegamento Newark-Denver è stato cancellato per condizioni meteorologiche avverse. Mentre su Newark diversi voli sono stati bloccati a causa di un problema nel controllo del traffico aereo.

                Ma perché questa trasparenza non è la norma?

                L’informazione fornita è sempre specifica e dettagliata, mai generica. Quando il caricamento dei bagagli sta richiedendo più tempo del previsto, il passeggero lo scopre subito. Se un problema tecnico ha imposto la sostituzione dell’aereo, viene notificato con un messaggio chiaro. Se il personale di bordo deve essere riprogrammato, viene spiegato perché. Secondo il ceo di un grande vettore europeo, la scelta di United Airlines richiede risorse che non tutti possono permettersi. Monitorare e comunicare dettagli sui ritardi in tempo reale significa avere una struttura dedicata, capace di gestire ogni imprevisto in modo chiaro e veloce. Al contrario, molte compagnie si limitano a dare poche informazioni. Delta Air Lines in caso di cancellazione di un volo, mostra solo statistiche e una generica nota operativa, senza spiegare la causa specifica.

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