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Trump vs Biden, un duello fra… anziani

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    Quello che andrà in scena giovedì non è solo uno scontro politico tra due visioni diametralmente opposte ma anche un faccia-a-faccia tra due anziani leader che, molto spesso, sono oggetto di scivoloni e gaffe.

    Biden cerca la riconferma

    L’attuale presidente degli USA Joe Biden è alla caccia della rielezione, nonostante svariati momenti di confusione ed errori hanno messo in dubbio la sua stabilità di leader alla guida di un Paese così fondamentale per gli equilibri mondiali. Aspetti che secondo molti aprono punti interrogativi sulla sua capacità di guidare il paese per un ulteriore mandato.

    Trump fa confusione coi nomi

    Anche Trump non è certo immune da critiche, protagonista spesso – anche di recente – di svariati episodi quantomeno imbarazzanti. Tanto per citare un esempio… durante un evento a Detroit, ha confuso il nome del suo medico, chiamandolo erroneamente Ronny Johnson anziché Ronny Jackson. A ottobre, ha confuso più volte i nomi dei leader mondiali Erdogan e Orban durante un evento pubblico in New Hampshire.

    Due 70enni sui quali ci si interroga

    Sono tutti accadimenti che preoccupano sulla lucidità di un ex presidente, animato da fortissima smania di rientro in servizio. Sia Trump che Biden rappresentano due gerontocrati, sui quali è giusto porsi interrogativi sulle rispettive capacità di affrontare le sfide del futuro. Entrambi superano abbondantemente i 70 anni, confermando la presenza sempre più spesso di leader anziani alla guida degli Stati Uniti.

    Qui in Italia la preferenza parrebbe essere per Trump

    Nonostante tutto, qui in Italia Donald Trump sembra essere lo sfidante che gode di una considerazione positiva dalla stampa di casa nostra, descritto come un leader volitivo e capace di affrontare crisi complesse con azioni veloci e risolutrici. Resta da chiedersi se questa valutazione sia comunque non obiettiva, visto che molte delle decisioni di Trump durante il suo mandato, sono state rischiose e dettate da una spiccata impulsività. Decisioni che, inevitabilmente, hanno avuto ripercussioni globali, mettendo in discussione la sua lucidità.

    90 minuti per affascinare l’elettorato

    Giovedì saranno sulla CNN uno contro l’altro, in un dibattito televisivo senza esclusione di colpi, ma con molte regole. 90 minuti – ma senza supplementari, non è un match calcistico – per un dibattito, il primo della campagna per le presidenziali di novembre, che potrebbe cambiare la storia. Difficile pensare ad un confronto pacato fra i due . L’emittente tv di Atlanta, prevedendo la possibile bagarre, ha messo dei paletti alla serata. Innanzitutto il microfono di chi non ha la parola sarà temporaneamente silenziato. Il dibattito avverrà senza pubblico, per evitare fischi e applausi. Biden ha vinto il sorteggio e ha scelto di stare sul leggio a destra dello schermo, permettendo a Trump di dire l’ultima parola.

    Le regole d’ingaggio

    Sono previste due interruzioni pubblicitarie (molto ambite in questo caso dagli sponsor) in cui i candidati,  potranno recarsi in bagno. Anche se non potranno parlare con i loro rispettivi staff: praticamente come agli esami di maturità! Nessuno presenterà il dibattito ma si partirà subito con le domande dei moderatori. Due minuti per ogni risposta, un minuto di replica e uno di controreplica. A cinque secondi dalla scadenza del tempo unq luce rossa si metterà a lampeggiare. I due contendenti avranno a disposizione solo penna, carta e una bottiglia d’acqua.

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      Kamala Harris nella tana del leone: scontro acceso su Fox News, la tv pro Trump

      Nell’intervista a Fox News, Kamala Harris ha cercato di fare breccia negli elettori repubblicani, ma l’incontro è diventato subito incandescente. Tra interruzioni e affermazioni pungenti, la vicepresidente si è detta pronta a portare idee fresche alla Casa Bianca, voltando pagina rispetto all’era Biden e l’era Trump.

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        Kamala Harris si è trovata faccia a faccia con il giornalista veterano di Fox News, Bret Baier, in una delle interviste più combattive della sua campagna elettorale. Fox News, da sempre vicina a Donald Trump, non è certo il terreno più amichevole per un’esponente democratica, ma Harris ha deciso di giocare d’attacco. L’attuale vicepresidente, che ha dichiarato di voler voltare pagina rispetto all’era Biden, ha cercato di conquistare un pubblico tradizionalmente ostile, quello degli elettori repubblicani, cercando di mostrare una visione di leadership personale e indipendente.

        Nonostante i tentativi, il dialogo si è trasformato presto in un botta e risposta incandescente. Harris ha più volte chiesto al giornalista di lasciarla terminare, in quello che è sembrato un déjà vu delle sue strategie nei dibattiti al Congresso. “Deve lasciarmi finire”, ha affermato all’inizio dell’intervista, cercando di rispondere a domande pungenti su immigrazione e altre questioni calde.

        Un momento particolarmente teso è stato quando Baier ha incalzato Harris sui suoi precedenti commenti a favore dell’uso dei fondi pubblici per il supporto di genere ai detenuti transgender. Ma Harris non ha arretrato di un millimetro, ribadendo con fermezza le sue posizioni progressiste.

        La discussione è poi virata su Trump, con Harris che ha colto l’occasione per lanciare un monito agli elettori americani. “Le persone sono stufe di qualcuno che si professa leader, ma che passa il suo tempo a fare rimostranze personali e sminuire gli altri. Trump non è stabile”, ha dichiarato con tono perentorio.

        In conclusione, mentre Harris ha cercato di dimostrarsi combattiva, consapevole del contesto in cui si trovava, Baier ha continuato a insistere su questioni scottanti per il pubblico conservatore, compresi i crimini commessi da immigrati clandestini.

        Sia Harris che Fox News hanno ottenuto quello che cercavano: da una parte, una vicepresidente decisa a farsi valere anche tra i leoni della stampa conservatrice, dall’altra una rete capace di mettere in difficoltà uno degli avversari più temibili di Trump.

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          Scoperto a Jebel Irhoud il volto del più antico Homo Sapiens

          Il cranio di Jebel Irhoud ha una rilevanza fondamentale poiché ha permesso di anticipare la data di nascita della nostra specie di Homo sapiens di almeno 100 mila anni. Definito un volto forte e sereno da Moraes e dall’aspetto moderno dal Max Planck Institute, il cranio rappresenta una pietra miliare nello studio dell’evoluzione umana.

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            Il nostro antenato visse 315 mila anni fa in Marocco. Secondo lo scienziato brasiliano Cicero Moraes aveva un viso forte e sereno e dall’aspetto moderno.

            L’istantanea ricavata da un fossile

            Il fossile del cranio era stato trovato per caso negli anni ’60 a Jebel Irhoud, in Marocco, durante un’estrazione mineraria. Oggi, grazie al lavoro del ricercatore brasiliano Moraes, quel teschio di 315 mila anni fa, il più antico mai scoperto di Homo Sapiens, ha finalmente un volto. Moraes ha pubblicato il suo studio sulla rivista di computer grafica 3D OrtogOnLineMag. Recentemente, lo studioso aveva anche ricostruito anche il volto di una donna di Neanderthal.

            Come funziona il processo di ricostruzione

            Moraes, esperto nella ricostruzione di volti, ha delineato i lineamenti facciali di Irhoud utilizzando la Ricostruzione Facciale Forense (RFF). Ha scansionato in 3D il teschio utilizzando uno strumento di fotogrammetria, OrtogonBlender. Il lavoro è stato reso possibile grazie ai dati forniti dal Max Planck Institute, che ha contribuito con informazioni su vari elementi appartenenti ad altri individui. Moraes ha usato la tomografia di un umano moderno, deformandola per adattarla al cranio di Jebel Irhoud.

            Il volto del nostro antenato

            Il risultato finale mostra una scatola cranica grande ma arcaica, mentre la dentatura è già moderna. Moraes ha generato due gruppi di immagini: uno oggettivo con elementi tecnici, senza capelli e in scala di grigi. Un altro artistico con colore della pelle e capelli.
            Per Moraes, il fossile assomiglia al teschio di Homo sapiens Skhul V, ritrovato nel 1932 in Israele e datato intorno ai 120 mila anni fa.

            L’importanza di questa scoperta

            Il cranio di Jebel Irhoud ha una rilevanza fondamentale poiché ha permesso di anticipare la data di nascita della nostra specie di Homo Sapiens di almeno 100 mila anni. Definito un volto forte e sereno da Moraes e dall’aspetto moderno dal Max Planck Institute, il cranio rappresenta una pietra miliare nello studio dell’evoluzione umana.

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              Sudditi in apprensione per Re Carlo: il sovrano interrompe le cure e partono i preparativi per il funerale.

              Carlo interrompe momentaneamente le cure contro il cancro, mentre nel Regno Unito cresce l’apprensione. I preparativi per il funerale sono già in corso, ma il sovrano si sente pronto a tornare ai suoi impegni ufficiali.

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                Nelle ultime settimane, la notizia della sospensione delle cure contro il cancro per Re Carlo ha sollevato non poche preoccupazioni nel Regno Unito. Il sovrano, che aveva annunciato la sua malattia tempo fa, ha momentaneamente interrotto il trattamento medico, scatenando voci su una possibile imminente fase terminale.

                Nonostante i timori, fonti vicine alla Famiglia Reale rassicurano che questa pausa sia una decisione positiva. Re Carlo, infatti, si prepara a partire per un viaggio ufficiale di dieci giorni in Australia, con partenza fissata per il 18 ottobre. Questo segnale potrebbe indicare che le sue condizioni non siano così gravi come si temeva inizialmente.

                Parallelamente, è stato confermato l’avvio dei preparativi per il funerale di Stato, una prassi tradizionale che viene attivata anche quando la salute del sovrano non è necessariamente critica. L’operazione Menai Bridge, il nome in codice per i piani legati al funerale di Re Carlo, prosegue senza sosta, come richiesto dal protocollo reale, e ha destato non poche reazioni nei media britannici.

                Il Regno Unito resta comunque in apprensione, e la notizia che il Re si senta abbastanza in forma da sospendere le cure per adempiere ai suoi impegni ufficiali è stata accolta con sollievo. Tuttavia, resta il clima di incertezza: l’annuncio del proseguimento dell’operazione Menai Bridge ricorda ai sudditi che, nonostante l’ottimismo, il sovrano potrebbe essere più fragile di quanto non sembri.

                Tra le figure istituzionali, il sindaco di Londra e altri leader politici hanno espresso i loro auguri al sovrano, auspicando una ripresa stabile e duratura delle sue funzioni, sottolineando quanto la sua presenza e guida siano ancora fondamentali per il Regno Unito.

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