Cronaca
Peter Navarro: l’uomo che sussurrava ai dazi… e finiva in galera
Dal carcere con amore: come l’economista più discusso d’America è diventato il guru (auto-proclamato) del protezionismo alla Casa Bianca – con Ivanka e Jared come talent scout d’eccezione e Elon Musk come peggior nemico.

Quando pensi al variegato scacchiere geopolitica e all’economia mondiale, l’ultima cosa che immagini è un economista che si autocita sotto falso nome nei propri libri. Eppure eccolo lì: Peter Navarro, autore, consigliere economico e – soprattutto – fedele scudiero di Donald Trump, anche a costo di farsi quattro mesi di carcere nel 2024 per non “tradire” il boss. Che dire… qualcuno il concetto di non fare la spia l’ha preso molto sul serio.
Musk dixit: “Più stupido di un sacco di mattoni”
Elon Musk, che di complimenti non è mai avaro, lo ha definito «più stupido di un sacco di mattoni» e gli ha persino affibbiato il nomignolo “Peter Retarrdo”. Ma tranquilli, Navarro non si è offeso: era troppo impegnato a litigare con la Cina, ad alzare dazi, e ad autografare i suoi libri comprati… da Jared Kushner su Amazon. Sì, perché tutto è iniziato nel 2016, quando Ivanka e Jared, in una notte insonne tra un matcha latte e una sessione di yoga, hanno scoperto i pamphlet anti-Cina di Navarro e hanno pensato: questo è l’uomo giusto per gestire l’economia globale. Geniali.
Ron Vara: l’alter ego che ce l’ha con Pechino
In quei libri, Navarro cita un certo “Ron Vara”, esperto di economia. Solo che Ron Vara non esiste: è un anagramma di “Navarro” ed è, indovina un po’, lui stesso. Quando l’economia diventa performance teatrale. E mentre l’Europa e l’Asia impazziscono per la guerra dei dazi, lui resta fermo sulla linea Trumpiana: Pechino è il male, i dazi sono la cura, la coerenza è tutto. Anche se nel frattempo mezza economia globale è sull’orlo di una crisi di nervi.
Fedeltà, prima di tutto: come rovinarsi la carriera per amore di Trump
Nel 2024, chiamato a testimoniare sulla faccenda Capitol Hill, Navarro si è rifiutato. Per solidarietà, per orgoglio o per mancanza di lucidità? Poco importa: è finito dentro per oltraggio al Congresso. Ma lui, niente, impassibile: The Donald non si tradisce. In un mondo dove chi urla più forte vince, Peter Navarro è riuscito a farsi ascoltare. Anche se le sue idee fanno tremare i mercati, litigare le potenze mondiali e sprofondare il libero scambio, il suo vero merito è uno solo: la lealtà assoluta Per il resto, chiedete a Musk. O a Ron Vara…
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Mondo
Crisi, frodi, milioni di debiti: così Trump era sull’orlo del fallimento prima di tornare alla Casa Bianca
Tra sentenze miliardarie, tasse non pagate e aziende in perdita, il patrimonio di Donald Trump era a un passo dal crollo. Poi le elezioni e il business delle criptovalute hanno riscritto la storia

Solo un anno fa, Donald Trump era a un passo dal baratro finanziario. Gli affari andavano male, i grattacieli producevano utili ridotti, i golf club arrancavano, le aule di tribunale lo aspettavano a ogni angolo. Il quadro lo tratteggia il New York Times, che ha ricostruito la fase più oscura dell’impero del tycoon, con carte, numeri e documenti processuali. Oggi, invece, l’uomo più potente d’America è anche tornato a essere uno dei più ricchi.
Nel 2023, durante un processo per frode, Trump aveva dichiarato di avere tra i 300 e i 400 milioni di dollari in contanti. Ma era un’illusione. Solo pochi anni prima, il suo patrimonio liquido risultava intorno ai 52 milioni. Le sentenze di condanna lo avevano travolto: 355 milioni da pagare per frode fiscale a New York, altri 88 milioni a favore della scrittrice Jean Carroll, che lo aveva querelato per diffamazione. A tutto questo si aggiungevano oltre 600 milioni di spese legali e almeno 100 milioni di tasse arretrate. Eppure, in pochi mesi, la situazione si è ribaltata.
A cambiare il destino del tycoon è stato un mix esplosivo: la vittoria elettorale e l’arrivo sul mercato della criptovaluta di famiglia. Oggi, grazie alla World Liberty Financial, società cripto gestita dal clan Trump, sono già stati incassati più di 350 milioni di dollari con il lancio del Trump Memecoin. E gli investimenti non si fermano: tornei di golf in partnership con gli emiri, grattacieli in Arabia e Qatar, resort in Vietnam e gadget firmati Make America Great Again, dalle Bibbie alle chitarre.
I legali parlano apertamente di conflitto di interessi, perché il presidente controlla sia la politica sulle criptovalute sia i suoi affari. Ma alla Casa Bianca minimizzano: “Trump difende solo gli interessi degli americani”, ha dichiarato la portavoce Karoline Leavitt. Eppure, mai come oggi, è chiaro che il potere politico di Trump sia tornato a muovere milioni, in una spirale dove affari e governo coincidono.
Cose dell'altro mondo
Scontrino da mille euro per la colazione a Disneyland: “Se trovo quel topo lo rapino”, il papà ironizza sul conto stellare per mangiare con le principesse
Succede in California, nel magico mondo di Disneyland: un padre pubblica sui social lo scontrino da capogiro per una colazione speciale con principesse, tre portate e attività a tema. “Esperienza indimenticabile”, dice. Ma solo dopo essersi ripreso dallo shock del conto.

Si sa: un genitore farebbe di tutto per far felici i propri figli. Anche portarli a fare colazione con Belle e Cenerentola, nel cuore incantato di Disneyland. Ma a volte il prezzo della felicità infantile può lasciare… l’amaro in bocca. È il caso di John Tolkien, padre americano che ha deciso di regalare alla famiglia una colazione fiabesca al Disney Grand Californian Hotel. Tutto molto magico, fino al momento del conto.
Lo scontrino? 938 dollari, più una mancia da 150. Totale: 1.088 dollari. Circa mille euro per tre adulti, due bambini, tre portate e un Bloody Mary di troppo. Il commento del papà su X (ex Twitter) è diventato virale: «Ho quasi sputato il caffè. Se trovo quel maledetto topo, giuro che lo rapino». Topo ovviamente inteso come Mickey Mouse, che da oggi ha probabilmente un nuovo soprannome: il “ladro del mattino”.
Il pacchetto, in effetti, non è una semplice colazione: è una vera e propria “esperienza” immersiva nel mondo Disney, con principesse che leggono fiabe ai piccoli, piatti raffinati e ambientazioni curate nei minimi dettagli. L’offerta parte con antipasti gourmet (panini all’astice, bignè e simili), prosegue con piatti principali differenziati tra adulti e bambini (dai mac & cheese al tartufo per i grandi ai waffle a forma di Topolino per i più piccoli) e si chiude con dessert da favola.
Il prezzo? Altissimo, ma secondo Tolkien ne è valsa la pena. «I bambini si sono divertiti un mondo – racconta – ma hanno imparato qualche parola nuova quando ho visto il conto». Una battuta che, tra like e condivisioni, ha acceso il dibattito: è giusto pagare cifre del genere per un’esperienza così? Oppure la magia ha un prezzo che solo i genitori possono davvero capire?
In ogni caso, i sorrisi dei bambini sembrano aver compensato il salasso. Ma il caffè, quello, magari la prossima volta sarà meglio berlo prima di chiedere il conto.
Cronaca
Telecamere violate e zero controlli: il sito che spia case e studi medici continua a restare online
Il portale che permette di sbirciare in abitazioni, studi medici e centri estetici continua a funzionare. L’oscuramento dipende dalla Procura di Venezia, ma i tempi si allungano. Yarix segnala altri siti simili: il caso De Martino-Tronelli è solo la punta dell’iceberg

È ancora attivo, consultabile e operativo: basta un abbonamento e si spalancano finestre digitali su case private, centri estetici e persino studi medici. La piattaforma che permette di spiare estranei attraverso i sistemi di videosorveglianza domestica non è stata oscurata. Il motivo? Serve prima l’intervento formale della Procura distrettuale di Venezia, che deve completare gli accertamenti prima di autorizzare lo stop. Nel frattempo, il sito resta accessibile a chiunque voglia invadere la privacy altrui.
La scoperta è stata fatta da Yarix, società di cybersicurezza trevigiana del gruppo Var, che ieri ha portato alla luce il portale. Ed è stata proprio un’inchiesta giornalistica legata al caso di Stefano De Martino e Caroline Tronelli — vittime di un’intrusione nel cloud del loro impianto domestico — a innescare le ricerche. L’azienda, però, ha trovato anche altri “servizi” attivi sul web, più piccoli ma con la stessa logica: accesso a immagini private in tempo reale, pacchetti di abbonamento e un menu da brividi.
Chi ci sia dietro quelle telecamere hackerate non è ancora chiaro. Forse qualcuno potrebbe accorgersi delle intrusioni e rivolgersi alla Polizia postale, ma non è semplice: molti impianti sono montati in autonomia con kit da supermercato e protezioni minime. Password banali, nessuna doppia autenticazione, firmware mai aggiornati: un invito a nozze per chi vuole penetrare nelle reti domestiche.
Il risultato è un gigantesco buco nella sicurezza che oggi viene fotografato senza pietà: una vetrina voyeuristica che l’Italia non riesce ancora a chiudere. Intanto il portale è lì, vivo e vegeto. E chi dovrebbe intervenire temporeggia, tra faldoni e burocrazia.
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